Commenti disabilitati su Commento rapido: OFFERTE DI LAVORO SENZA CORRISPONDENZA LAVORATIVA? La crudele favola della Beveridge curve nel contesto del workfare malthusiano attuale. 15 luglio 2019

RE: « Viaggio nel mondo immaginario dei padroni, dove il lavoro abbonda ma i lavoratori si scansano », di Coniare Rivolta* http://contropiano.org/news/news-economia/2019/07/15/viaggio-nel-mondo-immaginario-dei-padroni-dove-il-lavoro-abbonda-ma-i-lavoratori-si-scansano-0117319

L’articolo di ConiareRivolata reagisce alle lamentele dell’Amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono per la sua incapacità a trovare abbastanza carpentieri e saldatori ecc. « Il predicatore Bono è uno dei manager più pagati in Italia (1,039 milioni) e il suo compenso è stato ritoccato al rialzo nel 2017, scatenando non poche critiche e polemiche. » Aggiungo per completezza che nel settore di Fincantieri la questione della saldatura, con la difficoltà del controllo di qualità a mezzo di laser o effettuato dall’occhio umano, è una questione essenziale per la tenuta del prodotto finale. Secondo l’articolo a maggio 2019 in Italia ci sono 300 000 offerte di lavoro disponibile a confronto di « 2 milioni e 580 mila disoccupati », cioè disoccupati al senso dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro.

L’articolo sottolinea il problema del salario di ingresso, quello dei subappalti e quello della presunta logica dell’offerta e della domanda. Secondo il libro di testo mainstream, basterebbe aumentare i salari per risolvere il problema della scarsità dell’offerta sul mercato lavorativo. Ma il libro di testo serve solo per il catechismo, sopratutto in Italia terra prediletta di catechismo …

Come sottolineato nell’articolo il problema sollevato è marginale. Basta dare un’occhiata alla Beveridge curve secondo gli ultimi dati del giungo 2019, vedi : « Job vacancy and unemployment rates – Beveridge curve, Data extracted in June 2019, Planned article update: December 2019, https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Job_vacancy_and_unemployment_rates_-_Beveridge_curve .

E vero che: « Italy and Malta, are not included as this may distort the JVR/UR relationship. » ma i numeri paragonabili per la Spagna e la Grecia come quelli forniti per la media nella UE o nelgi USA sono statisticamente isignificati. Oltre a presentare questa rimarca, va sottolineato con forza che in Italia, senza parlare della piaga del lavoro nero ecc, l’Anpal incaricata di creare una piattaforma nazionale di incontro tra offerta e domanda, non esiste, se non solamente sulla carta.

Questa Beverdige curve fu solo ideata per colpevolizzare i disoccupati e i sotto-occupati secondo la tipica logica filo-semitica nietzschiana ben rodata nel nostro Paese come altrove in Occidente. In effetti, a causa della contro-riforma iniziata con Volcker-Reagan, tutti gli istituti dedicati alla stesura della Longer view del capitale – OSCE, FMI, BIRD, EU ecc – si sono inventato una Beveridge curve – che poi risulta anche essere una mostruosità semantica dato che Lord Bederidge fu il primo a parlare nel mondo capitalista occidentale della necessità di una carta sociale dei diritti dei lavoratori, subito dopo la Rivoluzione di Ottobre del 1917.

Il significato della Beveridge curve è quello indotto dal workfare oggi implementato dal Jobs Act nel nostro Paese: malgrado le qualifiche e l’esperienza lavorativa, dunque malgrado il livello salariale raggiunto, un disoccupato deve eventualmente essere obliato ad accettare ogni tipo di lavoro con ogni tipo di salario. Con il RDC, deve anche essere pronte a migrare spopolando così tendenzialmente le zone già disagiate della nostra Repubblica « una e indivisibile ». Quest’obbligo si aggiunge alla già massivamente praticata fuga verso l’estero, fuga che opera come variabile maggiore di aggiustamento della nostra economia subalterna in via di deindustrializzazione accelerata. Manca solo il federalismo competitivo con le a-costituzionali autonomie regionali – Vedi Categoria Costituzione in questo medesimo sito.

Secondo dati ufficiali « Nel Rapporto 2018, la Corte dei conti prevede la « riduzione della popolazione, da qui al 2070, per circa 6,5 milioni di abitanti ( p 4). Da qui a 2065, la Calabria perderà 400 mila abitanti sui circa 2 milioni attualmente residenti » ( vedi « Credito, debito pubblico e tagli », numero 136, settembre-novembre 2018, nell’Archivio di www.controneinforma.org ). Nel quadro neoliberale monetarista attuale questo criminale spopolamento si traduce in una mostruosa fatalità statistica. Ad esempio, se non esiste il bacino sufficiente di clienti solvibili, non serve costruire scuole, ospedali, trasporti in comune ecc. La pianificazione strategica mirerebbe invece a rovesciare tali disastrose tendenze.

Il reddito globale netto del lavoratore viene sempre di più ridotto al salario individuale senza salario differito – pensione e ammortizzatori sociali – e senza tasse sulla busta paga per finanziare i servizi pubblici e le infrastrutture pubbliche che ritornano poi ai focolari col « reddito globale netto » sotto forma di accesso universale ai diritti sociali. Perciò la categoria statistica « reddito disponibile » è drammaticamente inadeguata, mentre la busta paga lorda non dice tutta la realtà del reddito. In modo che oggi il salario di una frazione crescente dei lavoratori non permettere più di vivere – e non permette neanche alla forza di lavoro riprodursi, portando così ad una demografia tragicamente negativa.

Spesso questo salario individuale risulta così basso, spesso sotto la soglia della povertà, da dovere essere completato con vari dispositivi cosiddetti di « trattamento sociale » del tipo RDC in Italia oppure RSA in Francia. Ben inteso negli ultimi anni, in concordanza con l’incapacità di raggiungere i parametri globali e locali o europei dei Millennium Targets in materia, la definizione statistica della soglia della povertà fu abbassata dal 60 % del reddito mediano al 50 %. Nel silenzio generale. In oltre, questa pauperizzazione lavorativa forzata dai sistemi workware del tipo Jobs Act, è accompagnata dalla logica reazionaria e socialmente suicide conosciuta come sistema di diritti condizionali alle risorse disponibili – means tested – ma aggravato da controlli tanto puntigliosi quanto stigmatizzanti per i beneficiari di questi « aiuti » sociali. Questa logica anti-umana e anti-sociale crea sacchette di povertà perenna impedendo la mobilità sociale necessaria alla vera meritocrazia democratica. Ad esempio, in Italia, paese nel quale in violazione frontale della Costituzione, l’assistenza sociale non è universalmente accessibile. Incredibilmente, l’ESE è fissato a 3000.00 euro annui familiari con 5000.00 euro di beni immobiliari. Questo risulta una incitazione statale al lavoro nero e all’evasione, andrebbe dunque contestata in corte incluso al livello europeo. Le soglie dell’ESEE richieste per attingere a vari diritti tipo borse di studio, RDC ecc sono un poco più alte ma della stessa farina.

Perché tale trattamento sociale ? In effetti, dopo l’inizio degli Anni 70 con la fine delle spinta industriale-economica sostenuta dalla ricostruzione del dopo-guerra, le nostre economie hanno raggiunto uno stadio definito da François Perroux, come « économie mature ». La crescita cominciava ad essere limitata dai sbocchi solvibili per la produzione in particolare quella dei beni di consumo, nel contesto dello smantellamento del Gatt e di una più feroce competizione globale posta sotto il segno del libero-scambio.

In tale cotesto, le ricorrenti crisi economiche portano alla ristrutturazione dei settori e per via di conseguenza alla perdita di impieghi. Queste contrattazioni non vengono mai interamente ricuperate come fece notare a giusto titolo Pisani-Ferry, unica sua buona interpretazione da me conosciuta. In Italia non abbiamo ancora recuperato le perdite economiche e industriali causate dalla crisi del 2007-2008. Si tratta di un normale processo di crescita della produttività con le sue leggi di mozione del capitale, cioè la concentrazione e la centralizzazione del capitale. Logicamente queste perdite non vanno mai interamente ricuperate all’interno dei stessi settori. Questo succede solo se, riprendendo il termine di Alfred Sauvy, esiste uno « déversement » della manodopera così liberata in altri settori nuovi o intermedi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la produttività micro-economica fu potentemente sostenuta dalla competitività macro-economica –in particolare dovuta alla nazionalizzazione dei servizi sociali, delle public utilities ecc con costi drammaticamente al ribasso per le imprese e per gli utenti e con un accesso universale garantito. Il processo fu fortemente sostenuto dall’introduzione di settori intermedi trainanti e intensivi in lavoro, ad esempio i settori dell’automobile, degli elettrodomestici e del trasporto terreste o aereo. A questo si aggiungevano le varie conquiste sociali del tipo dell’abbassamento dell’età pensionabile, con più giorni di ferie e accesso ai congedi malattia.

Oggi i sistemi sociali sono privatizzati distruggendo così la competitività macroeconomica del Paese e per via di conseguenza la produttivistica microeconomica delle industrie in un mondo nel quale la definizione dell’anti-dumping sancita dalla OMC esclude i diritti minimi del lavoro ed i criteri ambientali dal calcolo, inducendo fatalmente una corsa globale verso il salario individuale più basso possibile – dunque, privo del salario differito e delle tasse su busta paga. (vedi Appello in questo medesimo sito) In un mondo di microeconomia senza macroeconomia ideato da sofisti a-sociali come von Mises e oggi Jean Tirole, il costo di lavoro va sostituito al costo di produzione, in modo che la deflazione salariale prende il passo sopra le responsabilità manageriali, l’innovazione, la R&S e la necessaria riduzione ricorrente del tempo legale di lavoro. La logica non importa più, importa solo la « global private governance » senza vincoli nazionali. (Per una breve sintesi della critica dell’economia borghese in particolare del marginalismo vedi http://rivincitasociale.altervista.org/la-pseudo-scienza-economica-borghese-perche-dobbiamo-cambiare-paradigma-al-piu-presto/ )

In tal modo che il tempo sociale libero – pensione, congedi malattia, giorni di ferie, norma legale sul tempo massimo di lavoro – è drasticamente accorciato e il salario mediano attuale di uno individuo stenta a raggiungere quello di un individuo nel 1968 – lo dice pure il basso clero di ufficio Stiglitz, immaginarsi, pero falsificando tutto come al solito questi paragona i salari individuali senza badare al accesso ai servizi pubblici … Oggi attorno a 11 milioni dei nostri concittadini rinunciano alle cure dato redditi troppo bassi a confronto della crescita della cosiddetta « compartecipazione » ovvero del ticket, aumento causato dalla privatizzazione rampante del settore sanitario ( vedi Categoria Sanità di questo medesimo sito)

Ad esempio, negli Anni 70, la sanità pubblica universalmente accessibile nella UE costava attorno al 9 % del PIL, contribuendo così alla produttività ed alla competitività; idem per i regimi di pensione pubblici ecc. Invece nei Stati-Uniti la Sanità costava attorno al 15 % del PIL essendo privata e escludendo oltre 40 milioni di cittadini. Oggi costa ancora di più, attorno al 19 % del PIL e serve solo – incluso con la Obama Care che lascia ancor oltre 30 milioni senza coperture mediche – gli interessi della medicina privata e di Big Pharma. Pochi anni fa GM e tutto il settore automobile americano rischiarono il fallimento perché con la drastica attrizione della loro forza di lavoro attiva non riuscivano più a pagare le pensioni in-house. Gli aiuti statali americani necessari per il salvataggio del settore avrebbe invece potuto servire preventivamente a risanare il buco oggi crescente nella Social Security … (vedi la Categoria Sanità in questo medesimo sito. Vedi pure per la distinzione essenziale tra livello di vita e potere di acquisto http://rivincitasociale.altervista.org/pouvoir-dachat-niveau-de-vie-temps-de-travail-socialement-necessaire-et-revenu-global-net-des-menages-2-31-dec-2018/ )

Perciò, la domanda interna soffre mentre i guadagni all’esportazione non riescono a compensare se non altro perché tutti i paesi sono costretti simultaneamente dalla stessa politica di austerità ideata dai Chicago Boys, cioè produrre per esportare e pagare il debito pubblico. Ovviamente, non può quadrare e la gerarchia commerciale mondiale non cambia tanto almeno tra i paesi occidentali. Infine i nuovi settori intermedi sono ormai intensivi in capitale. Esplode perciò la precarietà, ma non come processo economico naturale dato che si potrebbe benissimo mantenere la norma Contratto a tempo indeterminato nel quadro del pieno-impiego effettivo con la Riduzione generale del tempo di lavoro. Si tratta dunque di una scelta philo-semitica nietzschiana di « ritorno » alla società della nuova domesticità e della nuova schiavitù.

Già nel 2005 avevo esposto la falsità delle statistiche ufficiali sulla disoccupazione – vedi Nota ** del mio libro III sezione Livres-Books del mio vecchio sito giurassico www.la-commune-paraclet.com ) Ad esempio, basta lavorare una sola ora durante le ultime settimane per sparire dal calcolo, eliminando così quello che INSEE chiamò in seguito « le halo du chômage ». Noto che questa realtà comincia ad essere presa in linea di conto, incluso a Eurostat, con la tipica eccezione di ISTAT. In oltre, le statistiche ufficiali contano gli impieghi invece di contare gli impiegati, in modo che si aggiungono distorsioni a tanti altri problemi metodologici. Ad es., si considerano le coorte tra 15-64 anni mentre per legge si impone di lavorare oltre i 67 anni; non si tiene conto dei lavori precari e dei gig o shitty jobs ecc. Questo in un sistema economico nel quale, per ragioni di legittimazione politica, si fa numero sulla disoccupazione dividendo un lavoro a tempo pieno in due – senza tutti i diritti sociali – e, in realtà, nei Stati Uniti contemporanei dividendo per tre. Molti devono cumulare tre shitty jobs per vivere. (Per statistiche americane più affidabili, vedi « It’s Been a Great Recession for a Few; Let’s Do it All Again! » Jul 14, 2019 7:00 AM  by Knave Dave , Sat, 07/13/2019 – 14:08 https://www.zerohedge.com/news/2019-07-13/its-been-great-recession-few-lets-do-it-all-again )

Aggiungiamo l’assurdità della Buona scuola con la privatizzazione, lo stabilimento del rettore o dirigente come boss – incluso per il reclutamento del corpo insegnante, proprio nel nostro Paese dove le raccomandazioni illecite sembrano l’unica legge universalmente praticata, con la meritocrazia nostrale risultante … Con la Buona scuola la formazione scolastica-universitaria va riservata, su fondi pubblici, ai più ricchi, alla faccia della Costituzione. Gli altri vanno indirizzati verso all’apprendistato offerto gratuitamente alle imprese. Oltre al volontariato contro un panino ( Vedi « Voglio il tuo sudore » di Marta Fana * http://contropiano.org/news/news-economia/2019/07/13/voglio-il-tuo-sudore-0117255 )

Qui risiede il vero problema della Beveridge curve. In effetti. a parte la struttura dell’economia e della forma prevalente del lavoro – tempo indeterminato o meno – l’economia moderna ha bisogno di polivalenza. L’economia moderna con l’introduzione massiccia dei robot e dell’IA necessita una piccola frazione – 20 % – di lavoratori sovra qualificati e tutto il resto sotto-qualificato. Questo processo fu già analizzato ad esempio nel lavoro pionieristico di Harry Braverman Labor and Monopoly capital: the degradation of work in the Twentieth Centrury (1974) nel quale partendo dai telai, dalla macchina universale di Babbage e dai lavori di Turing arrivava all’analisi dell’automatizzazione del lavoro con l’introduzione delle macchine a controllo numerico capaci di trasformare la struttura della massa occupazionale nelle industrie, in particolare nelle catene di montaggio. Queste analisi furono riprese, ad esempio, dal marxista francese Christian Palloix quando lavorava per la Commission du Plan oppure dalla rivista italiana Rinascita ancora immune al revisionismo dilagante dopo Longo. Negli Anni 80-90 nei Stati Uniti, in particolare al MIT, alla luce della concorrenza giapponese già lanciata nel finanziamento massiccio della 4 e 5 ondata di robotizzazione e di IA, fiorì una animatissima discussione sulla formazione della manodopera. Vedi, ad esempio, il libro di Lester C. Thurow Head to Head : The Economic Battle Among Japan, Europe, and America (1993) Oggi, la China laurea più ingegnieri e deposita più brevetti che i Stati Uniti o la UE respettivamente.

Mentre si fa pena a reclutare lavoratori iperqualificati – ad es, programmatori e ingegneri di alto livello – si lascia attorno a 80 % dei lavoratori alla deriva senza nessuna polivalenza, penalizzando cosi tanto l’industria quanto il sistema Paese. In effetti, dopo la contro-riforma neliberale monetarista di Volcker-Reagan, la speculazione trionfante e l’esplosione dei strumenti finanzieri derivati Bachelier si imposse contro Poincaré che aveva rifiutato la sua tesi. I matematici e ingegneri si fecero trader!!! ma a questi sviluppi la Beveridge curve è tranquillamente cieca. Con la polivalenza le aziende non avrebbero nessuno problema per conformare l’offerta e la domanda di lavoro. Al contrario di quello che si dice oggi, la polivalenza necessità una buona formazione generalista incluso la riabilitazione delle filiere dette letterarie con alcuni aggiuntivi moderni di base, tale l’introduzione all’informatica con software sempre più user-friendly. Invece della Buona scuola una autentica riforma scolastica moderna si conformerebbe alla proposta dell’Appendice intitolato « Spoliation » nel mio Pour Marx, contre le nihilisme, senza tentare di ridurla al ritorno demagogico al metodo sillabico mentre si riducono le ore di corso, si distruggono le filiere necessarie al rispetto del ritmo di apprendimento degli alunni e si aumenta grottescamente il numero di alunni per classe, pagando oltre la meta del personale insegnante con salari precari incluso nelle università. Mancava solo la uberizzazione crescente dell’educazione che va di pari passo con la privatizzazione anche sotto forma di fondazioni e di scuole sperimentali.

Ma tale scelta educativa creerebbe una situazione pericolosissima per il padronato: non potrebbe più così facilmente offrire lavori precari con salari di miseria ad una manodopera minimamente educata. Perciò, la Buona scuola, è oggi imitata dalla Francia con Parcours sup. Si tratta di imporre più selezione di classe all’entrata dato che tutti i dati attuali mostrano che in Francia i diplomati risultano in pieno-impiego – anche se gli impieghi occupati non corrispondano ai diplomi creando una sotto-qualifica strutturale. Secondo il libro di testo mainstream, tale piena occupazione invece di essere concepita come un bene sociale propenso a sostenere la domanda interna assieme ai contributi sociali necessari per finanziare la previdenza e l’assistenza pubblica, comunque destinate ad essere privatizzate e giocate in borsa, va denunciata come una barriera salariale difficile da rompere verso il basso. ( vedi http://rivincitasociale.altervista.org/parcoursup-ou-comment-precariser-les-diplomes-encore-en-situation-de-plein-emploi-8-13-dec-2018/ ).

Nel immediato pero esistono tre soluzioni per tutti i tipi di lavoro qualificati o meno che entrano nella Beveridge curve:

1 ) Pagare un giusto reddito globale netto – non solo un salario individuale soggetto alla concorrenza globale – in modo da rimpatriare quello oltre 5 milioni dei nostri giovani e meno giovani oggi costretti a vivere fuori.

2 ) Aprire all’immigrazione. Oggi, la nostra classe dirigente trasversale come i suoi maestri neoliberali monetaristi occidentali ha ideologicamente scelto di non creare lavoro e sopratutto lavoro dignitoso – a tempo pieno e con un reddito che permetterebbe almeno di viverre e di riprodursi con dignità repubblicana. Hanno invece scelto il lento suicidio maltusiano delle classi cosiddette pericolose, preferendo di gran lunga una demografia fortemente negativa invece di accettare una minima ripartizione delle richiedesse in un Paese dove 5 % della popolazione possiede 90 % della ricchezza. In effetti, si preferisce favoreggiare una speculazione nociva per l’economia reale invece di badare al benessere socio-economico e culturale delle cittadine.i. La Borsa e la finanza speculativa cannibalizzano l’economia reale, la crescita del PIL essendo ormai funzione dei QE e dei 60 a 80 miliardi mensili di buybacks tanto nella UE che nei Stati Uniti. Questi buybacks approfittano solo ai grossi azionari incrementando le forti inuguaglianze già esistenti ad un ritmo geometrico o quasi …

3 ) Abolire gli esoneri inutili conferiti al capitale senza nessuna controparte per mondo del lavoro. Tra questi miliardi persi senza risultati verificabili sarebbero mantenuti unicamente gli esoneri necessari per favorire l’ingresso dei giovani e meno giovani in formazione presso le impresse per almeno 3 anni a tempo pieno, ma non prima di 18 anni – perché nessuno si dovrebbe mai permettere indebolire la scolarizzazione dei nostri giovani e meno giovani.

Sottolineo che « ci sono attorno a 290 miliardi di euro annui di tax expenditures, cifra ottenuta quando si risale nel tempo della fiscalità neoliberale monetarista invece di guardare solo ai 70 o 90 miliardi che entrano nei parametri attuali. (Secondo la Corte dei conti, le spese fiscali – tax expenditures – passarono da 253,7 miliardi di euro nel 2011 a 313,1 miliardi nel 2016. Vedi la Tavola 9 intitolata LA CRESCITA DELLE AGEVOLAZIONI FISCALI: 2012-2016, pagine 98 del Rapporto della Corte dei conti del 2016. Da notare l’estrema ingiustizia regressiva di quasi tutte queste agevolazioni o crediti fiscali: spezzo vengono dedotte dal IRPEF, mentre la gran maggioranza dei focolari non ne paga o molto poco per causa di redditi derisori.) » vedi la discussione sulla cosiddetta « equivalenza ricardiana » nell’articolo disponibile qui: http://rivincitasociale.altervista.org/cosa-vogliono-la-ue-la-lega-m5s-ovvero-cosa-servano-fondi-pubblici-giugno-6-2019/ .

Le tax expenditures hanno la bontà di sparire dai radar delle statistiche e dei DEF una volta conferite. Comunque 70 o 90 miliardi di euro annui non sono somme da poco. Molte corrispondano a una fiscalità regressiva praticata sotto forma di credito IRPEF, ad esempio gli aiuti ai privati poi pagati nelle bollette da tutti i cittadini ma ideati per smantellare le reti pubbliche di produzione e di trasporto dell’elettricità e per creare artificialmente una classe di (im)prenditori verdi poudjadisti. Questo in un Paese con una fiscalità già molto regressiva e nella quale una parte crescente di lavoratori riceve paghe così magre da pagare poco o niente IRPEF, la cosiddetta « no tax area » nella lingua del padrone. Con la conseguenza che non possono godere delle de-trattazioni!

Sappiamo tutti che « La flat tax esiste già: con buona pace di chi la osteggia »10 aprile 2019 di Roberto Albanesi, https://www.viverelanotizia.it/informazione/flat-tax.htm . In un tale contesto fiscalmente deleterio parlare di flat tax rileva, al meglio, della voodo-economics rivista da pitre alla Bannon e Trump con le drammatiche conseguenze che conosciamo, cioè un debito pubblico esplosivo e una crescita oltre che fasulla e manipolata ( vedi a ) It’s Been a Great Recession for a Few; Let’s Do it All Again!  Jul 14, 2019 7:00 AM by Knave Dave , Sat, 07/13/2019 – 14:08 https://www.zerohedge.com/news/2019-07-13/its-been-great-recession-few-lets-do-it-all-again ; e b « Michael Hudson: De-Dollarizing The American Financial Empire » by Tyler Durden Sat, 07/13/2019 – 08:10 https://www.zerohedge.com/news/2019-07-13/michael-hudson-de-dollarizing-american-financial-empire )

Ecco alcuni dati sulla fiscalità italiana che poggia principalmente sull’IRPEF e sulla IVA per definizione regressiva.

1 ) « Cento tasse per gli italiani: 472 miliardi di entrate. IRPEF e Iva le imposte più pesanti» ultimo aggiornamento: 12 ottobre 2015, ore 15:42 http://www1.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Cento-tasse-per-gli-italiani-472-miliardi-di-entrate-Irpef-e-Iva-le-imposte-piu-pesanti_32723518290.html

Roma – (Adnkronos) – Bortolussi: ”Ciascun italiano pagherà mediamente 11.800 euro di imposte, tasse e contributi previdenziali. Tuttavia, il dato disarmante è che gli italiani non usufruiscono di servizi adeguati” /VIDEO. Consumi, boom della telefonia: +77% in cinque anni/VIDEO. Tariffe, italiani i più tartassati dell’Ue

2 ) Per dati più recenti in particolare per l’IVA vedi pure previsioni 1017-2019 http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit–i/Bilancio_di_previsione/Bilancio_semplificato/Gennaio-2017/LB_2017-19.pdf

Nel prossimo DEF 2020 il povero Tria, degno successore dei ministri di finanza che lo hanno preceduto, incluso Monti il tizio della Lettera di Draghi-Trichet 2011, no sa dove trovare i 25 miliardi di euro necessari per disinnescare l’aumento dell’IVA o i 18 a 20 miliardi necessari provenienti dalla spending review, questo prima delle somme folle, a-costituzionali e pregiudicabili per l’economia e senza coperture conosciute della Flat tax. Le mostruose somme legate alle tax expenditures correnti, quelli altrettanti grottesche dell’evasione fiscale e del lavoro al nero dimostrano, se ne era ancora bisogno, che l’uso della fiscalità regressiva, incluso la flat tax nel quadro della deflazione salariale, non avrà nessuno impatto sull’essenziale, cioè sul costo di produzione, mentre indebolirà la domanda interna.

Sottolineo in questo cotesto l’importanza capitale dei circuiti del capitale per la crescita economica, risultato scientifico trasmesso a Keynes da Gramsci tramite Piero Sraffa. Un esempio parlante proviene dal paragone tra le spese sociali ad hoc dell’amministrazione dello « rugged indivualist » Hoover con quelle del nascente e timido Social Security di FD Roosevelt, incluso i lavori pubblici, ad esempio quelli intrapresi dalla Tennessee Valley Authority all’interno della quale furono sviluppate le prime serie statistiche sulla manodopera che informarono in seguito i lavori di Kusnetz. Si realizzò allora che la forza di lavoro disoccupata da oltre due anni sviluppavano lacune fisiologiche e ritardi di formazione in modo da risultare difficilmente impiegabile. La politica sociale del New Deal incluso i nuovi diritti per i lavoratori – collective bargaining ecc – costò molto meno della politica Boom and Bust di Hoover, mentre si realizzò il ruolo di stabilizzatore socio-economico dei programmi sociali pubblici.

I circuiti del capitale contano. In termini concreti, tendendo conto della moneta e del credito, non sono altro che una presentazione alternativa dei Moliplicatori economici. Ecco un altro esempio che sarà più ampiamente dimostrato quando tutte le statistiche saranno disponibili. Nessuno fin qui ha notato il fatto che i 10 miliardi iniettatati nell’economia da Macron per disinnescare le mobilizzazioni dei Gilets jaunes si tradurranno secondo l’INSEE in 0,3 % di crescita supplementare, ammortizzando un poco il rallentamento economico generale nel Esagono e nella UE. Per i redditi più bassi gli aumenti vanno in consumo e, a questi livelli, ad un consumo di base dunque meno estrovertito. Al contrario, a parte la questione del lag economico irrazionalmente ignorato dal governo, la decina e mezzo di miliardi della Quota 100 e del RDC non giocò un gran ruolo contro-ciclico in Italia. In effetti, i fondi per la Quota 100 senza nessuna assunzione – le assunzioni minime sono bloccate fine a novembre – sterilizzarono il consumo minimo supplementare indotto dal RDC. Tanto valeva aggiungendo a questi fondi mal spesi i 10 miliardi degli 80 euro in busta paga e i 5 miliardi dell’IMU sulla prima casa per i più ricchi, introdurre una riduzione generale del tempo di lavoro. La RTT costò solo 23 miliardi di euro annui con risultati brillanti. Questa oltre a creare lavoro a tempo pieno avrebbe permesso riempire le casse dell’INPS – contributi sociali o salario differito – e incrementare le entrate fiscali per ripagare il debito pubblico senza soffocare la domanda globale dunque la crescita economica.

Similarmente il ciclo di fiscalità regressiva legato allo sviluppo del libero scambio globale giocato interamente sulla sola deflazione salariale è arrivato a la sua fine come viene dimostrato dal protezionismo tecnologico e dalla guerra commerciale lanciata dalla Amministrazione Trump. Continuare su questa via è irrazionale e autolesionista.

Esistono altre alternative. Ad esempio:

1 ) Invece della flat tax e dell’IVA – già ai livelli massimi europei – si potrebbe seppellire la follia della flat tax e abbassare le tasse sulla benzina ed i prodotti petroliferi da 20 a 30 miliardi di euro. Sarebbe una operazione a costo zero perché la stessa somma andrebbe cancellata dalle tax expenditures e dagli esoneri al padronato che risultano oggi senza effetto. Si tratta qui di un sviluppo ben conosciuto dai fiscalisti; i programmi fiscali sono sempre più mirati su varie clientele in modo che alla fine, anche con il mutamento della struttura produttiva locale e mondiale, la loro produttività marginale risulta evanescente o nulla. La mia proposta permetterebbe alle imprese ricuperare strutturalmente un gran margine di produttività capace di rilanciare il nostro sistema paese sopratutto se sappiamo negoziare – incluso con i swap di linee di credito bilaterali – rapporti mutualmente benefici nel quadro della Via della Sete e con paesi emergenti come notabilmente il Vietnam, la Bolivia, il Venezuela ecc., oltre ai nostri altri partners attuali. Le imprese goderebbero di più se non dovessero pagare le tasse sulle ricette previste, perciò il successo della fatturazione elettronica. In oltre, il loro accesso al credito a medio e lungo termine a tassi bassi dovrebbe essere garantito dal ritorno alle nostre vecchie casse di risparmio senza fine di lucro, proprio quelle che finanziarono il primo sviluppo industriale del nostro Paese. Con il recupero di almeno una parte del credito pubblico si potrebbe anche assicurare il pagamento dei fornitori della PA entro i termini legali senza incrementare il debito pubblico.

2 ) Invece del gargarismo sulla Beveridge curve e la Buona scuola si dovrebbe ritornare d’urgenza alla pianificazione statale almeno strategica al livello nazionale e regionale. Ecco una illustrazione che riguarda l’introduzione delle tecnologie e industrie IT. Ciclo oggi maturo che sarà rilanciato con la generalizzazione industriale del 5G – ad esempio gli elettrodomestici italiani nella zona industriale di Gioia Tauro ? – assieme ai robot, alla IA ed alle simulazioni necessarie in molti campi ad esempio alla ricerca biologica nonché all’introduzione sempre più massiccia delle nanotecnologie. Queste ultime dovrebbero subire verifiche prima di creare un problema superiore a quello delle microplastiche.

Cosi i Stati Uniti pianificarono questa introduzione dei settori IT – assieme alla Francia con il suo Minitel molto in avanzo all’epoca. Cominciarono nel 1975 distruggendo le negoziazioni mondiali attorno al Nuovo Ordine Economico Mondiale il quale doveva includere un Nuovo Ordine Mondiale dell’Informazione e della Communicazione. Il boicotta americano dell’UNESCO portò alla dimissione forzata del suo Segretario Generale M’Bow ad al seppellimento del Rapporto McBride. Dopodiché, l’UNESCO cooptato al neoliberalismo monetarista cercò salvare i mobili abbandonando i servizi pubblici offerti da imprese statali a favore dei « beni comuni », un concetto importato dalla Common Law. (Vedi il capitolo sui servizi pubblici nel mio Tous ensemble, in particolare la critica dal cosiddetto modello californiano – Enron ! – e peggio ancora quello grottesco british-colombiano secondo il quale lo Stato assume gli onerosi investimenti a lungo termine per poi trasferire le infrastrutture alla gestione del privato per godere del « giusto prezzo del mercato », senza ridere trattandosi del Fraser Intsitute …) Questi beni comuni possono ovviamente essere offerti da imprese private che trasformano gli utenti in clienti degni di attenzione solo se solvibili. In Italia conosciamo bene la problematica se non altro per la privatizzazione rampante dell’acqua pubblica malgrado un referendum nazionale contrario a questo balorda mercificazione.

Seguì la generalizzazione di Internet a partire dell’applicazione universitaria di intranet – sistema preso dallo sviluppo militare sotto guida del Generale Taylor di un sistema informatico nodale capace di sopravvivere un attacco nucleare massiccio. Plagiando l’innovazione del Web concepita nel CERN questo portò all’industria informatica e all’Internet che conosciamo.

Di fronte a questa pianificazione strategica di lungo respiro cosa fece l’Italia? Si affrettò a servire la strategia di dominio americano del nuovo ordine informatico, con un De Benedetti che approfittando del suo controllo della Olivetti vendette per un « pugno di dollari » come nei Western spaghetti, il PC che questa azienda nazionale aveva già ideato. Dopo di che, al contrario della Germania, non seppe neanche utilizzare l’open source per imporre software nazionali alle pubbliche amministrazioni nazionali e locali, preparando questa scelta a monte – università e formazioni di programmatori ecc – creando così una filiere nazionale con impieghi ricercati dalle giovani generazioni.

Il caso tedesco è da paragonare con la gestione italiana e sopratutto in Calabria. Oggi ci sono fondi europei per la modernizzazione informatica della PA da noi invecchiata e inefficiente. Invece di rinnovare in ranghi degli impiegati fu innalzata l’età pensionabile mentre ai fondi europei disponibili non corrisponde nessuna strategia di creazione di kown-how e di lavoro legati al uso del open source. Si nota che anche in Francia, ministri, con una altissima formazione accademica ma con abitudini imparate nei campus americani, furono così cavalier da permettere la distruzione del nazionale e altamente funzionale Minitel, importato disastrosamente le tecnologie americane tra le prime. all’epoca, quelle Miscosoft. Bastava solo generalizzare un interfaccia universale per permettere a Minitel, azienda pubblica che considerava i cittadini come utenti non come vacche da mungere con prodotti informatici ad obsolescenza programmata, di comunicare con le altre applicazioni. Cosa ancora possibile, con la dovuta serietà politica.

In breve, non si può seriamente ragionare sulla disoccupazione e meno di tutto sulla Beveridge curve senza prestare la più minima attenzione alla pianificazione strategica. E senza capire che la public policy neoliberale monetarista ha come obbiettivo primario di distruggere tale pianificazione al livello nazionale per favoreggiare le firme transnazionali apolide. Basta guardare gli effetti delle tax expenditure, incluso il super e iperammortamento per realizzare la nocività voodo-economics di queste politiche.

Paolo De Marco,

San Giovanni in Fiore (CS)

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