Commenti disabilitati su Commento rapido sul Trattato del Quirinale tra Francia e Italia, 26 novembre 2021 (da rileggere al più presto)

Vedi : « Trattato del Quirinale: nessuno sa cosa c’è scritto ma tutti battono le mani », di Sergio Cararo https://contropiano.org/news/politica-news/2021/11/26/trattato-del-quirinale-nessuno-sa-cosa-ce-scritto-ma-tutti-battono-le-mani-01442957

Citazione : « Insomma con il Trattato del Quirinale l’Italia viene ammessa al “Triangolo di Comando” nell’Unione Europea facendo sponda con la Francia. In realtà, come abbiamo cercato di spiegare al recente forum di Bologna, l’Italia è ancora nella condizione di terzium inter pares: sta nel Triangolo evocato da Limes, ma ci sta in terza posizione e in una condizione di subalternità verso le altre due grandi potenze europee. »

(Il testo del trattato si può scaricare qui: https://www.ilfoglio.it/esteri/2021/11/26/news/ecco-il-testo-del-trattato-del-quirinale-tra-italia-e-francia-3408083/

I link verso altri testi sull’Europa dei Stati-nazione e l’Europa sociale, sull’opting out e la democratizzazione delle istituzioni europee sono rimandati alla fine di questo Rapido commento. )

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Rapido commento: Il Trattato del Quirinale sarebbe il pendant del Trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania firmato nel 2019. E un segno dei tempi. L’Europa del capitale speculativo egemonico ha scioccamente subordinato la costruzione della EU alla governance globale privata. Cosi facendo, la logica dell’integrazione europea inter-governativa, rispettosa delle prerogative dei Stati-nazione/Stati sociali membri, che prevalse fine al Trattato di Maastricht del 1991-92 (1), o più precisamente fine quello di Lisbona, cammina sempre di più nel senso di una Europa iper-federalista e spinelliana.

Contraddizioni aggiuntive vengono indotte dalla creazione della « moneta » unica l’Euro, moneta confusa, come sempre dai Marginalisti, con il credito. Questa creazione opera al detrimento delle periferie europee perché seguì il disegno iper-centralizzato concepito dal pitre Mundell contro la mia proposta di Ratio Cooke – nel mio Tous ensemble (2). Da tutto questo né seguì la disintegrazione delle basi originali sulle quali poggiava la costruzione europea sin dalla CECA presto seguita dal Mercato Comune istituito nel 1958. Lo spirito pacifico della CECA fu poi rafforzato dal Trattato dell’Elysée del 22 gennaio 1963 tra Germania e Francia e da una costruzione socio-economica specificamente europea – senza la GB e senza l’alleanza più libero-scambista e atlantista dell’Europa del Nord per volontà del generale De Gaulle -, cioè, quella del Mercato Comune, appoggiata sui tre più grandi pilastri europei continentali dell’epoca, la Germania, la Francia e l’Italia.

Come evidenziato dal grande successo delle « coopérations renforcées » tra imprese statali dei paesi membri finanziate con il credito pubblico, questo quadro si rivelò capace di presidiare alla rapida ricostituzione del dopo-guerra e alla messa su piede di rilevanti servizi sociali pubblici che ne rafforzavano la competitività macro-economica e la produttività micro-economica. Una simile integrazione socio-economica poteva solo prosperare facendo un ulteriore passo in avanti nel senso dell’Europa sociale rispettosa della sovranità ultima dei Stati membri. La disaggregazione di questo quadro, mutualmente benefico fine al 1992, oggi dà luogo a vari tentativi di rilancio della costruzione europea. Perciò questi nuovi trattati Francia-Germania e Francia-Italia. Tale bilateralismo competitivo mi sembra essere antitetico ad un autentico progetto di integrazione regionale. Purtroppo questo avviene negando lo spirito iniziale della CECA e del Mercato Comune a favore della governance globale privata, in modo che questi due recenti trattati non avranno un grande avvenire. Non risolvano nessuno dei problemi correnti più acuti. In effetti, rischiano di aggravare le forze centrifughe paradossalmente a favore di uno iper-federalismo subordinato, spinelliano e pieno di contraddizioni.

In effetti, il Trattato del Quirinale rimane molto vago ma nondimeno rafforza tutte le cattive tendenze socio-economiche e finanziarie attuali. Così si instaura una consultazione tra le due Parti a molti livelli – politici, difesa, giuridici, amministrativi – ma nel senso dell’attuale Trattato di Funzionamento della UE – mini-Lisbona – E della NATO. Da cui ne viene la disastrosa continuazione della fallita e guerresca politica detta della « Europe puissance », ma in un tandem subordinato agli USA e con il tentativo della destra francese macronista di proteggere il suo « pré carré » africano – usando nel processo le forze armate italiane in modo bellico invece di lanciare un autentico processo di cooperazione con l’Africa, con il Mondo e tra le due sponde del Mediterraneo. Si parla per fine di « per promuovere la democrazia, lo sviluppo sostenibile, la stabilità e la sicurezza nel continente africano. » come se fosse casa loro !!! Si apre così la porte alle altre grandi potenze già meno segnate dal nostro passato europeo colonialista e neo-colonialista.

Per la difesa e la politica estera, notiamo che si fa riferimento al rafforzamento della « deterrenza » della Nato, cioè all’ombrello americano, mettendo così da parte la deterrenza francese – e quella britannica con il ritorno probabile della GB grazie all’adozione futura della clausola dell’« opting out »!!! In altre parole, se si parla di un Pilastro europeo non serve a nulla per agevolare la costruzione ottimale del necessario complesso militare-industriale DUALE, idoneo a permettere la possibilità delle sovvenzioni dirette alla ricerca e alla produzione, all’immagine delle pratiche americane contrarie alle regole del libero scambio imposte tutti agli altri paesi, e dunque idoneo a favoreggiare lo sviluppo e la redditività dei prodotti europei fabbricati e comprati insieme. Es, navi, aeri, satelliti ecc. Invece no!!! Rimangono le contraddizioni anti-europee dei cosiddetti « campioni economici » privati europei come evidenziato per i cantieri navali tra Francia e Italia oppure con il gioco della Germania nel triste affare AUKUS dei sottomarini destinati all’Australia … Non si riesce a immaginare una divisione europea interna del lavoro e nemmeno le dovute sinergie in dominio come l’industria duale legata ai budget della difesa.

Sembra andare un poco meglio nel strategico dominio spaziale con il riconoscimento del ruolo di Kourou e la possibilità di cooperare – es., 5G-6G, satelliti ecc. La rete satellitaria è cruciale tanto dal punto di vista economico che militare e lo diventerà sempre di più con le 5G-6G. L’Italia ha già prodotto un’agile Navetta spaziale, un progetto importante da rilanciare ecc. Sopratutto, notiamo lo spirito di cooperazione universitaria anche se l’Italia dovrebbe consacrare più fondi pubblici per rovesciare l’attuale disastroso « brain drain » già denunciato con brio da Paolo Cinanni molti anni fa. (3)

Per quello che riguarda la cooperazione nel quadro mediterraneo non si sa bene in pratica di cosa si tratta, anche se questo campo dovrebbe essere prioritario in un senso contrario allo spirito deleterio della cosiddetta « Europa potenza », cioè nel senso degli accordi esemplari firmati sotto l’egida del Presidente Resistente e calabro-piemontese Luigi Scalfaro con la Libia di Gheddafi e con l’Etiopia – viz., le scuse per i cimini del colonialismo accompagnate da importanti e miliardari accordi finanziari e economici mutualmente benefici con la Libia e la restituzione dell’Obelisco di Axum con l’Etiopia. Ambedue questi esemplari accordi furono lasciati distruggere da ingerenze altrui per usuale subalternità nostrale. Non di meno le sponde del Mare nostrum dovrebbero dare luogo a delle cruciali politiche di cooperazione per la preservazione della biodiversità, il controllo delle plastiche non biodegradabili e delle acque grigie – depuratori –, della pesca e delle zone marine protette, come pure dello sviluppo urgente di un quadro diplomatico-legale per adattare al Mare mediterraneo la lettera e lo spirito della Legge del Mare – zone costiere, zone economiche marittime, grandi fondi ecc – in modo da prevenire e impedire i conflitti aperti sulle risorse marittime, sopratutto le riserve petrolifere e quelle di gas naturale.

Sulle politiche migratorie si ribadisce il principio della libera circolazione e dell’integrità dello spazio Schengen, auspicando di migliorane la governance senza pero dare dettagli sul come rivolvere il problema della spartizione dei primi sbarcati e del tasso nazionale complessivo di immigranti già ricevuti nei vari Paesi membri, ma allo stesso tempo si mescola migrazioni, sicurezza e criminalità. Nel nostro Paese sapiamo benissimo come viene strumentalizzata questa voluta e vergognosa confusione dei temi … Non si parla affatto della necessaria creazione di un pool di giudici per lottare contro le mafie e la corruzione al livello europeo, pretestando le prerogative nazionali comunque devolute in tanti altri campi …

Al livello economico siamo inquadrati in modo univoco nella cattiva logica Europa-Nato, una disastrosa scelta rafforzata dalla nuova logica della « UE climatica » subalterna al IPCC, cioè la marcia forzata verso il « zero netto » emissioni di CO2 tra il 2030 e il 2050– un CO2 comunque benefico per la vegetazione, l’agricoltura e l’economia, ad esempio per la preservazione della freschezza di vari alimenti come le insalate. Questo si contempla con un’Italia totalmente sprovvista di energia nucleare, incluso quella civile con rischi minori, ovvero le centrali a sale fuso !!! Il nostro Paese importa attorno a 14 miliardi di euro di elettricità nucleare dalla Francia ogni anno e soffre di un prezzo dell’energia da 1/3 superiore a quello dei vicini e partner europei! L’energia – e il cibo dunque la sovranità alimentare – sono al cuore di ogni funzione di produzione (c + v) e dunque della competitività delle Formazioni sociali. Il Trattato conferma dunque la logica auto-distruttiva del Next Generation EU.

A questo punto anche se la Francia ci rimette 10 miliardi di euro e l’Italia ne ricava 20-25 netti, questi fondi europei dovranno comunque essere rimborsati a partire del 2026. Perciò, il quadro generale è lamentabile. Questo perché al 1 gennaio 2023 ritornerà la tenaglia del Fiscal compact con debiti pubblici italiani e francesi – ed altri – ormai impossibili da ripagare senza ricorrere al credito pubblico. Con la difficoltà di trovare un accordo per abbassare il rapporto dei rimborsi annui da effettuare dal 1/20 al 1/30 del debito superiore al 60 % del PIL, oppure di portare la soglia debito/PIL tollerata dal 60 % al 100% con la scusa del « debito Covid ». Questa logica ci porta dritto dritto nel MES e le sue durissime condizionalità oppure, peggio ancora per la sovranità nazionale residuale, ovvero le competesse esclusive come gli Affari sociali, alla creazione di una politica economica e budgetaria europea. Tale consolidamento budgetario renderebbe permanente il trasferimento fiscale necessario per ripagare il debito Covid – Ricovery Fund – e dunque porterebbe alla sua estensione al ri-pagamento dell’intero debito pubblico oltre il 60 % del PIL. Saremo allora ridotti ad un protettorato europeo e di più vasale della Nato ormai fuori zona – e senza nessuna ragione di essere sin dal crollo della URSS – e alle prese con il tentativo americano di creare un nuovo Cocom nel quadro di una Nuova Guerra Fredda da imporre, non solo alla Russia e alla Cina, ma anche alla Germania e alla Zona Euro.

Tutto questo traspare nei goffi tentativi, impronti ad una ormai arcaica diplomazia « realista » e spregiudicata da parte degli Americani e dei Tedeschi, di strumentalizzare a favore loro la COP 26 – o il FLOP 26 di Glasgow come alcuno ha già detto. Gli Usa hanno voluto difendere i loro propri interessi con l’accordo ricavato sul petrolio e il gas con vari altri paesi (4) e con l’accento messo sulla nozione di « equivalente CO2 » per il metano da valutare come inquinante al 80% x rispetto al CO2 e non più al 20 o al 60 %, l’imprecisione essendo dovuta all’ossessione meta-magica oscurantista dell’IPCC sul comunque benefico CO2. (La vita sul nostro pianeta Terra è proprio ancorata nel carbonio.)

Questi elementi vengono ad aggiungersi alle compensazioni e mitigazioni per il CO2 da attualizzare con i crediti per inquinare, la Borsa del CO2, la tassonomia europea per le varie industrie e settori economici, e con i speculativi Green Bonds, di preferenza nella versione MMT … Intanto, gli USA, come pure la GB ed altre nazioni, rilanciano le centrali nucleari con moduli più piccoli. La Germania, per parte sua, dispone ancora di una decina di centrali nucleari in attività e sembra volere uscire in modo accelerato del carbone impedendo pero il contributo positivo del nucleare nei calcoli di riduzione del CO2, il che significa importare più gas – North Stream 2 ecc – per compensare gli insuperabili disaggi dovuti l’intermittenza delle fonti dette rinnovabili. In un tale scenario la Francia, l’Italia e altri Paesi membri perderebbero piume. Ne possiamo dedurre che la guerra economica sotterranea di bassa intensità prevalerà tra US e UE-Germania come pure tra i maggiori Paesi europei chi più e chi meno atlantici. Il Trattato non permette di neutralizzare queste contraddizioni, anzi avrà come effetto di alimentarle.

Per finire mentre si ci iscrive nel quadro climatico europeo subordinato alla meta-magia oscurantista dell’IPCC ripresa dal Next Generation EU – 37 % verde, 20 %digitale ecc – non c’è niente di specifico sulle infrastrutture necessarie per affrontare la cosiddetta transizione ecologica adatta e capace di rafforzare la zona europea in sé come blocco regionale coeso. I Stati Uniti sono riuscite ad attirare un enorme investimento di Samsung per i semi-conduttori sul loro territorio per colmare le lacune a medio termine. La EU cerca di fare del meglio rilanciando Nokia ecc, ma si sottomette alla guerra fredda per l’accesso a Huawei invece di approfittarne per integrarsi in modo vincente nel quadro del commercio internazionale ristrutturato volens nolens dalla Via della Seta.

Sottolineo che il grande economista walrasiano classico Maurice Allais voleva riequilibrare gli effetti disintegratori del libero scambio con le sue Preferenze comunitarie, progetto che ho riformulato nella mia proposta a favore di una nuova definizione dell’anti-dumping fermamente ancorata sulle tre componenti del « reddito globale netto » dei focolari necessarie al sostenimento dello Stato sociale visto l’irreversibilità del globalismo ormai da trasformare in un internazionalismo multilaterale più equo. Cioè, non c’è nulla sull’ideazione e la produzione delle strutture hardware-reti e software della 5G-6G e della blockchain, con tutte le implicazioni produttive a monte – concepimento e design ecc – e a vale del processo di produzione, di trasporto e di vendita. Idem per la IA – super-calculatori, simulatori, computer detti quantisti ecc – e per la robotica,

Idem per la riorganizzazione industriale, ad esempio Stellantis e il « nomadismo della manodopera » che generalizza gli effetti distruttivi della famigerata Direttiva Bolkestein. E cosi discorrendo. Rimane solo di certo, la chiusura di tutte le imprese – assieme al loro indotto – legate alle « vecchie » tecnologie, anche se ancora molto meno inquinanti e più efficaci, ad esempio il motore termico. Rimane lo sviluppo delle batterie, la politica europea sottosviluppata del riciclaggio dei minerali e delle terre rare, lo sviluppo dei semiconduttori ecc., come pure la ristrutturazione delle filiere dell’indotto relativo alle varie attrezzature, ad esempio per l’automobile, gli aeri e le navi oppure per il settore della Difesa. Purtroppo questo richiederebbe il ritorno alle esemplari « coopérations renforcées » pubbliche come pure la tutela del loro indotto con la creazione di strutture cooperative adatte per le PMI, oggi in gran parte destinate a sparire per il profitto delle grandi piattaforme di distribuzione come Amazon e le Gafam. Il caso dell’Ilva oppure quello della chiusura di varie fonderie in Francia, sono altamente emblematiche.

Al finale, la transizione distruggerà quantità di posti di lavoro, imporrà più teleworking e lavoro sempre più alienato, mal inquadrato e mal protetto a casa – lavoro agile ?– senza nemmeno la speranza per i paesi europei – a parte la Germania in alcune filiere come i macchinari di precisione – di potere influire in modo cruciale sulla definizione delle nuove norme energetiche e produttive.

Speriamo che, con l’arrivo al potere della sinistra « insoumise » e dell’Unione Popolare alleata di M. Mélenchon in Aprile-Maggio 2022 (5), tutto questo sarà ripreso nel senso di una autentica integrazione europea appoggiata sull’Europa dei Stati-nazione e sull’Europa sociale, cioè sull’ « opting out », sui cerchi concentrici secondo la logica dell’emulazione démocratica delle migliori pratiche socio-economiche, e sull’autentica democratizzazione delle istituzioni europee nel rispetto della sovranità dei paesi membri – invece della catastrofica e federalista clausole della « maggioranza qualificata » che il Trattato vuole scioccamente rafforzare, rivelandone cosi tutta l’inettitudine anti-storica, anti-sociale e, in definitiva, anti-europea.

Paul De Marco

Note:

1 ) Il trattato di Maastricht riconosceva ancora la difesa delle imprese pubbliche nazionali con l’Articolo F 3.3b (Insieme alla promessa di una prossima ronda sull’Europa sociale promessa da Delors, questo articolo fu una concessione senza la quale il PS del Presidente Mitterrand non avrebbe potuto guadagnare il referendum. Vedi il mio Livre-Book III.) Con l’attuale Trattato di funzionamento imposto in modo anti-democratico contro il risultati dei referendum, notabilmente quello francese del 2005, si impone il predomino della « concorrenza libera e senza il minimo ostacolo » nel quadro della « private global governance », con l’aggravante di una Commissione europea libera di firmare i trattati di libero-scambio come lì pare e piace, incluso quelli che includono la supremazia dei tribunali di arbitraggio a difesa del diritto sacro-santo delle imprese transazionali globali. Si vuole « superare » lo Stato-nazione culla della sovranità del popolo a favore della sovranità dei grandi azionisti globale.

2 ) Vedi sezione Livres-Books del mio vecchio sito giurassico www.la-commune-paraclet.com . Subito dopo la pubblicazione, in modo tipico, il riferimento al Ratio Cooke spari per essere sostituito dal Ratio McDonough. Intanto, con la crisi delle subprimes del 2007-2008 annunciata nel mio Livre III – 2005, idem – si andò verso quello che ho definito come « credito senza collaterale », cioè con le varie liquidità della Banca centrale che sostituiscono de facto l’unico meccanismo di auto-regolazione economica rappresentato dal ratio prudenziale nel sistema bancario-finanziario frazionario. Vedi « The Treasury and the FED » e « Credit without collateral » nella Sezione International Political Economy dello stesso vecchio sito.

3 ) Cinanni Paolo: un comunista esemplare calabrese,17-luglio-2017, in http://rivincitasociale.altervista.org/cinanni-paolo-un-comunista-esemplare-calabrese-17-luglio-2017/

4 ) Vedi : « 105 Countries Back President Biden’s Plan To Cut Methane Emissions By 30% », by Tyler Durden, Tuesday, Nov 02, 2021 – 03:25 PM, https://www.zerohedge.com/energy/105-countries-back-president-bidens-plan-cut-methane-emissions-30

Vedi pure: « COP26 : cinq ans après l’accord de Paris, le « pacte de Glasgow » laisse un goût d’inachevé »

Après deux semaines de négociations intenses, les quelque 200 pays réunis à Glasgow pour la COP26 ont fini par adopter, samedi soir, un accord global afin d’accélérer la lutte contre le réchauffement climatique. Mais force est de constater que sa portée reste limitée, puisque ce pacte ne permettra ni de tenir l’objectif de hausse des températures sous les +1,5°C, ni de répondre aux demandes pressantes d’accompagnement des pays pauvres, en première ligne face aux effets du dérèglement. Analyse. , Marine Godelier ,  15 Nov 2021, (Crédits : PHIL NOBLE) https://www.latribune.fr/entreprises-finance/transitions-ecologiques/cop26-cinq-ans-apres-l-accord-de-paris-le-pacte-de-glasgow-laisse-un-gout-d-inacheve-896406.html

5 ) Per l’importante « Programme de l’avenir en commun », vedi https://lafranceinsoumise.fr/  

Testi di riferimento sui temi principali:

Europa delle nazioni, Europa sociale e costituzione: Europa sociale Europa del capitale in http://rivincitasociale.altervista.org/europa-delle-nazioni-europa-sociale-constituzione-europa-sociale-europa-del-capitale/

Europa delle nazioni Europa sociale costituzione, in http://rivincitasociale.altervista.org/europa-delle-nazioni-europa-sociale-constituzione/

Non è più il debito pubblico il problema ma la public policy, la sua fiscalità regressiva e le sue tax expenditures, 6 febbraio 2021, in http://rivincitasociale.altervista.org/non-e-piu-il-debito-pubblico-il-problema-ma-la-public-policy-la-sua-fiscalita-regressiva-e-le-sue-tax-expenditures-6-febbraio-2021/

Accordo di Parigi, clima, de-carbonizzazione e problemi con l’ETS: il crimine climatico contro i paesi emergenti e contro la stragrande maggioranza dell’umanità da congelare al livello di sviluppo del 1990, in http://rivincitasociale.altervista.org/accordo-di-parigi-clima-decarbonizzazione-e-problemi-con-lets-il-crimine-climatico-contro-i-paesi-emergenti-e-contro-la-stragrande-maggioranza-dellumanita-da-congelare-al-livello-di-sviluppo-in-2/

Inflazione: un nuovo assurdo ciclo ecologista borghese è annunciato con un aumento dei prezzi che va di pari passo con la deflazione dei salari ma questo è dato come inflazione, 12 maggio 2021/ in http://rivincitasociale.altervista.org/inflazione-un-nuovo-assurdo-ciclo-ecologista-borghese-e-annunciato-con-un-aumento-dei-prezzi-che-va-di-pari-passo-con-la-deflazione-dei-salari-ma-questo-e-dato-come-inflazione-12-maggio-2021/

I lavoratori della GKN e gli altri all’ora della transizione ecolo-speculativa e della riorganizzazione della divisione internazionale del lavoro con il nuovo Cocom a scapito del mondo multilaterale, in http://rivincitasociale.altervista.org/i-lavoratori-della-gkn-e-gli-altri-allora-della-transizione-ecolo-speculativa-e-della-riorganizzazione-della-divisione-internazionale-del-lavoro-con-il-nuovo-cocom-a-scapito-del-mondo-multilaterale/

Smantellamento dello Stato sociale o Welfare State anglo sassone e politiche neoliberali monetariste viste sotto l’angolo del contratto di lavoro, in http://rivincitasociale.altervista.org/smantellamento-dello-stato-sociale-o-welfare-state-anglo-sassone-e-politiche-neoliberali-monetariste-viste-sotto-langolo-del-contratto-di-lavoro/

La Sanità tra tagli e corruzione: una vittima eccellente del federalismo fiscale, in http://rivincitasociale.altervista.org/la-sanita-tra-tagli-e-corruzione-una-vittima-eccellente-del-federalismo-fiscale/

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