Commenti disabilitati su Esposto al Procuratore Dr. Spagnuolo, in persona. 7 nov. 2018

Prof. Paolo De Marco                                                                                                                                                          San Giovanni in Fiore (CS)

Data: 7 Novembre 2018

Oggetto: Secondo esposto per la dovuta riaperture delle indagini relative alle mie denunce contro noti – fascicolo 3955/17 – archiviate falsamente come accuse contro ignoti – codice 44 -, senza nessuna indagine in loco e senza nessuna analisi delle prove.

In qualità di rappresentante legale di me stesso.

Al Procuratore Dr. Spagnuolo, in persona.

Procura di Cosenza,

Repubblica italiana,

[email protected]

 

     Egregio Dr. Spagnuolo,

In qualità di rappresentante legale di me stesso, sollecito la riapertura immediata delle indagini relative alle mie denunce contro noti – fascicolo 3955/17. La recente decisione del Dr. Cozzolino di mantenere l’archiviazione è illegittima anche perché la nota con la quale mi fu notificato il rifiuto di riaprire il fascicolo porta un codice erroneo, cioè il codice 44, il quale concerna denunce contro ignoti. (Vedi Documento 1 con il suo allegato*.)

Con il dovuto rispetto per la magistratura e per il « due process » in uno Stato di diritto degno del nome, insisto sul fatto che l’archiviazione del 18 novembre 2017 notificatami il 3 settembre 2018 ed ora seguita con il rifiuto di riaprire il caso, costituisce una chiara e drammatica violazione di tutti i miei diritti fondamentali, incluso i miei sacri diritti all’incolumità ed alla possibilità di assicurare la mia difesa legale.

Nessuna inchiesta in loco fu mai condotta; le prove sequestrate dai carabinieri non furono mai analizzate. L’alterazione del mio cibo e delle mie bevande produce un effetto fisiologico: anche per ragioni di salute la Procura di Cosenza ha l’obbligo di prendersi la responsabilità di fornirmi i risultati delle analisi ancora non condotte. La Procura deve anche spiegare in modo razionale come furono macchiante le me tovaglie da bagno malgrado il mio sistema di allarme e le due telecamere di sorveglianza. La Procura non può in nessun caso versare nella violazione della procedura la più elementare.

Con la sua violazione della procedura, la quale ammonta ad una negazione calcolata della giustizia tale da essere accettabile in nessuno paese più o meno civilizzato, il Dr. Cozzolino si istituisce de facto complice dei criminali che violano il mio domicilio, alterano il mio cibo e le mie bevande e procedendo ad intimidazioni poliziesche-mafiose macchiando le mie tovaglie da bagno di pittura rossa. Questo avviene con l’ovvio supporto dei servizi di sicurezza italiani, malgrado la protezione dello Stato conferitami in Prefettura il 7 aprile 2017 in presenza di un testimone. Senza questo tanto cinico quanto incompetente coinvolgimento dei servizi di sicurezza italiani, non solo le violazioni ripetute del mio domicilio sarebbero state impossibili, visto il sistema di allarme e le due telecamera, ma la magistratura ed i carabinieri si sarebbero certamente comportati in un modo legalmente accettabile. I colpevoli sarebbero già stati arrestati. Il che ora non è il caso. Per ora, la mia esperienza della giustizia italiana è quella del totalitarismo più incompetente e più spietato, quella di criminali polizieschi-mafiosi certi della loro impunità. La Procura di Cosenza deve prenderne atto.

Non è il ruolo di un magistrato degno della sua funzione e pagato con soldi pubblici proteggere criminali, anche se questi appartengono ai servizi di sicurezza. Non è il ruolo di un magistrato, in Calabria o altrove in Italia, coprire il depistaggio messo in opera dal criminale comandante Pantano e dal suo spregiudicato accolite Dr. Curzio. Si tratta di un depistaggio mirato a discreditarmi, non solo per archiviare le mie denunce ma, peggio ancora, per potere continuare le violazioni da me denunciate in tutta impunità. Con la sua archiviazione e con il suo rifiuto di riaprire il caso, il Dr. Cozzolino diventa complice attivo e consapevole dei crimini perpetrati contro di me, diventa complice della gravissima diffamazione della mia persona che risulta dalla diagnosi illegale e scellerata del criminale Dr. Curcio.

Prego la Procura prendere tutte le misure necessarie per riaprire il caso, per arrestare i colpevoli e ristabilire la mia reputazione.

Per non dovere ripetere inutilmente le ragioni che rendono l’apertura del fascicolo obbligatoria assieme al ristabilimento intempestivo della mia riputazione, in particolare con referenza alla criminale ed illegale diagnosi del Curcio, riproduco qui sotto la mia richiesta del 4 ottobre 2018, sollecitando una rapida risposta.

« Con referenza alla mia PEC del 10 settembre 2018 indirizzata al Dr. Cozzolino in persona, ribadisco la mia formale richiesta di riapertura delle mie denunce contro noti – fascicolo 3955/17. Di preferenza da un altro magistrato visto le due illegittime archiviazioni decise senza la minima indagine dal Dr. Cozzolino. Una nota manoscritta del Dr. Cozzolino in data del 3 settembre 2018 mi informava della archiviazione del fascicolo 3955 (14) contro ignoti, fascicolo che non corrisponde per niente alla mia denuncia contro noti del 17-05-2017 seguita dalla cruciale 3e integrazione del 22 agosto 2017 e da varie altre, l’ultima, la 5e Integrazione, essendo stata formulato il 20 aprile 2018.

La tempistica della risposta del 3 settembre 2018 merita spiegazione. Questa nota manoscritta del Dr. Cozzolino, redatta e firmata il 31-08-2018, porta una data di archiviazione del 18 novembre 2017 senza che nessuno abbia giudicato necessario informarmi, lasciando i carabinieri di San Giovanni in Fiore trasmettere le mie Integrazioni come se niente fosse … In effetti, dopo verifica in Procura il 3 ottobre 2018, risulta che il fascicolo 3955/17 corrisponde alle mie denunce contro noti e contiene la nota manoscritta errata del Dr. Cozzolino come unica motivazione della seconda archiviazione, benché nessuna indagine in loco sia mai stata effettuata e benché le prove sequestrate dai Carabinieri non siano mai state analizzate.

Ecco i fatti e le premesse che rendano la riapertura del fascicolo e il rispetto del due process obbligatori.

I fatti:

1 ) Io, Paolo De Marco, sono un cittadino italiano, con passaporto italiano, residente a San Giovanni in Fiore (CS) sin dal mese di Giugno 2013. Sono una persona per bene, tra l’altro con una scolarità di dottorato – PhD – e contributi scientifici di primo piano nelle mie discipline, rispettoso della legge e con una riputazione fin qui immacolata. Sottolineo che non sono mai stato accusato di nessuno reato in nessuno Paese. Per educazione familiare e formale non ho mai mancato di cortesia a nessuno, limitandomi a difendermi legalmente quando offeso sulla base di fatti verificati, conservando comunque sempre la mia fiducia nella buon senso e nell’imparzialità della giustizia.

2 ) Sin dal mio rimpatrio dal Canada in Italia nel mese di Giugno 2013, il mio domicilio è costantemente violato durante la mia assenza. Queste violazioni danno luogo all’avvelenamento del mio cibo e delle mie bevande causando un « boiling body effect ». In oltre, con intimidazioni di chiaro stampo poliziesco-mafioso, i perpetratori di questi crimini macchiano le mie tovaglie da bagno di pittura rossa. Una camicia bianche fu anche macchiata con della vernice giallastra.

3 ) La prima seria di denunce risalente al 2014 fu archiviata con un stratagemma altamente criminoso messo in atto dal comandante Pantano e dal suo complice il Dr. Curcio. Visto la continuazione dei crimini denunciati al punto (1) qui sopra, avevo chiesto un incontro con il comandante Pantano per spiegarli la gravità del caso e chiedergli le ragioni della continuazione dei crimini denunciati malgrado tutte le mie denunce e proteste. L’incontro ebbe luogo il 30 novembre 2015. Portò anche con me delle prove, cioè una bottiglia di Vecchia Romagna avvelenata per causare un « boiling body effect » e delle tovaglie macchiate, che alla fine il comandante Pantano prese in custodia.

Durante questo incontro da me richiesto, senza avvertirmi, il comandante Pantano aveva preparato una trappola indegna del suo incarico istituzionale retribuito con fondi pubblici: mi fece trovare lì il criminale e incompetente Dr. Curcio che non avevo mai visto prima. Dopo il mio esposto al comandante Pantano, il Curcio, al quale si era rivolto il comandante, sentenziò: « È angosciato, ci vuole una pillola ». Gli intimò allora di stare rigorosamente zitto perché io non lo conoscevo ed ero venuto per parlare con il comandante. All’uscita chiese al Curcio chi era, dopo di che gli spiegò gentilmente i doveri imprescindibili della deontologia medica, illustrandogli anche il fatto che le indagini per violazione di domicilio e per le altre accuse da me formulato non erano affare di medico ma della Procura e dei carabinieri.

Ad quello incontro, in un modo totalmente inconcepibile, il comandante Pantano osò minacciarmi se porgevo altre denunce. Mi minacciò in oltre di chiedere un parere alla Commissione, cosa ovviamente mai fatta. Io respinsi le minacce intimidatorie del comandante con la fermezza di un cittadino cosciente dei suoi diritti costituzionali e di una persona per bene. Gli mostrò nuovamente le prove portate con me, e gli chiese di spiegarmi come lui, in quanto comandante dell’Arma, ne rendeva conto. Sottolineò pure il fatto che alla luce delle mie denunce e proteste, né la Procura, né i Carabinieri potevano pretendere ignorare le violazioni continue del mio domicilio e gli altri crimini perpetrati contro di me. Si pone allora la questione dell’impunità garantita ai violatori del mio domicilio malgrado il sistema di allarme e le due telecamere che avevo fatto istallare per prudenza dissuasiva prima di formalizzare le mie denunce. Alla fine il comandante accettò di prendere in custodia le mie prove.

4 ) Questa vile e illegale messa in scena del comandate Pantano e del suo complice Curcio aveva un obbiettivo ben preciso: delegittimare le mie accuse facendomi passare per un « paranoide ». In questo modo si coprì i criminali da me denunciati, permettendo loro la continuazione dei loro crimini con massima impunità. Ovviamente, la stessa cosa si produrrà con la seconda archiviazione abusiva del Dr Cozzolino. Questa messa in scena delinquenziale del Pantano e del Curcio fu smascherata il 7 aprile 2017 quando ricevetti, in presenza del noto giornalista Emiliano Morrone, l’assicurazione della protezione dello Stato in Prefettura. Dopo questo incontro in Prefettura feci una richiesta di accesso agli atti presso la ASP di Cosenza. Scoperto così l’infamante e criminale diagnosi del Curcio, fui dunque in grado di completare la mia denuncia contro noti in data del 17 maggio 2017 con le sue 5 Integrazioni. I noti da me denunciati sono il mio giovane vicino Pasquale Oliverio, visto uscire da casa mia con i miei propri occhi, e i vili criminali Pantano e Curcio. L’illegale e criminale diagnosi di paranoia era stata ideata solo per coprire i colpevoli. Va subito tolta dal mio fascicolo medico. A dire vero, mi sarei aspettato ricevere i complimenti della mia Repubblica nativa per il coraggio tranquillo e la serenità legale da me opposti a queste scellerate manipolazioni durante tutti questi anni.

5 ) Tra i fatti pertinenti entra pure il peculiare contesto italiano e calabrese. Primo, è usanza delle mafie e di certi nostri servizi sviati – con l’aiuto di vari servizi stranieri – delegittimare le persone da loro non gradite, sopratutto quando le intimidazioni poliziesche-mafiose non raggiungono il loro obbiettivo. Secondo, questa gentaglia usa di tante complicità per operare vari depistaggi in modo da coprire le sue azioni illegali e spesso condotte con la sporca incompetenza tipicamente indotta della certezza dell’impunità. Si tratta qui delle violazioni più reprensibili dell’ordinamento delle nostre leggi, un’evidenza che non dovrebbe sfuggire né ai magistrati, né alle istanze garanti, incluso i Ministri della Giustizia, dell’Interno e della Difesa.

Premesse per la dovuta riapertura del fascicolo corrispondente alle mie denunce contro i noti qui sopra nominati.

1 ) Cover up e depistaggio. Un magistrato della Repubblica italiana non può direttamente o indirettamente partecipare o avallare le azioni illegali perpetrate contro cittadini, tali la violazione continua del domicilio, l’avvelenamento del cibo e delle bevande e le intimidazioni di stampo poliziesco-mafioso. Questo si applica con più forza ancora quando i servizi di sicurezza italiani sono ovviamente implicati e complici, a prova la copertura tecnica fornita per neutralizzare il mio sistema di allarme e le due telecamere di sorveglianza.

Sottolineo che i crimini e le manipolazioni, degne di un Philip Zimbardo totalmente sviato, perpetrate contro di me e da me dimostrate, confermano le mie denunce che riguardano il Canada, in particolare per quello che riguarda l’omicidio medico del mio fratello maggiore, Giuseppe De Marco. (1) Non è il ruolo della magistratura italiana proteggere i crimini dei servizi esteri perpetrati contro cittadini italiani e continuati sul territorio italiano. Se i crimini perpetrati contro di me in Italia hanno una origine in Canada, allora questa origine è necessariamente fabbricata, illegale e criminosa. Ne segue che ho il diritto costituzionale di esserne informato per assicurare la mia difesa. Ripeto che io non sono mai stati accusato di nessuno reato in nessuno paese. Ripeto che io, Paolo De Marco, non sono una cavia consentente per incompetenti sviati, per altro con molto meno educazione di me e che, in quanto tale, chiedo con forza i risarcimenti esemplari dovuti per i danni accademici, sociali e personali a me causati.

2 ) Abuso di potere ovviamente criminale. Un magistrato della Repubblica italiana non può direttamente o indirettamente coprire un comandante dei carabinieri e un medico incompetente e sviato per motivare un depistaggio – cover up – archiviando abusivamente il caso senza reali indagini e senza analisi delle prove, sapendo però che si rovina irrimediabilmente la riputazione e la vita della parte offesa. O sarà forse questo lo scopo della Procura di Cosenza?

La prima conseguenza nefasta della criminale diagnosi del Curcio, a parte la continuazione dei crimini perpetrati contro di me con intera impunità, fu verificata dall’avviso negativo della Dott.ssa Nicotera alla mia richiesta di possesso di arma a fuoco, cioè di un vecchio moschetto storico, non più funzionale, del mio defunto padre. (2) Sapendo perfettamente quello che ho risposto al test, l’unica ragione del suo rifiuto è la diagnosi del criminale Curcio ancora presente nel mio fascicolo medicale malgrado la mia richiesta al Dr. Cozzolino e all’Ordine dei Medici di ristabilire con massima tempestività la mia riputazione e l’onore del mio cognome. Ho già richiesto la copia dell’avviso negativo della Dott.ssa Nicotera. L’onore del mio cognome va ripristinato subito, senza se e senza ma. La mancanza grave a tutte le regole della deontologia medica da parte del Dr. Curcio va sanzionata con il massimo rigore, come da me richiesto all’Ordine dei Medici di Cosenza. (3)

3 ) Discrezionalità del magistrato. La discrezionalità di un magistrato della Repubblica italiana nell’archiviare un fascicolo non si estende al suo potere di ignorare le prove negando così il due process e più ancora il sacro diritto di difesa legale della parte offesa.

Chiedo perciò la dovuta e immediata riapertura del fascicolo corrispondente alle mie denunce contro noti e il rigoroso rispetto del due process.

Cordiali e rispettosi saluti,

Paolo De Marco, ex-professore di Relazioni internazionali – Economia Politica Internazionale.

* A parte il « Documento 1 con il suo allegato » tutti gli allegati qui menzionati furono già trasmessi nell’esposto del 4 ottobre 2018.

NOTE:

1 ) Le mie denunce rispetto all’omicidio medicale del mio fratello maggiore sono dimostrate senza la minima ombra di un dubbio, ad esempio, per quello che concerna le prove principali, quelle pubblicate nella Nota * intitolata « The medical murder of Giuseppe De Marco (see some essential documents below) » in http://rivincitasociale.altervista.org/self-separation-the-united-states-and-israel-leave-unesco-good-riddance/ . Tutti i documenti pertinenti sono copiati in uno CD disponibile nel fascicolo 3955/17.

2 ) Avendo trovato negli attrezzi del mio defunto padre, un vecchio moschetto non più funzionale, risalente al tempo di Napoleone, andò subito dai Carabinieri, i quali mi informarono dell’iter da seguire per ottenere il possesso di arma a fuoco. (Vedi l’esposto del 20 aprile 2018). Come tanti immigrati ritornati in Paese, tengo molto agli oggetti che hanno appartenuto alla mia famiglia. Sono orgoglioso di averne potuto restaurare alcuni prima che sia troppo tardi. Il vecchio moschetto storico sarebbe comunque stato piombato per sicurezza come discusso con i carabinieri.

3 ) Sembra che l’Ordine dei Medici di Cosenza pensa di potere ignorare la mia richiesta per la radiazione del Curcio dall’Ordine in data del 25 settembre 2017. Ad oggi non ho ricevuto nessuna risposta malgrado due interventi del ministero della Salute, tramite la Dott.ssa Cristina Rinaldi. Questo comportamento dell’Ordine dei Medici è perfettamente illegale e inaccettabile. Va sanzionato in modo esemplare. »

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