Commenti disabilitati su EX-ILVA. Altiforni 1, 2, 4 e 5 (da rifare) = Chiusura programmata sulla pelle dei lavoratori, delle loro famiglie e degli interessi superiori del Paese ? 14 nov. 2019.

Rimando al mio primo intervento qui : « L’ILVA e il gargarismo ‘nazionalista ‘ della banda trasversale del Britannia » in http://rivincitasociale.altervista.org/ilva-gargarismo-nazionalista-della-banda-trasversale-del-britannia-8-novembre-2019/

La questione sembra essere la seguente: siamo o non confrontati ad una messa in scena concertata per chiudere definitamente l’ex-ILVA? Sacrificare l’industria nel secondo paese manifatturiero della UE nel quale si spende un misero 0,9% del PIL per R&S e dal quale i nostri laureati sono obbligati di scappare all’estero – nuovo brain drain – non ha senso. Meno ancora perché senza una base industriale solida, i servizi alto di gamma possono solo fare sub-appalto e outsourcing per industrie straniere … che non è una situazione ideale …

Non solo la questione dello scudo penale fu dissotterrata in modo opaco – vedi sotto – ma ecco quello che si può leggere nei giornali :

1 ) «Ilva: ArcelorMittal smentisce la permanenza fino a maggio », Secondo il governatore della Puglia il gruppo avrebbe comunicato, invece, la volontà di restare per altri sei mesi. Domani incontro al Mise sindacati-azienda, 14 Novembre 2019 https://www.repubblica.it/economia/2019/11/14/news/ilva_arcelormittal_smentisce_la_permanenza_fino_a_maggio-241069414/?ref=RHPPLF-BH-I241053874-C4-P13-S1.4-T1

2 ) « ArcelorMittal deposita atto recesso, caos nel Governo. » Il M5S è diviso sullo scudo penale. I sindacati: non chiudere il confronto https://quifinanza.it/lavoro/arcelormittal-deposita-atto-recesso-caos-nel-governo-di-maio-non-accettiamo-ricatti/326681/?ref=virgilio

3 ) “ArcelorMittal ha fermato lo sbarco delle materie prime per la produzione”, Lo affermano fonti dell’Autorità di sistema portuale di Taranto: la decisione suggerisce l’ipotesi di progressiva fermata degli impianti https://www.huffingtonpost.it/entry/arcelormittal-ha-fermato-lo-sbarco-delle-materie_it_5dc93504e4b0fcfb7f697612?utm_hp_ref=it-homepage

4 ) Il ministro Gualtieri, pure con i suoi legami ad un istituto Gramsci che, secondo me non merita più il nome, esclude un intervento pubblico a favore del « mercato » – come lo definisce ? -, alla faccia del Costituzione che prevede proprio questo intervento quando il settore privato non è in grado di assicurare l’interesse generale.

Il ministro Gualtieri rimane timorosamente quadrato nei parametri non più legalmente esistenti del Fiscal Compact. Questa bibbia dell’austerità neoliberale monetarista europea non fu legalizzata prima della fine di dicembre 2018 ed è dunque nulla e non avvenuta. Non di meno il ministro « dell’Economia e Finanze » presenta una manovra tragicamente insignificante in una situazione di stagnazione economica, il che risulterà in conseguenze socio-economiche peggiori da quelle prodotte dalla politica di Tria mirata ad ignorare il « lag economico » per rallentare la crescita e discreditare un governo giallo-verde a torto concepito dai poteri forti come contrario ai parametri europei dell’austerità neoliberale monetarista. Tria aveva anche azzerato l’effetto minimo della Quota 100 – 1 impiego sostituito per 3 partenze – bloccando le assunzioni nella PA fine a novembre 2019!

Il ministro Gualtieri continua con convinzione in tandem con Draghi-Lagarde – la proverbiale « foi du charbonnier » – il sosteno tanto inutile quanto nocivo a favore delle banche private – il Fondo Atlante per le banche dispone di una leva finanziaria di 50 miliardi di euro. L’ultimo QE ora attivato comprende aiuti alle banche private con il tiering system per i fondi depositati alla BCE oltre all’acquisto di corporate bonds direttamente sul mercato primario a beneficio di imprese solide che fanno pochi investimenti nell’economia reale a parte i 60-80 miliardi di euro in buybacks mensili che servono solo a versare più dividendi agli azionisti ( Vedi: « Il Qe targato Lagarde compra a mani basse bond francesi, tedeschi e olandesi. Ma fa felici anche le banche italiane », Mauro Bottarelli , https://it.businessinsider.com/il-cerchiobottismo-di-lagarde-spegne-i-mugugni-di-francia-germania-e-olanda-sul-qe-e-fa-felici-le-banche-italiane-col-tiering/

E difficile mettere la mano sull’Accordo siglato da Arcelor Mittal, il governo e i sindacati.

L’essenziale viene riassunto in questo articolo: « I lavoratori dell’Ilva votano l’accordo con Arcelor Mittal. Tutti i punti sotto esame », 10 settembre 2018,07:09, in di domenico palmiotti https://www.agi.it/economia/ilva_referendum_arcelor_mittal-4358873/news/2018-09-10/

Secondo la mia comprensione attuale della problematica, per chiudere l’Altoforno 2 si doveva prima rifare il 5. Questo avrebbe permesso di aumentare la produzione a termine attorno a 10 milioni di tonnellate d’acciaio nel 2023 con gli Altiforni 1, 4 e 5 salvando così gli impieghi e persino aumentando marginalmente i posti di lavoro.

Per fortuna, si sta facendo strada la realizzazione che il polo siderurgico italiano, sopratutto centrato a Taranto, è vitale per gli interessi regionali e municipali – impieghi, indotto, contributi sociali e tasse più consumo – e nazionale visto che si tratta direttamente di oltre 1 % del PIL – cioè attorno a 16 miliardi di euro annui. Molti stanno capendo che senza questo polo siderurgico una gran parte dell’industria italiana sarà in difficoltà, dall’automobile agli elettrodomestici. Intanto, la British Steel fu salvata in modo leale e duraturo con la partecipazione cinese. ( « Sidérurgie: British Steel bientôt sous pavillon chinois », Par AFP, 11/11/2019, in https://www.latribune.fr/entreprises-finance/industrie/industrie-lourde/siderurgie-british-steel-bientot-sous-pavillon-chinois-832767.html . )

La questione dello scudo penale non ha senso e la sua riproposta attuale rimanda o ad una incompetenza criminale durante i negoziati che portarono alla firma dell’Accordo – il che non credo proprio – oppure ad una ignobile messa in scena.

Da un punto di vista generico un agente economico non può essere tenuto responsabile degli inquinamenti prodotti da altri almeno che questa responsabilità non sia specificata in un contratto. La responsabilità penale rimane con l’Articolo 51 per gli inquinamenti prodotti dai nuovi proprietari.

Nel caso dell’ex-ILVA, secondo quando si può capire visto l’opacità calcolata da tutti, incluso i sindacati, rispetto all’Accordo siglato, sembra che Arcelor Mittal non abbia, per contratto, nessuna responsabilità per l’inquinamento causato dagli ex-proprietari con la complicità del nostro Stato latitante e delinquente. Sembra pero che Arcelor Mitall si sia impegnata per contratto per la ristrutturazione-modernizzazione dell’impianto – Altiforni 1,2,4,5 vedi sopra – più la bonifica delle zone inquinate. Ad esempio, i tetti costruiti per evitare lo spargere delle polvere accumulate.

Il problema della sovrapproduzione di acciaio è marginale e transitorio, non giustifica certo la chiusura dell’ex-ILVA, cioè del secondo polo siderurgico europeo, vitale per il nostro Paese. Esistono gli ammortizzatori sociali. In realtà, a parte i calcoli della multinazionale per gestire la sua catena del valore aggiunto senza riguardo per la scala macroeconomica del valore – per il concetto originale vedi il mio Libro III, 2005– cioè l’inserimento della nostra Formazione nazionale nell’Economia Mondiale –, il problema attuale nel settore viene dal contraccolpo dei dazi americani che portò maggiori quantità di acciaio cinese venduto a migliore prezzo nella UE. Questo esigeva contromisure emergenziali contro i fautori del problema cioè i Stati Uniti per compensare la nostra siderurgia. Nel commercio internazionale incluso alla OMC si chiama « countervail » e fa parte della definizione operazionale dell’anti-dumping.

Rimane la questione fortemente strumentalizzata della falsa alternativa: nazionalizzare – o comunque salvare l’ez-ILVA ed i suoi oltre 10 000 posti di lavoro – oppure proteggere la salute dei cittadini. Detto semplicemente così sarebbe una pura vigliaccheria, ed un tradimento dei lavoratori.

Chiudere l’impianto sacrificando il polo siderurgico italiano è una cosa, ma farlo facendo contribuire cittadini-lavoratori e mamme – una minoranza, credo – a chiedere la chiusura senza garantire il ricollocamento con posti di lavoro a tempo pieno oppure per-pensionamento senza tagli alla pensione ai lavoratori, sarebbe un crimine odioso. In effetti, più ancora nel Mezzogiorno sottosviluppato – vedi ultimo rapporto Svimez – in un Paese dove l’ISE per l’assistenza sociale pubblica è di solo 3000.00 euro di reddito familiare annuo con 5000.00 di beni immobiliari, incluso l’automobile, e dove il misero REI – pardon, il reddito di cittadinanza pentastellato – non copre nemmeno la metà dei cittadini in povertà assoluta secondo l’Istat che comunque da numeri molto inferiori a quelli di Eurostat in materia.

Per contro, garantire subito lo spostamento con compenso equo ai residenti del quartiere Tamburi sembra una necessita in tutti i casi, chiusura o non chiusura. Il resto, come ovunque, si affronta con la messa programmata a norme europee dei filtri e della gestione eco-compatibile degli impianti.

Il gargarismo con la de-carbonizzazione è, a senso mio, una strumentalizzazione criminale visto che il CO2 è benefico alle colture e alla vegetazione mentre il vero problema viene dalle particelle sottili e da altre sostanze, ad esempio la diossina. La soluzione risiede nella modernizzazione dell’impianto. Sento gente ben intenzionate parlare di « azzerare il CO2 », una sciocchezza che nemmeno Greta potrebbe proferire, visto che si esala CO2 con la respirazione … al massimo si potrebbe parlare di bilancio neutrale, in quanto tale o a partire di una soglia come quella stabilita dagli Accordi di Kyoto. ( Per l,argomento ecologico e economico vedi: http://rivincitasociale.altervista.org/pianeta-b-soldi-comprarselo-chapeau-bas-ai-giovani-compagni-osa-opposizione-studentesca-dalternativa-3-11-ottobre-2019/ Si deve pure sapere se questo bilancio neutrale include l’importazione oppure no. Non credo che vogliamo seguire L. Summers nel de-localizzare le industrie inquinanti nel Terzo Mondo perché costa meno risarcire le eventuali vittime ! Vedi « Empreinte carbone: faux coupables et vrais pollueurs », Par Alexandre Mirlicourtois, Xerfi, 13/11/2019, in https://www.latribune.fr/opinions/tribunes/empreinte-carbone-faux-coupables-et-vrais-pollueurs-832916.html

Chiudere senza bonifica sarebbe ancora peggio, e sapiamo tutti che lo Stato italiano non ha una buona esperienza da presentare per la bonifica delle zone inquinate, sopratutto nel Sud o attorno a Napoli. Il nostro Stato è ora venduto alla banda del Britannia e al « mercato » di Gualtieri come pure all’acquisto miliardario di F 35, cioè di aeri di combattimento stranieri che implicano una Dottrina militare offensiva contraria al Articolo 11 della Costituzione, oltre a trasportare la Bomba atomica, cosa dimenticata dai 5 Stelle !!! –

Ribadisco quanto detto nel mio primo intervento: Serve un commissariamento immediato o almeno la promessa firmata di Arcelor Mittal E DAL GOVENRO che non si sta giocando la politica del fatto compiuto forzando la chiusura dell’Altoforno 2 – ed altri – per mancanza di approvvigionamento. Quando si chiude un altoforno, sopratutto nella produzione a caldo, ci vogliono mesi per riaccenderlo, il che, nel caso presente, vorrebbe dire de facto che la chiusura sarebbe definitiva.

Ora la chiusura dell’Altoforno 2 senza il rilancio del 5 porterebbe ad una drastica diminuzione della produzione, rendendo tutto lo stabilimento non profittevole. In effetti, rimarrebbe nel migliore dei casi una produzione minima di acciai specializzati con processi ad ossigeno o elettrici, un altro modo per chiudere sulla pelle dei 10 000 lavoratori attuali e dell’indotto. Senza ricollocamento a tempo pieno assicurato.

La nazionalizzazione è indispensabile come pure il rilancio di vari settori come l’elettrodomestico con il ricorso al credito pubblico. Se Atlante fu creata in poche ore per salvare le banche private con una leva di 50 miliardi , non c’è proprio logica di « mercato » che tiene per non salvare il nostro polo siderurgico e le industrie ad esso collegate. Lo dice pure la Costituzione che sancisce l’economia mista e il credito pubblico, questo ultimo con l’Articolo 47.

Con il fallimento del capitale speculativo oggi egemonico, questo ritorno vitale alla nazionalizzazione dei settori strategici si fa strada ovunque. Vedi, ad esempio, il programma del Labor in GB, e non stiamo parlando qui soltanto di Golden share, cioè di azionariato di Stato minoritario. Le joint-venture con imprese statali assieme al rilancio dell’industria devono essere considerati con urgenza e serietà.

Con la mia solidarietà,.

Paolo De Marco, ex-professore di Relazioni Internazionali – Economia Politica Internazionale.

Comments are closed.