Commenti disabilitati su LA SANITÀ TRA TAGLI E CORRUZIONE: una vittima eccellente del federalismo fiscale, 11 giugno 2016.

Riproduciamo qui sotto la CONCLUSIONE. L’articolo è accessibile all’indirizzo seguente:

http://rivincitasociale.altervista.org/la-sanita-tra-tagli-e-corruzione-una-vittima-eccellente-del-federalismo-fiscale/

Indice:

Trattiamo qui dell’effetto devastante del federalismo fiscale sulla Sanità. Questo testo è la forma scritta completa del mio contributo durante la Conferenza tenutasi a Reggio Calabria e disponibile in: https://www.facebook.com/FedericaDieniM5S/videos/vb.296261957143986/718701461566698/?type=2&theater .

Possiamo benissimo immaginare quello che succederebbe con l’ulteriore deriva del « federalismo competitivo ».

Contenuto dell’articolo:

1) Illustrazioni introduttive

2) Monetarismo neoliberale e federalismo fiscale

3) Public policy monetarista, leggi di Stabilità e tagli strutturali

4) Monetarismo e federalismo fiscale applicati al livello provinciale (Calabria)

a) Piano di Rientro e ristrutturazione economica-finanziera (i.e., disavanzi)

b) Politica del farmaco

c) Politica del Personale

5) Conclusioni.)

XXX

CONCLUSIONI

Sarebbe forse il caso di trarre alcune conclusioni tratte da questa analisi. Preme farlo in un modo non tanto formalmente normativo quando operativo.

a) Sintetizzare, aggiornare e diffondere l’informazione. Oggi anche le vittime del Piano di Rientro pensano che sia necessario portarlo a termine senza nemmeno sapere cosa questo PdR monetarista raccomanda in termini di ristrutturazioni e di privatizzazioni. (Per norma non più del 30 % delle strutture sanitarie può essere lasciato al privato; in Calabria, questo ratio non viene neanche rispettato per gli ospedali, in quanto tali!) Siamo tutti convinti che il sistema va risanato ma deve esserlo mettendo la salute delle cittadine/i al centro del processo. Oggi abbiamo tutti sotto gli occhi i risultati della catastrofica scelta di riconvertire una ventina di presidi ospedalieri e di diminuire di 65 000 i ricoveri nelle strutture pubbliche e solo di 7000 nelle strutture private. L’enormità della mobilità passiva non necessita altri commenti. Forse l’elemento più emblematico dell’ignoranza mantenuta dal sistema al soggetto riguarda l’impossibilità di determinare il numero di impiegati nella sanità calabrese e dunque le loro condizioni di lavoro ecc. Questo non succede nemmeno nei paesi del Terzo Mondo.

b) Trasparenza e obbligazione di seguire un processo pubblico per tutti gli appalti. Abbiamo visto come le soglie per gli appalti esonerati di ogni obbligatorietà sono determinate ad arte causando uno immenso trasferimento di soldi pubblici nelle tasche private senza nessuna possibilità di controllo. Perciò, tutti gli acquisti, indipendentemente delle somme considerate, debbono imperativamente far l’oggetto di appalti pubblici con dei cahiers des charges verificabili e pubblicati. La competenza della SUA deve essere estesa a tutti gli appalti con verifica dell’ANAC. La divulgazione deve essere automatica anche se, in generale, il Freedom of Information Act italiano deve essere esteso.

c) Creare una Ombudsperson regionale dedicata al settore della Sanità e rafforzare la class action. Tutti i rapporti, incluso il PdR stesso, insistono sopra quello che viene chiamato eufemisticamente « inappropriatezze ». Questo stato di affare risulta solo dalla mancanza di responsabilizzazione nel settore, almeno per quello che riguarda i servizi ricevuti dai pazienti. E vero che le Standard Operating Procedures (SOP) sono importantissime per il buono funzionamento delle burocrazie e dei sistemi sociali complessi. Queste vengono introdotte assieme alle nuove tecnologie nell’ottica della privatizzazione o del monitoring delle spese. Si dimentica l’essenziale, cioè la relazione con i pazienti. Solo creando canali istituzionali di responsabilizzazione si potrà sperare uscire dal drammatico quadro disfunzionale attuale.

d) Modificare il mandato ed i poteri del Commissario ad acta. Oggi il Commissario ad acta è legato alle decisioni giuridiche preliminari alla sua nomina. In oltre, rimane prigioniero della spartizione delle competenze tra livello nazionale e regionale. Questo rimane vero nel caso del commissariamento dei comuni in dissesto. In effetti, il Commissario ad acta vede la sua funzione circoscritta al riassorbimento dei disavanzi. Si limita il più spesso a stilare una lista di debitori da rimborsare in priorità. Questo viene fatto senza nessuno auditing che sarebbe di rigore per tutti i contratti visto l’opacità degli appalti, per mettere fine al malaffare che troppo speso li caratterizza. Alcuni vengono rimborsati in priorità invece di finire in prigione. In effetti, la funzione del Commissario ad acta, specialmente nel Mezzogiorno, consiste nel salvare il sistema, sopratutto il più marcio, senza mai pulire le stalle di Augia. I politici hanno subito capito come sfruttare questa inappropriata istituzione, hanno capito che se gli eletti vengono a volte sospesi tutta la burocrazia rimane intatta, ovviamente con tutti i suoi collegamenti clientelari ed altri. Per essere efficace, il Commissario ad acta deve basarsi sopra un auditing completo e rigoroso ed avere il potere di sanzionare tutti quelli che non hanno rispettato l’interesse pubblico e le leggi, senza nessuna eccezione. Altrimenti, diventa fatalmente il garante del sistema di malaffare e la sua migliore legittimazione anche se al suo malgrado.

e) Cambiare il paradigma economico di referenza. Abbiamo dimostrato qui sopra il legame di causa a effetto tra monetarismo neoliberale e federalismo fiscale, e tra questi ed il collasso del sistema sanitario italiano come pure dell’intero sistema Paese. Non si può più pensare in termini di eccezioni, ad esempio nell’ottica dell’Articolo 107 del Trattato di funzionamento dell’Unione Europea. Questo articolo permette misure diverse ma teoricamente transitorie in caso di forte disaggio strutturale in termini di disoccupazione, di disparità regionale ecc. Oppure nell’ottica dell’Articolo 44 della Costituzione, ad esempio per gli ospedali di montagna. Oggi, il libero-scambio globale e la speculazione egemonica hanno drasticamente ridotto l’efficacia di queste eccezioni. Basta aggiungere che il marginalismo, particolarmente il marginalismo speculativo monetarista, è solo una cinica narrazione a-scientifica. Il suo scopo è di imporre il « ritorno forzoso ad una società della nuova domesticità e della nuova schiavitù ». Rimando per la dimostrazione a 1) Hi-Ha. Le asinesche allucinazioni visuali degli economisti borghesi (2009); 2)  Compendio di Economia Politica Marxista. Ambedue nel sito www.la-commune-paraclet.com, il primo disponibile in Download Now nella Sezione Livres-Books ed il secondo nella stessa Sezione.

f) Per finire può essere utile dire quale sarebbe il modello sanitario ideale. Le percentuali del settore sul PIL dimostrano che il sistema è più razionale, più efficace e molto meno costoso quando è pubblico. Nel contesto attuale, il sistema pubblico è spesso insidiosamente spinto a diventare disfunzionale per legittimare la sua privatizzazione. Gli esempi nazionali e regionali sono molteplici. Basta citare la recente sparizione di attorno a 50 milioni di euro in Calabria Verde senza che nessuno se ne sia accorto (!), per capire il trucchetto. Il altre parole, quando un sistema pubblico non funziona basta mandare tutti i dirigenti a casa e riorganizzarlo per rendere il sistema nuovamente operazionale ed efficiente senza privatizzarlo. In questo modo, si evita di dovere affrontare i sprechi del sistema privato e la tragica trasformazione degli utenti in clienti. Detto questo, il sistema pubblico sanitario dovrebbe seguire le linee strategiche seguenti:

  • Primo e Secondo livelli. Il primo livello è quello posto in prima linea: include gli uffici medici ed i laboratori. E ben inteso le cliniche di prima linea da non confondere con i proto soccorso. Con una medicina socializzata si può facilmente raggruppare i medici mettendo a loro disposizione dei laboratori di prima linea e le cliniche di prima linea. Questo favorirebbe la medicina preventiva. In oltre, la professione medica è fra le più propense ad utilizzare le nuove tecnologie, incluso per il monitoraggio epidemiologico e per quello relativo alle prescrizioni. La centralizzazione di queste informazioni nel rispetto della privacy, permetterebbe una migliore pianificazione nazionale e regionale. Di più, favorirebbe la ricerca: in effetti, le banche dati così costituite sarebbero di una grandissima utilità per i medici di medicina generale ma specializzati in ricerche epidemiologiche, dunque conoscitori sul terreno. Questo implica che siano prese in linea di conto le ore lavorative, quelle destinate ai pazienti e quelle destinate alla ricerca. Il tutto potrebbe essere coordinato al livello universitario, non solo nazionale ma internazionale.

  • Il secondo livello include quello che il PdR chiama Hub, Spoke e ospedali generali senza dimenticare gli ospedali di montagna o quelli delle isole poco accessibili. Non serve chiudere l’ospedale di San Giovanni in Fiore con il suo importante bacino silano solo per rendere profittevole certi ospedali privati, situati nelle grandi città più vicine, ma difficilmente accessibili in meno di 60 minuti con l’ambulanza. Precisiamo che l’elisoccorso è necessario ma non può giustificare la chiusura degli ospedali di montagna perché l’elicottero non può sempre decollare. In montagna o in mare le turbolenze sono spesso importanti, per non parlare delle condizioni invernali. Il problema dell’urgenza non va affatto risolto con lunghe attese dissuasive, contrarie allo spirito del sistema per non dire allo Giuramento di Ippocrate. Basta prevedere un buono triage all’Urgenza negli ospedali e prevedere a fianco una clinica di prima linea attrezzata con un laboratorio di prima linea. In questo modo si prende cura dei pazienti e del loro disaggio favorendo pure la costituzione di una banca dati relativa a questo tipo di visite. Per risolvere problemi reali o presunti si deve prima studiare la loro genesi.

  • Sviluppare ricerche e servizi di gerontologia, di geriatria e di mantenimento a domicilio. La popolazione invecchia. Il mantenimento a domicilio, oltre a preservare l’autonomia dei senior, costa molto meno. Perciò, la ripartizione degli ospedali sul territorio non può prescindere dei specifici bacini da servire in tempi rapidissimi, in particolare nelle zone montane e nelle isole. Da sottolineare che il turismo costituisce un investimento importante: di fatti, secondo le infrastrutture disponibili, il Moltiplicatore settoriale si aggira attorno a 4 o 7 euro per un euro investito. I senior costituiscono una grande fetta della clientela turistica. Di più, dato l’invecchiamento generale, le cure di geriatria rappresenteranno oltre a 4 % del PIL mondiale, una fonte da sapere sfruttare.

  • La socializzazione dei farmaci, con il pagamento all’atto dei medici rimane una delle voci più costosa del sistema sanitario. La scelta di fondi sanitari e assicurativi privati costa molto più caro perché non risponde alla logica mutualistica pura, ma al contrario a quella dell’ottimizzazione dei dividendi per gli azionari. Di più risulta antitetica alla logica odierna della generalizzazione della precarietà. La precarietà diminuisce i contributi sociali e le entrate della fiscalità generale. Questo vale pure per il ticket detto moderatore. Ripetiamo che il fallimento annunciato, e oggi già vistoso, della Obamacare fu proprio dovuto alla scelta di favorire Big Pharma e le grande compagnie di assicurazioni. In modo transitorio, prima di arrivare alla totale socializzazione della politica del farmaco, si può pensare ad estendere l’uso dei generici ed a favorire l’introduzione dei nuovi farmaci di ultima generazione quando questi sono stimati necessari, ma farlo a prezzo quasi di generico. Ne abbiamo già parlato sopra. Questo può essere fatto negoziando volumi di acquisti per un tempo determinato – garantendo così ricette assicurate per le aziende, più i risparmi sul marketing ecc – ed adeguati compensi per il finanziamento delle loro attività di R&S, il nervo della « guerra » in questo dominio. Va sottolineato che i Stati sovrani hanno il diritto, sancito dalla Organizzazione Mondiale per la Salute, di sospendere i brevetti in caso di emergenza sociale. In breve, se lo Stato decide di tutelare la salute delle sue cittadine/i, le aziende farmaceutiche hanno interesse a negoziare. (Nota aggiunta il 15 giugno 2016: vedi l’importante articolo di Médecins du monde e la loro petizione da emulare in Italia: Prix des médicaments : la campagne que les labos ne veulent pas voir Entretien réalisé par Alexandre Fache Lundi, 13 Juin, 2016, L’Humanité http://www.humanite.fr/prix-des-medicaments-la-campagne-que-les-labos-ne-veulent-pas-voir-609422 . L’articolo sottolinea che in Francia una cura per l’Epatite C di 12 settimane costa 41 000 euro per un costo di produzione di solo 100 euro.)

  • La stessa cosa può essere detta per la socializzazione delle apparecchiature medicali e ospedaliere visto l’importante percentuale di denaro pubblico speso nel settore. In altre parole, difendere un settore industriale di punta, settore che necessità una forza di lavoro spesso molto qualificata e dunque propensa a dare sbocchi ai giovani.

    Paolo De Marco

Nota aggiuntiva di aggiornamento:

Nel 2014: Nel testo scrivevo così « Non stupisce affatto l’enormità della mobilità passiva: cioè, nel 2014, più di 60 000 calabresi si curarono fuori per un costo esorbitante di 214 256 688 euro. ».

Nel 2016: « Con un debito per il 2016 – certificato dal tavolo di monitoraggio – che supera gli 88 milioni di euro, più di 5mila operatori fuori dal sistema e nessuna riorganizzazione strutturale, in una Regione in cui la spesa sanitaria rappresenta circa il 65% del bilancio e la migrazione per le cure pesa più di 300 milioni di euro … », vedi « Disastro Calabria, faccia a faccia Oliverio-Lorenzin: «Ne parleremo in Cdm» », di Donata Marrazzo http://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/dal-governo/2017-12-06/disastro-calabria-faccia-faccia-oliverio-lorenzin-ne-parleremo-cdm–134343.php?uuid=AErHlAOD

Nel 2017: « a fronte di poco meno di 60 mila ricoveri fuori regione, ha maturato un debito pari a oltre 319 milioni di euro. » Ancora: « Nel 2017 ben 13 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi per motivi economici, per le lunghe liste di attesa o perché non si fidano del sistema sanitario della loro regione. Oltre 320 mila “viaggi della speranza” dal Sud con bilanci in rosso per ben 1,2 miliardi di euro.» in La performance sanitaria” di Demoskopika. Calabria prima per mobilità “passiva” AUDIO), in RedazioneMar 28, 2018Calabria, Italiahttps://www.quicosenza.it/news/calabria/209208-sanita-sul-podio-emilia-romagna-giu-sicilia-molise-risale-la-calabria

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