Commenti disabilitati su Renzi e il ritorno dello spirito anti-democratico in un’Italia svenduta

Vedi PROGETTO DI REVISIONE COSTITUZIONALE. http://www.repubblica.it/politica/2014/03/31/foto/slide_boschi-82412707/1/?ref=HREA-1#1

(vedi Erratum qui sotto)

Le due questioni fondamentali della nostra classe dirigente trasversale sono queste:

  • 1.     Come privatizzare tutto quello che rimane da privatizzare al livello nazionale e locale?
  • 2.     Come vietare che i disagi causati da queste ultime privatizzazioni creano rivolte popolari?

La via maestra è quella della distruzione della Costituzione. La Costituzione è fondata sopra la sovranità del popolo e sopra un’economia mista che garantisce i diritti del lavoro assieme alla solidarietà nazionale nel quadro di una Repubblica laica « una e indivisibile.»

La modifica del Titolo V ha un obbiettivo unico ben spiegato da Gutgeld, quello che scrisse il programma di Renzi, cioè cambiare la divisione delle competenze tra Stato e Enti locali, in modo da potere eliminare le resistenze democratiche alla privatizzazione di quello che rimane da privatizzare al livello nazionale, e sopratutto oggi quelle resistenze alla privatizzazione delle 3500 imprese locali dedicate ai servizi considerati come beni comuni.

La modifica del Titolo V ha pure come obbiettivo la distruzione dell’unità italiana, trasformando l’Italia in una serie di regioni subalterne all’Unione europea. Il disastro della Sanità – con la sua regionalizzazione e la sua rampante privatizzazione, aggravata dal passaggio dai costi storici ai costi standard – è il modello di quello che sarà generalizzato con queste modifiche anti-costituzionali. Questo include la rovinosa privatizzazione della gestione dei rifiuti.

 Così il 10 % che controlla già il 48 % delle ricchezze nazionali si impadronirà – rovinandoli come Telecom e Alitalia ecc – degli ultimi gioielli nazionali, mentre le regioni del Nord – balordo Modello del Nord-Est con 90 % delle aziende con meno di 10 impiegati – diventeranno una periferia dell’Europa centrale, mentre quelle del Sud diventeranno una periferia mediterranea del Terzo Mondo nordista.

Il Senato trasformato in una camera non-eletta delle autonomie locali consacrerà questo alto tradimento della nostra Costituzione.

La questione diventa allora cosa fare per impedire la reazione sempre temuta del popolo sovrano? La risposta dei nostri dirigenti è semplice: impedire la rappresentanza autonoma del popolo (grotteschi sbarramenti elettorali e finanziamento privato dei partiti politici (1) poi dedotto dalle tasse …) e svuotare in modo sistematico il potere residuale delle assemblee così (male)elette. Non solo svuotamento del potere finanziario dello Parlamento con la privatizzazione di Bankitalia a partire del 1981 e recentemente con il Fiscal compact; non solo svuotamento del potere economico dello Stato e del Parlamento a favore di un Tesoro, oggi sottoposto all’egemonia delle banche cosiddette universali, e a favore di Agenzie non elette come l’Anti-trust; non solo svuotamento del potere locale con il Patto di stabilità interno con il trasferimento delle responsabilità senza trasferimento fiscale adeguato. Non solo svuotamento della democrazia sindacale benché protetta dalla Costituzione. Ora si tratta semplicemente di sostituire la sovranità dei grandi azionisti privati alla sovranità del popolo.

Renzi-Gutgeld ed altri del genere stanno distruggendo il Paese, distruggendo la Costituzione. Lo fanno con massimo cinismo e demagogia, ingannando la nostra gente. Stano marciando verso il « ritorno » ad un regime totalitario fondato sulla precarietà generale, senza diritti e senza servizi sociali (il 68 % dei nuovi posti di lavoro è ormai composto da lavori precari; col Jobs Acts questi posti rimarranno senza tutela per 3 anni, in fatti moltiplicati 8, cioè per 24 anni …)

La copia Renzi-Gutgeld è la punta avanzata del nuovo filosemitismo nietzschiano che già ieri, con il suo altro figurante clownesco Mussolini (vedi Sarfatti al posto di Gutgeld), ci ha imposto per più di due decenni la più vile più barbara regressione di civiltà.(2)

Sappiamo oramai che le istanze garanti garantiscono solo questo smantellamento illegale e criminoso della nostra Costituzione. I principi cardini della nostra Costituzione non sono modificabili con l’Articolo 138 ma al limite solo con una nuova Assemblea costituente. Bisogna dunque organizzarci per bloccare l’illegale cosiddetto Italicum, la riforma federalista del Senato e la nuova riforma del Capitolo V, tramite referendum.

 Questo preme molto di più dell’impossibile referendum contro i Trattati europei, in realtà solo ideato per fare perdere tempo alla sinistra focalizzandola contro l’euro mentre i nostri nemici principali sono nemici interni (visto che questo pseudo-referendum non fu fatto in tempo quando io l’avevo chiesto, come non fu allora neanche discusso il referendum per la modifica del Articolo 81 della Costituzione che istituì uno sempliciotto ed asinesco Fiscal compact, oggi impossibile da rispettare come era prevedibile sin dall’inizio… Se i referendum possibili non vengono decisi nei primi sei mesi dopo il passaggio delle leggi costituzionali contestate, allora bisogna riconoscere che fu fatto di tutto per lasciare passare il treno … Fare finta di piangere è solo ipocrisia. Rimane allora solo l’alternativa di une revisione costituzionale in senso contrario …)

Bisogna reagire: Il popolo è solo sovrano. Rimando al mio Appello in http://rivincitasociale.altervista.org.

Vostro,

Paolo De Marco.

1) Da notare che i sprechi del finanziamento pubblico creati ad arte per poi legittimare la distruzione del finanziamento pubblico – e della visibilità mediatica che ne segue – potevano essere impediti con massima semplicità fissando una soglia massima e verificabile di spese per i Partiti secondo i voti ricevuti. Il finanziamento privato trasferisce il potere sovrano del popolo, esercitato tramite i suoi rappresentanti eletti, ai poteri forti soli capaci di finanziare questi partiti con doni privati altissimi; questi doni vengono poi in parte dedotti dalle tasse, cioè, per colmo di assurdità, vengono pagati in fine dal popolo spossessato dal suo potere. Intanto, il popolo, massivamente ridotto alla precarietà, non potrà finanziare i suoi propri partiti. Si creano così le basi materiali di una nuova e disgustosa plutocrazia aggravata dalla sovra-rappresentanza dei più pitre, la nuova meritocrazia oggi già evidente nel nostro Paese.

2) Per la critica del programma Renzi-Gutgeld vedi l’articolo in italiano nella Sezione Book Review del sito www.la-commune-paraclet.com

ERRATUM (2014-04-03)

Ho scritto qui sotto: « il 68 % dei nuovi posti di lavoro è ormai composto da lavori precari; col Jobs Acts questi posti rimarranno senza tutela per 3 anni, in fatti moltiplicati 8, cioè per 24 anni …»

In realtà le 8 proroghe sono « comprensive » dei 36 mesi. Comunque, mi sembra ancora peggio della mia prima interpretazione, semanticamente confusa, visto che prima dei 36 mesi può avvenire il licenziamento senza ricorsi mentre la corsa, già oltre decennale, alla trasformazione del Contratto determinato in Contratto indeterminato può essere ancora aggirata modificando la descrizione dell’impiego.

La logica è quella della precarietà a vita per fasce crescenti di lavoratrici e lavoratori mentre si prende pretesto della creazione di questi contratti per sovvenzionare le imprese che se ne prevalgano senza garantire diritti sociali e pensioni degni del nome.

Ecco l’articolo 4 del Decreto Legislativo 6 settembre 2001, n. 368http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/01368dl.htm

Art. 4. Disciplina della proroga

1. Il termine del contratto a tempo determinato può’ essere, con il consenso del lavoratore, prorogato solo quando la durata iniziale del contratto sia inferiore a tre anni. In questi casi la proroga e’ ammessa una sola volta e a condizione che sia richiesta da ragioni oggettive e si riferisca alla stessa attivita’ lavorativa per la quale il contratto e’ stato stipulato a tempo determinato. Con esclusivo riferimento a tale ipotesi la durata complessiva del rapporto a termine non potra’ essere superiore ai tre anni.

2. L’onere della prova relativa all’obiettiva esistenza delle ragioni che giustificano l’eventuale proroga del termine stesso e’ a carico del datore di lavoro.

Ecco la modifica del Jobs Act: DECRETO-LEGGE 20 marzo 2014, n. 34 http://www.altalex.com/index.php?idnot=66914

Art. 1

b) all’articolo 4, comma 1, secondo periodo, le parole da: «la proroga» fino a: «si riferisca» sono sostituite dalle seguenti: «le proroghe sono ammesse, fino ad un massimo di otto volte, a condizione che si riferiscano».

 Ecco alcuni commenti interessanti sul decreto:

Il “jobs act” già denunciato alla Commissione Europea

Mercoledì, 02 Aprile 2014 11:42 Redazione Contropiano http://www.contropiano.org/lavoro-conflitto/item/23164-il-jobs-act-gia-denunciato-alla-commissione-europea

Il Vangelo secondo Matteo. Un commento al Dl 34/14Giovedì, 03 Aprile 2014 09:32 Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli http://www.contropiano.org/documenti/item/23179-il-vangelo-secondo-matteo-un-commento-al-dl-34-14

Paolo De Marco

 

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