Commenti disabilitati su RIABILITARE L’OSPEDALE DI MONTAGNA DI SAN GIOVANNI IN FIORE. (12 gennaio 2017.)

(Riassunto: Ospedale di montagna dovuto costituzionalmente; norma posti letto del 3,7/000; geriatria moderna necessaria per ragioni demografiche e turistiche; spreco per la mobilità passiva di oltre 214 milioni nel 2014 ma in crescita; Fondo sanitario per gli investimenti e la modernizzazione di 258 milioni inutilizzati nel 2014; infine, per norma, la parte private della sanità deve rimanere sotto il terzo delle offerte totale. La Calabria non rispetta nessuno parametro sanitario legale, deve mettersi alle norme d’urgenza!)

Vogliamo reagire al recente Consiglio comunale del 4 gennaio 2017 dedicato alla Sanità a San Giovanni in Fiore. ( https://vimeo.com/198183090 ) Lo facciamo in spirito costruttivo. Notiamo che durante questa seduta del Consiglio si iniziò a parlare in modo più concreto, lasciando da parte le incongruità tale specialisti pagati per eventuali interventi per la tiroide – interventi scarsi e comunque non così urgenti da essere fatti in loco da uno specialista assegnato per questo da fuori un giorno a settimana. (Rimandiamo alla Categoria « Sanità » del sito http://rivincitasociale.altervista.org per una analisi più dettagliata.) 

In questo contesto notiamo: 

  1. Anche nel Piano di Rientro (PdR) originale, l’ospedale pubblico di San Giovanni in Fiore (CS) risultava essere uno ospedale di montagna, in linea con l’Articolo 44 della Costituzione italiana.

  2. In quanto ospedale di montagna per San Giovanni in Fiore, la più grande città europea situata oltre 1000 metri, e per tutto l’Altopiano silano, l’ospedale deve per forza essere uno ospedale generale con specialistiche adattate al suo bacino di popolazione, dunque al quadro epidemiologico specifico dell’Altopiano silano, tra cui la gerontologia e la geriatria. 

  3. L’Altopiano silano ha una popolazione che supera i 60 000 abitanti localizzati attorno a San Giovanni, dunque ad una distanza moderata del suo ospedale. Un viaggio di 2 ore in caso di urgenza fine a Cosenza, Crotone o l’ospedale spoke o hub più vicino non costituisce una norma accettabile. Per ovvie ragioni climatiche e geografiche, l’eliporto non risolve il problema né in montagna né nelle isole.

  4. « In termini di posti letto la norma del 2014 era di 3,7/000. Prima del PdR il punteggio regionale era di 3,9/000 mentre oggi è di solo 2,77/000. Il PdR prevedeva un obbiettivo di 3,8/000. »,  vedi il capitolo 4) Monetarismo e federalismo fiscale applicati al livello provinciale in http://rivincitasociale.altervista.org/la-sanita-tra-tagli-e-corruzione-una-vittima-eccellente-del-federalismo-fiscale/

  5. Il numero minimo di posti letto a San Giovanni in Fiore dovrebbe dunque essere di almeno: (30 000/1000) x 3,7 = 111.

  6. San Giovanni in Fiore con tutto l’Altopiano silano dovrebbe chiedere un rapporto ufficiale e urgente rispetto al loro quadro epidemiologico specifico. I problemi cardiaci e quelli  legati alla geriatria, al diabete, all’urologia, alla ginecologia ed alla maternità sono già noti, come pure i bisogni degli eventuali turisti forestieri, incluso a Lorica durante le stagioni turistiche. Rimane che la conoscenza del quadro epidemiologico preciso è necessaria per organizzare le specialistiche prioritarie dell’ospedale di San Giovanni in Fiore e del suo Pronto Soccorso.

  7. Gli ospedali generali ed i spoke più vicini sono già sovraffollati, con un personale invecchiato e sovra-sfruttato (Vedi articolo già citato). Durante le campagne elettorali si parla di costruire altri ospedali; queste promesse sono subito dimenticate dopo le elezioni. Consideriamo che la localizzazione degli ospedali deve rispondere ai bisogni verificati dei bacini specifici di popolazioni. La concentrazione degli ospedali in poche città aumenta il problema dello sovraffollamento mettendo a repentaglio le popolazioni. In oltre queste sono costrette a fare pericolosamente i conti con uno inaccettabile tempo di trasporto d’urgenza massimo fissato a 2 ore!

  8. Esiste un Fondo per l’innovazione e per la modernizzazione ospedaliera in Calabria di oltre 258 milioni di euro non ancora utilizzati nel 2014. (1) Invece di proposte elettoralistiche di costruzione di nuovi ospedali in città già provviste al livello sanitario, sarebbe urgente e molto più economico riabilitare e modernizzare le strutture ospedaliere già esistenti con i loro consistenti bacini di popolazione, ad esempio gli ospedali di Crati, Serra San Bruno, Soveria Mannelli e di San Giovanni in Fiore.

  9. Il suddetto Fondo potrebbe permettere il rapido sviluppo di un diparto di geriatria moderna altamente specializzato a San Giovanni in Fiore. Tale specializzazione, col corrispettivo mantenimento a domicilio dei nostri anziani, corrisponde ad un bisogno accertato. In oltre, essa permetterebbe di attingere al rimpatrio turistico dei nostri concittadini. Il mercato mondiale legato alla geriatria moderna è stimato attorno al 3 o 4 % del PIL mondiale. Un ospedale rappresenta sempre una « struttura strutturante » dal punto di vista socio-economico. Si sa per altro che, a secondo delle infrastrutture disponibili, un euro investito nel turismo ne fa circolare da 4 a 7 euro grazie al Moltiplicatore locale. 

  10. La Calabria spendeva 214 256 688 euro in 2014 per la cosiddetta « mobilità passiva ». (1 idem) Il Signore Pacenza per la Commissione “Salute” della Conferenza Stato-Regione dichiarava il 27-09-2016 che : « aumenta il trend negativo della mobilità sanitaria calabrese. » ( in http://urp.regione.calabria.it/website/portaltemplates/view/view.cfm?1258 )2 Perciò, il Fondo già citato deve essere utilizzato anche con lo scopo di diminuire questo formidabile costo annuo per la sanità calabrese. Non solo i spoke debbono ricevere mandato di raggiungere livelli di qualità certa, in modo da diminuire ed eventualmente eliminare la maggiore parte della mobilità passiva, ma gli ospedali generali, in particolare nelle zone montane o isolate, debbono contribuire a rendere la medicina preventiva una realtà operativa e culturalmente integrata in Calabria.

  11. Il Comitato Cittadino per il Lavoro Dignitoso sottolinea che lo sviluppo di un diparto di geriatria moderna in uno ospedale generale di montagna riabilitato a San Giovanni in Fiore corrisponde a uno dei suoi 7 progetti concreti di creazione di posti di lavoro e di sviluppo locale sostenibile.

  12. La Calabria ed in particolare tutto l’Altopiano silano conoscono una situazione di disaggio socio-economico facile da riassumere visto che il tasso di occupazione è sotto il 38 % mentre il tasso di povertà è di « 5 volte maggiore rispetto al nord della Penisola.» (2) Perciò, il sistema sanitario calabrese deve ritornare ad essere maggiormente pubblico. Oggi le norme di spartizione pubblico/private sono mostruosamente ignorate a favore del settore privato. La tendenza crescente della cosiddetta « compartecipazione » dei cittadini (3) produce il rinuncio di oltre 11 milioni di Italiani alle cure (4), per la più parte in Calabria, nel Mezzogiorno e nelle zone di periferia al Nord come al Sud. Perciò, per norma e per Costituzione l’ospedale generale di montagna di San Giovanni in Fiore, da riabilitare al più presto, deve rimanere uno ospedale pubblico.  

Paolo De Marco,   

Per il Comitato Cittadino per il Lavoro Dignitoso. (Testo approvato dal CCLD in AG il 13 gennaio 2017)

Note:

1) « Il collasso del sistema sanitario calabrese non si ferma qui. Malgrado l’Accordo di Programma Quadro sottoscritto con il MEF, su 608 milioni di euro disponibili per investimenti in tecnologia e per la costruzione di nuovi ospedali, 258 milioni non sono ancora utilizzati.  (Vedi « #FOCUS | Sanità in Calabria, le falle del sistema nel report della Corte dei conti » di ILARIA LENZA, https://www.zoom24.it/2016/03/30/focus-sanita-calabria-sistema-rapporto-finanza-pubblica-corte-conti-12952/ ». Poco fa si parlò della costruzione di un nuovo ospedale a Cosenza probabilmente in chiava elettoralistica ma senza dire una parola sugli ospedali di montagna…

Peggio ancora ecco come il Piano di Rientro ha previsto la riorganizzazione del nostro sistema, in particolare l’uso dei posti letto. Fu pianificato a freddo il taglio triennale di 65 000 ricoveri in meno nel settore pubblico e di solo 7 000 in meno nel settore privato. Non stupisce affatto l’enormità della mobilità passiva: cioè, nel 2014, più di 60 000 calabresi si curarono fuori per un costo esorbitante di 214 256 688 euro. » in http://rivincitasociale.altervista.org/la-sanita-tra-tagli-e-corruzione-una-vittima-eccellente-del-federalismo-fiscale/

2) « Presentato il IX Rapporto su povertà ed esclusione sociale intitolato “Famiglie in salita”, elaborato come di consueto da Caritas e Fondazione Zancan, ha evidenziato come la povertà al sud sia circa 5 volte maggiore rispetto al nord della Penisola.» In http://www.calabriaonline.com/specialecol/articoli_COL/articoli/poverta-in-calabria.php

3) « In termini di compartecipazione, la spessa sanitaria privata aumenta ovunque nel Paese e più ancora nel Sud, provocando un grave deterioramento del quadro epidemiologico. Il risultato immediato si legge nel numero crescente di cittadine/i che rinunciano alle cure.(8) Già nel 2014, il Rapporto Meridiano notava che se l’aspettativa di vita era cresciuta di 2 anni dal 2005-2013, contemporaneamente gli anni in buona salute erano scesi di 5,8 anni mentre gli anni in non buona salute erano cresciuti di 7,8 anni passando da 13,6 a 21,4 anni. Basterebbe aggiungere che gli operai, secondo la loro professione, muoiono 6 o 11 anni in media prima dei loro dirigenti. 

Con tutto ciò, visto la struttura sempre più disuguale dei redditi, le coperture private non decollano in Italia – fondi sanitari, assicurazioni, ecc. Questa tendenza è facilmente analizzabile perché queste coperture sono per lo più legate al lavoro dipendente, più o meno stabile. Avere inserito la tutela delle assicurazioni private assieme alla promozione della concorrenza nella controriforma costituzionale sembra perciò fuori luogo. In effetti, si sancirebbe la distruzione costituzionale dei programmi sociali fondati sui principi di ripartizione e di solidarietà nazionale in violazione frontale con i principi cardini della nostra Costituzione. Va sottolineato che questi non sono modificabili e perciò, non direttamente oggetto dalla controriforma. » in http://rivincitasociale.altervista.org/la-sanita-tra-tagli-e-corruzione-una-vittima-eccellente-del-federalismo-fiscale/

4) « Censis 11 milioni di italiani hanno rinunciato alle cure. Pesano le liste d’attesa »Sono due milioni in più rispetto a 2012. Anziani quasi un quarto di chi salta o rinvia esami e terapie. La spesa privata aumenta del 3%, 08 giugno 2016 http://www.repubblica.it/salute/2016/06/08/news/censis_11_milioni_di_italiani_hanno_rinunciato_alle_cure_nel_2016-141551883/?ref=HREA-1

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