Commenti disabilitati su LA RIFORMA COSTITUZIONALE RENZI-GUTGELDIANA: Distruzione del Paese ad opera del « federalismo competitivo ».

(Bocciare questa riforma costituzionale mal-ispirata è un imperativo democratico.)

Vedi : « Riforma costituzionale: il testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale » Disegno di legge, 12/04/2016 , G.U. 15/04/2016. Pubblicato il 18/04/2016  http://www.altalex.com/documents/news/2016/04/13/riforma-costituzionale-il-testo. (Questo link fornisce pure una sintesi ufficiale, da confrontare con la mia critica … Alla fine di questo articolo troverete i link a vari articoli sulla riforma tra i quali uno a favore.)

Vedi pure:

a) Su questo stesso sito: « Riforma costituzionale: uno straccio tipicamente anti-nazionale e spinelliano » , e

b) Book Review: Yoram Gutgeld, Più uguali, più ricchi, ed Rizzoli, 2013, ovvero un sacco di vecchi cliché neoliberali che non valgono la carta sulla quale sono scritti, in http://www.la-commune-paraclet.com/Book%20ReviewsFrame1Source1.htm . Sulla biografia dell’israeliano-americano Gutgeld vedi : https://it.wikipedia.org/wiki/Yoram_Gutgeld

Contenuto

1) Le pretensioni del governo

2) La divisione dei poteri o federalismo competitivo.

3) Divisione dei poteri legislativi: tirannia domestica di uno Esecutivo subalterno.

4) La riforma costituzionale e l’integrazione europea.

5) Le incoerenze della riforma renzi-gutgeldiana.

1) LE PRETENSIONI DEL GOVERNO.

Riforma anti-casta? Il Senato passa da 321 a 100 (+ x) ma l’Italicum trasforma il partiti politici in lobbies dei poteri forti economici, domestici e stranieri, con fondi pubblici, cioè il credito per i doni di 30 000 euro/anno privati ai partiti che gioiscono di una detrazione fiscale del 26 % (vedi ad esempio www.wikipedia.org). In effetto i fondi pubblici rimangono ma la rappresentanza democratica è abbandonata al mercato speculativo attuale.

Riforma del bicameralismo perfetto? Si ma in peggio, creando un bicameralismo confuso, mal copiato dalla riforma tedesca del 2006 ma imposto artificialmente ad una Repubblica in principio « una e indivisibile»! Per ora la Germania ha messo da parte il « federalismo competitivo » (Vedi http://www.uio.no/english/research/interfaculty-research-areas/democracy/news-and-events/events/conferences/2013/Programme/wollmann.-reform-of-german-federalism.-draft-dec.pdf). Tutte le cittadine/i rimangono attaccate/i al principio di uguaglianza e dunque ad un vero fondo di perequazione. Per fare fronte alla nuova tappa nell’integrazione europea la federazione tedesca operò una centralizzazione dei poteri e delle decisioni strategiche. I nostri dirigenti spinelliani abili servi in camera fanno naturalmente il contrario. Sono realmente nati da dei minori!

I conflitti tra Camera e Senato sono numerosi se non altro per il ruolo di raccordo europeo del Senato e per il suo ruolo di rappresentanza regionale, mentre la Camera può ignorare i suoi avvisi … il che fa poco senso. I tempi di reazione del Senato – incluso per fare le sue inchieste – sono troppo brevi.

Il bicameralismo perfetto non creava nessuna instabilità politica, creava solo instabilità di governo (presidenze del consiglio di 2 ½ anni in media e governi di 1.11 anno in media ma sempre dominati dallo stesso partito al potere prima della nomina di D’Alema da parte del Presidente Scalfaro, ma le differenze erano ormai svanite. Per un confronto dei tempi medi vedi Nota *). In termini di alternanza politica vera, nel dopo guerra l’Italia fu così stabile da essere una vera e propria anomalia patologica – poi spiegata con l’effetto congiunto del trasformismo italiano praticato religiosamente sin dal connubio trasversale iniziale di Cavour con un nuovo trasversalismo messo in salsa Stay behind, Gladio e « anni di piombo».

Andrebbe sottolineato che il bicameralismo perfetto fu immaginato come un dispositivo anti-autoritario per impedire una ripetizione del colpo di Stato fascista del 1922. Perciò il presente attacco allo bicameralismo perfetto è più che emblematico delle scelte anti-democratiche dei dirigenti attuali. Di fatti, Renzo è il primo presidente del consiglio non eletto, una deriva che solo uno come Napolitano poteva permettere. Al limite, per ragioni di competenze, si poteva accettare che un ministro sia occasionalmente scelto fuori dal Parlamento ma questo, in se stesso, rivelava solo il carattere clientelare dei servitori dello Stato all’interno della alta burocrazia. Ma siamo anche il Paese dei governi detti « tecnici ».

Rinforza l’Esecutivo? Solo in apparenza perché il Senato fa di raccordo con la UE mentre la Camera è sottomessa all’Articolo 81, al quale, con l’attuale riforma, si aggiunge la regionalizzazioni competitiva nel quadro della promozione della concorrenza – alla faccia dell’economia mista. L’attuazione delle direttive UE sono all’origine di più di 80 % delle leggi « nazionali ». In effetto, l’Esecutivo e la Camera diventano una semplice cassa di registrazione proconsolare, una rubber stamp house coloniale.

Sistema parlamentare più democratico? Si proteggono le minoranze parlamentari ma nel quadro anti-democratico dell’Italicum. Questa legge elettorale più problematica del Porcellum prevede un premio di maggioranza del 54 %, delle liste bloccate, un finanziamento privato dei partiti ecc. La riforma crea uno Statuto dell’Opposizione. Porterà un inquadramento dei processi parlamentari da definire per legge mentre i deputati rimarranno rappresentanti della Repubblica dunque teoricamente non sottomessi alla disciplina di partito se non seconda una regola interna ai partiti. Non si sa come i Senatori siano eletti e come siano veri rappresentanti degli elettori delle loro regioni visto che non possono essere senatori né il presidente del consiglio regionale né i consiglieri regionali. Si crea così un processo clientelistico regionale peggiorato. Di più i senatori saranno potenzialmente legati al malaffare regionale, trasformando le regioni in baronie transitorie fatalmente dominate da una logica acquisitiva aguzzata, invece di essere dedicata a difendere una « longer view » (Paul Baran ) nel interesse nazionale. Il Presidente della Repubblica può sciogliere la Camera dei deputati ma non il Senato. Così il Senato già eletto in un modo poco democratico e trasparente diventerà autonomo e democraticamente irresponsabile. (Art. 23, 24)

In oltre, il numero di Senatori è proporzionale alla popolazione delle regioni, nel quadro del regionalismo competitivo, e dunque il Sud sarà ancore più distrutto di adesso. Sarebbe allora stato preferibile abolire il Senato totalmente e rinforzare le Commissioni d’inchiesta parlamentari per dare la parola alle cittadine/i ed alla società civile. Se si introduce il referendum di indirizzo le leggi finanziarie rimangono escluse dal giudizio referendario. Per colmo si distrugge il CNEL cioè la concertazione sociale.

(Aggiunto il 7-06-20016) Ci sono già quelli soliti che anticipano in modo tipicamente regressivo le conseguenze di questo « federalismo competitivo » coniugato con pseudo-criteri di potere di acquisto (PPA), aggravando così le fortissime disparità già rivelate dalla forte correlazione tra PIL regionali e livelli effettivi dei servizi sociali ricevuti dalle cittadine/i. Oltre alla Madia, alla Lorenzin, agli ideatori della cosiddetta Buona scuola ecc., ecco dei Boeri, Ichino, Moretti ed altri che sognano già ai risparmi da ricavare dai sistemi pensionistici riducendo le pensioni versati al Sud! Intanto, il Sud si spopola nuovamente con la crisi. Secondo la Corte dei conti, nel 2014 la mobilità passiva per la salute costò 214 256 688 euro soltanto alla Calabria. Con la nuova emigrazione costretta (brain drain), i studenti educati nel Sud portano già le loro competenze al Nord e gli investimenti anche pubblici del Nord sono sempre privilegiati ecc, ecc. Tutti questi fattori non entrano nelle considerazioni statistiche in termini di PPA ex post di questi tizi. Basta solo immaginare cosa diventerebbe il Fondo di Perequazione su questa base! E nella realtà funzionò malissimo sin dal 2001 fin qui. Forse questi dovrebbero darci la loro metodologia per il calcolo del « costo standard » e chiarirci la differenza, se mai esiste nella loro mente, con la formula di calcolo della perequazione usualmente utilizzata nei regimi federali. (Vedi « Contratti nazionali e potere d’acquisto, così il Sud batte il Nord: + 13%. Salari appiattiti, prezzi diversi », Secondo uno studio di Ichino, Boeri e Moretti, la contrattazione con stipendi più o meno uguali per tutti, finisce per penalizzare i lavoratori delle regioni settentrionali, dal nostro inviato ROBERTO MANIA 06 giugno 2016 http://www.repubblica.it/economia/2016/06/06/news/la_ricerca_secondo_uno_studio_di_ichino_boeri_e_moretti_i_contratti_nazionali_con_stipendi_piu_o_meno_uguali_per_tutt-141378958/?ref=HREC1-6 .)

2) LA DIVISIONE DEI POTERI O FEDERALISMO COMPETITIVO.

Poteri esclusivi dello Stato e podestà delle regioni. Questa riapertura del Capitolo V della Costituzione rappresenta un vero golpe costituzionale. Era già annunciata da Yoram Gutgeld, oggi Dottor Forbici della Spending Review, nel suo libro del 2013(1) nel quale riassumeva il programma politico scritto per il non eletto Renzi. Questa riapertura non corregge l’ovvio e clamoroso fallimento del « federalismo fiscale » introdotto nel 2001. Invece, scardina tutto l’ordinamento costituzionale, diminuendo nel processo tutti i suoi principi cardini. Si ri-centralizza solo per permettere la privatizzazione omogenea delle imprese pubbliche locali – vedi la legge Madia mirata ad attuare le indicazioni di Gutgeld contro la Costituzione e contro lo spirito del referendum sull’acqua bene comune. (Vedi: « Stop alle privatizzazioni. Un appello per fermare il decreto Madia », di Redazione Contropiano http://contropiano.org/news/politica-news/2016/06/01/stop-alle-privatizzazioni-un-appello-fermare-decreto-madia-079869. Con Dario Franceschini e la sua ossessione a favore della privatizzazione, anche il nostro patrimonio culturale viene messo in pericolo nel modo già anticipato da Yoram Gutgeld nel suo libro; vedi gli articoli pertinenti in questo medesimo sito, ad esempio sui Musei ed altri siti gestiti, come il Colosseo, dai privati. Vedi pure gli articoli di Tomaso Montanari nel giornale La Repubblica.)

Ma la podestà delle regioni, benché includesse inutilmente le competenze non già attribuite rimangono sottomesse al potere di spendere per l’interesse nazionale dello Stato centrale, nonostante questo modo di fare creasse sempre gravi problemi in un regime federale. La podestà regionale è quasi sempre in competizione con le competenze esclusive dello Stato senza che questa confusione sia inquadrata dalla decentralizzazione amministrativa come era il caso con la Costituzione della Prima Repubblica. Questo diventa grave quando si considera la definizione delle norme nazionali, non solo i Lea per la Sanità ma su tutta la linea – salute, pensioni, educazione, ricerca, pianificazione del territorio, commercio estero ecc. (Per l’effetto devastante del federalismo fiscale sulla Sanità vedi la conferenza tenutasi a Reggio in https://www.facebook.com/FedericaDieniM5S/videos/vb.296261957143986/718701461566698/?type=2&theater . Fra poco metterò in linea un articolo più completo sulla questione. Possiamo già immaginare quello che succederebbe con l’ulteriore deriva del « federalismo competitivo».)

La devolution o federalismo competitivo secondo l’Articolo 116. A parte le regioni già autonome, tutte le regioni potranno negoziare la devolution di vasti poteri. Non si tratta più come prima del giudice di pace o di ambiente, ecosistema e beni culturali, ma potenzialmente di tutto quello designato all’Articolo 117 come parte dei poteri esclusivi nazionali, in più di quelle competenze non previste. Si distrugge così l’unità del Paese – distruzione poi confermata dalla regionalizzazione del Senato e dallo finanziamento autonomo delle regioni con norme « nazionali » (sic!) de facto correlate al PIL regionale ed al fondo perequazione, quest’ultimo operando senza nessuna definizione del costo standard. Va sottolineato che il metodo del costo standard non è conforme all’usuale equazione di perequazione basata invece sulla differenza da appianare delle entrate fiscali in modo da potere combattere gli effetti nocivi della disparità regionale e preservare l’uguaglianza di tutte le cittadine/i. Il costo standard rimanda poi non a Lea formalmente uguali ma a livelli essenziali de facto sottomessi alla « efficienza » (Art 33) valutata secondo la promozione della concorrenza. In breve, l’accesso al posto letto e quant’altro è sovra-determinato dal mercato. Il cittadino utente diventa un cliente degno di attenzione solo se solvibile. Fatalmente, i servizi pubblici diventano dei two-tier systems.

La devolution competitiva: Articoli 117 e 119 – divisione dei e risorse. In effetti, la centralizzazione serve per privatizzare tutto quello che rimane da privatizzare, in particolare al livello regionale, ma con la regionalizzazione possibile di tutte le competenze statali, eccetto le norme. Le norme – Lea ecc– sono pero sottomesse alla « efficienza » e non più all’uguaglianza – definita secondo i primi 12 articoli cardini della Costituzione. Le norme sono ugualmente sottomesse alla logica « assicurativa » nel quadro della « promozione della competizione » (Art. 31, e). In chiaro, la logica assicurativa implica la privatizzazione della salute, della previdenza sociale, dell’educazione ecc., alla faccia dell’economia mista e della solidarietà nazionale sancite dalla Carta fondamentale. Come già detto, il fondo di perequazione non è centrato sulla perequazione delle risorse – logica federalista praticata altrove incluso in Germania – ma sulla logica del costo standard da mettere in salsa PPA secondo le regioni! Questo, oltre ad essere difficilmente calcolabile con disparità regionali così acute come quelle italiane, viene sottomesso al principio di « efficienza », determinata dalle performance raggiunte nelle regioni italiane meno periferiche in Europa.

Gli effetti distruttivi del regionalismo competitivo e della devolution per l’unità del Paese sono aggravati con la modifica del Patto di stabilità interno: in effetti, la possibilità di indebitamento salvo copertura sarà esercitata nel contesto della concorrenza e dei nuovi mercati finanziari e assicurativi tutelati da questa riforma (Art. 33). Basta pensare alle montagne di derivati ed al ruolo di Draghi-Goldman Sachs nella falsificazione dei conti nazionali della Grecia quando preparava la sua entrata nell’euro. Le regioni più ricche si distaccheranno e il Mezzogiorno sarà legato piedi e mani. Il Sud rimarrà l’eterna vittima dell’istituzionalizzazione dello « sviluppo dello sottosviluppo », unico orizzonte di questo nuovo colonialismo monetarista spinelliano.

La devolution e la promozione della concorrenza si basano pure sull’abrogazione del CNEL (Art. 28), cioè della concertazione sociale – in effetti quello che si solleva chiamare fin qui la democrazia industriale ed economica senza la quale, al livello dei processi di lavoro e di produzione sussista solo la dittatura del (im)prenditore … Il Jobs Act renzi-gutgeldiano ha già abrogato lo Statuto dei Lavoratori, a parere mio in modo a-costituzionale, sostituendolo con il licenziamento a gogo e la precarietà generalizzata anche con i voucher oltre al lavoro nero!

3) DIVISIONE DEI POTERI LEGISLATIVI: TIRANNIA DI UN ESECUTIVO SUBALTERNO.

Divisione dei poteri legislativi. Normalmente la divisione dei poteri legislativi – e giuridici – rispetta tre principi cardini della democrazia: la divisione dei poteri legislativi per evitare una deriva tirannica; la rappresentanza
rispettosa dell’uguaglianza delle cittadine/i e, secondo la Corta costituzionale vs il Porcellum, della trasparenza e leggibilità dei processi – rep by pop; e la responsabilità dell’Esecutivo, cioè del governo.

Qui la separazione è compromessa con la nomina dei giudici : 15 giudici, 5 nominati dal Presidente – che rimane Presidente del Consiglio Supremo della Magistratura; 5 dalla suprema magistratura; tre dalla Camera e 2 dal Senato (Art. 37). Diventano nomine politiche. In oltre, la stabilità temporale dei nominati – per 9 anni rispetto agli altri tempi politici – creerà giochi politici clientelistici inutili. In effetti, i criteri di nomina saranno diversi e avranno un impatto nelle maggioranze e nelle sentenze della suprema Corte.

La nomina del Presidente della Repubblica diventa potenzialmente più lungo e bizantina come quella del papa. Si potrà andare oltre a 7 scrutini prima della fumata bianca (Art. 21) La figura del Presidente dovrebbe invece essere rafforzata da una scelta fondata sopra un ampio consenso.

La separazione dei ruoli legislativi tra Senato e Camera non è affatto chiara. Questo perché il Senato fa da raccordo con UE e con Enti regionali mentre la Camera conserva la supremazia sul Senato e sopra il Presidente della Repubblica, senza pero avere supremazia sulle direttive UE negoziate dal Senato. Di fatti, non si capisce più al livello del protocollo chi andrà alle riunioni del Consiglio UE, se andrà il presidente del Senato oppure il capo dello Stato o del governo! Idem per l’Ecofin e per gli altri vertici europei. In oltre, come già detto, anche nei suoi campi regionali il Senato può essere superato dalla Camera che può anche commissariare le regioni – senza che sia detto cosa succederà allora alla rappresentanza regionale al Senato quando una regione sarà commissariata.

La rappresentanza diventa censitaria: invece di una testa = un voto, avremo 1 euro = 1 voto. Alla Camera questa deriva censitaria – ovvero il passaggio all’egemonia della democrazia di azionariato – avviene con l’Italicum e con lo Statuto dell’Opposizione. In principio, quest’ultimo contravviene alla libertà dell’eletto in quanto rappresentante della Nazione. Come la legge dovrà attuare le regole elettorali ed altre, si andrà fatalmente verso una logica di monopolio di un partito o di una coalizione sulla Camera, con uno monopolio del leader sul suo partito – leader scelto tramite primarie o altro – e con una disciplina di partito. Rimarranno comunque prevedibili le usuali manovre trasversali, tipo quella dei Verdiniani ecc., dato che i deputati rimangono rappresentanti della Nazione e non delle loro elettrici ed elettori.

Anni fa, nella disciplina, questa deriva venne chiamata « tirannia dell’Esecutivo ». Di fatti, nel pericoloso ed illegale contesto della guerre preventiva, la gestione delle misure di sicurezza e dello Stato d’urgenza da parte del governo e della Camera è reso più facile (Art. 16 e 17). Non servono i referenda perché non valgono per le materie finanziarie ecc., e di più le condizioni per i referenda sono indurite (Art 11). Non cambia molto il fatto che fu aggiunto il referendum di indirizzo. In tanto, il Senato, malgrado il suo ruolo di raccordo con la UE e con gli Enti locali, non ha vero potere propositivo per le leggi (Idem). In effetti, i tempi attribuitoli, incluso per le sue inchieste – e per le commissioni parlamentari di inchiesta – sono così corti da essere impraticabili. Sopratutto, la Camera può ignorare il parere del Senato e quello della Presidenza quando li pare e piace!

Il controllo della costituzionalità dei disegni di legge averà usualmente in modo ex post (Art 13). Questo nel quadro della nociva regola di interpretazione fondata sulla « continuità dello Stato ». A parere mio, questa regola fu utilizzata in modo venale e fuori soggetto visto che non vi era nessuna rottura nella continuità dello Stato e nemmeno nessuna rottura di regime ma solo un gravissimo stato di incostituzionalità da correggere invece di avallarlo per salvare le apparenze e le poltroni di gente eletti e nominati senza legittimità. Con una tale regola di interpretazione aggiunta alla verifica ex post delle leggi, anche quando sono ovviamente ultra vires come l’Italicum o come questa riforma omnibus, il ruolo di verifica e di salvaguardia della corte costituzionale svanisce. Rimane la tirannia dell’Esecutivo sancita da imparabili faits accomplis, già sottolineata qui sopra.

Ripetiamo che l’elezione del Senato è totalmente confusa, a parte che il numero complessivo dei senatori risulta da una strana addizione, cioè: 100 = 95 + 5 più ( x ). Qui (x) essendo gli ex-presidenti!!! Più grave ancora, la ripartizione dei Senatori sarà proporzionale alla popolazione delle rispettive regioni distruggendo così la loro uguaglianza formale e penalizzando ancora di più il Mezzogiorno già incatenato dal « federalismo competitivo », aggiunto all’attuale e disastroso federalismo fiscale. Noto che ambedue forme di federalismo imposto ad una Repubblica una e indivisibile sono proposti senza nessuno studio di impatto, uno vero e proprio maquignonage nuovamente filosemite nietzschiano. La Costituzione della Prima Repubblica era invece nata da una Assemblea costituente pensata come processo politico democratico anti-fascista da uno dei più grandi teorici politici, il nostro Antonio Gramsci. Calamandrei difese la Costituzione della Prima Repubblica proprio su questa base (Vedi: http://www.napoliassise.it/costituzione/discorsosullacostituzione.pdf )

La responsabilità del governo? Viene testata solo davanti alla Camera eletta con l’Italicum e con una Opposizione ormai sottomessa ad uno Statuto dell’Opposizione. Questo includerà sicuramente limiti all’esame delle proposte di legge e l’uso della cosiddetta « ghigliottina » al nome dell’efficienza, cioè quella della « private global governance », la quale emerge come vero maestro della Camera alla faccia dell’Articolo 1 che sancisce la sovranità del popolo italiano.

Il governo comunque è legato dalle direttive europee negoziate dal Senato. Queste inquadrano più del 80 % delle leggi nazionali e dall’Articolo 81, cioè il Fiscal compact auto-inflitto. L’Articolo 81, con il sentiero di consolidamento fiscale e l’austerità, inquadra già tutto il resto. La riforma aggiunge la tutela dei mercati finanziari e assicurativi nell’ottica della promozione della concorrenza, cioè oggi, del gioco della speculazione egemonica. Sin dal 2001, questo avviene malgrado la distruzione dell’Italia sia sotto gli occhi di tutte/i per causa del federalismo fiscale coniugato all’ipercentralismo dell’euro. Senza dimenticare il Patto di Stabilità e di Crescita, cioè la messa sotto tutela delle leggi finanziarie, e per via di conseguenza di tutte le altre leggi, con il Two e Six Pack. Questo malgrado l’ormai palese fallimento dello sentiero di consolidamento fiscale e quello del deficit cosiddetto « strutturale »!

Il finanziamento del debito è ormai diventato una cinica narrazione utilizzata per legittimare sempre più sacrifici da parte delle lavoratrici e lavoratori e delle cittadine/i in generale. Si fa luccicare la speranza che la rimessa in ordine dei conti pubblici porterà la rilancio della crescita. Per arrivarci si sacrifica tutto, servizi essenziali e imprese pubbliche strategiche privatizzate ecc. Al contrario, il debito pubblico continua ad aumentare mentre la crescita rimane artificiale e anemica. E diventata una situazione gravissima visto che gli ultimi cambiamenti nella contabilità europea e nazionale doveva portare ad un aumento automatico di 3 % del PIL grazia alla valutazione del sommerso, della droga, della prostituzione e degli armamenti!!!

4) LA RIFORMA COSTITUZIONALE E L’INTEGRAZIONE EUROPEA.

Si tratta di una logica spinelliana anti-nazionale. Si tratta di sottomettere tutto al potere delle transnazionali, diminuendo i Stati nazionali membri, incluso le loro costituzioni democratiche nate dalla Resistenza perché proteggono i diritti sociali e lo Stato sociale – vedi a proposito gli attacchi frontali della Banca JP Morgan, oltre a quelli di Denis Kessler et al. (2) I Stati-nazioni non sono più compatibili con l’Impero della « private global governance », per altro criminalmente crociato. I cittadini vengono ridefiniti da pseudo-filosofi di terzo ordine come « moltitudini » da sottomettere alla Deferenza verso l’Autorità (auto)conferita, sostenuta dal controllo filosemite nietzschiano dei flussi di comunicazione. (Vedi il mio libro Pour Marx, contre le nihilisme nella Sezione Livres-Books del sito www.la-commune-paraclet.com , oppure in « italiano » il mio « Elogio della Ragione e della laicità dello Stato (14/01/2004) », in http://www.la-commune-paraclet.com/ItaliaFrame1Source1.htm#ITALIA ).

Nell’ottica di questi spinelliani filosemiti nietzschiani, anche la UE dovrebbe essere sottomessa all’Impero neo-crociato. Solo la Germania sembra nutrire altri progetti più conformi ai suoi interessi nazionali. Questi progetti monetaristi-neoliberali sono già elaborati nel Rapporto dei 5 presidenti europei. (3) Si tratta di convergenza monetarista, di iper-centralizzazione delle pratiche e delle norme, della condotta della politica economica e sociale, della fiscalità ecc. Le cooperazioni economiche più rispettose dei punti di forza economici nazionali sono messe da parte, favorendo privatizzazione e fusione del capitale apolide. Questo avviene malgrado il fatto che il Tratto di Maastricht riconosceva la legittimità delle imprese pubbliche (Articolo F, 3, 3b oggi drammaticamente dimenticato) e malgrado il fatto che il Trattato di funzionamento della UE riconosce tanto le eccezioni alla logica della concorrenza (Articolo 107 ) quanto il potere esclusivo – il cambiamento richiede l’unanimità – dei Stati membri per le affari sociali -, proprio quello che risulta essere il soggetto principale della devolution inquadrata dalla promozione della concorrenza nella regressiva riforma renzi-gutgeldiana.

Oggi, la concorrenza senza barriera è diventata un principio di interpretazione della UE ma non poteva fin qui infrangere le competenze dei Stati membri senza il loro accordo. Ad esempio, il Patto di Stabilità e di Crescita non si applica se non viene sancito al livello nazionale. Di fatti, oggi, pochissimi Stati hanno avuto il coraggio e la decenza democratica di farlo sancire con uno referendum per paura di perdere la battaglia!!! Ci tratta di un’altra gravissima autolesione ancora peggiore di quella inflitta dall’Articolo 81.

In oltre, si distrugge l’economia mista, e con la tutela del mercato anche assicurativo sarà una battaglia difendere la nazionalizzazione del credito, benché il credito rimanesse di competenza nazionale secondo l’Articolo 47 della Costituzione. Come spiegato nel mio saggio « Uscire dall’euro non serve, serve mettere fine al regime di banca detta « universale » » (4), la crescita quasi-esponenziale del debito seguì la totale privatizzazione della Banca d’Italia, un processo poi aggravato dopo il 1999 con l’abrogazione del Glass Steagall Act nei Stati-Uniti e dunque con l’emergenza e l’egemonia della finanza speculativa. Senza la ri-nazionalizzazione del credito, pure lasciando la gestione ordinaria della moneta alla BCE, non si potrà più uscire dalla schiavitù imposta dal finanziamento del debito pubblico. Si rischia di rimanere schiavi della confusione tra moneta e credito – nutrita dai marginalisti, dalla BCE ecc., – e dunque della finanza speculativa e del debito pubblico da essa creato e alimentato ad arte.

Così, l’Italia, già trascinata da Renzi-Gutgeld et al., ad un stato di sfaccio quasi irreversibile, abbandonerà i poteri minimi necessari per rimbalzare contro la logica monetarista della regionalizzazione europea. Va sottolineato che questa logica monetarista è contraria all’Europa sociale da costruire nel quadro di una Europa delle Nazioni. (Per una discussione vedi gli articoli pertinenti nella Sezione Economia Politica Internazionale del sito www.la-commune-paraclet.com ).

Se mai questa riforma costituzionale a-nazionale verrà approvata, diventeremo rapidamente la Periferia della Periferia europea. Ci siamo quasi già. Nelle classifiche nazionali ed europee la Calabria è quasi sempre all’ultimo posto. Malgrado certe ingenue illusioni non si salverà nemmeno il cosiddetto Modello del Nord-Est (90 % delle aziende con meno di 10 operai e con una pseudo-produttività spesso ricavata da una feroce e grottesca « deflazione salariale ». Si nota che con la generalizzazione di salari di miseria anche nel Nord ed affitti altissimi, l’immigrazione interna di una volta diventa più difficile distruggendo così l’unico vero meccanismo di perequazione praticato in Italia …) Di fatti, con le privatizzazioni delle nostre grandi industrie nazionali, questo cosiddetto Modello è quasi già interamente ridotto a fare indotto per aziende tedesche, austriache ecc. Se mai chiude il Brennero … Sarà peggio ancora nel quadro del TTIP, il quale vuole sottomettere tutte le norme allo stesso smantellamento già imposto alle protezioni tariffarie commerciali, cioè visibili, incluso il principio di precauzione.

5) LE INCOERENZE. Non si tratta di una riforma costituzionale ricavata grazie ad un ampio consenso parlamentare e cittadino, ma bensì di un vero e proprio tentativo di golpe costituzionale. Diceva Fellini nel suo film Amarcod : « Non faceva così buio sin dal 1922. » Non vi è dubbio che la somma di questa riforma omnibus, già illegittima per questa ragione (5) perché ottenuta con l’abuso del trasversalismo e del riformismo nostrale – verdiniani ecc. –, contraddice frontalmente tutti i principi cardini della nostra Carta fondamentale, cioè i 12 primi articoli. Questi includono la sovranità del popolo, i diritti sociali ecc. Ad essi viene aggiunto l’importante e correlato principio dell’economia mista. Fatalmente, questi principi cardini verranno reinterpretati e diminuiti, e perciò si può affermare che siamo confrontati ad uno testo che assomiglia ad un vestito di Arlecchino rappezzato di seconda mano e mal cucito. Esempi: Senato 95 = 5 + x = 100; elezione del Senato non specificata; confusioni nella divisione dei poteri tra livelli sopratutto in caso di devolution, confusione nella divisione dei poteri legislativi, con un Senato che può essere facilmente scavalcato dalla Camera mentre quest’ultima deve contare sul Senato come raccordo con la UE e gli Enti locali; « equilibrio » di genere al livello nazionale e « parità » al livello regionale, ecc., ecc.

Questa riforma costituzionale a-nazionale va bocciata con fermezza, altrimenti il nostro Paese sarà condannato ad un perpetuo sotto-sviluppo socio-economico, politico e culturale. Oltre al referendum/plebiscito dovrebbe fare l’oggetto di una denunzia alla Corte costituzionale per i suoi ovvi vizi e per i suoi molteplici caratteri ultra vires.

Paolo De Marco

Copyright © La Commune Inc, 5 giugno 2016.

NOTE:

1) Book Review: Yoram Gutgeld, Più uguali, più ricchi, ed Rizzoli, 2013, ovvero un sacco di vecchi cliché neoliberali che non valgono la carta sulla quale sono scritti, in http://www.la-commune-paraclet.com/Book%20ReviewsFrame1Source1.htm . Sulla biografia dell’Israeliano-americano Gutgeld vedi : https://it.wikipedia.org/wiki/Yoram_Gutgeld . La storia insegna che il nostro Paese si distrugge in modo ricorrente proprio perché tollera questi tizi. Fu così con Margherita Sarfatti ed il suo servo Mussolini.

2) « Ricetta Jp Morgan per Europa integrata: liberarsi delle costituzioni antifasciste » in http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/19/ricetta-jp-morgan-per-uneuropa-integrata-liberarsi-delle-costituzioni-antifasciste/630787/.

3) « Rapporto dei 5 presidenti: Completare L’Unione economica e monetaria dell’Europa » in http://ause.eu/it/notizie-dai-soci/rapporto-dei-5-presidenti-completare-lunione-economia-e-monetaria.html

4) « Uscire dall’euro non serve, serve mettere fine al regime di banca detta « universale » » in http://www.la-commune-paraclet.com/Download/

5) Le revisioni costituzionali di Claudio De Fiores* http://www.treccani.it/scuola/tesine/costituzione_italiana/4.html Eccellente articolo di De Fiores per quello che riguarda gli ammendamenti articolo per articolo senza modificare i principi cardini. Anche il testo della riforma costituzionale sottolinea la necessaria omogeneità degli ammendamenti, ma è solo cinica ironia. Il tipo di riforma proposto poteva solo emergere da una nuova assemblea costituente, invece nacque dal peggiore trasversalismo riformista italiano del dopo-guerra.

Vari articoli:

a) http://www.lacostituzione.it/#btn-cap02 Uno buono riassunto, che pero non porta la dovuta attenzione alla logica regionalista monetarista europea – vedi il mio testo preliminare in http://rivincitasociale.altervista.org ):

b) http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0027272.pdf (in questo PDF si può navigare facilmente usando appropriate parole chiave. I commenti possono essere utili.)

c) http://www.camera.it/leg17/465?tema=riforme_costituzionali_ed_elettorali

d)Riforme confuse”. Il no di 56 giuristi, di ANNALISA CUZZOCREA 24 aprile 2016 http://www.repubblica.it/politica/2016/04/24/news/_riforme_confuse_il_no_di_56_giuristi-138320752/?ref=search (Questo articolo non tiene conto della prevedibile e distruttiva deriva regionalista nel quadro di un « federalismo competitivo » antitetico ad una Repubblica « una e indivisibile.»)

e) Una Costituzione “ad personam” http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2016/04/26/una-costituzione-ad-personam/?ref=HROBA-1

f) Referendum costituzionale, quasi 200 giuristi sottoscrivono il manifesto per il “Sì” Tra i firmatari: Bassanini, Treu, Tabellini, Ceccanti, Pasquino e Vassallo. Nel documento sono elencate le ragioni per le quali i cittadini italiani possono comprendere “la bontà della riforma approvata con coraggio dal Parlamento. Nel progetto non c’è forse tutto, ma c’è molto di quel che serve”.  23 maggio 2016 http://www.repubblica.it/politica/2016/05/23/news/referendum_costituzionale_manifesto_per_il_si-140453250/?ref=HREC1-4

Nota *:

« I presidenti del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, dalla sua proclamazione sino ad oggi, sono stati 27 e hanno presieduto complessivamente 63 governi. ( cioè: 70:27= 2,59. E 70:63= 1.11) Vedi:  Presidenti del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana https://it.wikipedia.org/wiki/Presidenti_del_Consiglio_dei_ministri_della_Repubblica_Italiana

Tempo legislativo in Italia:

Totale:  345.5 giorni.

Leggi ordinarie: 522.5

Vedi: https://www.academia.edu/3196535/The_pace_of_the_Italian_legislative_process

Tempo legislative a Strasburgo:

Media di 112 mesi !!!

Vedi : « Average duration and number of concluded ordinary legislative procedures  European Parliament Nov 25, 2014 https://epthinktank.eu/2014/11/26/european-parliament-facts-and-figures/ep-facts-and-figures-fig-19/ . 112 months  on average. »

Tempo legislativo negli USA:

Media: 263.57 giorni

Mediana: 215 giorni

Minimum: 1 giorno (1 – H.J.Res.131: “Making further continuing appropriations for fiscal year 2015, and for other purposes,” a government shutdown stopgap)

Maximum: 712 giorni (3 – two Post Office namings and the template for the “Cromnibus“) Vedi: « How long does it take to pass a bill in the US? », https://www.quora.com/How-long-does-it-take-to-pass-a-bill-in-the-US

Tempo legislativo in Gran Bretagna:

Media attorno a 1 anno

Vedi: How long does it take to pass a bill in the UK? https://www.quora.com/Whats-the-average-length-of-time-that-it-takes-for-a-bill-in-the-UK-parliament-to-go-from-a-first-reading-to-becoming-law  «The passage of a piece of legislation from start to finish can be as short as a few days to as long as several years. Overall, the “average” time is about a year.»

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