Commenti disabilitati su Sicurezza alimentare vs sovranità alimentare. 6 giugno 2018

Commento rapido all’articolo « Ucciso dal profitto: storia di uno schiavo che non si voleva piegare » di Coniare Rivolta* http://contropiano.org/altro/2018/06/06/ucciso-dal-profitto-storia-di-uno-schiavo-che-non-si-voleva-piegare-0104713

In memoria al compagno Sacko Soumayla

Vedi pure: 1 ) Queimada, https://www.youtube.com/watch?v=JBrg5tcWMk4 ; 2 ) The Island of Dr. Moreau, https://www.youtube.com/watch?v=vIaVITC62Cs&t=21s

Si dovrebbe partire almeno dalla trasformazione della PAC dopo l’Uruguay Round e la creazione della OMC con la sua a-sociale definizione anti-dumping fondata esclusivamente sul « salario individuale capitalista » (1) senza diritti sociali ma beneficiaria della « no-tax area » perché troppo basso e senza riferimenti ai criteri ecologici, nemmeno quello minimo del principio di precauzione. Da li si ottiene l’opposizione concreta tra due sistemi:

1 ) La sicurezza alimentare neoliberale-monetarista compatibile con i derivati finanziari sopra i beni alimentari e agroalimentari (2) e dunque, sin da Reagan, con la fine dell’Ever Green Granary – cioè, dei meccanismi di stabilizzazione dei prezzi con sostegno ai produttori. In breve, la PAC iniziale stabiliva obbiettivi strategici nazionali. Questi riguardavano tanto la produzione con le fusioni agricole quanto la gestione della forza di lavoro e di conseguenza anche la gestione dell’esodo rurale accelerato dell’epoca. Su questa base si tassava le importazioni e gli introiti servivano a mantenere i livelli dei prezzi e dei salari agricoli interni. Ex., la Francia, principale attore della vecchia Pac. La barbabietola a zucchero è un esempio perfetto del forte adeguamento della vecchia PAC come pure la produzione del grano nella Bauce che trasformò la Francia uno dei primi produttori di cereali. Invece, l’Italia importa la maggiore parte del grano duro necessario per la produzione della parta!!!

2) La sovranità alimentare da me proposta – vedi l’ « Introduzione » e l’ « Appendice » del mio Livre III (3), consiste nel passaggio ad una Nuova PAC priva degli inconvenienti della prima. Cioè, la sovranità alimentare deve essere fondata sopra l’ecomarxismo. Questo implica una rigorosa pianificazione territoriale – zonage agricole – e uno produttivismo senza OGM con un controllo rigoroso dei pesticidi ecc., in modo da soddisfare i bisogni dell’industria agroalimentare di massa, in parallele con lo sviluppo delle cooperative di produzione e di distribuzioni per il settore dell’agricoltura familiare ed ecologica. Solo la forma cooperativa produzione-distribuzione permetterà di sottrarre i piccoli agricoltori dalla servitù della terra e dei cicli naturali, cosa importantissima nel XXI Secolo.

La sovranità alimentare introdurrebbe dunque, al minimo, nuovi meccanismi di stabilizzazione dei prezzi e dei salari agricoli – secondo la logica del Ever Green Granary – con la perequazione tra importazione/esportazione ma sempre puntando sulla più grande produttività microeconomica e la più grande competitività macroeconomica possibili. Le grandi imprese agricole sono necessarie per il settore produttivistico e per l’agroalimentare di massa, ma senza OGM e senza troppo pesticidi. Questo implica una gestione razionale fondata sulle rotazioni delle terre agricole al livello nazionale e meglio ancora al livello europeo e mondiale.

Poi, si deve ovviamente considerare l’aspetto robotizzazione e riduzione del tempo di lavoro nelle campagne, conto tenuto della stagionalità del settore. I bracci meccanici – una delle specialità della robotica italiana – potrebbero cominciare a rimpiazzare molti braccianti nelle difficoltose e penose raccolte stagionali. Si tratta qui di un settore strategico che dovrebbe ricevere una grande attenzione nel nostro Paese, anche per la questione finanziaria legata ai brevetti.

Oggi, il neoliberalismo agricolo sta pauperizzando la piccola agricoltura e rovinando le terre, impoverendole inesorabilmente. In oltre, sta lanciando una corsa agli armamenti OGM-pesticidi alle prese con il ciclo di vita molto breve e dunque con il rapido adattamento degli insetti e dei vari parassiti. E una lotta perduta prima di cominciare anche se i nuovi OGM non hanno più le caratteristiche biologiche nocive di prima. Ma conservano purtroppo il grave difetto della brevettazione del vivente e dunque del controllo oligopolistico dei semi da poche aziende transnazionali. Questa evoluzione deve essere ripudiata, specialmente in Italia dove il cibo deve rimanere naturale e di qualità.

Paolo De Marco

SGF, il 6 giugno 2018.

Note:

1 ) Vedi L’Appello in questo medesimo sito.

2 ) Vedi la sezione Economie Politique Internationale in www.la-commune-paraclet.com

3 ) Vedi Livre-Book III in Download Now, sezione Livres-Books in www.la-commune-paraclet.com

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