Commenti disabilitati su La norma Lavoro a Tempo Indeterminato crea 780 000 impieghi a tempo pieno in 3 mesi in Spagna, 2 agosto 2022

Il salario minimo orario, suscettibile di incrementare la precarietà già dilagante nel quadro dei lavori atipici sanciti dal Jobs Act, fa le sue prove ma lo fa nel quadro della norma Lavoro a Tempo Indeterminato (LTI). Oggi, dopo la Francia di Jospin e della « gauche plurielle » con la sua norma LTI bonificata con il passaggio dalle 39 alle 35 ore settimanali, lo dimostra con brio la Spagna con la sua riforma del lavoro di marzo 2022.

“A giugno la Spagna ha registrato un numero record di 780.000 nuovi contratti a tempo indeterminato. Una cifra che si è moltiplicata per 5 rispetto al giugno dello scorso anno”.

A 1 :28. Dal 2008 la Spagna fu il Paese che ha più sofferto della crisi dei subprime. La disoccupazione e la precarietà aumentarono fortemente. Le riforme di Rajoy del 2012 peggiorarono parecchio le cose con l’ulteriore ricorso alle ricette neo-liberali monetariste: privatizzazioni, deregolamentazione, flessibilità, licenziamenti facili, nuovi esoneri fiscali e tax expenditures esclusivamente per il capitale.

Alle 2:45. Nel periodo post-Covid, la precarietà aumentò ancora: solo l’11% dei posti di lavoro erano a tempo indeterminato.

Nel mese di marzo 2022, il governo Sanchez/Podemos riuscì finalmente a fare approvare la sua riforma – per un solo voto. Il risultato non si fece attendere.

A giugno 2022, si passa dal 10-11% a oltre il 45% di contratti a tempo indeterminato – sono 780.000. In oltre, in giugno, sono stati firmati 1,77 milioni di contratti in totale.

Aggiungiamo, per conto nostro, che le entrate fiscali – salario differito o contributi sociali e fiscalità generale – dovrebbero dunque realizzare un incremento di almeno 40 %. Il che dovrebbe contribuire a ammortire gli effetti dell’attuale crisi sanitaria, economica e atlantista. E probabilmente ha generalizzare i contratti LTI. Notiamo che l’istituzionalizzazione del salario differito risulta essere il migliore strumento per eliminare alla radice l’inflazione strettamente monetaria, definita dalla rapporto della massa sociale sulla massa salariale reale, sapendo che ci sono due altri grandi tipi di inflazione, l’inflazione importata e l’inflazione organica.

Per precisione, la Spagna registrava il tasso di precarietà più forte all’interno della UE. C’erano quasi 12 miliardi di euro di aiuti europei disponibili per ridurre questo tasso di precarietà anomalo. (1) Al contrario dell’Italia la Spagna ha sempre saputo utilizzarli in modo razionale. (2) Nel nostro Paese dirigenti incompetenti scelti con il solito profiling imperiale si gargarizzano con i fondi miliardari del PNRR per un apporto netto di poche decine di miliardi mentre oltre una trentina di miliardi di fondi europei disponibili nel periodo 2014-2020 furono ritornati indietro,

Sottolineò che la riduzione del tempo di lavoro – RTT – del governo Jospin, con la sua norma tempo pieno (3), causò un ingente aumento dello standard di vita dei cittadini – ad es., l’emergenza spontanea di una sociologia del tempo libero – mentre il disavanzo della Sécurité Sociale – previdenza e assistenza pubblica – sparì quasi del tutto e il debito pubblico raggiunse il 59 % del PIL, cioè meno del criterio di Maastricht fissato al 60 %.

In Italia i nostri dirigenti politici ed economici parassitari parlano ancora di pagare il salario netto con il salario differito … (La ricorrente domanda di riduzione del cuneo fiscale che si traduce con lo smantellamento dei servizi pubblici residuali ancora vigenti … questo in un contesto nel quale, malgrado le inettitudini comparativi di Confindustria ed altri, la deflazione salariale e i regali fiscali ai soliti non lasciano più nessuno spazio. I « ristori » ed altri espedienti temporari ma ormai ricorrenti del genere non sono più compatibili con la stabilità dei conti, per non dire con il Fiscal compact …

Ho già sottolineato altrove che la precarietà serve solo a fare abbassare artificialmente il tasso ufficiale della disoccupazione al senso della Organizzazione Internazionale del Lavoro. Secondo questa definizione, che, per colmo, considera solo i lavoratori potenziali tra 14-64 anni mentre l’età pensionabile italiana supera i 67 anni, viene considerato impiegato chi ha lavorato una sola ora durante l’ultima valutazione statistica soggettiva, cioè in genere l’ultima settimane. Si occulta così i veri numeri della disoccupazione/sotto-occupaznione (vedi la Nota ** nel mio Keynesianism, Marxism, Economic Stability and Growth, 2005, in Download Now nella sezione Livres-Books del mio vecchio sito sperimentale www.la-commune-paraclet.com ) Al contrario, la RTT della « gauche plurielle » fece scendere la disoccupazione da oltre 11 % a 8 % in due anni infirmando tutte le teorie fasulle sul « tasso naturale » o « strutturale » di disoccupazione. Con le 35 ore settimanali i lavoratori francesi lavoravano in media 39 ore, dunque con 4 ore realmente pagate allora come straordinario incrementando così il loro standard di vita. Durante lo stesso periodo, con una settimane legale di 60 ore, la media lavorativa effettiva nei Stati Uniti era di solo 33.8 ore mentre il salario minimo orario era di 5.15 dollari …

In effetti, un dirigenti con il suo Reparto delle Risorse Umane che non sarebbe capace di funzionare con le 35 – e forse ormai le 32 – ore settimanali più un volante di straordinario realmente pagato in quanto tale e un volante di tempo parziale liberamente scelto ma di almeno 24 ore settimanali con tutti i diritti sociali, non è degno della sua paga.

Non si crea lavoro dignitoso dividendo per 2 o 3 un lavoro a tempo indeterminato esistente, si fa solo numeri e statistiche ufficiali fasulli in modo da accelerare la transizione verso la società della nuova domesticità e della nuova schiavitù, oggi con la distruzione del genoma umano e del quadro epidemiologico generale tramite il ricatto per imporre pericolosi pseudo-vaccini a mRNA, ancora sperimentali … Si impongono, senza nessuno stato di anima, quello che assomiglia sempre più a delle Nuove Leggi di Manu – vedi la « Breve » del 25 aprile 2022.

Paolo De Marco

Note :

1 ) in « Espagne : tout ce qui change avec la nouvelle réforme du travail premium », Par Armelle Pape Van Dyck | Publié le 16/01/2022 à 19:21 | Mis à jour le 17/01/2022 à 12:28 , https://lepetitjournal.com/vivre-madrid/entreprise/espagne-nouvelle-reforme-travail-329313

2 ) Per il periodo 2014-2020, quasi 30 miliardi di euro dei fondi europei destinati all’Italia non furono spesi. Questo in un contesto nel quale il nostro contributo netto era attorno a 7-10 miliardi. Perdita totale di 37-40 miliardi. Il contributo netto ai fondi strutturali europei per il 2021-2027 – stessa durata del PNRR – sarà più o meno lo stesso. Immaginiamo che i fondi non spesi che saranno rinviati indietro saranno un può di più. In modo che, con i contributi netti e i fondi non spesi, alla fine del 2026 perderemo complessivamente al minimo 80 miliardi. A fronte di questa perdita riceveremo 49,6 miliardi di euro netti con il PNRR. Da questa somma dobbiamo pero dedurre gli interessi da pagare sulla parte principale del PNRR, cioè i prestiti!!! Importa poco se questi interessi garantiti dalla UE saranno un poco inferiori. Prima della privatizzazione della Bankitalia nel 1981-1983 la pianificazione ricorreva al credito pubblico, il quale non costava quasi niente ma funzionava come un anticipo della crescita dinamica scaturita dai re-investimenti economici più la parte anticipata appunto con il credito pubblico. Durante tutto il periodo delle Ricostruzione del Dopo-guerra, con la pianificazione e il credito pubblico in linea con la lettera e lo spirito della Costituzione, il debito pubblico rimasse contenuto attorno al 50 % del PIL, ma il nostro Paese era tra le prime 5 potenze industriali ed economiche al mondo. Oggi, i nostri dirigenti parassiti vendono il Paese e lo caricano di debiti con la cantilena del « arrivano i fondi del PNRR, più di un terzo andrà al Mezzogiorno ! » Intanto i fondi del PNRR arrivano accompagnati da 528 condizionalità più dure di quelle praticate dal FMI. Anticipano quelle che saranno imposte fra poco quando il nostro Paese sarà trascinato nel MES. Queste condizionalità implicano l’ulteriore smantellamento del nostro Stato sociale e dei beni pubblici, senza escludere la privatizzazione dell’acqua con il DDL Concorrenza. Alla faccia del referendum del 2011. Chi cerca una spiegazione al declino di certi paesi e di certe civiltà non deve guardare oltre …

Vedi:

a ) « Il Recovery Fund è un diversivo », di Coniare Rivolta * https://contropiano.org/news/news-economia/2021/04/22/il-recovery-fund-e-un-diversivo-0138303

b ) «L’Italia da sempre è un Paese contributore netto. Nel caso del Recovery, però, si ritroverà, per via dei danni ingenti della pandemia, a essere beneficiario netto. Tuttavia, tolto il Recovery, rispetto al normale bilancio europeo dei prossimi 7 anni, l’Italia resterà contributore netto. Il saldo tra queste due posizioni sarà di circa 10 miliardi. Non proprio una pioggia torrenziale. » https://www.money.it/Quanto-vale-davvero-PNRR-per-Italia

c ) « 75 miliardi dall’Ue per l’Italia, Carfagna “Politiche di coesione fondamentali” », http://www.vivereeuropa.it/2022/07/20/75-miliardi-dallue-per-litalia-carfagna-politiche-di-coesione-fondamentali/2100221821/

d ) Ecco un’illustrazione concreta di questo modo di fare incompetente, per non dire altro, visto che corrisponde ad un metodo ben rodato di controllo del territorio. Rimando alla Categoria « Comitato Cittadino per il Lavoro Dignitoso », in particolare questo : http://rivincitasociale.altervista.org/lettera-aperta-allassessore-f-orsomarso-della-regione-calabria-al-sindaco-san-giovanni-fiore-r-succurro-allex-sindaco-g-belcastro-al-pd-della-nostra-citta-15-febbraio-2021/

3 ) Complessivamente dal1997 al 2002 la « gauche plurielle » creò 2 milioni di impieghi. Ecco, l’analisi della allora ministra Martine Aaubry « La crescita del 3% del periodo 1997-2002 non è piovuta dal cielo; siamo riusciti a ripristinare la fiducia, a sostenere il potere d’acquisto dei più modesti, che sono anche quelli che consumano di più, e a moltiplicare la creazione di posti di lavoro (350.000 posti per i giovani, 500.000 legati alla settimana lavorativa di 35 ore), che a loro volta hanno alimentato i consumi e la crescita e di conseguenza l’occupazione. Questo è ciò che gli economisti hanno definito un “circolo virtuoso” di occupazione-consumo-crescita-occupazione-consumo… », in « Norme CDI ou précarité » 27 mars 2007, Sezione « Commentaires d’actualité », www.la-commune-paraclet.com

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