Commenti disabilitati su Manovra correttiva, spada di Damocle dell’IVA e sabotaggio ministeriale, 26 febbraio 2019

Commento rapido

Ho già spiegato altrove in vari commenti il ruolo di sabotaggio giocato, secondo me, da Tria e Savona per affossare le forze politiche – falsamente – percepite come anti-europee e anti-sistema almeno subito dopo le ultime elezioni nazionali. Come fecero con la Grecia del pitre Tsipras, importava dimostrare che non esiste nessuna alternativa al monetarismo reazionario attuale. Ora è una evidenza: In effetti, dopo quasi 8 mesi di governo, non fu intrapresa nessuna azione socio-economica di sostegno dell’economia, neanche di routine, con la consapevolezza che il lag economico di trasmissione degli effetti delle azioni governative all’economia è almeno di 3 mesi.

Così, dopo un rallentamento già notato dalla Commissione Europea mesi fa, durante la tragicommedia della riscrittura del DEF dal 2,4 % al 2,04 % (!!!), l’Italia è già tecnicamente in recessione. Intanto, con solo 3 miliardi di investimenti annui previsti per il prossimo triennio, la Spending review triana passava da tagli di 18 miliardi a 23 miliardi di euro nel 2019, mentre la media effettiva dei governi precedenti e dei loro Dottori Forbici era attorno a 5 miliardi annui … Come previsto, Tria aspetta tranquillante la prossima trimestrale di cassa per imporre correzioni già pensati con Moscovici et al., o, in ogni caso, già concepite in quei parametri. Dunque, mission accomplie, addio M5S. Pero, con l’accettazione del DEF rivisto al ribasso, Salvini ha già guadagnato la fiducia di Moscovici e dei reazionari monetaristi europei che contano. Non è più concepito come un pericolo, anzi è considerato come all’avanguardia, non solo per la chiusura delle frontiere all’immigrazione, ma sopratutto per la continuazione della politica di « ritorno » forzoso dei cittadini verso « una società di nuova schiavitù e di nuova domesticità », naturalmente agevolato con misure securitarie e repressive senza precedenti, anti-sociali, anti-immigrazione, ontologicamente razziste e frontalmente anti-costituzionali.

Si potrebbe facilmente concepire delle misure budgetarie nuove. Questo si potrebbe fare senza dovere uscire dall’euro, ma godendo invece de facto dalla sua protezione contro prevedibili attacchi speculativi. (1) Ad esempio, il ritorno al credito pubblico per finanziare il debito pubblico e para-pubblico, la ristrutturazione del debito pubblico in investimenti tramite swaps debito pubblico contro azioni investite in un consorzio pubblico destinato a ripristinare e a rilanciare le nostre fatiscenti infrastrutture. Questa ristrutturazione positiva permetterebbe in oltre di pulire le nostre banche alle prese con miliardi di euro di Non Performing Loans, consolidando cosi il loro bilancio, prima che siano obbligate a svendersi a banche esteri secondo piani già scritti, incluso per Unicredit. (2)

Il margine budgetario cosi conquistato permetterebbe il rilancio degli interventi socio-economici statali, incluso il finanziamento di una voce budgetaria specificamente destinata al cofinanziamento dei fondi strutturali europei, liberando così oltre 30 miliardi di euro. Per quello che riguarda questa trentina di miliardi di euro di fondi europei per il 2014-2020, oggi, inizio 2019, solo poco più del 10 % è stato utilizzato!

Ma a parte questa incapacità tipica dei nostri dirigenti di pensare fuori dei parametri imposti dai putativi « maestri del mondo » – incluso Sbilanciamoci (3) – vorrei fare una semplice domanda:

La storiella dell’IVA è una tipica invenzione filosemitica nietzschiana. Similarmente alle gigantesche spese fiscali monetariste – tax expenditures – fu ideata per fare risultare il budget, in modo fittizio ma permanente, nel rosso. Così l’aumento dell’IVA sarebbe sempre da disinnescare, prova della bontà sociale dei dirigenti …

E veramente così? NO!

In effetti, si potrebbe anche aumentare l’IVA nel rispetto dello spirito della tassazione solidale e progressiva sancita dalla nostra Costituzione. Possono facilmente pagare i nostri concittadini più ricchi aumentando l’IVA per certi prodotti ma eliminandola e abbassandola drasticamente per i beni di prima necessità.

Intanto si reintrodurrebbe l’IMU sulla prima casa per le case di oltre 150 m2. (Si recupererebbe così 5 miliardi di euro, oggi sprecati, da utilizzare per finanziare la voce necessaria per il cofinanziamento in modo da sbloccare i fondi europei al più presto, al livello locale e regionale.

Si ristabilirebbe il contratto nazionale nel suo principio normativo-legale nello spirito della democrazia sociale e industriale includendo almeno l’indicizzazione obbligatoria sull’inflazione programmata. (Vedi: http://rivincitasociale.altervista.org/smantellamento-dello-stato-sociale-o-welfare-state-anglo-sassone-e-politiche-neoliberali-monetariste-viste-sotto-langolo-del-contratto-di-lavoro/ )

Si eliminerebbe quello tipico schifo elettoralistico renzi-gutgeldiano dei 80 euro in busta paga che non va alla gente che ne ha più bisogno. Al contrario, il ritorno al contratto nazionale garantirebbe la difesa del salario differito, dunque dei programmi sociali. Questi programmi sociali oggi ideologicamente smantellati contribuisco al sostegno del livello di vita dei focolari malgrado un salario individuale netto contenuto. Quello che grava di più sul morale delle famiglie è proprio l’incertezza del futuro e la necessita di provvedere ad un minimo risparmio precauzionale. (Vedi http://rivincitasociale.altervista.org/pouvoir-dachat-niveau-de-vie-temps-de-travail-socialement-necessaire-et-revenu-global-net-des-menages-2-31-dec-2018/ )

Si ripenserebbe Quote 100 e il Reddito di Cittadinanza – o meglio le misure previdenziali e assistenziali, incluso il re-training, di accesso universale – in funzione di una Riduzione generale del tempo di lavoro. In Italia questo obbiettivo virtuoso può essere raggiunto abbassando l’età pensionabile. Una vera Quota 100, concepita come riduzione strutturale del tempo di lavoro, permetterebbe la riabilitazione della base fiscale e contributiva dello Stato e dell’INPS, sopratutto se si eliminasse la sconcia regola attuale – nello spirito di sabotaggio Tria-Savona – che impone alla PA di non assumere prima del novembre 2019 in una fase di recessione tecnica … Si procederebbe così ad un vero cambio generazionale, in gran parte effettuato a tempo pieno.

Il CO2 è benefico alla vegetazione e non ha nessuna influenza misurabile sul riscaldamento climatico. In effetti, esiste una sola misura per i 410 ppm del buffo e criminalmente narrativo GIEC, viene dall’Osservatorio localizzato sul vulcano Mauna Loa a Hawaii, uno dei 16 vulcani più attivi al mondo e uno di quelli che rilascia più CO2. Oggi, il Vesuvio è tappato. Dunque: (410 ppm + 0 ppm )/2 = 205 ppm, misura sconcia ma comunque due volte più precisa rispetto a quella dei pitre del GIEC.

« Finta fine del mondo o concrete fine del mese »? Grazie alla confutazione informata e razionale delle fesserie criminali del GIEC, ma tenendo invece conto del principio di precauzione, in particolare nelle zone urbane, per quello che riguarda l’impatto delle particelle fine sulla salute, si potrebbe subito eliminare 30 miliardi di euro di accise sul carburante e sui i prodotti petrolieri a favore delle imprese presenti sul nostro territorio e a favore degli automobilisti individuali. (4) La misura è a costo zero per lo Stato eliminando 30 miliardi di euro delle tax expenditures più inutili. Per il trasporto su gomma serve la riabilitazione delle nostre ferrovie incluso con il completamento accelerato dei corridoi italo-europei con il TAV e il Ponte di Messina; questo ultimo è urgentemente necessario per il Corridoio Uno Palermo-Amburgo senza il quale l’intero Sud si trova tagliato dal cuore industriale ed economico europeo, sopratutto con il Porto di Gioia Tauro criminalmente ridotto al declino. (5) Gli automobilisti saranno pero tassati con un bollo specifico sulle grosse cilindrate. Apposte agevolazioni potrebbero favorire la generalizzazione dei veicoli e dei catalizzatori più performanti senza pero penalizzare i redditi bassi oggi costretti ad utilizzare veicoli di seconda mano.

Oggi il costo energetico in Italia è più elevato da quasi un terzo rispetto ai nostri competitori europei, malgrado alcune agevolazioni per le imprese. Perciò, questa nuova politica energetica nazionale permetterebbe la riduzione sostanziale del costo di produzione delle imprese ridando competitività al Sistema Italia. In oltre, si ridarebbe un margine importante di potere di acquisto ai consumatori, specialmente a quelli appartenenti ai 5 decili di reddito più bassi. Al contrario, le trivelle non servono, anzi converrebbe conservare i nostri magri giacimenti come riserve strategiche.

E così via. Le alternative concrete ci sono, e come. E non parlo nemmeno dei 85-95 miliardi di tax expenditures che, per una gran parte, non raggiungono più gli obbiettivi originali per i quali furono offerte. Sottolineo che questi numeri della Corte dei conti sono sottovalutati; in effetti, se si guarda sul lungo termine sin dall’inizio delle politiche monetariste, le tax expenditures sono molto più vicine ai 250 o 300 miliardi di euro annui, senza nemmeno contare il shadow banking non tassato, l’evasione fiscale, la costosa armonizzazione fiscale dei Gafam ecc.

Paolo De Marco

Note:

1 ) Rimando qui al mio : Uscire dall’euro non serve, serve mettere fine al regime della cosiddetta « banca universale », in Download Now, Sezione Livres-Books del mio vecchio sito giurassico www.la-commune-paraclet.com . I trattati sono comunque solo dei trattati, perciò possono e debbono essere riscritti. Rimando qui ad un video recente nel quale J. L Mélenchon fa giustamente notare che il cosiddetto Fiscal Compact – il TSCG per esattezza – non è più applicabile perché non fu trascritto nel diritto europeo a tempo, cioè prima della fine del 2018. Vedi a 25:00 minuti dall’inizio del video « Luxembourg: Les voleurs du FISC nous ruinent – Mélenchon », in https://www.youtube.com/watch?v=qEVmjJl27LM . Vedi pure : « JEFTA : Il faut un protectionnisme solidaire » in https://www.youtube.com/watch?v=8ySXJ8RRo_0

2 ) Vedi in questo medesimo sito l’articolo « Credito, debito pubblico e tagli: sentiero di consolidamento fiscale e tagli alle spese agli Enti locali » in http://rivincitasociale.altervista.org/credito-debito-pubblico-tagli-golpe-costituzionale-24-febbraio-2019/

3 ) Vedi http://sbilanciamoci.info/la-contromanovra-sbilanciamoci-2019-e-on-line/

4 ) La politica energetica risulta in gran parte determinata dalla reazione europea alla politica di sostituzione dello Standard Dollaro-Oro con un Standard Dollaro-Petrolio da Kissinger dopo la guerra nel Medio-Oriente del 1973. I paesi dell’OPEC avevano reagito facendo levitare il prezzo del greggio. Kissinger immaginò una politica di riciclaggio dei petro-dollari a favore del dollaro americano allora rimesso in causa con il crollo del sistema di Bretton Woods iniziato il 15 agosto del 1971. Così facendo si assicurava che oltre il 60 % dei scambi internazionali avvenivano in dollaro, sistema oggi rimesso in causa da vari paesi. All’epoca, gli Europei più efficienti in materia energetica – motori a 4 cilindri ecc – immaginarono un proprio sistema di riciclaggio a favore delle casse degli Stati, tramite le accise. Il che aveva senso finché lo Stato Sociale interveniva nell’economia per correggere le contraddizioni del capitale privato e dei suoi « spiriti animali ». Oggi, non è più il caso. Ho già denunciata la logica di deflazione salariale indotta dai trattati di libero-scambio e sopratutto dalla definizione prevalente dell’anti-dumping sancita da tutti questi trattati e dall’OMC. Vedi il mio « Appello » in questo medesimo sito. Questa disastrosa definizione dell’anti-dumping, di cui nessuno parla malgrado l’offensiva conflittuale di Trump sui dazi, impone una corsa salariale globale verso il basso sacrificando il salario differito e la tax area sul reddito lordo dei lavoratori la quale, normalmente, dovrebbe servire a finanziare le missioni socio-economiche dello Stato mentre oggi serve solo per finanziare le varie tax expenditures, la riduzione del cuneo fiscale per le imprese e i regali per i ricchi senza nessuna controparte per il mondo lavorativo. Per ridare competitività al nostro Paese, si deve ridurre strutturalmente il costo di produzione, incluso con il rilancio della Ricerca e Sviluppo, non il costo salariale, il quale invece dovrebbe essere pensato per sostenere la domanda sociale interna …

5 ) In Italia, il disprezzo attivo della democrazia è tale che non si consulta la popolazione prima di lanciare vari progetti, i quali più volte finiscono come tanti elefanti bianchi e cattedrali nel diserto. Visto l’abuso continuo di un territorio già allo sfaccio, la reazione popolare, a volta influenzata dietro-mani da vari lobbie, ad esempio quella del trasporto su gomma, diventa difensiva: meglio bloccare le grandi opere piuttosto che subire ancora altre aggressioni al territorio e alla salute dei cittadini. In tanto, la difesa dell’ambiente richiede ingenti risorse che non possono essere ricavate senza un reale sviluppo socio-economico socialmente e ambientalmente accettabile. Non basta opporsi alle cosiddette « opere inutili », troppo facile, bisogna invece mettere su piede un autentico programma di sviluppo nazionale e regionale con le grandi e piccole opere necessarie ma fatte per bene dopo le dovute consultazioni democratiche e i dovuti accertamenti ambientali e anti-mafia. I piani regolatori dei territori dovrebbero realmente inquadrare questa problematica rendendo il processo più democratico. Ad esempio, imponendo consigli municipali, provinciali e regionali fissi e aperti al pubblico, con la possibilità per il pubblico di porre le sue domande agli elette/i. Imponendo, un iter democratico preciso, aperto a tutti cittadini per i piani regolatori. Prevedendo dei referendum revocatori delle elette/i a tutti i livelli in modo da renderli realmente responsabili di fronte alle loro elettrici e elettori, ecc. Altrimenti il reazionario cosiddetto Decreto Salvini, impedisce preventivamente ogni input popolare nei processi decisionali. In effetti, basta che i dirigenti, spesso mafiosi e/o corrotti, decidono di non ascoltare le proteste pacifiche e costruttive delle cittadine/i per impedire loro il più minimo impatto sulle scelte politiche. Questo maneggio può durare anni e anni come testimonia il nostro Comitato Cittadino per il Lavoro Dignitoso – vedi la Categoria dedicata in questo medesimo sito. Una tale prassi trasforma inevitabilmente la politica in un affarismo mafioso-poliziesco e corrotto, prima causa del declino socio-economico e culturale della nostra Repubblica. Questo è intollerabile e contro-produttivo come dimostra l’attuale « sviluppo del sotto-sviluppo » del nostro Paese. Idee politiche a parte, non posso credere che questo sia il risultato voluto dall’attuale governo presentato poco fa come il governo del cambiamento …

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