Commenti disabilitati su COME RIABILITARE L’OSPEDALE DI SGF SPECIALIZZANDOLO NELLA GERIATRIA MODERNA? 3 dicembre 2020.

Dopo oltre 5 anni di lotte pacifiche, costruttive e civili, nessuno dei progetti presentati dal Comitato Cittadino per il Lavoro Dignitoso – CCLD – di SGF fu preso in considerazione dalla nostra Municipalità e dalla nostra Regione, malgrado varie promesse … e anni di indegna presa in giro. La Cooperativa creata, su domanda della Regione nel 2017, ha dovuto sciogliersi per non dovere continuare a pagare le ingenti somme necessarie per rimanere in vita, senza nessuno sbocco concreto.

Il CCLD aveva presentato 7 e poi 10 progetti altamente fattibili per SGF. Presentò in parallele una seria di 6 progetti per la Regione in un testo intitolato « Calabria = Sognare quello che potrebbe essere, settembre 2020. » Questo testo era una versione più ampia dell’articolo pubblicato nella rivista www.controneinforma.org, N 132, luglio-agosto-settembre 2017. Si sperava che questi 6 progetti fossero valutati senza pregiudizio ideologico secondo la loro fattibilità e la loro utilità sociale ed economica per la nostra Regione.

Queste due serie di progetti per SGF e per la nostra Regione erano suscettibili di dare inizio ad una esperienza innovativa di sviluppo locale, certo modesto ma cumulativo, anno dopo anno, attingendo a pochi finanziamenti europei. Alla condizione che il Comune oppure la Regione si prendessero carica del cofinanziamento necessario. Non si può ragionevolmente chiedere a delle disoccupate.i di lungo termine di avanzare loro stesse.i le somme necessarie. Il CCLD non fu ascoltato; al contrario, fu indegnamente preso in giro per oltre 5 anni.

Non di meno crediamo che la nostra proposta di riabilitare l’Ospedale di SGF, puntando sopra una specializzazione geriatrica di alto livello, rimane valida. La geriatria moderna assieme all’assistenza domiciliare integrata permetterebbero ridare al nostro Ospedale il suo statuto costituzionale e legale di Ospedale di Montagna e dunque di Ospedale generale integrato nella nomenclatura regionale. Non si può parlare di una struttura Covid a SGF senza mettere in pericolo la vita di tutti i pazienti, se non si ragiona nel quadro di uno ospedale generale interamente funzionale in quanto tale, con tutto il personale necessario impiegato a tempo pieno. Non si può sul serio pensare fare commutare uno o due dottori forestieri per prestazione di poche ore pochi giorni alla settimana. Non mancano i medici e le infermiere.i qualificati, giovani italiani oppure stranieri, pronti ad accettare con gioia un posto a tempo pieno a SGF.(1)

Abbiamo già spiegato che, in questi tempi di crisi sanitaria duratura, con strutture ospedaliere sature a Crotone e a Cosenza, la riabilitazione del nostro ospedale costituisce l’opzione più razionale e meno costosa. ( Vedi : « Sarebbe il momento opportuno per riabilitare l’Ospedale si San Giovanni in Fiore (CS) », 16 marzo 2020 ) Sottolineo che esiste un fondo calabrese poco conosciuto di oltre 258 milioni di euro – 2014 – per modernizzare le strutture ospedaliere. (vedi : « Riabilitare l’ospedale di montagna di San Giovanni in Fiore, 12 gennaio 2017, in http://rivincitasociale.altervista.org/riabilitare-lospedale-di-montagna-di-san-giovanni-fiore-12-gennaio-2017/ ) Non se ne parla quasi mai a parte in periodo elettorale dove si promette di costruire un altro ospedale, ad esempio, a Cosenza, quando le nostre strutture ospedaliere san giovannesse esistono già …

Un ospedale deve anche essere concepito come una struttura socio-economica « strutturante » dato le sue attività dirette e quelle indotte.

San Giovanni in Fiore è il più grande centro urbano di montagna nella UE. Malgrado lo spopolamento, la demografia del nostro Altopiano giustifica facilmente il mantenimento del nostro ospedale di montagna. La nostra popolazione, con le sue caratteristiche montane e la sua dieta mediterranea, rappresenta una opportunità eccezionale per i studi in geriatria.

Immaginiamo questo: La rete pubblica ospedaliera è riabilitata in Italia e in Calabria. Per riabilitarla con più celerità, invece di puntare sul fallito modello organizzativo di ispirazione anglo-sassone hub, spoke, ospedali generale e pronto-soccorso nel quadro del fallito Piano di Rientro, si punta sopra le strutture pubbliche territoriali di prima linea, tra le quali gli ospedali di montagna e le cliniche pubbliche. In questo quadro, i medici di famiglia pagati mensilmente e non all’atto, vengono affiancati dalle strutture di prima linea, ad esempio per l’accesso agli esami di laboratorio più comuni. Con una specializzazione in geriatria a SGF basterebbe redarre dei protocolli standard di entrata dati utilizzati da tutti i medici presenti sul territorio. Si ottiene così una incomparabile banca dati in pochi anni. Questi dati sono dunque centralizzati nell’ospedale di geriatria di alto livello di SGF e analizzati nel quadro della specializzazione geriatrica. I medici di famiglia verrebbero pagati mensilmente in modo da coprire per parte il tempo da dedicare alle visite dei pazienti e per parte il tempo necessario all’entrata dei dati sui protocolli e alla loro analisi coordinata dall’ospedale.

In questo modo, il medico di famiglia diventa la struttura portante della medicina moderna non solo preventiva, perché opera sul terreno con i suoi pazienti ed allo stesso tempo viene coinvolto nella ricerca. Con un tale modello, in pochi anni, l’Ospedale di San Girovanni in Fiore, anche in collegamento con le nostre Università calabresi e mondiali, diventerebbe uno dei più grandi centri di geriatria e di riabilitazione. Questo lavoro di riabilitazione avrebbe anche il suo valore per il sostenimento delle attività turistiche in caso di infortunio.

Ecco quello che il CCLD aveva scritto, pensando poterne discutere attorno ad un tavolo tecnico:

«Quinto Progetto: Fare della geriatria moderna assieme all’assistenza domiciliare integrata una specializzazione del Ospedale di San Giovanni in Fiore. Un ospedale deve anche essere concepito come una struttura socio-economica « strutturante » dato le sue attività dirette e quelle indotte.

Premessa: Dato l’evoluzione demografica, specialmente nelle zone svuotate dall’emigrazione, i servizi geriatrici moderni sono diventati dei servizi essenziali. L’assistenza domiciliare integrata preserva la dignità e l’autonomia dei nostri anziani pesando meno sulle finanze pubbliche. Infine, nell’ottica dello sviluppo turistico della nostra Città e della nostra Sila, la presenza di un ospedale funzionale è primordiale. Le spese mondialmente previste per la geriatria ammontano attorno a 3 % o 4 % del PIL mondiale in tal modo che, puntando sulla geriatria di alto livello si potrebbe salvare l’ospedale ridando vita ai nostri villaggi turistici tale Lorica, Villaggio Palumbo, ecc.

In effetti, non si può pensare sviluppare il trekking, lo sci e le altre attività sportive, turistiche e anche economiche se non esiste un ospedale funzionale sul posto. Secondo il raggio che gli si vuole dare il bacino demografico silano è tale da richiedere la presenza dell’ospedale di SGF.

1.      Obbiettivo: Salvare l’ospedale di San Giovanni in Fiore e garantire la sicurezza dei turisti nell’ottica dello sviluppo turistico della Sila. Preservare la dignità e l’autonomia dei nostri anziani.

2.      Durata del progetto – da discutere con il Municipio e con l’Ospedale.

3.      Fondi necessari – incluso il co-finanziamento. Da discutere con il Municipio e con l’Ospedale.

4.      Business Plan: Nel quadro della politica nazionale per la Sanità e della riorganizzazione regionale della stessa, salvare l’Ospedale di San Giovanni in Fiore situato nel cuore della Sila, e perciò necessario a tutta la popolazione dell’Altopiano. Puntare sulla geriatria moderna per ovvie ragioni demografiche e turistiche.

5.      Totale richiesto: Da discutere con il Municipio e con i dirigenti dell’Ospedale stesso. »

Essendo un ottimista di nascita, penso che non è mai troppo tardi per fare del meglio. Invito dunque le nostre concittadine.i, come pure il nuovo Commissario ad Acta e i suoi due sub-commissari per la sanità calabrese, a considerare la proposta del nostro CCLD.

Il Comitato Cittadino per il Lavoro Dignitoso, SGF.

1 ) « Secondo l’Amsi (Associazione medici stranieri in Italia) in Italia sono presenti circa 77.500 persone aventi cittadinanza straniera con qualifiche sanitarie: tra cui 22mila medici, 38mila infermieri, e poi fisioterapisti, farmacisti, odontoiatri e altri professionisti della sanità. Ma tra questi numeri piuttosto consistenti, solo il 10% riesce ad accedere a posti di lavoro nell’ambito della Sanità pubblica2. » in« Covid-19: esclusi centinaia di medici e infermieri stranieri dai concorsi », 09/11/2020, https://www.asgi.it/cittadinanza-apolidia/esclusi-medici-stranieri-concorso/

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