Commenti disabilitati su Rosatellum = Rilettura e conclusioni dopo l’approvazione della legge, 10 nov. 2017.

Vedi :

A ) « ROSATELLUM = SISTEMA ELETTORALE, TRANSFORMISMO CRONICO E ROVINA NAZIONALE.», in http://rivincitasociale.altervista.org/rosatellum-sistema-elettorale-transformismo-cronico-rovina-nazionale/

B ) « Il Rosatellum: punti forti e deboli di una legge elettorale che nasce già provvisoria », Pubblichiamo il primo intervento di un ‘Atlante elettorale’ della Sise in collaborazione con Repubblica, in vista delle elezioni politiche 2018, di STEFANO CECCANTI * 09 novembre 2017 http://www.repubblica.it/politica/2017/11/09/news/il_rosatellum_punti_forti_e_deboli_di_una_legge_elettorale_che_nasce_gia_provvisoria-180642495/?ref=RHPPRB-BH-I0-C4-P2-S1.4-T1

Come già detto prima questa legge fu ideata per tentare di fare eleggere una coalizione di centro-sinistra diretta dal PD oppure una del centro-destra guidata da Berlusconi. Ambedue queste coalizioni rappresentano il peggiore affarismo politico nel nostro Paese ma con la sicurezza per i suoi ideatori che l’eventuale alternanza politica non produrrà vera alternanza capace di rimettere in causa il sistema dominante – in particolare il Fiscal compact e le sue conseguenze socio-economiche, culturali e accademiche. Si conferma il disprezzo attivo per la democrazia tra i dirigenti mainstream. (1)

Questo carattere a-democratico sarà aggravato con la fine del finanziamone pubblico – il maggiore sbaglio del M5S sul quale dovrà ritornare in dietro al più presto fissando soglie massime di rimborso rigorose e verificabili – perché favorirà coalizioni senza un vero programma comune, cioè senza accordo democratico tra i partiti rappresentati nella coalizione, e anche senza primarie, cioè senza accordo sancito dagli iscritti dei partiti coalizzati prima delle elezioni. Piccoli gruppetti personali – si pensa, ad esempio, ad Alfano ma non solo – se non sono salvati regionalmente con l’uninominale o con la soglia aggiustata in extremis al 3 %, lo saranno nelle coalizioni.

Andiamo così verso l’affarismo ed il trasformismo italiani più spietati, come ho già notato prima. La Presidenza sarà chiamata a giocare il suo ruolo nella formazione del governo; questo perché sembra difficile che una sola coalizione potrà ottenere 40 % dei voti, e dunque ci sarà trasformismo affarista prima delle elezioni e dopo le elezioni per formare il governo, cioè per trovare una maggioranza parlamentare. Altro che Verdini and Co …

La prevedibilità del risultato del voto non viene rispettata e non lo è neanche nel metodo di voto offerto agli elettori tanto per la parte uninominale quanto per la parte collegiale/proporzionale. In effetti, il voto dell’elettrice e dell’elettore viene in parte riformulato dal sistema di ripartizione adottato tra candidato uninominale e lista oppure intra-coalizione. La parità di genere non è rispettata.

Il sistema uninominale è ideato come un premio di maggioranza implicito. Niente altro. E perciò questo sistema first past the post, in realtà molto criticato dai cittadini anglo-sassoni – anche con la manifestazione di un forte astensionismo – non corrisponde nemmeno alla sua unica – e debole – pretesa giustificatrice, cioè la relazione personale tra candidata/o e elettori visto che le circoscrizioni elettorali risultano troppo grandi. Alla confusione creata ad arte manca soltanto il voto disgiunto come in Sicilia – in oltre, in Italia, con regioni e comuni altamente diversi tra loro, questo creerà una logica mediatica di star system inter-territorio, cioè tutto il contrario della logica democratica richiesta dalla Corte costituzionale, sopratutto perché la rappresentanza mediatica con il finanziamento privato dei partiti diventa una grottesca farsa.

Le similitudini con l’ultimo voto siciliano – a parte la mancanza di una vera Commissione elettorale capace di verificare la presentabilità prima del voto – furono già sottolineate da molti commentatori. Se il M5S e Cento passi per la Sicilia avevano formato una coalizione sulla base di un programma di governo minimo ma essenziale, il risultato siciliano avrebbe potuto iniziare il processo di riscatto della Sicilia e dell’intero Paese. (2) Ma non è detto che con il lavoro prevedibile della Procura gli equilibri della ARS non cambieranno presto. I due partiti nominati ci dovrebbero pensare prima delle eventuali elezioni parziali.

Paolo De Marco, 10 novembre 2017.

NOTE:

1 ) Ad esempio, Romano Prodi afferma che le elezioni non devono fotografare la volontà degli elettori! (vedi la Nota 1 del Commento rapido anteriore. E Eugenio Scalfari sembra ritornare ai suoi amori giovanili quando era a Roma fascista e a Nuovo Occidente. Il lupo – con il suo padrone – cambia il pelo ecc … Scrive : « La mia tesi è molto diversa. La democrazia non ha mai affidato i poteri al popolo sovrano e quindi la sovranità è affidata a pochi che operano e decidono nell’interesse dei molti. È sempre stato così nella storia che conosciamo, a partire da quella di Roma antica quando ancora era una grande Repubblica con la cittadinanza di tutti i popoli italici che poi fu lentamente estesa a tutti gli abitanti delle terre che Roma conquistò. Chi governava era il Senato e c’era un tribuno della plebe che (coperto dalla sacralità) operava affinché le decisioni del Senato fossero favorevoli al popolo. Era cioè la realizzazione di quello che è sempre avvenuto: i pochi debbono governare nell’interesse dei molti. Senatus populusque romanus, i pochi governano per il bene dei molti. », in http://www.repubblica.it/politica/2017/10/15/news/ecco_perche_la_legge_elettorale_non_viola_la_democrazia-178317329/

2 ) Il M5S, come pure la sinistra autentica, devono capire l’aspetto strutturante del scrutino elettorale in vigore. Quando cambiano questi parametri la strategia elettorale/politica deve adattarsi ma senza compromessi compromettenti. Così con l’ultimo sistema elettorale nazionale la postura singolare del M5S pagava perché si teneva fuori del sistema trasversale e trasversalmente corrotto. Con il Rosatellum questa postura isolazionista apre la porta ad una coalizione di centro-destra o di centro-sinistra. Al contrario, una coalizione del M5S con la sinistra autentica, dunque non compromessa con il sistema e aperta a cambiamenti veri, potrà approfittare dalla frammentazione del centro-sinistra e del centro-destra. Ritornerò fra poco sul soggetto, in particolare sul programma minimo ma essenziale di cambiamento che giustificherebbe una tale coalizione. Questo processo implica pure la creazione immediata di una federazione ecumenica della sinistra autentica.(Vedi per ora il mio Appello in questo medesimo sito).

In fondo si tratta di uscire fuori della rovinosa cosiddetta « supply-side policy » neoliberale-reaganiana a favore di un ritorno alla politica della domanda sociale, la quale non è solo « pump priming » per i consumi interni dei focolari ma bensì pianificazione almeno strategica della Formazione Sociale italiana. (Vedi l’argomento nel capitolo « Patto di stabilità vs politica dell’offerta o politica della domanda » dei « Brani scelti del mio Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance », 2005, tradotti nel mio italiano dell’epoca … nella Sezione « Italia » del sito www.la-commune-paraclet.com .) Usando il termine « ulivo » si va subito all’abbozzo del programma comune, il quale, con i dovuti aggiornamenti, sembra ancora di attualità. La sua logica lo è certamente.

Comments are closed.