Commenti disabilitati su APPENDICE: SPOLIAZIONE. Brano estratto da Pour Marx, contre le nihilisme (2002), traduzione 14 luglio 2023

(La versione originale è liberamente accessibile in « Download Now », Sezione Livres-Books del vecchio sito sperimentale https://la-commune-paraclet.com/ . Tradotto con www.deepl.com e riletto)

Indice del contenuto:

Prologo

Appendice: Spoliazione.

Prologo.

In una comunità armoniosa, in cui i cittadini ricevono secondo i loro bisogni, dopo una transizione in cui tutti coloro che sono in grado di lavorare contribuiscono secondo le loro capacità per ricevere in proporzione al loro contributo nella divisione sociale del lavoro, tutte le forme di intelligenza hanno pari dignità e tutte sono ugualmente indispensabili per soddisfare i bisogni materiali, culturali e spirituali della Nuova Società. (1)

Lo sviluppo armonioso di tutte le forme di intelligenza dovrebbe essere la missione specifica e la preoccupazione primaria di qualsiasi sistema educativo. Nel mondo contemporaneo questo è ben lungi dall’essere il caso. In questa Appendice presentiamo alcuni spunti di riflessione.

Oggi, pero, abbiamo il dovere di sottolineare che le studentesse e gli studenti hanno ragione a denunciare i sistemi di valutazione formale come i test INVALSI. Essi non servono in alcun modo a valutare passo dopo passo l’apprendimento reale degli studenti per rimediare a eventuali carenze. (2) Al contrario, sono concepiti per ratificare la selezione di classe fatta dalla culla fino ai banchi di scuola. Ormai, l’obiettivo principale del sistema scolastico di massa riservato alla maggioranza è reclutare apprendisti a basso costo per i datori di lavoro e per un sistema politico incapace di creare piena occupazione a tempo pieno, compreso con la condivisione del lavoro tra tutte.i coloro che sono in grado di lavorare. Da questo punto di vista, la Buona Scuola italiana – come Parcoursup in Francia – costituisce un crimine organizzato contro la Repubblica e contro l’intelligenza dei suoi cittadini: conferma e aggrava l’esclusione e la selezione di classe. (3)

Lo stesso vale per le classifiche neoliberali e esclusiviste delle Scuole e Università. Anni fa, avevo suggerito di paragonare gli istituti più e meno ricchi tenendo conto dei voti assegnati agli studenti all’ingresso e all’uscita: fu edificante, ma questo nuovo approccio fu rapidamente abbandonato… Allo stesso modo, alla luce delle mie dimostrazioni riguardanti le narrazioni deliberatamente a-scientifiche e narrative insegnate come “scienza economica”, ho suggerito agli studenti americani – con riguardo al loro proverbiale pragmatismo nazionale – di avviare una « class action » per il rimborso delle ingenti tasse d’iscrizione universitarie. (4) Con mia grande sorpresa, questo non fu fatto. Nella mia ingenuità di ex-professore non avevo capivo che alcuni studenti pagano rette esorbitanti non tanto per imparare la « scienza » nella loro disciplina quanto per ottenere il diploma di un dato istituto perché, insieme al codice postale giusto, rimane una delle chiavi principale per accedere immediatamente ai lavori meglio retribuiti, messo da parte le « raccomandazioni » all’italiana. Credo di aver avuto più successo quando ho spiegato agli studenti, i cui genitori non potevano permettersi un insegnante o un « tutor » privato, che, oltre a studiare, dovevano andare in biblioteca e memorizzare al meglio i test pertinenti – compreso quello Mensa – dei due anni precedenti, poiché in questo tipo di test formalizzati, si usa sempre più o meno la stessa formulazione, ottenendo le stesse risposte. I punteggi del QI sono della stessa farina.

I ritardi nell’apprendimento dei neonati che, insieme ai loro genitori, furono mostruosamente sottoposti alla mascherina durante l’isteria artificialmente creata con il Covid-19 (5), completano questo triste quadro. E danno un’ulteriore conferma dei più sottili meccanismi di selezione che operano tramite lo “sguardo di genere e di classe dell’Altro”, cioè sopratutto dai dominanti e dal loro corpo insegnate, fin dalla prima infanzia e dalla pubertà. Ripetiamo con Rabelais che è meglio avere una testa ben articolata che una testa ben piena.

Recentemente gli Stati Uniti, in piena regressione polimorfa e di civiltà e nel silenzio generale, hanno posto fine al loro sistema di « Affirmative Action », senza però democratizzare l’accesso al sistema scolastico o fornire il necessario supporto educativo agli alunni meno privilegiati.

Come si vede, stiamo facendo passi da gigante verso una società della nuova domesticità e della nuova schiavitù. In Italia, soprattutto al Sud – il tasso di occupazione in Calabria oscilla tra il 39% e il 40% – ci siamo quasi già, con in più la normalizzazione delle mafie e della P2 nei circoli dirigenti.

Poi, solo per ridere: come immaginare il ritorno al futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, alias Mister Caffeina d’Europa – per carità non il futurismo di Boccioni, geniale scultore, artista e pacifista calabrese – con la « 15-minute City » – in inglese, naturalmente – e con le Zone a Circolazione Limitate …

Paolo De Marco

Note.

1 ) Fu la tesi di Gioacchino da Fiore a costituire il nucleo del pensiero moderno radicato nell’emancipazione umana progressivamente compiuta nel corso della Storia. Fu ripresa in seguito sin dai gioachimiti sociali, tra cui Gérard de Borgo San Donnino, il quale propagò in Francia il Vangelo Eterno – in effetti, una traduzione della Concordia dell’Abate calabrese con commento -, Giordano Bruno e G. Vico, passando per Gerrard Winstanley e William Blake in Inghilterra, fino a Herder, Kant, Hegel e Marx in Germania e Gramsci in Italia, per citarne solo alcuni. Nel Nuovo Ordine di Gioacchino – si veda il commento alla Figura XII del Liber figurarum negli « Brevi appunti su Gioacchino pitagorico » -, la proprietà era comune e i lavoratori laici avevano diritto ai frutti del loro lavoro dopo aver pagato le tasse richieste dall’Ordine florense. Nei documenti, riemersi soprattutto dopo il progetto della redistribuzione delle terre dei feudi e delle abbazie avviato da Zurlo con la Rivoluzione napoletana – 1799 – e dal regime di Giuseppe Bonaparte e poi di Gioacchino Murat, e fino alla pasticciata redistribuzione effettuata nel secondo dopoguerra, gli abitanti della Sila e particolarmente della Tenuta di Fiore erano consapevoli dello status speciale che li governava sin dal loro Abate fondatore nonostante le usurpazioni successive compiute quando i Papa reazionari trasformarono lo Statuto monastico specifico di Fiore in una Città soggetta a un Commendatario e alle sue camarilla. Sin da Innocenzo III l’obbiettivo papale era la pulizia dogmatica e ideologica, propedeutica all’Inquisizione vera e propria stabilità durante il Concilio di Trento. Nei documenti gli abitanti sono chiamati “comunisti”, cioè nel senso etimologico e sociale giusto, e tutti capivano che questo status florense era socialmente molto più avanzato di quello dei Commons inglesi. Questo costituì infatti il cuore del progetto iniziale di Winstanley. Paolo Cinanni riscoprirà questo patrimonio grazie alle lotte per la terra nel dopo-guerra, in particolare in Calabria e in Sila. Cinanni mostrerà anche come l’Opera Sila, ideata in modo difensivo dalla Democrazia Cristiana, vanificò la necessaria riforma agraria espropriando agli usurpatori solo le terre più povere e concedendo ai contadini in lotta appezzamenti troppo piccoli per vivere. Cinanni ha giustamente denunciato il disastro causato sopratutto al Sud dalla “fuga dei cervelli”. Nella Conferenza di Venezia del 1949 – e sopratutto dopo l’espulsione dei Comunisti dal governo sotto pressione americana – la DC aveva già previsto anche la variabile di aggiustamento del suo progetto sociale di classe pro-atlantista, ossia l’immigrazione di massa. Oltre 2 milioni di italiani furono immediatamente interessati; il resto seguì, anche dal Sud al Nord. I Presidenti successivi della nostra Repubblica, fondata sul lavoro dignitoso e la solidarietà nazionale, hanno sempre consigliato ai giovani di imparare una lingua straniera! E così, dal 2007-2008, quasi 6 milioni di italiani hanno lasciato il Paese, portando con sé la loro gioventù, la loro vitalità e le loro qualifiche professionali. Oggi, la disoccupazione dilagante ovunque, il precariato e il nuovo pauperismo su larga scala sembrano essere gli unici piani sociali ed educativi di questi dirigenti trasversalmente indegni della loro Costituzione, nata dalla Resistenza. Per i testi su Gioacchino si veda la Categoria Cultura e R&S qui: http://rivincitasociale.altervista.org/category/cultura-e-rs/ e questo link per Cinanni: http://rivincitasociale.altervista.org/cinanni-paolo-un-comunista-esemplare-calabrese-17-luglio-2017/

2 ) Questa mattina sulla radio ho sentito vari commenti sulla presunta incapacità dei studenti di capire quello che leggono; non avrebbero una buona conoscenza logica. L’illustrazione utilizzata puntava sul fatto che i studenti pretendevano giocare prima di contarsi per formare le squadre! Forse questi « pedagogici » non hanno mai giocato al calcio di strada durante la gioventù. La questione giusta sarebbe stata la seguente: dopo vari giochi di passaggio con il pallone, decidete di giocare una partita ma manca un giocatore: come risolvete questo problema? L’aneddoto mi sembra emblematico di queste fasulle formalizzazioni positivistiche à la Karl Popper … diffuse in tutte le discipline ormai poste sotto stretta egemonia neoliberale borghese. Di fatti, la logica – se non il materialismo storico – non si insegna più. In economica, i metri di riferimento « quantitativi » sono soggettivi ed elastici grazie alla supremazia inter-disciplinare della Scuola austriaca … e della Chicago University.

3 ) Sulla Buona scuola italiana, si veda la Categoria « Educazione/Scuola »: http://rivincitasociale.altervista.org/category/educazionescuola/ . Per Parcoursup compatibile con il Jobs Act francese ovvero la Loi Travail: http://rivincitasociale.altervista.org/parcoursup-ou-comment-precariser-les-diplomes-encore-en-situation-de-plein-emploi-8-13-dec-2018/

e : http://rivincitasociale.altervista.org/intermittents-du-spectacle-et-precaires-refusez-le-chant-des-sirenes-de-tout-suppose-revenu-citoyen-vie-ou-autrement-veut-tout-simplement-vous-faire-jouer-un-role-imagine-contre-v/

4 ) Si veda la mia Introduzione metodologica nella Sezione Livres-Books di www.la-commune-paraclet.com e Hi-ha! in https://la-commune-paraclet.com/Download/

5 ) Per il totalitarismo sanitario alla luce della sindemia Sars-CoV-2 si veda : http://rivincitasociale.altervista.org/sars-cov-2-brevesflash-newsbreve/

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« APPENDICE: SPOLIAZIONE

SPOLIAZIONE ORGANIZZATA DA RIFORME FUORVIANTI
, p 207


Nell’articolo “Rythmes scolaires: le recteur de Paris propose de libérer le samedi” (lemonde.fr, 20/12/2001), leggiamo quanto segue: “Le recteur propose une semaine de cinq jours de classe, du lundi au vendredi, avec le mercredi après-midi libre ». La mattina verrebbe prolungata di mezz’ora (8.30-12.00) e la pausa pranzo accorciata di un quarto d’ora (le lezioni riprenderebbero alle 13.45). La giornata scolastica – escluso il mercoledì – terminerebbe alle 16.00, tranne il martedì, quando le lezioni terminerebbero alle 15.30 (con l’eliminazione dell’intervallo pomeridiano) per consentire l’organizzazione delle lezioni di catechismo. (1) Un periodo di “prescuola adattata” subentrerebbe alle lezioni fino alle 18 tutti i giorni (compreso il mercoledì) e il sabato mattina”.

La liberazione del sabato è un attacco premeditato al principio stesso della laicità, che è il cuore pulsante della Repubblica. È comprensibile che i rabbini di Francia, sostenuti da alcuni responsabili dell’educazione nazionale e da una sezione canaglia della Massoneria, vogliano trovare vari modi per sostituire la laicità – si veda « Elogio della Ragione e della laicità dello Stato » – con un sistema multi-confessionale di tipo anglosassone che nemmeno Israele adotterebbe, senza alcun dolore e senza che i cittadini francesi sposino la causa. Se le forze laiche stanno cedendo a questa manovra di rinascita della teocrazia, è perché la “riforma” viene presentata dalla porta di servizio. In modo sottile. In realtà, si sta creando una confusione inconscia nelle menti delle persone che si traduce inconsapevolmente in un crimine contro i bambini, questi cittadini in erba, sottoponendo i loro ritmi di apprendimento scolastico a logiche completamente diverse e del tutto innominabili.

Dobbiamo fare una distinzione molto chiara tra la riduzione del tempo di lavoro per gli adulti e il tempo di apprendimento per i bambini. Anche quando qualcuno avanza falsi vincoli di bilancio per cui le riforme scolastiche potrebbero essere realizzate solo a parità di budget per una demografia in leggero calo, senza tenere conto dei ritardi accumulati e dell’urgenza di molti miglioramenti in molti casi. La riduzione dell’orario di lavoro è una questione di produttività sociale e individuale e, nell’attuale sistema sociale, una logica di profitto strettamente capitalistica. In una Repubblica degna di questo nome, una Repubblica che annovera tra i suoi campioni Rousseau, Condorcet e Jules Ferry, i tempi di apprendimento dei bambini non possono che basarsi su ritmi adeguati al loro sviluppo come esseri sociali capaci di libertà e felicità. [Per definizione, il programma di base è comune. Ma il ritmo e le condizioni in cui viene svolto dipendono dalle filiere scolastiche, che si impegnano anche a sviluppare la propria specializzazione in base alle principali opzioni di ciascuno (ad esempio, letteratura, matematica, scienze, informatica, ecc.) Questa regola è necessaria per una buona socializzazione. Tuttavia, all’interno di questi periodi comuni, le filiere possono essere moltiplicate, come già accadeva con il sistema A, D e C. In nessun caso la logica dell’apprendistato deve essere soggetta alla logica della RTT o del profitto capitalistico. Anche e soprattutto in un momento in cui la borghesia europea vorrebbe imporre un’ampia applicazione del suo trattato GATS e quindi l’eventuale privatizzazione dell’intero sistema scolastico con il sostegno dell’OMC. Ogni breccia in questa direzione deve essere colmata prima che gli obblighi comunitari e internazionali distruggano lo spirito stesso che sta alla base del sistema repubblicano.

Nell’odierno mondo sovraccarico di lavoro, questa confusione concettuale è, dopo tutto, facile da fare. Paradossalmente, il passaggio alla settimana di 35 ore libera parte del tempo del lavoratore e solleva il problema del rapporto tra lavoro e famiglia o nucleo familiare. Fin dall’inizio dello Stato sociale, questo problema è stato acuto e può essere riassunto come segue: poiché il salario capitalista può essere solo individuale e la dimensione delle famiglie, anche se soggetta ai vincoli della “riproduzione sociale” soprattutto prima della diffusione di varie forme di contraccezione, rimane variabile, il risultato è una disuguaglianza strutturale anche all’interno di gruppi di lavoratori identici. Gli assegni familiari sono state le prime misure per correggere questa disuguaglianza strutturale. Ne sono seguite altre, che paradossalmente (masochisticamente?) oggi vengono messe in discussione con il pretesto dell’equità (2), senza che nessuno si preoccupi di notare che, a lungo andare, le prestazioni soggette a controlli avidi sui mezzi a disposizione delle famiglie finiscono per impoverire l’intera comunità e molti quartieri periferici! Infatti, se le famiglie nucleari di oggi sono arrivate a mettere in discussione la quantità di tempo trascorso insieme da madre, padre e figli, nonostante l’inizio di un nuovo tempo liberato grazie alle 35 ore settimanali, ciò è sintomatico delle carenze del modo sociale e repubblicano di gestire la contraddizione tra il singolo salariato e la famiglia, piuttosto che la prova dell’inadeguatezza dei ritmi scolastici. Questi sintomi indicano semplicemente la necessità di creare più asili nido e scuole materne, più centri di accoglienza e di formare più baby-sitter autorizzate, tutte iniziative che creano posti di lavoro locali socialmente utili e ad alto valore aggiunto. [Per le famiglie, infatti, la scuola del sabato mattina è anche un servizio di assistenza all’infanzia.]

Inoltre, si dice che è necessario escogitare nuovi modi per gestire socialmente le disuguaglianze strutturali fin dall’inizio, per sostenere sia l’occupazione che le famiglie e approfondire lo Stato Sociale. (3) Per quanto riguarda il tempo trascorso insieme dalle famiglie, non facciamoci illusioni: per essere di qualità, questo tempo non aumenterà liberando i sabati dei bambini per recuperare i fine settimana degli adulti. Anzi, in linea con i ritmi di apprendimento e affettivi delle famiglie, sarebbe meglio riorganizzare la durata di alcune vacanze scolastiche o addirittura la durata dell’anno scolastico, giorno più giorno meno. [La settimana scolastica ideale dal punto di vista del ritmo ottimale rimane quella dal lunedì al sabato mattina con il giovedì pomeriggio libero. Anche la pratica di “colmare” i giorni festivi, purché siano recuperati alla fine dell’anno, sarebbe un passo avanti. Una volta soddisfatti questi criteri scolastici, non è impossibile spostare l’inizio dell’anno scolastico o le principali festività a seconda della regione: ma questo ha un obiettivo ben diverso, ovvero l’ottimizzazione dei servizi pubblici. In nessun caso questi spostamenti dovrebbero essere superiori a quelli strettamente necessari; né dovrebbero essere applicati a livello regionale, mai a livello di ogni singola scuola, perché ciò distruggerebbe il sentimento di solidarietà derivante dalla condivisione di condizioni generali vissute in comune]. Questo ragionamento vale a maggior ragione per l’orario di lavoro di insegnanti e professori: anche in questo caso, non si tratta tanto di risparmiare sulle spalle dei bambini, quanto di ridurre il numero di bambini per classe e di aumentare il personale docente. In ogni caso, liberare il sabato è una manovra suicida per i bambini, gli insegnanti e la Repubblica.

Contrariamente alle false accuse rivolte al sistema scolastico repubblicano francese, e contrariamente alle critiche simultanee, ma pateticamente contraddittorie, alle Grandes Ècoles républicaines (i cui diplomati sono denunciati collettivamente come “énarques”), questo sistema non è né livellatore (la stessa produzione e il livello delle “énarques” lo testimoniano!) né intrinsecamente elitario. Anche in questo caso, la confusione e le accuse gratuite non possono nascondere motivazioni di classe più o meno mascherate. A queste si aggiungono le motivazioni teocratiche di alcuni, che diversi esponenti di spicco dell’attuale Ministero dell’Educazione repubblicano sembrano spacciare con il pretesto della riforma, pur non potendo ignorare né gli interessi che stanno dietro a questi attacchi alla laicità né l’impatto sociale catastrofico che sono destinati a provocare. Sappiamo che meno del 10% di tutti gli studenti che accedono all’università o alle Grandes Écoles provengono da contesti di classe operaia o contadina. Sappiamo anche che la socializzazione in età precoce e l’influenza dell’ambiente familiare contribuiscono notevolmente al successo scolastico. Nessuno di questi problemi ben noti può essere risolto da riforme che riducono le ore di lezione, aumentano il numero di alunni per classe, recuperano al mattino presto il tempo perso al sabato nel vano tentativo di non sacrificare troppo i contenuti e, in generale, sottopongono il respiro intellettuale dei bambini a considerazioni esogene che, in realtà, sono molto disinvolte. Ammettiamolo, questo tipo di riforma sacrifica consapevolmente i bambini delle classi sfruttate e quelli con difficoltà di apprendimento. Ho detto altrove (cfr. « Dioscures, culture et génétique », fine maggio 1998) come invece di imitare le sciocchezze di molti presunti pedagogisti americani e anglosassoni sui legami tra genetica e “quoziente intellettivo” (per definizione sempre solo parzialmente approssimati) sarebbe molto più intelligente e socialmente produttivo indagare sulle cause nascoste delle difficoltà di cui soffrono certi bambini e poi progettare forme migliori di accesso agli studi e di collegamento con le diverse filiere. È sorprendente vedere fino a che punto le nuove conoscenze sull’apprendimento, ad esempio da Piaget o Makarenko, non siano state sistematicamente incorporate nei metodi di insegnamento. [È giunto il momento di trarre alcune conclusioni generali da tutte le ricerche e gli esperimenti condotti finora in questo campo.] Considerata la qualità della formazione degli insegnanti in Francia, ciò potrebbe essere fatto abbastanza rapidamente e a basso costo in termini di formazione adeguata.

Ad esempio, troppi studenti scendono nella scala dell’apprendimento non appena iniziano ad adottare nuove convenzioni di lettura della matematica: non riescono a vedere che la logica dei segni (segni più e meno, parentesi, frazioni, etc, che i matematici stessi hanno storicamente acquisito con grande difficoltà ed esitazione, non è una formalizzazione innata, data geneticamente come tale, ma un insieme di convenzioni basate su un substrato logico cerebrale (V. Stanislas Dehaene) che si basa su un’idea di base. Stanislas Dehaene) che deve essere sviluppato socialmente, si dice che i bambini non sono bravi in matematica quando non si è mai notato, nonostante la brillante dimostrazione di Socrate riportata da Platone, che avevano semplicemente dimenticato o non gli è stato insegnato a leggere (*) la matematica. Allo stesso modo, i neurologi, in particolare quelli francesi, cercano di distinguere cinque diverse forme di memoria. Saremo consapevoli del fatto che se non riusciamo a notare i problemi associati a queste modalità di memorizzazione e a correggerli rapidamente, dal momento che la naturale plasticità del cervello consente queste modalità di compensazione e l’indagine intellettuale dipende spesso da esse, la mancata memorizzazione delle tavole pitagoriche, per fare solo un esempio, può diventare in seguito un handicap insormontabile? [Senza dubbio dovremmo pensare di adattare ogni filiera in base alla difficoltà di interiorizzare gli elementi introduttivi in ogni campo. L’algebra è l’esempio migliore: sarebbe meglio sottoporre alcuni studenti a un apprendistato più lungo attraverso esercizi appropriati e accelerare una volta acquisite le basi. Ciò presuppone che il calendario all’interno di ogni materia venga adattato di conseguenza: un programma rafforzato per l’introduzione dell’algebra verrebbe alleggerito un po’ in letteratura e poi, una volta acquisite le basi matematiche, l’importanza relativa delle materie verrebbe invertita. Finché il programma di base, se non per l’anno almeno per il ciclo, è completato, tutta la flessibilità necessaria dovrebbe essere ovvia. Molto spesso è sufficiente organizzare un lavoro pratico comune durante il quale gli studenti più avanzati aiutano quelli meno avanzati, il che costituisce sempre una lezione preziosa. Soprattutto, dobbiamo concentrarci sulla comprensione delle cause degli ostacoli che i bambini e gli adolescenti non riescono a superare da soli. Si dovrebbe fare tutto ciò che si può fare per aiutare a dissiparle. Ad esempio, corsi di teatro, espressione corporea, danza e musica adattati ai gusti degli alunni sarebbero utili per sviluppare la fiducia in se stessi necessaria per l’apprendimento. Anche i software interattivi possono essere utilizzati per ripetere alcune informazioni di base senza creare disagio o una sensazione di oppressione. Questi software dovrebbero senza dubbio essere messi a disposizione degli studenti che ne hanno bisogno. Personalmente, mi piacerebbe che venisse assegnato o prestato gratuitamente un computer portatile, in modo che gli alunni più svantaggiati possano avere accesso a questo software, a giochi appositamente progettati e anche a libri elettronici].

Se si considerano questi fattori, appare evidente la netta superiorità del sistema educativo pubblico e laico. Per una percentuale molto inferiore del PIL, è l’unico sistema in grado di offrire al maggior numero possibile di persone tutti i vantaggi altrimenti associati all’insegnamento individuale, oltre a garantire un accesso paritario alla conoscenza e una vera socializzazione. Inoltre, fornisce una formazione per l’élite di cittadini che possono vantare una posizione meritocratica al servizio della Repubblica. E che, in virtù della loro formazione, saranno naturalmente portati a vedere il proprio sviluppo alla luce dello sviluppo del popolo da cui provengono e che sono chiamati a servire, indipendentemente da come si vede l’equità salariale e la distribuzione della ricchezza, a seconda che si sia di destra o di sinistra.

Indubbiamente, si dovrebbero adottare ulteriori misure per rendere ancora più tangibili questi evidenti vantaggi del sistema pubblico. Penso, in particolare, al naturale adattamento delle vecchie filiere A, D e C, una volta che si sia deciso davvero di tenere conto dei diversi ritmi di apprendimento senza far sentire in colpa gli scolari e, soprattutto, senza emarginarli imponendo loro inutili lavori di recupero e lasciandoli nelle stesse classi in cui faticano a tenere il passo.

In base ai punti di forza e di debolezza di ciascun individuo, e con un’attenta valutazione degli alunni, dovrebbe essere possibile completare il programma, ad esempio, di matematica nella filiera A – letteratura -, distinguendo le sotto-filiere necessarie al suo interno: alcuni hanno semplicemente bisogno di più tempo di altri per imparare a leggere i segni convenzionali iniziali e a memorizzare i trucchi e gli schemi che consentono loro di progredire (ad esempio, la familiarità con la meccanica della fattorizzazione). Dopotutto, secondo le parole dell’economista Emmanuel Arghiri, “la matematica non è altro che la stenografia della logica”. A parte alcuni casi molto difficili, conosciamo forse dei bambini che mancano di logica fin dall’inizio? Naturalmente, ciò che vale per i segni e il linguaggio matematico vale anche per altre discipline. La scuola repubblicana può e deve quindi porsi lo stesso compito di Raimond Lulle, ovvero sviluppare gli strumenti adeguati per consentire a tutti di raggiungere un livello adeguato a garantire la propria autonomia e quindi la propria libertà. La dialettica di padrone e schiavo sistematicamente evidenziata da Hegel dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che è preferibile lasciare l’orizzonte sociale e intellettuale della creazione di una nuova domesticità a queste élite di scarsa levatura, spesso arrivate tardi alla conoscenza e che facilmente confondono l’apparenza della loro situazione, frequentemente usurpata, con l’essenza delle cose. L’umanità non si esprime attraverso l’organizzazione dell’ignoranza, né in inglese, né in ebraico, né in yiddish, né in qualsiasi altra lingua umana, viva o morta.

È molto difficile recuperare le ore e gli apprendimenti persi dalla scuola materna all’ultimo anno. Questo è ancora più vero per i bambini provenienti da contesti di sfruttamento sociale. Al massimo sarà possibile recuperare, e in alcuni casi anche superare, il livello di acquisizione dei contenuti, se ciò dipende dalla volontà individuale di farlo. Ma questo recupero rimane difficile in termini di forma borghese di visualizzazione delle conoscenze e delle competenze. Ed è quasi esclusivamente su queste forme borghesi che vengono effettuate le selezioni. Se rileggiamo Kant e Marx sull’intima relazione tra modi di indagine e modi di esposizione, ci renderemo conto che i modi di esposizione possono diventare formidabili armi di classe, oltre a essere, nel migliore dei casi, una necessità per la restituzione del « pensiero concreto » – il « concret pensé » di Marx.

Alcuni hanno evidenziato un problema specifico, quello degli esami e dei concorsi che cadono di sabato. Ciò non significa che questi esami e concorsi debbano essere confusi con i corsi stessi, né che da questi problemi specifici si debbano trarre conclusioni generali o addirittura universali. Basterebbe una semplice direttiva ministeriale per garantire che non si tengano esami o concorsi la domenica, il sabato o il venerdì. In questo modo si dissiperebbe subito un falso problema e un pretesto molto fallace. (Nota aggiuntiva: Certi odiano i concorsi perché permettono l’espressione oggettiva della Legge democratica per eccellenza dei Grandi Numeri; preferiscono le loro scuole private e la selezione incestuosa di classe che conduce alla loro sovra-rappresentazione. Non sono i concorsi il problema ma il sistema di educazione poco democratico, aggravato dai suoi syllabus convenzionali, dalla sua metodologia pedagogica e dalla selezione di classe dei studenti e del copro insegnante.)

Riforme repubblicane degne di questo nome affronterebbero i problemi reali a cui si è accennato sopra, in modo da permettere a “ogni bambino che potrebbe diventare un Raffaello di diventarlo davvero”. In mancanza di ciò, sembra che abbiamo adottato come orizzonte una situazione che Harry Braverman denunciò vigorosamente più di vent’anni fa, quando osservò che il capitalismo moderno aveva bisogno di una minoranza di professionisti altamente qualificati e di una maggioranza servile con poco più di un’istruzione di tipo americano. Lo sviluppo del « capitale della conoscenza » (vedi Christian Palloix) non cambia nulla quando la maggior parte dei compiti di programmazione più banali sono a loro volta “taylorizzati” da altri strumenti di programmazione. Ricordiamo l’esperienza del Progetto Manhattan: furono gli operatori telefonici, sopratutto le ragazze, scelti per la loro docilità e applicazione, a risolvere molti dei problemi concreti derivanti dai complessi circuiti elettrici immaginati sulla carta dai più grandi ingegneri e scienziati dell’epoca. La controparte scolastica del GATS, che prevede la distruzione definitiva dell’istruzione pubblica libera e laica, ha già deciso di sotto-qualificare la maggioranza alle spalle dei cittadini, spianando la strada alla privatizzazione ad ogni passo. Il ministro repubblicano Jack Lang dovrebbe fare tutto tranne che seguire questa strada. Presto, oltre alle lettere di raccomandazione incestuose e classiste, sarà necessario, come in Canada, ottenere una lettera pastorale o un equivalente rabbinico o di altro tipo per insegnare e studiare nelle scuole privatizzate, che saranno ancora una volta soggette alla supervisione religiosa di un’altra epoca.

Nella terra di Lucien Malson e Jean-Paul Sartre, l’argomento genetico non sarebbe durato a lungo. Tuttavia, c’è da temere che le stesse forze reazionarie che hanno apertamente sostenuto l’ineguaglianza genetica delle persone e la necessità culturale di una regressione dal laicismo al multi-religioso per meglio smantellare i simulacri dei sistemi di istruzione pubblica americani e anglosassoni, cercheranno di ottenere lo stesso risultato in Europa e in Francia con il pretesto di una flessibilità progressiva, più adatta alla vita moderna. E per di più legata alla conquista delle 35 ore settimanali! La borghesia si concede il lusso di “vedute a più lungo termine” o « longer view », per usare il concetto di Paul Baran. Raramente attacca frontalmente quando le organizzazioni popolari sono solide e combattive. Allora, con pazienza e con grande abilità ed esperienza di dominio, svolge una lenta opera di indebolimento e di aggiramento. Senza la vigilanza delle forze popolari organizzate, la sua vittoria è scontata.

Poiché confondere la logica del profitto con quella dell’apprendimento sarebbe un crimine contro lo spirito; poiché né Jack Lang né nessun altro concepirebbe di liberare il venerdì anziché il sabato, nonostante la maggiore importanza demografica dei cittadini francesi di origine musulmana, torniamo alla saggezza secolare repubblicana: liberiamo il giovedì pomeriggio e manteniamo il sabato mattina. Gli scolari respireranno più facilmente. Nei loro momenti di saggezza, tutte le religioni organizzate hanno previsto eccezioni e accomodamenti laddove necessario. Come è stato giustamente sostenuto durante la fabbricata controversia sul velo – 4 casi difficili ma con due ragazze convertite da recente, si veda il Livre-Book III, p 170 – la Repubblica laica ha il dovere di essere attivamente neutrale in materia di religione e quindi di non favorire nessuna religione in particolare, socializzando allo stesso modo tutti i futuri cittadini ed elettori. Ciò non dispiace a certi neoliberisti in cerca di privatizzazioni, né a certi rabbini di Francia che hanno dimenticato la Resistenza e la liberazione portata al loro gruppo da questa stessa Repubblica laica, né a quella parte canaglia della Massoneria, che nessuno ha mai eletto, ma che tuttavia fa di tutto per trasformare la neutralità repubblicana in multi-confessionalità, aprendo così la strada a un agevole ritorno alla servitù teocratica.

L’attuale Ministero dell’Istruzione o, in mancanza, il governo di sinistra di cui fa parte, dovrebbe sapere istintivamente che questo tipo di modifica dello spirito stesso della Repubblica non si può ottenere con attacchi mascherati, pezzo per pezzo, regione per regione, senza un vero dibattito nazionale e soprattutto senza una consultazione referendaria della popolazione. Se l’esperienza passata ci porta a temere questo approccio, che è l’unico democratico, allora torniamo allo status quo ante. Il popolo e le sue organizzazioni popolari e sindacali non dovrebbero mai essere legati mani e piedi ai loro leader, chiunque essi siano, siano essi democraticamente eletti in organismi repubblicani o eletti all’antica secondo il censo pagato, in altri organismi più o meno occulti. “Guai al popolo che ha bisogno di eroi“, diceva Bertolt Brecht nel suo magnifico Galileo. L’esperienza russa, in cui il dirottamento delle necessarie riforme a vantaggio esclusivo di una borghesia di stampo mafioso ha portato a un impoverimento generale e a un abbassamento della vita media della popolazione di 10 anni, dimostra quanto sia sconcertante la facilità con cui si smantellano le conquiste popolari ottenute con lunghe e dure lotte se non vengono difese dal popolo stesso.

Oggi i cittadini europei stanno per essere derubati dei loro servizi pubblici attraverso il GATS e, in questo caso, del loro sistema educativo pubblico e laico. La laica Repubblica francese è stata la prima a progettare ed estendere questi servizi pubblici. Ora ha il dovere di fare il salto salutare che, una volta per tutte, sbatterà la porta in faccia a tutti i nuovi cavalieri della servitù volontaria.

Paolo De Marco
21/12/2001.

Note :

1) Questo fa sì che i laici siano contrapposti al clero cattolico! Allo stesso modo, gli israeliani sono maestri nell’autorizzare la costruzione di moschee su parcheggi precedentemente riservati alle chiese cristiane nei Territori Occupati. Divide et impera. Questo dimostra un senso di manipolazione piuttosto che di tolleranza. (Il commento è mio e non va attribuito al giornale).

2) I sistemi basati sull’accesso universale ai servizi e sulla gratuità (cioè sul finanziamento collettivo) non solo sono meno costosi degli stessi servizi forniti dal settore privato, ma soprattutto creano una solidarietà interclassista che gli stessi servizi pubblici soggetti solo ai principi della redditività capitalistica non possono creare. Questa solidarietà costituisce una forza oggettiva a sostegno dello Stato Sociale. Lo abbiamo visto ancora una volta nel 1995 e nel 1996 con le rivendicazioni degli autotrasportatori, che hanno brillantemente sollevato la questione dell’occupazione e dei salari in uno spirito di solidarietà.


3) A un certo punto, potremmo anche rivisitare la nepreryvka, il vecchio esperimento bolscevico che consisteva nel trasformare la consueta settimana di 7 giorni in una settimana di 5 giorni, liberando così alternativamente un quinto della forza lavoro globale. Naturalmente, senza cambiare immediatamente la settimana di 7 giorni, né tanto meno il calendario generale, potremmo iniziare a studiare una RTT secondo queste linee generali. [Non dimentichiamo che la riforma tentata da Robespierre fallì perché sconvolse troppe abitudini senza un motivo immediatamente percepibile e perché comportò anche un allungamento dell’anno lavorativo per una maggioranza di contadini abituati a numerose festività religiose]. Ancora una volta, non c’era bisogno di sconvolgere il ritmo settimanale dei bambini. Avremmo guadagnato in flessibilità. Ad esempio, nell’uso dei trasporti pubblici e di altri servizi pubblici e nella distribuzione delle coorti di lavoratori in caso di introduzione di questa nuova settimana lavorativa continua. Ripetiamo, però, che stiamo parlando di una logica produttivistica e non di una logica educativa. Ho già detto altrove che il finanziamento di qualsiasi nuovo ciclo di riduzione dell’orario di lavoro (ad esempio tra vent’anni) dovrebbe essere preparato in anticipo. A tal fine, ho proposto la creazione di un fondo speciale basato sugli incrementi di produttività – si veda Tous ensemble. Inizialmente, questi guadagni sarebbero stati utilizzati per finanziare l’introduzione della settimana lavorativa di 35 ore, semplificando le tabelle salariali in modo da aumentare gli stipendi più bassi, e poi, una volta raggiunto questo obiettivo, per finanziare il ciclo successivo. Già nel XII secolo Gioacchino da Fiore immaginava una settimana di “quattro giovedì”, se così si può dire. Liberando le domeniche, i sabati e i venerdì, allineò le richieste e il futuro delle tre religioni monoteiste sulla base dell’uguaglianza, aggiungendo un giovedì comune. Naturalmente, questo primo approccio alla laicità riguardava solo le questioni religiose e non gli orari di lavoro. Tuttavia, una Repubblica moderna non può concepire che il tempo scolastico sia diviso secondo linee strettamente religiose e teocratiche. L’orario scolastico comune di un’educazione laica repubblicana è l’unico modo egualitario ed equo di portare a compimento questo bel pensiero dell’abate calabrese. »

* ) Nota aggiunta: Dopo la pubblicazione del libro e dell’Appendice Spoliazione, alcuni « pedagogici » di regime hanno fatto notare, senza alludere a nessuna referenza, che non si doveva solo imparare a leggere – i segni – ma bensì anche a scrivere e a contare!!! Siamo arrivati proprio a questo punto …

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