Commenti disabilitati su Elezioni in Umbria Ott., 2019 e allocazione delle risorse della Comunità, 28 ottobre 2019

La definizione classica della politica – degna del nome – è l’allocazione delle risorse della Comunità a favore della Comunità. Con le disuguaglianze attuali e il disprezzo generalizzato delle cittadine/i e dei loro diritti individuali e sociali fondamentali in Italia, non si fa più politica, si fa soltanto filo-semitismo nietzschiano. « Ancora una volta »! Diceva Fellini « Non faceva cosi buoi dal 1922 » (Amarcord)

I risultati elettorali in Umbria parlano chiaro. Vedi « Elezioni regionali in Umbria: i risultati del voto, chi ha vinto », Centrodestra vincitore alle consultazioni, Donatella Tesei sarà la nuova presidente della Regione Umbria, https://notizie.virgilio.it/elezioni-regionali-umbria-risultati-945354?ref=virgilio

Commento rapido:

2018: Entrate finali 578.490 milioni di euro. Spese finali 622.333 milioni di euro. In https://www.money.it/IMG/pdf/dlb_2019_dlb-01-deliberativo_disegno_di_legge.pdf

Domanda: E possibile che in un Paese in stagnazione acuta e prolungata, con una popolazione attiva di un poco più di 58% e una demografia negativa particolarmente dovuto alla migrazione dei nostri residenti, si possa pretendere presentare una Legge finanziaria fondata sopra 3 miliardi di spese tipicamente clientelari – con una addizione agli 80 euro in busta paga e alle detrazioni Irpef pseudo-ecologiche ecc., ecc. – mentre si tagliano 3 miliardi ai ministeri ?

Ovviamente le nostre concittadine/i non ci stanno. Fanno bene. Speriamo che non vorranno darsi un « re » come le rane della favola. Vedi : https://milocca.wordpress.com/2009/05/05/fedro-le-rane-chiedono-un-re/

Con oltre 330 miliardi di euro annui di tax expenditures – la anti-costituzionale flat tax sarebbe l’ultimo chiodo nella bara –, è chiaro che una Legge finanziaria che si rispettasse metterebbe le mani a tutto l’attuale impianto neoliberale monetarista che informa l’attuale public policy. Riabilitando i diritti sociali fondamentali sanciti dalla Costituzione.

Smettiamo di occultare il Sole dietro il proverbiale dito.

Paolo De Marco

NB:

a ) Questi risultati confermano l’analisi dei spostamenti massicci di uno elettorato che si sente trasversalmente ignorato se non tradito. Vedi: http://rivincitasociale.altervista.org/potere-al-popolo-le-elezioni-del-4-marzo-2018-interpretazione-personale-06-13-marzo-2018-completato-riletto-fine-al-29-marzo-2018/ 

b ) Si continua ad insistere sul potere di acquisto – un indice per misurare l’inflazione – mentre si diminuisce drasticamente lo standard di vita dei focolari. Vedi http://rivincitasociale.altervista.org/purchasing-power-standard-of-life-socially-necessary-working-time-and-global-net-income-of-the-households-2-31-dec-2018/ 

c ) L’assurdità del sentiero di consolidamento fiscale – mentre il Fiscal Compact è ora legalmente nullo perché non fu tradotto in legge alla fine del 2018 – è ancora più ovvia se si considera il fatto che la previdenza e l’assistenza pubbliche essendo dei servizi pubblici sono contabilizzati nel debito pubblico malgrado il loro potente contributo allo standard di vita dei cittadini. Al contrario, la loro privatizzazione viene calcolata come crescita potenziale del PIL perché i servizi privatizzati prendono una espressione prezzo!!!

Ad esempio, benché oggi attorno a 11 milioni delle nostre concittadine/i rinunciano alle cure, la privatizzazione della Sanità con la crescente compartecipazione delle cittadine/i – ticket – fa aumentare il PIL !!!

In realtà quando funzionava bene negli anni 70-80 la sanità pubblica costava attorno a 9% del PIL mentre quella privata americana costava 15 % del PIL. Oggi è ancora peggio nei Stati Uniti. Idem per i regimi di pensione pubblici versus privati, questi ultimi pericolosamente giocati in Borsa in una fase di sistemica vulnerabilità finanziaria e borsistica nonché di tassi di interessi bassi o addirittura negativi.

Aggiungo che i servizi pubblici e le infrastrutture pubbliche hanno un moltiplicatore settoriale attorno a 3 mentre questo si riduce attorno a 1 quando le spese pubbliche vanno al privato.

Di più, i servizi pubblici e le infrastrutture pubbliche costano meno in termine PIL, pure essendo universalmente accessibili, ma contribuiscono pero ad aumentare la competitività macro-economica della Formazione Sociale Nazionale e dunque di conseguenza la produttività micro-economica. Cosa che la deflazione salariale non fa, al contrario. Vedi  http://rivincitasociale.altervista.org/debito-pubblico-sciocchezze-marginaliste-caso-italiano-3-marzo-2017/ e sulla Sanità :  http://rivincitasociale.altervista.org/la-sanita-tagli-corruzione-vittima-eccellente-del-federalismo-fiscale-11-giugno-2016/  

Comments are closed.