Commenti disabilitati su INFLAZIONE ? Un nuovo assurdo ciclo ecologista-borghese è annunciato con un aumento dei prezzi che va di pari passo con la deflazione dei salari, ma questo è dato come inflazione, 12 maggio 2021.

Aggiunto il 18 maggio 2021: Segno emblematico dei tempi: nelle elezioni di sabato 15 maggio e domenica 16 maggio 2021, il popolo cileno seppellisce il barbaro monetarismo neoliberale di Ludwig Mises e dei Chicago Boys. Il preavviso è dato agli altri popoli!

A ) El insomnio chileno, https://revistacrisis.com.ar/notas/el-insomnio-chileno?fbclid=IwAR2w09ZCK-XAAhzvnZc1v0i_8g8yB6JFQHNeYUEadlEy1rAlepQxzj4odFY v; in italiano: https://contropiano.org/news/internazionale-news/2021/05/18/insonnia-cilena-destra-strabattuta-0139074

B a) « « A new Chile »: political elite rejected in vote for constitutional assembly », Victories for leftist and independent candidates over rightwingers paves the way for a long-awaited progressive, settlement,https://www.theguardian.com/world/2021/may/18/a-new-chile-political-elite-rejected-in-vote-for-constitutional-assembly

B b ) Au Chili, les indépendants domineront l’Assemblée constituante, La droite sort vaincue du scrutin des 15 et 16 mai, chargé de désigner les personnes qui écriront la nouvelle Constitution du pays. Ses membres ont désormais un an, au maximum, pour rédiger le texte. Par Flora Genoux(Buenos Aires, correspondante) , https://www.lemonde.fr/international/article/2021/05/17/au-chili-les-independants-domineront-l-assemblee-constituante_6080454_3210.html

C ) Comrade singer-songwriter Victor Jara had already told the Right: “No es Chicha Ni Limoná“, https://www.youtube.com/watch?v=OTm6TymxJq0  

D ) Per il resto basta non confondere l’IPC che approssima il paniere dei consumatori e il rapporto P/E o prezzo/utili del mercato azionario e della finanza speculativa

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Il monetarismo neoliberista ha preteso di sostituire la doppia gestione economica e monetaria con la sola gestione monetarista, basata sulla deregolamentazione e l’eccessiva privatizzazione. Le perturbazioni prodotte da questa assurdità sono sotto gli occhi di tutti.

Resta il fatto che se un fenomeno non è un fenomeno monetario, non solo sarà inutile trattarlo con l’intervento della Banca Centrale, ma tale intervento cieco e ideologico peggiorerà le cose. Le contraddizioni socio-economiche richiedono adeguati interventi socio-economici.

Gli attuali aumenti dei prezzi sono transitori – materie prime, cereali, chip elettronici. Sono in gran parte dovuti alla crisi sanitaria. Ma la decarbonizzazione e i suoi effetti – prezzi amministrati, tasse sul carbonio interne e alle frontiere, aumento artificiale dei costi di produzione – rischiano di essere permanenti, mentre la teoria economica dominante non ne capisce nulla… Questo nel mezzo di una ristrutturazione della crisi che porta alla disoccupazione di massa e alla distruzione non tanto creativa – fusioni, robotizzazione, AI, piattaforme ecc. Che casino, eh?

Quasi tutti denunciano ora una recrudescenza dell’inflazione (1) e (*), mentre abbiamo a che fare con carenze di materie prime, merci e chip elettronici in un contesto di confinamento e con un aumento vertiginoso della disoccupazione, della disoccupazione parziale e della povertà.

Storicamente, la domanda di materie prime ha conosciuto alti e bassi secondo le crisi cicliche o lunghe del capitalismo, cioè i cosiddetti cicli di Kondratiev, per i quali ho già fatto notare che corrispondono alla massificazione delle successive ondate tecnologiche. Questo è stato il caso, per esempio, dei settori nuovi o intermedi trainanti e ad alta intensità di lavoro dopo la seconda guerra mondiale – automobili e trasporti, elettrodomestici, cultura e tempo libero, ecc. Oggi, i nuovi settori e i nuovi settori intermedi sono ad alta intensità di capitale. Inoltre, il riciclaggio gioca un ruolo maggiore. Quindi, anche se il mondo non è “finito” per la potenza dei successivi aumenti di produttività e per l’ampiezza delle nuove scoperte – ad esempio i noduli nei fondali marini, ecc – un piccolo aumento secolare dei prezzi può materializzarsi grazie al decollo economico di alcuni paesi emergenti, ma ciò avviene nel quadro definito da queste controtendenze.

Il resto, come si sta verificando oggi, ha a che fare con l’evoluzione della crisi socioeconomica e sanitaria e la sua perturbazione delle catene di approvvigionamento e consegna. Questa crisi può essere molto rapidamente aggravata dallo scoppio di una criminale Nuova Guerra Fredda con le sue catene riabilitate, vale a dire il nuovo Cocom e il complesso militare-industriale e strategico dell’Alleanza Atlantica, ormai fuori mandato perché fuori dalla zona regionale – Cap. VIII, Art. 52 della Carta delle Nazioni Unite. Questa alleanza sotto controlo imperiale è completata dal suo Comando Unificato militare. Tuttavia, questa alleanza arcaica, contraria alla dottrina europea dell’indipendenza della difesa e della sicurezza e contraria alla dottrina della guerra strettamente difensiva – es., il calpestato Art. 11 della Costituzione italiana – è asservita a interessi esterni incrociati, brutalmente esclusivisti e contrari alle nostre Costituzioni, alla Carta delle Nazioni Unite e alla Dichiarazione universale dei diritti del 1948. Tutti questi testi di civiltà sono il risultato dell’alleanza vittoriosa contro il fascismo e il nazismo. 

Sappiamo anche che il fenomeno di concentrazione e centralizzazione del capitale – le fusioni (2) – è di nuovo in aumento e che andrà di pari passo con gli effetti previsti ma sottovalutati della robotizzazione, dell’IA, dell’uberizzazione e della ristrutturazione delle piattaforme a scapito delle piccole e medie imprese e dei piccoli commercianti.

A volte si parla di “inflazione importata” ma questa espressione è spesso imprecisa perché non si riferisce necessariamente a un fenomeno essenzialmente monetario. Lo si può vedere oggi nei prezzi della benzina e del petrolio, e in una certa misura nei prezzi delle materie prime e dei prodotti alimentari. Le statistiche non confermano questo timore. Ci sono stati problemi di produzione a causa delle chiusure, ma soprattutto abbiamo dovuto fare i conti con le difficoltà di consegna, con molti container in coda e lunghi ritardi nello scarico del loro carico, per esempio sulla costa occidentale degli Stati Uniti.

Vedremo più avanti che la decarbonizzazione porterà probabilmente a un forte aumento dei prezzi, trasformando quello che prima era un problema temporaneo in un problema permanente. L’aumento marginale e temporaneo del prezzo delle auto nuove è dovuto ai confinamenti e alla difficoltà di procurarsi i chip elettronici, cosa che avviene un po’ meno negli Stati Uniti. (3)

Si ricorderà che l’accordo di libero scambio emisferico, poi esteso a Canada e Messico con il Nafta, prometteva “Jobs, jobs, jobs!” anche se i suoi ideatori sapevano che questa scelta avrebbe innescato la distruzione di molti posti di lavoro attraverso la delocalizzazione offshore e l’outsourcing dei cosiddetti settori soft e/o inquinanti, nonché l’impennata della precarietà della massa dei lavoratori. Poiché il trasporto pubblico emisferico non è sviluppato e accessibile come fu tempo fa in Europa, si sono preoccupati di provvedere alla mobilità del lavoro precario istituendo artificialmente un mercato continentale dell’auto usata. In passato, ho denunciato questi premi Nobel spaciatori di « limoni ». Sono ancora all’opera tutt’ora, fedeli a se stessi e alle loro assurdità neoliberali monetariste, più distruttive che creative. Ecco come stanno le cose, in piena crisi, per l’evoluzione dei prezzi delle auto nuove e usate.

Alcuni sostenitori del rimbalzo dell’inflazione, storditi dall’aumento dei prezzi, cercano una soluzione monetaria. Ad esempio, il piano di sostegno di 1,9 trilioni di dollari negli Stati Uniti, parte del quale è stato assegnato alle famiglie. Indicano anche i risparmi forzati accumulati durante le chiusure che ora vengono liberati.

È già stato dimostrato che questi pagamenti alle famiglie e i pagamenti dell’assicurazione di disoccupazione non hanno creato molti risparmi, tranne che per le famiglie più ricche, essendo le altre troppo occupate a pagare l’affitto, le carte di credito o altri debiti, compresi gli osceni debiti degli studenti in un sistema educativo antidemocratico, privatizzato e inaccessibile. Negli Stati Uniti, come in Francia e altrove in Occidente, la stragrande maggioranza di questi risparmi sono detenuti dal 20% più ricco, e soprattutto dal 10% e dal percentile più alto, o anche dalle sue frazioni più ricche. Tanto che J P Morgan aveva anticipato le cose, creando persino qualche agitazione sui Repos. (4) (Aggiunto il 24 maggio 2021: Abbiamo già detto altrove che i Repos sono in gran parte dovuti al fatto che le banche sono ormai così vulnerabili da non prestarsi reciprocamente sul mercato interbancario. Quindi la FED è obbligata a intervenire e lo sarà sempre di più man mano che si aggiungerà una nuova attività speculativa solo per permettere le rotazioni. Ultimamente, la caduta del bitcoin spiega probabilmente la nuova inpennata. Questo si aggiunge alla cronica stretta creditizia o « credit crunch ». -Per gli reverse repos vedi : http://rivincitasociale.altervista.org/a-quick-comment-on-inflation-qe-and-public-debt-rotations-repos-and-reverse-repos-may-27-2021/   )

Come avevo già annunciato nel marzo 1985 nel mio “Le conseguenze socio-economiche della MM Volcker-Reagan e Co” (5) proprio all’inizio del ciclo neoliberista monetarista che ora sta affondando sotto i nostri occhi, la ricchezza mal ridistribuita va ai più ricchi che non la investono nell’economia produttiva perché non sanno più rimuovere le contraddizioni condividendo i guadagni di produttività e di lavoro socialmente disponibile e ampiare i servizi essenziali offerti da una previdenza sociale rigorosamente pubblica. Epifenomeno altamente emblematico, i riacquisti – buybacks – , culmine di questa assurdità speculativa che si ripiega su se stessa, sono di nuovo in aumento. (6)

Il povero Pigou pensava di poter criticare Keynes anticipando le sciocchezze di Hicks e Solow sull’equilibrio economico automatico, a condizione di eliminare le rigidità nei mercati, specialmente in quello del lavoro. Ho già mostrato come il pitre R. Solow aveva semplicemente modificato la variabile L (lavoro) nella sua funzione di produzione y = f (K,L). Ha fatto questo rimuovendo la nozione keynesiana di controllo, la variabile indipendente nell’insieme delle variabili socio-economiche interdipendenti, cioè la “piena occupazione” che, all’epoca, non poteva essere concepita come qualcosa di diverso dal tempo pieno, a parte il part-time scelto e la disoccupazione frizionale. Il suo “razor hedge equilibrium” era basato su questa inettitudine, calcolata di proposito. L’articolo del 1956 che gli valse il premio Nobel si basa su questa falsificazione a tutto tondo – tondo, tondo come l’O di Giotto? – Segnala la volontà di “ritorno” alle basi marginaliste pre-keynesiane, un ritorno regressivo finalmente realizzato con il predominio di Ludwig Mises e dei Chicago Boys sotto Reagan.

Pigou e Hicks non tenevano conto della struttura del reddito – per non parlare dell’inflazione. I neo-liberali monetaristi hanno ulteriormente aggravato questo difetto e, come abbiamo visto sopra, lo ripetono e lo propagano come pappagalli. Per loro, i fatti hanno sempre torto : se si discostano dalle loro narrazioni autorizzate, è perché i mercati sono ancora troppo rigidi e hanno ancora bisogno di essere deregolamentati e resi più flessibili. Tali argomenti non sono falsificabili, per dirla con il pitre neo-positivista Karl Popper. Sarebbe sbagliato credere che la teoria dell'”efficienza del capitale” sia originale. Ho già dimostrato, per esempio nella mia Introduzione Metodologica, nella sezione Livres-Books del mio vecchio sito www.la-commune-paraclet.com, che nessuna teoria marginalista e/o borghese è capace di differenziare tra microeconomia e macroeconomia e quindi tra economia reale ed economia speculativa. Ontologicamente parlando, la crisi non fa parte del meccanismo del “mercato”, e peggio ancora, la speculazione, necessariamente di natura temporanea secondo i marginalisti, dovrebbe accelerare il ritorno all’equilibrio e al giusto prezzo ! L’analisi delle crisi è relegata agli storici – come John Galbraith che inizia la sua analisi con i tulipani olandesi – fuori dal paradigma che è incapace di integrarla.

Fondamentalmente, tutti questi edifici narrativi borghesi si basano sulla volontà di nascondere la doppia forma di tutte le merci – valore d’uso e valore di scambio – così come la natura specifica della merce “forza lavoro umana”, che sola è in grado di creare valore economico di scambio. In breve, ciò che ho chiamato la liquefazione del fattore di produzione forza-lavoro inizia con la manipolazione della paper currency di Ricardo da parte di J.B. Say, una manovra volta a dare ai fattori di produzione, capitale e lavoro, solo la loro forma monetaria liquida. Così il lavoratore reale con i suoi bisogni e le sue lotte scompare dalle equazioni.

È vero che negli Stati Uniti i trasferimenti governativi rappresentano ormai quasi il 20-30% del reddito familiare, che oggi comprende l’assistenza federale e i pagamenti dell’assicurazione contro la disoccupazione. Abbiamo ripetutamente notato che anche se 18 milioni di persone erano disoccupate proprio nel mezzo della crisi e il tasso di partecipazione era in calo a livelli quasi italiani, il “reddito mediano disponibile” americano era aumentato. Nessun economista ha osato commentare questo fenomeno significativo, che indica un aumento del lavoro nero e una struttura estremamente disuguale del reddito familiare disponibile che potrebbe produrre una tale mediana.

Si aggiunga il fatto che oggi in molti Stati americani si grida contro la presunta mancanza di lavoro. Secondo loro, ricevendo 300 dollari alla settimana per un po’ di tempo in più, i lavoratori diventerebbero “couch potatoes”… È la vecchia filosofia puritana della “means tested care ” ovvero la verifica delle risorse, che mette sotto controllo i cittadini disoccupati. La stessa cosa si fa con l’oscena Curva di Beveridge: le imprese di costruzione navale, per esempio, non riescono più a trovare idraulici! Ma da buoni seguaci della teoria della domanda e dell’offerta, nessuno tra queste persone, osa porre la questione dell’adeguatezza del salario e delle condizioni di lavoro…

Per i “working poor” – Julius Wilson – che sopravvivono facendo diversi lavori e altri gig jobs in settimane massacranti, la dose di riposo fisiologicamente necessaria dovrebbe essere un diritto sacrosanto… perché si tratta anche di riprodurre la forza lavoro. Insomma, i bigotti dovrebbero dare un’occhiata ai bracci meccanici dotati di sensori in grado di rosolare le patatine mentre girano la fetta di carne macinata e soia sulla griglia, mentre un collega robot si occuperà del servizio al tavolo. La fetta in questione potrebbe presto provenire da un laboratorio biologico direttamente integrato nel fast food.   

Insomma, non sono né la massa salariale reale né la massa salariale sociale – la prima più i vari aiuti che spettano alla forza lavoro non attiva – a spiegare l’aumento dei prezzi di cui parliamo oggi. Per questi due concetti, che permettono di definire l’inflazione strutturale – la più importante delle varie forme di inflazione – cioè la massa salariale sociale sulla massa salariale reale, rimando il lettore al mio Compendio di Economia Politica Marxista, liberamente accessibile nella sezione Livres-books del mio vecchio sito www.la-commune-paraclet.com  

Mi limiterò a dare qui lo schema più semplice permettendo a tutti di pensare con la propria testa. La funzione di produzione scientifica si scrive: c + v + pv = p. Il primo termine “c” è il capitale “used-up” – per prendere in prestito da P Sweezy -, il secondo “v” è il capitale variabile che viene pagato come salario, il terzo “pv” è la sovrappiù e “p” è genericamente il prodotto di questa funzione di produzione. Prendiamo lo schema di Riproduzione Semplice – o equilibrio stazionario – nel caso immediatamente coerente in cui il tasso di composizione organica del capitale (v/C dove C = c + v) e il tasso di sfruttamento (pv/v) sono identici nei due Settori, il Settore SI dei mezzi di produzione (Mp ) e il Settore SII dei mezzi di consumo (Cn). Tutto è quindi immediatamente coerente sia ex ante che post hoc.

Ho dimostrato, inoltre, fin dalla pubblicazione del mio Tous ensemble (1998) che questa coerenza non è un caso particolare; essa permane finché si dimostra la legge marxista della produttività e si integra in modo scientificamente coerente nella Riproduzione Semplice (RS) e la Riproduzione Allargata (RA), cosa che solo io ho potuto fare seguendo scientificamente Marx.  Avremmo in una situazione di piena occupazione:

SI = c1 (80 MP/80€) + v1(20Mp/20€ + pv1 (20Mp/20€) = 120 M1 (120Mp/120€)

SII = c2 (40Cn/40€) + v2(10 Cn/10€) + pv1(10Cn/10€) = 60M2 (60 Cn/60€)

                              = c + v + pv = M La funzione macroeconomica del capitale totale.

                                      v= 30 ore di lavoro = 30€.

Essendo v/C e pv/v identici in SI e SII, 1Mp =1Cn =1€.

Introduciamo la produttività che si sarebbe approfondita di 1/4 in SI; avremmo:

SI = c1 (105 MP/84 €) + v1(20Mp/16 € + pv1 (25Mp/20€) = 120 M1 (150Mp/120€)

SII = c2 (36Cn/36€) + v2(9Cn/9) + pv1(9Cn/9€) = 54M2 (54Cn/54€)

                                = c + v + pv = M La funzione macroeconomica del capitale totale.

                                         v = 25 ore di lavoro = 25 €.

Qui 1Mp = 0,8 € e 1 Cn = 1€. Questo riflette la differenza di produttività.

Ma ora ci sono 5 ore di lavoro “liberato” che costituiscono l’esercito di riserva proletario o ER. Supponiamo che la RA sia pagata ½ della forza lavoro attiva, con la Banca Centrale che stampa l’importo mancante. Avremo:

RA = 2,5 €. Massa salariale reale = 25 €. Massa salariale sociale (la prima + RR in €) = 27,5€.

Il tasso d’inflazione strutturale sarà quindi 27,5 / 25 = 1,1%.

Questa inflazione si rifletterà in tutte le espressioni di prezzo del sistema attraverso gli scambi mediati dalle masse salariali monetarie che sono sufficienti e necessarie per farlo. Per ottenere il nuovo schema di espressione “valore-prezzo”, moltiplichiamo semplicemente i termini del valore di scambio per il tasso d’inflazione. Tutti gli altri parametri, in particolare v/C e pv/v, rimangono invariati.

Gli schemi di Marx, da me ristabiliti grazie alla dimostrazione della legge di produttività reintegrata in modo coerente alle equazioni RS-RA, sono in grado di dare simultaneamente tutti i termini, siano essi quantitativi, valori di scambio – e prezzi – introducendo le inflazioni e sono persino in grado di farlo in termini orari, se lo vogliamo. Lo si può verificare facilmente dando i termini in ore piuttosto che in € nei nostri schemi, ad esempio 20 ore = 20€. Questa coerenza del calcolo economico nessun’altra teoria è in grado di avvicinarla. La dimostrazione della legge marxista della produttività spazza via tutta la falsificazione conosciuta come “il problema della trasformazione dei valori in prezzi di produzione”. Ho dimostrato nel mio Tous ensemble – e in inglese nel mio libro bilingue III Keynesianism, Marxism, Economic Stability and Growth (2005) – che questo falso problema è una falsificazione dovuta in particolare a Böhm-Bawerk; la mia dimostrazione è completa e definitiva poiché riguarda sia l’argomento logico che la sua genesi storica.  

Ricordo che nello studio del Reddito Annuale di Sismondi e del Tableau di Quesnay ecc., cioè nello studio della Riproduzione Semplice e Allargata, ciò che aprì la strada a Marx fu la realizzazione che l’equilibrio – stazionario o dinamico – deve materializzare una riproduzione socio-economica sia in termini quantitativi – Mp e Cn – sia in termini qualitativi – valore di scambio e prezzo. La funzione di produzione contiene i semi della Riproduzione poiché il capitale costante “c” si riferisce a Mp e il capitale variabile “v” si riferisce a Cn. Ecco perché bastano due grandi settori, tutti i sottosettori, rami e industrie possono essere sussunti sotto questi due. La “mano invisibile” impone un equilibrio in termini monetari – inoltre confondendo denaro e credito – il che impone un equilibrio sottostante in Mp e Cn che è completamente alleatorio e post hoc, non rispondendo a nessuna logica sociale o socio-economica, ma solo alla logica dell’accumulazione del capitale a beneficio degli attori più grandi – le leggi di mozione del capitale, comprese la centralizzazione e concentrazione del capitale  

La variabile “v” del capitale totale rappresenta la massa salariale reale, qui in una situazione di piena occupazione, per cui lo schema RS è strettamente uno schema di valore di scambio. Non c’è inflazione di alcun tipo. La grandezza di “v” è sufficiente e necessaria per assicurare tutti gli scambi che permettono la riproduzione delle Equazioni RS – quantitativi e qualitativi, quindi in valore di scambio. (Vedere le rotazioni che formalizzano gli scambi in Tous ensemble liberamente disponibile nella sezione Livres-Books del mio vecchio sito www.la-commune-paraclet.com)

Perché la massa reale dello stipendio deve necessariamente corrispondere a “v”? Invece di dipendere dal capriccio della Banca Centrale? Per la semplice ragione spiegata in Tous ensemble, che la vita sociale, e quindi la divisione sociale del lavoro, e quindi la riproduzione socio-economica, non sarebbe comprensibile senza l’anticipo preventivo del lavoratore del suo lavoro vivo, che il proprietario dei Mezzi di Produzione paga con il salario solo a lavoro compiuto, ma solo in parte. In una giornata di 7 ore, se 3 ore di lavoro vivo speso nel processo di produzione sono sufficienti per rinnovare il salario, le altre 4 ore di lavoro in eccedenza sono intascate dal proprietario dei Mezzi di Produzione perché è legalmente autorizzato a farlo a causa della sua proprietà privata di questi Mp. 

Se ora si introduce la produttività in un settore, questo settore produrrà più prodotti nello stesso tempo di lavoro ma con rapporti v/C e pv/v approfonditi dalla nuova produttività. Il prezzo unitario dei prodotti scenderà di conseguenza. La forza lavoro valutata in termini di beni necessari per riprodurla rimarrà la stessa, poiché la produttività è un’intensificazione strutturale del lavoro. Ma implicherà proporzionalmente meno lavoratori fisici poiché la produttività capitalista “libera” una parte della forza lavoro, riducendola alla disoccupazione.

Questa porzione di forza lavoro resa inattiva era un tempo presa in considerazione dal ritorno alla campagna e o all’interno della famiglia allargata. L’assistenza era un’assistenza caritatevole e in ogni caso sempre soggetta all’obbrobrio sociale e “means tested”, cosa che torna di moda oggi.  Eppure tutti sanno che questo crea trappole di povertà dalle quali è quasi impossibile uscire. Invece di parlare di “eredità per tutti” – Raymond Devos alla riscossa: ereditare da qualcuno che non ha nulla, equivarrebbe al doppio di nulla? O, in ogni caso, non molto… – Nel quadro della riduzione del tempo di lavoro – RTL- e di una parte del lavoro a tempo parziale scelto, cominciamo a sostituire uno Smic settimanale al disastroso Smic orario perché porta alla precarietà endemica; sopprimiamo ugualmente le condizioni delle risorse, che conducono a ignobili trappole di povertà reale calcolate come tali, e che vola in faccia alla Costituzione che non ha previsto il diritto e il dovere di lavorare senza dignità, cioè un lavoro che non assicurerebbe un “sostentamento” –  o livelihood secondo il termine di Karl Polany – degno di un cittadino. Ecco perché le nostre nuove élite filo-semite nietzschiane stanno tagliando le assicurazioni sociali – previdenza sociale -, viste come un fondamentale diritto sociale costituzionale, per tornare illegalmente a questa assistenza sociale, sempre più spesso caritatevole e sempre soggetta a condizioni di reddito e di patrimonio.

Resta da capire il meccanismo di questa assistenza sociale. Quando il reddito da lavoro è limitato al salario individuale, questa assistenza non corrisponde ad un valore creato dal lavoro. Da dove viene? Viene dalla somma sempre stentatamente pagata dalle autorità, il che ci riporta al finanziamento da parte della Banca Centrale. La popolazione attiva rimane quindi con il suo salario e la popolazione inattiva con questa assistenza sociale. I due formano la massa salariale sociale. Il rapporto tra la massa salariale sociale e la massa salariale reale dà il tasso d’inflazione strutturale, la principale forma d’inflazione, perché ce ne sono altre. 

Da una parte ci sono i valori reali di scambio prodotti nel SR. Dall’altro, la massa salariale sociale, parte della quale è una creazione monetaria ex nihilo. Ma il denaro ha corso legale. La popolazione attiva e quella inattiva comprano negli stessi negozi, cosicché la meccanica dello scambio si propaga e dà luogo all’inflazione strutturale.

L’intero proletariato – tutti coloro che lavorano o sono privati del lavoro – ne paga il prezzo. Il salario viene divorato dall’inflazione. Questa è la ragione per cui le lotte operaie hanno assunto varie forme nel corso della storia:

La prima forma istintiva era quella di protestare contro l’effetto dell’inflazione sul tenore di vita, chiedendo aumenti salariali o addirittura l’indicizzazione dei salari all'”inflazione” o CPI.

La seconda, più consapevole, era quella di proteggere istituzionalmente i lavoratori contro i periodi di inattività. Questo alla fine ha portato all’istituzionalizzazione di alcuni risparmi, in particolare attraverso la creazione di una previdenza sociale pubblica basata su quello che ho chiamato “reddito globale netto” dei focolari – temine preferito a quello di famiglia che etimologicamente rimanda alla domesticità. Esso comprende il salario netto individuale, il salario differito – i contributi sociali che finanziano in particolare le pensioni, l’assicurazione contro la disoccupazione, l’assicurazione sanitaria, ecc. – nonché ciò che ritorna ai cittadini sotto forma di accesso universale garantito ai servizi pubblici e alle infrastrutture pubbliche, precisamente ciò che il “reddito disponibile” marginalista esclude dal suo ambito! Quando le altre due componenti del “reddito globale netto” delle famiglie sono solidamente istituzionalizzate, il salario individuale netto va ben oltre, queste due componenti alleviando “la paura del domani”, che apre a quello che è stato simpaticamente chiamato “i giorni felici”.

Le tre componenti del “reddito globale netto” delle famiglie attuano circuiti virtuosi di capitale che svolgono ugualmente il ruolo di stabilizzatori socio-economici, come Beveridge e Keynes avevano perfettamente compreso.

Mentre il salario netto corrisponde ad un capitalismo classico liberale “censitario” che riduce la quota di “v” nella funzione di produzione totale c +v + pv = p alla sua espressione più stretta di sopravvivenza, il “reddito globale netto” delle famiglie rappresenta una nuova epoca di redistribuzione del Modo di Produzione Capitalista – MPC – le cui conquiste popolari corrispondono a ciò che chiamiamo comunemente Welfare State o, meglio ancora, Stato Sociale. Mentre tutto il “pv” o profitto andava al proprietario dei Mezzi di Produzione, con il Welfare State si riconosce che il lavoratore, essendo membro di una specie che si riproduce sessualmente, non solo deve riprodursi individualmente per tornare al lavoro il giorno dopo, ma deve anche riprodursi come specie all’interno di una famiglia.

Si apre una nuova fase della lotta di classe che mira a una migliore condivisione della sovrappiù. Esso è ora sempre più concepito come sovrappiù sociale, che in linea di principio appartiene equamente a tutti coloro che partecipano alla sua creazione e che una società in cammino verso una democrazia sempre più compiuta condividerà sempre più equamente fino all’instaurazione del socialismo, che ratificherà la “sovrappiù sociale” come tale all’interno della democrazia socialista basata sulla pianificazione interattiva controllata dai cittadini.

Oggi i leader filo-semiti nietzschiani cercano di invertire questa tendenza smantellando lo Stato sociale. Questa inversione è incompatibile con la logica dell’accumulazione del capitale, che richiede una domanda sociale adeguata nel quadro di una riproduzione dinamica sostenuta. Il MPC è costantemente confrontato con la sua principale contraddizione che oppone sovrapproduzione e sottoconsumo, contraddizione che viene sempre meno gestita dal ricorso al commercio estero. Così questo tentativo sembra destinato a fallire, a meno che non sia in grado di imporre un “ritorno” neo-filosofico nietzschiano a una società di nuova domesticità e nuova schiavitù. La dittatura corporativista tenterà allora di sostituire la difesa della proprietà privata come tale al liberalismo classico con la sua democrazia formale capitalista ineguale. Questo sta accadendo oggi sotto i nostri occhi.

La terza forma di resistenza dei lavoratori all’erosione del loro standard di vita è andare alla radice del problema per reintrodurre il lavoro a tempo pieno attraverso cicli ricorrenti di RTL – secondo le possibilità offerte dalla produttività microeconomica e dalla competitività macroeconomica della Formazione Sociale. Nessun paese può vivere durevolmente al di sopra dei propri mezzi, anche se questo non pregiudica l’uguaglianza del sistema di redistribuzione interna.

Naturalmente, rimarrà un tasso di disoccupazione frizionale – stagionale o transitorio quando è dovuto alla ristrutturazione – così come i periodi di inattività che sfuggono al controllo dei cittadini. – pensionamento, malattia, disoccupazione. È per questo che in Tous ensemble abbiamo parlato di “inflazione di civiltà” poiché essa attua la solidarietà consapevole tra la popolazione attiva e quella inattiva, nonché un “equilibrio valore-prezzo”. In periodi di piena occupazione, il valore di scambio e il prezzo coincidono; con l’inflazione strutturale, attraverso lo scambio che la impone a tutto il sistema, il valore di scambio e il prezzo differiscono secondo il tasso di questa inflazione. Ma questo viene poi scientificamente compreso e integrato nella pianificazione attraverso due meccanismi: la piena occupazione, che riduce strutturalmente il problema al minimo, e il recupero marxista della Catena di Fisher.

Quest’ultimo recupero è tanto più controllato dalla Banca Centrale socialista e dalla pianificazione in quanto abbiamo ora, in seguito ai miei contributi scientifici, una serie di distinzioni scientifiche vitali. Vale a dire, tra denaro e credito, tra credito classico e credito speculativo, tra tasso di interesse classico e tasso di interesse speculativo. Quest’ultimo è oggi mascherato da tasso di profitto, legalmente legittimato, che permette all’economia speculativa di fagocitare l’economia reale attraverso il Roe ecc. Sappiamo anche che la Banca Centrale socialista al servizio della pianificazione si lascerà alle spalle l’inettitudine dei suoi tassi d’interesse centrali, beatamente uniformi, per sostituirli con modulazioni del tasso prudenziale, e quindi dei volumi di credito disponibili, attraverso uffici specificamente collegati ai diversi settori e rami inclusi nella RS-RA.

Il passaggio dal capitalismo liberale classico gravitante intorno al solo salario individuale al capitalismo avanzato – il Welfare State o Stato sociale europeo – basato sulla logica del “reddito globale netto” delle famiglie è essenziale per comprendere le dinamiche socio-economiche e quindi inflazionistiche. In particolare, la decostruzione consapevole incarnata dal barbaro “ritorno” al salario individuale fissato nella competizione globale dall’attuale definizione di antidumping inscritta nel funzionamento del WTO e di tutti i trattati di libero scambio.

In un sistema basato sul “reddito globale netto” delle famiglie e sulla piena occupazione come norma – soprattutto se è basato sul credito pubblico emesso dalla banca centrale pubblica e sulla pianificazione indicativa e incentivante – le inflazioni, a parte quelle importate, sono trascurabili. Questo è stato il caso della Francia e dell’Italia fino alla fine degli anni ’60. Poi l’inflazione ha cominciato a salire con l’aumento della disoccupazione, senza che la RTL mediasse gli aumenti di produttività. La fine del GATT, cioè dei parametri esterni, ha peggiorato ulteriormente le cose nel contesto di una “società matura” secondo l’espressione della Frattura del ’74 di François Perroux e Maurice Allais, che ho analizzato nella Nota ** del mio Libro III, vedi il mio vecchio sito.

Lo smantellamento del GATT era iniziato con il Dillon o Kennedy Round. Si spiega in parte la riluttanza delle borghesie a tornare alla piena occupazione con la RTL, perché quest’ultima impone o una competitività economica maggiore di quella dei concorrenti – cosa possibile quando la previdenza sociale è interamente pubblica, riducendo così strutturalmente i costi di produzione – o una forma di protezione tariffaria. Quest’ultima potrebbe assumere la forma delle Preferenze Comunitarie del signor Allais o, dando per scontata la globalizzazione e trasformandola in Commercio Equo e Solidale sostituendo così il Libero Commercio neoliberale monetarista, la mia proposta di una piccola sovrattassa sulle importazioni per compensare la perdita di entrate per la Previdenza Sociale causata dall’attuale impatto della definizione dell’antidumping sui contributi sociali. Poiché questa sovrattassa non è discriminatoria e rientra nella competenza nazionale esclusiva degli Stati membri dell’UE, non c’è nessun ostacolo alla sua attuazione, in attesa che venga negoziata – all’unanimità all’OMC – una nuova definizione di antidumping basata sulle tre componenti del “reddito globale netto” delle famiglie all’OMC. È una questione di volontà politica e di costellazione dei rapporti di potere.

Con i guadagni di produttività, non redistribuiti dalla RTL, che avrebbero permesso al contrario di riassorbire la disoccupazione, il ciclo difensivo di indicizzazione dei salari si è messo in moto negli anni 60 e 70. La borghesia l’ha cinicamente applicata rivisitando Schacht, o Léon Blum e i suoi consiglieri atlantici dopo gli accordi di Grenelle, o Pompidou dopo il 1968! Per esempio, negli Stati Uniti, i contratti collettivi sono stati stabiliti nelle grandi imprese tenendo conto della Clausola Cola – indennità di costo della vita. Poi sono stati generalizzati, ma con l’inflazione si riprendeva con una mano quello che era stato dato con l’altra. Questo portò a quella che fu chiamata stagflazione, un sistema che combinava un’inflazione strutturale e un alto tasso di disoccupazione corrispondente a una crescente dualità della forza lavoro, che aprì la strada all’attuale precarietà dilagante con la sua mancanza di lavoro, il lavoro nero e così via.

Nel 1979 Volcker fu nominato capo della Fed e nel 1981 Reagan divenne presidente, mentre la Thatcher era al 10 di Downing Street dal 1979. La controriforma monetarista neoliberale fu messa in moto dalla brutale soppressione dei sindacati, che fino ad allora erano stati concepiti come un necessario contrappeso al potere esorbitante del grande capitale. (Vedi l’esaustiva Nota 15 su John Galbraith nel mio libro III. Vedi Brani scelti del mio Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance  in http://www.la-commune-paraclet.com/ItaliaFrame1Source1.htm#ITALIA ) A questo seguì la crescita della precarietà, la riduzione dei salari senza indicizzazione reale e il passaggio all’anomia socio-economica e finanziaria, in particolare con l’emergere del credito privato e la monetizzazione del debito pubblico sul mercato finanziario internazionale. Il tutto con lo smantellamento dello Stato sociale e dei circuiti virtuosi della previdenza sociale, così come il ritorno forzato al solo salario individuale, sostenuto al margine da un’assicurazione sociale ridotta e da un’assistenza sociale sempre più caritatevole, addirittura confessionale, e soggetta alla verifica delle risorse e a un workfare in stile reaganiano.

Si potrebbe quindi obiettare che poiché la massa salariale sociale aumenterebbe con la disoccupazione, l’inflazione strutturale dovrebbe essere più presente oggi.

Questo sarebbe vero:

 a) Se i guadagni di produttività fossero condivisi, ma non lo sono più nell’UE, né lo sono stati per un periodo più lungo negli USA; già a metà degli anni ’90, a sostegno della RTL, molti di noi fecero notare che negli ultimi 20 anni più dell’8-9 % del PIL era stato trasferito dal lavoro al capitale senza alcuna compensazione, se non un aumento della precarietà e della povertà.

b) Se la sicurezza sociale pubblica coprisse i bisogni essenziali, cosa che non fa negli USA – sanità, pensione, ecc. – e sempre meno nell’UE, allora sarebbe più efficiente perché la previdenza sociale pubblica corrisponde al risparmio istituzionalizzato, materializzando il passaggio dal capitalismo classico liberale al capitalismo avanzato. La lotta di classe e la modernizzazione sociale che ne è seguita hanno reso la gente consapevole che la forza lavoro si incarnava in un essere umano membro di una specie sessualmente riproducibile che doveva riprodursi come forza lavoro ma anche come essere umano all’interno di una famiglia. Le tre componenti del “reddito globale netto” sostituirono il salario individuale del lavoratore. Nel secondo capitolo del mio Libro III ho analizzato questa trasformazione della “struttura di v“. (tradotto in Brani scelti del mio Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance  in http://www.la-commune-paraclet.com/ItaliaFrame1Source1.htm#ITALIA )

Essa influisce sulla divisione della somma (v + pv ) tra lavoro e capitale e di conseguenza sul tasso di profitto, cioè v/(c+v). La sovrappiù è sempre più considerato come “sovrappiù sociale”. 

c) Se la crescente precarietà e la “riabilitazione” regressiva del ruolo della famiglia come stabilizzatore sociale non servissero ad assorbire le distorsioni. Questo solleva lo Stato da una parte del costo del finanziamento dell’assistenza sociale. Tutta l’ignominia neoliberale monetarista reaganiana – dal licenziamento degli aviatori in sciopero all’attacco ai contratti collettivi – è che la deflazione salariale è stata imposta con l’aumento della precarietà, mentre le prestazioni sociali sono state ridotte al minimo e spesso rese temporanee. Lo stesso valeva per gli aiuti federali temporanei di Trump e poi di Biden per alleviare gli effetti della crisi sanitaria. Faccio notare che Trump ha perso le sue elezioni nel momento in cui ha dimezzato gli aiuti federali ai disoccupati mentre continuava i suoi omaggi ai ricchi; ha così perso i pochi voti necessari negli stati industriali e minerari che aveva vinto nelle sue elezioni presidenziali.

Regredendo dal “reddito globale netto” della famiglia a una “struttura salariale” sempre più ridotta ai salari individuali, e sostituendo il sostegno istituzionale ma temporaneo in un sistema di piena occupazione della forza lavoro inattiva con la precarietà imposta dal workfare, nessuno si sorprenderà di scoprire che la coppia Volcker-Reagan ha ucciso il drago dell’inflazione. Allo stesso modo, rimanendo nella logica, nessuno si sorprenderà di vedere che questo metodo ha portato al crescente impoverimento dei lavoratori. Abbiamo rivelato questa logica nel nostro saggio del marzo 1985 citato sopra (vedi sotto Nota (5)) intitolato “Le conseguenze socio-economiche di Volcker-Reagan e Co“. Basta aggiungere lo sviluppo sempre più sfrenato del capitale finanziario e speculativo internazionale, le cui tappe principali sono descritte nel mio Libro III e negli articoli disponibili nella sezione di Economia Politica Internazionale del mio vecchio sito, tra cui “Credit without collateral“, “The Treasury and the FED ” e “The FED  dilemma “.

D’altra parte, non dovrebbe sorprendere nessuno che sotto questa nuova “struttura di v”, il workfare precario e la struttura iper-inegalitaria del reddito, è impossibile rilanciare l’inflazione strutturale anche al modesto livello del 2 per cento. Tuttavia, date le cifre reali della disoccupazione, questa percentuale sarebbe ancora lontana da quella che abbiamo chiamato “inflazione di civiltà”.

A questo si aggiunge la confusione tra denaro e credito, che ha origine nel concetto consapevolmente falsificante del “flusso di reddito” o income stream di Irving Fisher. Questo emulatore di Böhm-Bawerk voleva cancellare la distinzione che Marx proponeva nel Libro III del Capitale tra salario, profitto e affitto, poiché queste tre forme di reddito erano presentate come la base oggettiva della divisione della società capitalista in tre grandi classi, operai, proprietari terrieri e capitalisti. (Vedi la mia Introduzione Metodologica nel mio vecchio sito). Questo magma informe, destinato a cancellare la lotta di classe, portò Fisher a sviluppare ogni sorta di indici che gli permettevano di mantenere una parvenza di controllo sulla realtà economica in movimento, tra cui gli indici inflazionistici che sarebbero diventati il CPI e il PPI. Oggi, tutti confondono felicemente questi indici del potere d’acquisto del “denaro” con i marcatori del tenore di vita fornito dal “reddito globale netto” delle famiglie. (vedi: «POTERE D’ACQUISTO, STANDARD DI VITA, TEMPO DI LAVORO SOCIALMENTE NECESSARIO E “REDDITO GLOBALE NETTO” DELLE FAMIGLIE, 2-31 dic. 2018 » in http://rivincitasociale.altervista.org/purchasing-power-standard-of-life-socially-necessary-working-time-and-global-net-income-of-the-households-2-31-dec-2018/ (anche disponibile in francese e spagnolo)

Oltre agli indici di Fisher, sono stati sviluppati aggregati monetari, sempre sulla base del magma confuso del “income stream” nella speranza di mantenere il controllo sulla politica monetaria e sulla crescita economica. La confusione tra denaro e credito divenne insanabile. La situazione peggiorò ulteriormente con lo sviluppo del credito speculativo, poiché questa forma di credito e i ricorrenti salvataggi della banca centrale distorsero il meccanismo di feedback e quindi di controllo basato sul sistema frazionario. Con questo sistema, il rapporto prudenziale deve essere rispettato, in modo che l’offerta di credito da parte delle banche evolva con lo stato dell’economia. In tempi di crescita, il credito è più accessibile, mentre in tempi di crisi, le banche devono tagliare per proteggersi rispettando il rapporto.

Il credito speculativo e i suoi ricorrenti salvataggi hanno distrutto questo meccanismo, ed è per questo che ho parlato di “credito senza garanzie”, l’unico rapporto di fatto che rimane è la liquidità della banca centrale, che ormai è a flusso continuo. L’evoluzione è così innaturale che gli aggregati sono quasi inutili. Infatti, la Fed non calcola più M3 e le altre banche centrali che continuano a farlo non tengono conto del gigantesco shadow banking, delle black pools e degli OTC. Nel migliore dei casi, possiamo dire che, a parte la moneta metallica, M1 più una parte di M2 corrispondente al risparmio individuale e agli investimenti delle famiglie, corrispondono approssimativamente alla massa salariale…

È facile vedere che questa confusione fischeriana, che è parte integrante del paradigma dominante, distorce tutto confondendo denaro e credito. L’esempio più semplice è quello delle maree di liquidità riversate dalle Banche Centrali: lungi dal causare inflazione – al singolare!!! – causano un “credit crunch” cronico e un aumento della povertà poiché la speculazione cannibalizza l’economia reale. ( vedi : The Fed finally admits = it does not know what inflation is, 21-set-2017, in http://rivincitasociale.altervista.org/the-fed-finally-admits-it-does-not-know-what-inflation-is-sept-21-2017 / )            

Questo spiega perché :

a ) Nessuna ripresa economica statunitense dopo lo scoppio della crisi dei subprime ha prodotto un’inflazione reale, nel senso ufficiale dell’IPC – per gli shadowstats è un’altra storia, vedi il mio saggio sul PIL. In effetti, sono sempre state recuperi “jobless recovery” o “con perdita di posti di lavoro” che incoraggiavano, nel migliore dei casi, la corsa a cosiddetti lavori di merda o gig jobs;

b ) Il QE e le altre forme di liquidità – che vanno alla speculazione – non hanno prodotto inflazione; la signora Janet Yellen ne è testimone (7) ;

c ) L’aiuto federale per il Covid – finanziata con il debito -, che riflette in parte la disuguaglianza dei redditi, non crea alcuna inflazione monetaria, se non una marginale e transitoria, che attualmente si aggira intorno allo 0,4 %. Ma crea più speculazione potenziale, che viene già catturata da JP Morgan e altri. Nel frattempo, il Congresso ha rifiutato di aumentare il salario minimo – orario – a 15 dollari (più o meno 12 euro)

Una buona domanda per le banche centrali capitaliste sarebbe quella di chiedersi, alla luce della formalizzazione della “struttura di v” in “reddito globale netto” più o meno sviluppato delle famiglie, quanto sarebbe necessario aumentare questa “struttura di v” per ottenere una vera inflazione strutturale? Secondo quanto detto sopra, la risposta è :

A ) In condizioni di piena occupazione, a condizione che i guadagni di produttività siano condivisi – quindi conformi ai termini di valore di scambio sottostanti – l’inflazione strutturale riguarderà solo la disoccupazione frizionale, come è il caso nel nostro diagramma sopra, se il pagamento del RA è assicurato da un’emissione monetaria supplementare da parte della Banca Centrale. Sappiamo che oggi, nel quadro delle gigantesche spese fiscali corrispondenti alla politica pubblica neo-liberale monetarista, i contributi vengono scartati con il pretesto di ridurre il costo del lavoro – confuso allegramente con il costo di produzione, che è l’unico che conta per le esportazioni -, trasferendo la responsabilità ad un evanescente gettito fiscale generale e al bilancio pubblico.

B ) In questo stesso scenario, se i cinque rami della previdenza sociale – pensione, sanità, assicurazione contro la disoccupazione, infortuni sul lavoro, vecchiaia – fossero finanziati da contributi sociali o salari differiti, non ci sarebbe inflazione strutturale, a condizione che i guadagni di produttività fossero ripartiti secondo le condizioni di scambio sottostanti. Infatti, i contributi che rientrano nel quadro della condivisione del valore tra capitale e lavoro eliminano la necessità di ricorrere a un’emissione monetaria supplementare senza supporto di valore. Naturalmente, la gestione sarà più semplice se si rispetta la piena occupazione.

B a ) Questo continuerà ad essere il caso della terza componente del “reddito globale netto” delle famiglie finanziato dalle tasse. Anche qui, non ci sarà bisogno della creazione di denaro ex nihilo. Inoltre, e questo è il caso oggi in Francia e altrove, anche se quasi la metà dei lavoratori guadagna troppo poco per pagare le tasse sul reddito, il problema è risolto dalla perequazione sociale: per esempio, un’autostrada che viene costruita può essere utilizzata da tutti. Naturalmente, questo sarà più evidente quando le infrastrutture e i servizi pubblici saranno ancora offerti dal settore pubblico ai cittadini che li utilizzano – e non ai clienti che avranno accesso solo se possono pagare le tariffe.    

C ) Come possiamo vedere, i problemi emergono quando il denaro – masse salariali reali e sociali – vengono confuse con il credito, e ancor peggio con il credito speculativo. In questo caso, l’inflazione strutturale corrisponderà alla parte di emissione monetaria senza supporto di valore, compresi i salari differiti e le tasse, parte che entrerà nella massa salariale sociale. Per esempio, il pacchetto di aiuti di Biden da 1.900 miliardi di dollari finanziato dal debito è andato in parte alle famiglie, ma in modo molto diseguale, causando più speculazione che inflazione monetaria transitoria, che si è limitata ad oscillare intorno allo 0,4%. – (Le bolle speculative – derivati finanziari ecc. – non contano come inflazione nel senso più o meno corretto di IPC o “paniere di consumo” delle famiglie che si avvicinano alla massa salariale. )

C a ) Irving Fisher ha trasformato il denaro e il credito in un magma informe, il “flusso di reddito” o income stream, per far scomparire le tre fonti di reddito su cui sono state costruite le tre grandi classi che spiegano la lotta di classe nel libro 3 del Capitale: salario, profitto e affitto. Tutti, capitalisti, operai, contadini, casalinghe, disoccupati o pensionati, sono concepiti secondo l’assurdità psicologica marginalista che attribuisce una “mentalità acquisitiva” a tutti in ogni momento e in ogni luogo, anche nelle società che rispettano il potlach. Tutti devono massimizzare i loro guadagni personali calcolando la redditività o il rischio dei loro investimenti e le loro temporalità. Lo smantellamento del Welfare State e dello Stato sociale europeo più sviluppato riduce pericolosamente il “reddito globale netto” delle famiglie a un “reddito disponibile” marginalista che esclude proprio ciò che è più importante per il tenore di vita, cioè l’accesso universale dei cittadini ai servizi sociali e alle infrastrutture pubbliche. In breve, i contributi sociali sono sempre più sostituiti dagli investimenti finanziari delle famiglie. Questo avviene in modo particolarmente diseguale, data la precarietà del lavoro così come i crediti d’imposta e altre spese fiscali.

Se in media il 20% o il 30% del reddito delle famiglie americane – la parte più agiata – proviene da investimenti che ora sono speculativi, allora si pone la questione della quantità di inflazione strutturale così creata. Ciò deriva dal fatto che il credito è una creazione monetaria che anticipa gli investimenti. Nel regime capitalista, questa anticipazione è mediata dal sistema bancario frazionario con il suo rapporto prudenziale. Questo è l’unico meccanismo di autocontrollo cibernetico del sistema capitalista: impone al capitale bancario e finanziario di aprire o stringere le valvole del credito secondo l’evoluzione economica, dando così alle banche centrali un certo controllo della situazione attraverso la gestione dei tassi d’interesse centrali.

Nel quadro della “mano invisibile” guidata dal profitto individuale, l’allocazione delle risorse disponibili – reinvestimento e credito – avviene senza tener conto dei bisogni sociali essenziali, né dell’equilibrio quantitativo – in Mp e Cn – necessario alla riproduzione armoniosa del sistema. Questo crea un’espansione in alcuni settori che va di pari passo con una contrazione in altri, cioè le crisi cicliche dei cicli MPC o commerciali. I cicli più lunghi – i cosiddetti cicli di Kondratiev – riguardano l’introduzione e poi l’esaurimento di ondate successive di tecnologie di massa. A differenza della situazione dopo il 1945 – automobili e trasporti, elettrodomestici, ecc. – questi settori sono ora ad alta intensità di capitale. Il “déversement” – A Sauvy – del lavoro liberato da un settore all’altro diventa sempre più difficile.

Nell’era della redistribuzione ineguale corrispondente al capitale speculativo egemonico, il tasso d’interesse speculativo – sempre dedotto dal profitto come qualsiasi tasso d’interesse – si impone legalmente come un tasso di profitto legittimo. Questo inganno iniziato con Volcker-Reagan ha trovato il suo completamento legale con l’abrogazione nel 1999 del Glass Steagall Act istituito nel 1933 dai New Dealers. Questa abrogazione ha eliminato la salutare compartimentazione tra i 4 pilastri della finanza, vale a dire le banche di deposito, le banche commerciali, le assicurazioni e le cooperative di credito ocasse di risparmio. Questo ha portato alla scomparsa de facto del rapporto prudenziale inerente al sistema frazionale, ponendo così le basi lassiste su cui si è sviluppata la crisi dei subprime e le sue perenni conseguenze.  Questa frazione speculativa del capitale gode allora di un enorme vantaggio poiché la sua composizione organica richiede meno capitale fisso. Così la speculazione cannibalizza l’economia reale con il suo Roe insostenibile. Inoltre, ripetiamo, il flusso costante di liquidità – QE, LTRO, TLTO, PEPP, ecc. – emesso dalla Banca Centrale sostituisce de facto il rapporto prudenziale e la sua azione di autocontrollo. L’economia speculativa è a ruota libera e si sta scollegando sempre più dall’economia reale, un processo perfettamente illustrato dall’attuale contrazione economica e dal boom del mercato azionario.

Così, una parte del reddito delle famiglie più ricche corrisponderà all’emissione ex nihilo della Banca Centrale. Tuttavia, la parte corrispondente al “paniere di consumo” o CPI è molto piccola. Mi riferisco di nuovo alle aspettative speculative di JP Morgan per la parte dei 1.900 miliardi di dollari di aiuti dell’amministrazione Biden che andranno alle famiglie più ricche e quindi reinvestiti speculativamente. (Vedi nota 4 qui sotto).  

L’inflazione importata può essere anche un fenomeno monetario. Deve quindi essere curata dal tasso di cambio della moneta. In teoria, dovrebbe corrispondere al tasso di competitività macroeconomica della formazione sociale, come spiegato in Tous ensemble.

Sarebbe sbagliato credere che i regimi di cambio fluttuante possano risolvere questo problema. Questi regimi sono emersi dalla fine della convertibilità del dollaro americano in oro, decretata da Connally-Nixon il 15 agosto 1971 e poi ratificata nella sepoltura ufficiale di Bretton Woods al vertice della Giamaica nel 1976. Si basano sulle illusioni teoriche dei neo-liberali monetaristi che sostenevano che la competizione globale nel mercato globale dei capitali – e delle merci attraverso i trattati di libero scambio – avrebbe portato rapidamente all’equilibrio, e quindi al giusto tasso di cambio e alla stabilità dei prezzi internazionali.

Questa fu un’altra monumentale inettitudine che di fatto produsse molta più instabilità, l’accordo di Plazza, le Tech Bubbles, la crisi del Baht, la crisi del Rublo, l’accordo di Doha e poi quello di Dubai, ecc., cercando di stabilizzare il livello delle principali valute secondo il modello dell’accordo di Plazza, che Volcker-Reagan dovettero concedere alla Thatcher e alla UE nel 1986. Le turbolenze internazionali della crisi dei subprime e l’attuale serie infinita di salvataggi permanenti tramite i QE ecc, testimoniano la reale instabilità assente dalle equazioni marginaliste e monetariste.  Questo è stato previsto già nel mio “Le conseguenze socio-economiche di Volcker-Reagan e Co” marzo 1985 (vedi nota 5 sotto)

Il problema è forse più serio in un’area a moneta unica come l’Eurozona – o quando abbiamo a che fare con un rigido ancoraggio al dollaro USA o a un’altra valuta straniera. In Tous ensemble, avevo chiesto due cose alla BCE allora in formazione

a ) Dei Cooke Ratios nazionali coordinati dalla BCE all’interno di una banda di fluttuazione; questo avrebbe permesso la necessaria flessibilità per la gestione monetaria all’interno di ogni Stato membro. Una settimana dopo la pubblicazione del mio Tous ensemble, secondo il vecchio metodo rabbinico-nietzschiano di confondere la questione per mantenere il controllo, questi rapporti sono stati rinominati rapporti McDonough … Naturalmente, i miei rapporti prudenziali non sono stati adottati e fu preferito invece adottare la visione ipercentralizzata del pitre Mundell – anche se questo pitre stava affermando un triangolo fatale – v, https://fr.wikipedia.org/wiki/Triangle_d%27incompatibilit%C3%A9  – che può essere risolto solo o distruggendo l’Euro, la moneta di riserva rivale del dollaro USA, oppure creando un federalismo europeo ipercentralizzato soggetto all’egemonia sia di Berlino che della NATO, e quindi di Washington e del Mossad.

Tutti i problemi attuali dell’Euro sarebbero stati ridotti dall’adozione dei miei rapporti Cooke nazionali. Inoltre, finché i CDS non erano diffusi sul debito pubblico – un’assurdità totale, poiché il debito pubblico è garantito dallo Stato tanto quanto il corso legale della moneta in cui è denominato – il capitale finanziario speculativo non aveva alcuna leva per pesare sull’Euro. In effetti, l’Euro ha protetto la “gauche plurielle” e la sua RTT da un attacco speculativo identico a quello del luglio-agosto 1947, che ha rotto la sterlina e il desiderio di indipendenza del Regno Unito. Quando le crisi cipriota e greca hanno portato alla luce il ruolo della speculazione attraverso i CDS che influenzano lo spread e i rischi sistemici che si corrono in caso di rottura della catena dei CDS, la cancelliere Meckel ha rilanciato la proposta di vietare le vendite nude, ma Hollande e i leader italiani hanno rifiutato. Oggi, queste proposte dovrebbero essere rimesse sul tavolo con urgenza.

b ) I “circuit brakers” miravano a sospendere le transazioni in caso di attacco speculativo per calmare i mercati – pecore per natura- e preparare la risposta. Questa manovra era stata brillantemente utilizzata dalla Banca centrale svedese e meritava quindi di essere studiata. L’eccellente primo presidente della BCE, Duisenberg, era perfettamente consapevole di questa possibilità.    

Resta il fatto che negli anni successivi all’entrata dell’Italia e della Grecia nell’euro, abbiamo assistito a un vero caso da manuale che merita di essere studiato. Mi ha dato l’opportunità di assolvere il mio ruolo di intellettuale organico della sinistra autentica scrivendo il mio Libro III. Ricordo che mirava a dimostrare che, nonostante i tre criteri principali del Trattato di Maastricht sulla percentuale del debito publbico, quella del disavanzo finanziario e quella dell’inflazione, o piuttosto paradossalmente grazie ad essi, l’austerità neoliberale poteva essere sostituita dal rigore teorico-economico utilizzando il credito pubblico, la RTL e la parità, ecc. L’inflazione non poteva più essere usata come scusa per imporre una continua austerità economica. Con l’inflazione non più un pretesto, l’accento poteva essere posto sulla riabilitazione del “reddito globale netto” delle famiglie, e in particolare sui salari differiti, aggiungendo l’uso, almeno in parte, del credito pubblico.

Il libro si intitola Keynesianism, Marxism, Economic Stability and Growth – 2005. È l’unico libro che ha previsto la crisi dei subprime denunciando con precisione la decompartimentazione finanziaria per la finanza e i “montaggi” di prodotti finanziari di cui nessuno, né le banche centrali né la BRI, conosceva la portata. Questo è ancora il caso oggi. Infatti, dopo la crisi del 2007-2008, G. Cecchetti alla BRI propose alle banche sistemiche e alle istituzioni finanziarie di darsi almeno 2 o 3 settimane prima di innescare la catena dei CDS per preparare una risposta ed evitare così un collasso generale.

Detto questo, la sinistra italiana, oltre al deprecabile e ignorantissimo Prodi – di cui Schröder diceva che prima parlava e poi pensava, insomma un puro prodotto delle élite italiane dalla morte di Luigi Longo. Fu anche lui che privatizzò l’IRI il cuore strategico industriale del Paese – aveva un numero spaventoso di rinnegati poco presentabili, anche a capo del Partito della Rifondazione Comunista. Il mio programma minimo, basato su un contributo scientifico di prim’ordine – cioè la “struttura del v”; il “sovrappiù sociale” ecc. – riassunto nel capitolo II dell’omonimo libro, non ebbe pubblico e fu accuratamente nascosto. L’Italia e la sinistra – così come l’UE – ne stanno pagando oggi il prezzo, per dirla modestamente. (Vedi Brani scelti del mio Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance  in http://www.la-commune-paraclet.com/ItaliaFrame1Source1.htm#ITALIA )

Si è sviluppata una situazione bizzarra ma emblematica. Mentre l’Irlanda seguiva il metodo di Modigliani, lasciando correre l’inflazione come il Regno Unito al 6% e al 7%, mentre costruiva i suoi settori ad alta tecnologia – la farmaceutica, il settore culturale anglofono e Internet, ecc. – il povero servo Prodi si è fatto imporre una dura disciplina di bilancio senza lamentarsi – anzi, ringraziando, il che gli ha assicurato la carriera di servo in camera nell’UE. Anzi, fu ringraziato, con l’imposizione di una disciplina di bilancio ed economica più rigorosa dei criteri di Maastricht, soprattutto per quanto riguarda il deficit di bilancio e l’inflazione, il tutto con il pretesto che il debito italiano era superiore al 60% del PIL consentito da Maastricht. Questo impose quello che sarebbe poi diventato il percorso di consolidamento fiscale sotto il Fiscal Compact e il Two and Six Pack. Il laccio emostatico fu ulteriormente stretto quando la coppia Trichet-Draghi inviò la sua lettera del 5 agosto 2011 al Presidente del Consiglio Monti – vedi https://www.challenges.fr/economie/l-incroyable-diktat-de-trichet-a-berlusconi_301344  e confrontala con il programma della Logge P2, degno successore criminale di Gladio e del suo stay-behind: https://fr.wikipedia.org/wiki/Propaganda_Due . La politica oggi imposta dalla »Piattaform Rousseau èancor più conforme al pinao della P2. )

È importante sottolineare che il signor Monti era il tipico pitre italiano che prendeva sul serio l’Antitrust in seno alla Commissione per deregolamentare e privatizzare tutto nella Penisola, mentre gli altri grandi paesi lo usavano per creare “campioni nazionali”… È in questo contesto che, mentre il trattato di Maastricht indicava un tasso d’inflazione del 3% e il mio Tous ensemble aveva esposto la logica razionale del “tasso d’inflazione di civiltà”, il famoso tasso d’inflazione del 2% fu imposto all’Italia come obiettivo a cui puntare. In effetti, la Commissione UE chiedeva all’Italia un tasso ancora più basso.

In entrambi i casi, inflazione interzonale importata – Irlanda – o, al contrario, asfissia da rigore monetario importato, si tratta di fenomeni nocivi che colpiscono l’intera struttura interna dei prezzi, perfettamente impossibile da correggere nel quadro del paradigma dominante. Il fiscal compact impone livelli di criteri che sono appropriati per il Centro dell’Eurozona ma non per le sue periferie. Rimando nuovamente all’esposizione nel mio Livre III.

Altri tipi legittimi di inflazione. Una delle più insidiose è quella che ho chiamato “inflazione organica” nel mio Compendio di Economia Politica Marxista. Uscendo dal quadro analitico della RS-RA, che può corrispondere alla pianificazione scientifica marxista, e quindi a schemi in valori di scambio ex ante, essendo le espressioni di prezzo chiare grazie alla distinzione tra denaro e credito, abbiamo voluto mostrare che essendo il motore epifenomenico del capitalismo la concorrenza, che poggia soprattutto sulla ricerca della produttività più sviluppata, era necessario integrare questa concorrenza negli schemi della RS-RA in modo coerente. Marx aveva già intravisto la soluzione nei suoi Manoscritti parigini del 1844 notando due fatti primordiali:

1) La concorrenza dei prezzi finisce per annullarsi a medio e lungo termine, cosicché, dice Marx, la logica del sistema deve basarsi su qualcosa di diverso dagli epifenomeni dei prezzi; essa si basa sul valore di scambio della forza-lavoro e sull’estrazione della sovrappiù, l’unica spiegazione razionale che permette di comprendere la genesi del profitto e di rendere possibile la commensurabilità di tutte le merci tra di loro mediante uno standard comune di misura. In fondo, le curve della domanda e dell’offerta, logicamente sbagliate, dicono la stessa cosa, poiché le loro rispettive scale di prezzo ex ante (!!!) conducono infine al prezzo di mercato ex post, dopo molti tentativi ed errori lungo queste curve… (Si noti che se si prendono le curve in termini quantitativi, si finisce con la composizione tecnica del capitale di Pareto o economia di scala. Mettendo a contributo l’uso del cronometro di F. Taylor, ecc. Solo che né tu né Pareto sareste in grado di dare la soluzione simultaneamente sia in quantità che in valore di scambio o prezzo).

 2 ) Poiché il sistema deve riprodursi per necessità sociale, la domanda sociale sovradetermina la risoluzione delle equazioni micro e macroeconomiche. (Tougan-Baranovsky, e più tardi tutti gli emuli neoricardiani, compreso Sraffa, della “risoluzione simultanea” partirono da questa domanda sociale che formalizzarono nella loro matrice; ma non avendo una teoria scientifica della produttività, fallirono tutti).

È stato quindi possibile dimostrare che gli schemi RS-RA nei valori sottendono la struttura dei prezzi in un regime di concorrenza. Non è una cosa da poco.

Resta il fatto che questo quadro competitivo è soggetto alla “mano invisibile” del mercato, cioè all’assegnazione alleaotria delle risorse secondo la sola ricerca del profitto individuale, e al credito capitalista, e quindi anche alla mediazione del commercio estero e alla rivalutazione delle scorte. Emergeranno deviazioni dal valore di scambio. Avremmo all’incirca due situazioni tipiche: La prima è che la produzione viene portata sul mercato così come viene prodotta. La seconda è che viene immessa sul mercato in lotti. Se un’impresa produce di più in un settore, venderà la sua produzione ad un prezzo migliore, che a sua volta le permetterà di dominare il mercato eliminando la concorrenza. Se le condizioni altrove nel sistema RS-RA rimangono le stesse, la domanda per questa offerta sarà sovradeterminata dalle equazioni RS-RA. Al contrario, la sottoproduzione porterà a un aumento dei prezzi o a un’inflazione organica che può essere assorbita solo ripristinando la produzione o regolando i parametri SR-RE. La domanda sociale intravista nei Manoscritti parigini del 1844 è stata pienamente elaborata nelle Equazioni RS-RA del Libro II del Capitale. Essa si imporrà in modo sottostante, ma ratificando queste deviazioni, che provocano così una deflazione o un’inflazione organica, che dovrà poi essere corretta dal ricorso ai prezzi costanti. Vi rimando al mio Compendio.                        

Il problema degli aumenti dei prezzi importati, quando non sono dovuti a effetti monetari, deve essere anche messo in discussione, soprattutto quando il tasso di cambio, anche se fluttuante, è influenzato dal ruolo di alcune valute che svolgono un ruolo di moneta di riserva – ad esempio, il dollaro americano e in misura minore l’euro.

L’esposizione esterna molto pronunciata del dollaro americano, che copre ancora quasi i due terzi del commercio internazionale denominato in questa valuta, rende più difficile per la FED regolare il tasso di cambio. Il possesso di una moneta di riserva forte può sembrare ad alcuni una manna dal cielo perché conferisce un privilegio esorbitante legato alla sovranità monetaria: l’impressione imperiale emerge dal fatto che è sufficiente stampare denaro per pagare l’espansione delle proprie multinazionali e le numerose basi militari necessarie per proteggere l’accesso alle materie prime e ai mercati esteri. Questa analisi del peso imperiale per la Gran Bretagna e poi per gli Stati Uniti è stata ben esposta, in particolare dal grande marxista americano Harry Magdoff. A questo si aggiunge il paradosso di Triffin: “Il dilemma di Triffin o paradosso di Triffin ha le sue origini nel sistema di Bretton Woods, che ha reso necessario per gli Stati Uniti un deficit delle partite correnti per fornire al mondo mezzi di pagamento internazionali. Questa situazione contribuisce ad un progressivo indebolimento della fiducia degli agenti economici stranieri nella moneta di riferimento. Il grande bisogno dell’economia mondiale di una moneta affidabile porta quindi paradossalmente a una perdita di fiducia in questa moneta.” (Vedi https://fr.wikipedia.org/wiki/Dilemme_de_Triffin )

Subito dopo l’istituzione del Sistema di Bretton Woods – FMI e Banca Mondiale, presto seguiti dal GATT – la grande espansione finanziario-commerciale americana verso l’esterno fu il Piano Marshall. Seguì la reintroduzione del marco nel 1946 da parte del generale Lucius Clay nella zona occidentale tedesca senza alcuna consultazione con gli Alleati, occidentali o sovietici. Questo segnò il riarmo unilaterale della Germania Ovest come parte del lancio della Guerra Fredda con il ringhioso discorso perdente che Churchill fece a Fulton, Missouri, quando annunciò la discesa di una cortina di ferro da Stettino a Trieste … sbagliando di proposito la geografia politica concordata a Yalta!

Oltre al riarmo dell’Europa contro l’URSS, si trattava per gli USA, che avevano appena riconvertito le loro catene di montaggio industriali in industrie del tempo di pace, di trovare altri sbocchi che potessero integrare la domanda interna proveniente dalla liberazione del risparmio forzato nei Victory Bonds. Per ricevere gli aiuti statunitensi, era necessario integrare il paese nella logica del commercio americano e quindi dare al responsabile degli aiuti imperiali tutte le informazioni macroeconomiche necessarie – cosa che Stalin fu costretto a rifiutare di fronte a questa cinica offerta fatta da Baruch … L’aiuto americano alla ricostruzione dei paesi occidentali tornava sotto forma di acquisti di prodotti fabbricati negli Stati Uniti. Un po’ più tardi, gli Stati Uniti arrivarono a pagare gli interessi sui dollari, allora convertibili in oro, detenuti come moneta di riserva dalle altre banche centrali. L’oro era diventato meno disponibile per loro da quando Fort Knox deteneva più dei ¾ delle riserve mondiali. Questo fu seguito dall’espansione delle multinazionali e delle banche americane, al grido di “Il mondo è la nostra ostrica! “Poi, con la fine di Bretton Woods, arrivò il sistema di cambio fluttuante mediato dai petrodollari.

In un simile contesto, le possibili contraddizioni sono abbastanza evidenti. Citeremo le tre principali:

a ) Il commercio delle materie prime è denominato in dollari USA, per cui le oscillazioni dei prezzi dovute a crisi cicliche o a guerre si riflettono immediatamente nella zona del dollaro;

b ) L’azione interna della FED è limitata dall’esposizione esterna del dollaro. Per esempio, quando Volcker decise di lanciare quello che fu chiamato all’interno della FED “roller coaster ” del vertiginoso aumento dei tassi di interesse a due cifre, ci fu un massiccio afflusso di dollari negli Stati Uniti, ma alimentò soprattutto investimenti speculativi. Rovinò i paesi emergenti del Sud America e dell’Africa più esposti al dollaro, così come i paesi del blocco orientale che avevano commesso la follia di indebitarsi in dollari per affermare la loro indipendenza all’interno del loro blocco, tra cui Polonia, Romania e Jugoslavia. L’improvviso e drastico aumento dei tassi d’interesse rese i finanziamenti insostenibili, portandoli all’autodistruzione.

Nel 1982, il Messico, in cui le banche americane avevano riciclato la loro liquidità in eccesso, era sull’orlo della bancarotta, il che avrebbe portato al collasso delle maggiori banche americane. Banchieri come Mellon avevano difeso la loro “generosità” sottolineando che, se necessario, il Messico poteva sempre pagare con la Pemex, il che si rivelò essere vero per la maggior parte. Nel 1982, Volcker fu costretto a realizzare il suo primo grande salvataggio esterno, mettendo in moto una dinamica di subordinazione dalla quale il Messico non è ancora riuscito a districarsi. Lo stesso è stato per altri paesi. Mitterrand decretò che “l’Africa era un continente perso per lo sviluppo”. Nel mio articolo del 1985, avevo chiesto la remissione del debito per i paesi africani più sfortunati, eliminando allo stesso tempo gli aiuti vincolati per promuovere lo sviluppo indigeno. Quello che è stato praticato, per esempio dalla Francia, è stato un condono del debito calcolato il più possibile in modo da permettere la continuazione del rimborso, evitando così alle banche e agli Stati coinvolti di registrare perdite nei loro bilanci. 

L’Argentina, invece, è un caso interessante, poiché il problema del rimborso del debito, aggravato dai tassi d’interesse volkeriani e dalla fuga di capitali, ha portato ad aumenti salariali motivati politicamente per mantenere la fedeltà di alcuni sindacati e delle classi medie. Molti teorici del “populismo” latinoamericano ignorano questo. Tuttavia, questo aumento, reso possibile dalla stampa di denaro, è stato rapidamente ripreso dall’inflazione, in un circolo vizioso che ha ostacolato qualsiasi tentativo di reindustrializzazione che potesse ripristinare un tasso di competitività favorevole.  Così, prima che Nestor Kirchner salisse al potere e mettesse ordine in casa sua, gli attivi detenuti dagli argentini negli Stati Uniti superavano l’ammontare del debito pubblico argentino.

Negli stessi Stati Uniti scoppiò una serie di fallimenti, tra cui il famoso fallimento di Orange County e il fenomenale fallimento della Savings and Loan di oltre 400 miliardi di dollari. Questa situazione fu ulteriormente aggravata dalla riduzione dei trasferimenti federali ai governi statali e locali e dal divieto di contrarre debiti. Il salvataggio di queste S & L ha informato quelle che sono seguite, in particolare quelle derivanti dalla crisi dei subprime. In sostanza, la liquidità creata ex nihilo dalla macchina da stampa sostituì sempre più il rapporto prudenziale proveniente da un sistema frazionale organicamente legato all’economia reale. L’apice è stato raggiunto nel marzo 2008 quando il Tesoro sotto Paulson ha imposto come rimedio alla crisi dei subprime il suo Rapporto del marzo 2007 che abbondava nella direzione della deregolamentazione totale che ha portato alla crisi! (Vedi “Credit without collateral” e “The Treasury and the FED” nella sezione di Economia Politica Internazionale del mio vecchio sito www.la-commune-paracelt.com  ) Alla fine, il debito federale è salito e continua a salire. Oggi supera i 27 trilioni di dollari. (“Il più grande rifinanziamento del debito pubblico sarà negli Stati Uniti, con 7,7 trilioni di dollari di debito in scadenza, seguito dal Giappone con 2,9 trilioni di dollari. La Cina ha 577 miliardi di dollari in scadenza, l’Italia ha 433 miliardi di dollari, seguita dalla Francia con 348 miliardi di dollari. La Germania ha 325 miliardi di dollari. ” in “World’s Top Economies Brace For $13 Trillion Debt Maturity Vortex“, di Tyler Durden, giovedì 07 gennaio 2021 – 4:15, https://www.zerohedge.com/markets/worlds-biggest-economies-prepare-13-trillion-debt-maturity-wall . Aggiungete a questo il fatto che la situazione africana sta di nuovo peggiorando).

È quindi comprensibile che la paura dei carry trades o reverse carry trades sia permanente alla FED così come nelle Banche Centrali affiliate.  

c) Il passaggio dalle multinazionali alle imprese transnazionali nel quadro del trionfante libero scambio, con la sua debilitante definizione dell’antidumping, in un WTO nato dall’Uruguay Round, il rischio paese che è fortemente legato alla monetizzazione del debito pubblico e privato sui mercati finanziari internazionali. Assume l’aspetto del rischio sistemico delle grandi banche e quasi-banche globali. Il fallimento di una banca sistemica mette ora a rischio l’intera zona del dollaro e i paesi associati. Lo stesso vale per l’UE e la sua paura per la situazione italiana e quella degli altri paesi del Sud Europa, per non parlare della Deutsche Bank.    

Nel mio Libro III ho collegato questi processi allo sviluppo di particolari forme di credito capitalista, di conseguenza delle frazioni di capitale dominanti che definiscono “epoche di ridistribuzione” all’interno dello stesso Modo di Produzione Capitalista. L’eccessivo sviluppo del credito spinge i centri dominanti a privilegiare l’intermediazione e i servizi finanziari e bancari a scapito dell’economia reale, portando inesorabilmente al passaggio di testimone. Così Firenze fu sfidata da alcuni centri tedeschi, ma soprattutto dall’Olanda, che poi cedette il passo al Regno Unito, che cercò di ritardare il declino del suo impero creando il Commonwealth, per poi essere costretto a riconoscere che il commercio continentale nordamericano aveva preso il sopravvento sul suo sistema di preferenze imperiali nel 1939. Le pretese britanniche di indipendenza furono infine infrante con l’attacco speculativo alla sterlina nel 1947, imponendo così il GATT al Regno Unito insieme al resto del sistema di Bretton Woods.

Sempre verso l’Occidente, diceva Hegel! Un occidentale di cartapesta, aggiunse Léo Ferré. Ma alla fine, secondo la stessa logica, gli stessi Stati Uniti dovettero imporre una sovrattassa sulle importazioni e sospendere la convertibilità del dollaro in oro il 15 agosto 1971, perché erano diventati incapaci di gestire i loro deficit esterni se non stampando moneta. La fine del Dollar-Gold Standard segnò la fine di Bretton Woods e implicò il tentativo di sostituirlo con il sistema del “petrodollaro”. Kissinger istituì questo nuovo sistema dopo la guerra arabo-israeliana del 1973, che portò l’OPEC ad aumentare il prezzo del petrolio come ritorsione per il suo sostegno unilaterale a Israele. Il riciclaggio dei profitti organizzato dagli USA ha portato al regime dei petrodollari che oggi è in una fase accelerata di decadenza.

In breve, confondendo denaro e credito; non sapendo distinguere tra l’interesse classico dedotto dal profitto e l’interesse speculativo irrazionalmente ma legalmente stabilito come tasso di profitto legittimo con il suo falso tasso di produttività che impone la sua legge all’economia reale; sostituendo di fatto il rapporto prudenziale del sistema frazionario e il suo legame di controllo cibernetico con l’economia reale con i QE e altre liquidità create ex nihilo dalla Banca Centrale a beneficio della speculazione egemonica, la Banca Centrale gestisce solo degli epifenomeni economici, vale a dire i tassi d’interesse centrali fortemente influenzati dalle quotazioni di borsa, con le sue rotazioni e riacquisti a vuoto, e le bolle speculative sempre pronte a scoppiare, che impongono i salvataggi permanenti con le liquidità emesse dalle banche centrali

Ogni residua pretesa di gestire l’evoluzione dell’economia scompare non appena ci si rende conto della portata fenomenale dell’economia speculativa nei conti nazionali. Questa deriva è stata ulteriormente aggravata dall’inclusione nel 2013 negli USA e nel 2014 nell’UE di parte dell’evasione fiscale, della droga, della prostituzione e di certi diritti di proprietà intellettuale legati alla nuova economia di Internet, la cosiddetta economia immateriale. Questa contabilità nazionale marginalista sceglie di calcolare solo ciò che ha un prezzo di mercato. Questa scelta ideologica equivale a contare le infrastrutture e i servizi pubblici solo come costi – la loro massa salariale e i costi amministrativi – mentre le spese fiscali, o meglio, di bilancio in questi settori innescano un moltiplicatore molto più importante, rafforzando la competitività macroeconomica della Formazione Sociale, che a sua volta aumenta sistematicamente la produttività microeconomica. ( Sul PIL vedi: http://rivincitasociale.altervista.org/pil-uno-strumento-narrazione-marginalista-benessere-dei-popoli-la-prosperita-degli-stati-nazionali-24-maggio-2020/.) Come si vede, il fatto che né le Banche Centrali capitaliste né la BRI sappiano cosa sia l’inflazione – o meglio, le inflazioni – in realtà, è solo la punta dell’iceberg.   

Lo scollamento tra l’economia reale e quella speculativa è ormai completo. Alcuni fili molto tenui le uniscono ancora, cioè l’inetto finanziamento del debito pubblico sul mercato finanziario speculativo globale. Questo implica la possibilità offerta dalla tassazione governativa piuttosto che il suo peso relativo nel PIL, così come il debito privato aumentato dalla vulnerabilità bancaria che ora combina i Non-Performing Loans – NPLs – con la cronica stretta del credito e con la crescente forza distruttiva delle aziende zombie che sono tenute artificialmente in vita dalle banche che cercano di evitare il degrado dei loro bilanci. Questo aumento è fortemente sostenuto dalla gestione assistenziale della crisi economico-sanitaria, come dimostrano le centinaia di miliardi di prestiti e garanzie statali che in gran parte non saranno mai rimborsati.

Per un marxista o per qualsiasi persona di buona volontà che odia lo Stato nello Stato – quel buon Philip le Bel con i suoi legisti – questo scollamento è una notizia eccellente. Consolidandolo, permette di liberare l’economia reale. Per fare questo, è necessario capire che, in virtù del suo mandato, alla BCE è conferita la gestione del denaro ma non del credito. Anche così, essa deve gestire la moneta secondo il grande criterio dell'”inflazione” – al singolare – la cui definizione dipende dalla scienza e quindi dal potere regale in materia, proprio come una parte della fissazione del tasso di cambio, che è di competenza comune. Non c’è bisogno di chiedere alla BCE di congelare o cancellare la parte del debito pubblico degli Stati membri che detiene. Certo, il signor Mélenchon ha perfettamente ragione a dire che nulla lo impedirebbe nella pratica. Ma, senza una banca pubblica, questo rischierebbe di essere fatto all’interno degli stessi parametri, confondendo denaro e credito; permetterebbe semplicemente alla BCE di continuare la sua politica di liquidità creata ex nihilo per il maggior profitto della finanza speculativa, ma senza il minimo vantaggio per gli Stati, soprattutto nella situazione attuale con i bassi tassi di interesse prevalenti. E senza il minimo vantaggio nemmeno per le entrate fiscali, vista la perdita dello sconto annuale della BCE. La logica distruttiva del Fiscal compact non verrebbe minimamente modificata, anche se gli Stati si sono obbligati di nuovo ad accettarlo accettando il Recovery Fund, il Sure, l’ESM sanitario e l’ESM principale come tale. Il signor Mélencon aveva giustamente sottolineato che, non essendo stato trascritto in legge a fine dicembre 2018, il Fiscal compact era nullo dal 1° gennaio 2019.

Lo Stato deve quindi riprendere almeno una parte del credito pubblico per acquistare e cancellare, anno dopo anno, il debito pubblico. Questo senza nemmeno nazionalizzare il settore bancario, semplicemente riprendendo il controllo pubblico della Caisse des Dépôts e della Banque d’investissement publique – consegnata da Hollande ai fratelli Lazard … – e creando un’altra banca pubblica nazionale. Una dotazione di bilancio di 2 miliardi di euro sarebbe riservata ogni anno ai suoi fondi propri. Il suo rapporto prudenziale iniziale sarebbe pari alla media del settore bancario, escluso l’enorme settore bancario ombra, diciamo 40:1. Questa banca avrà quindi immediatamente a disposizione un po’ meno di 80 miliardi per acquistare una parte del debito pubblico e parapubblico per cancellarlo. Questo perché deve solo coprire i costi della sua amministrazione e i soliti accantonamenti per il debito. Ricordiamo che la Banque de France, pubblica fino al 1973, ha mantenuto il debito pubblico intorno al 20-25% del PIL durante un periodo di ricostruzione accelerata, pur coesistendo con il capitale privato, accuratamente diviso in quattro pilastri distinti. È semplicemente necessario organizzare una coesistenza adeguata alle nuove condizioni, ratificando lo scollamento tra l’economia reale e l’economia speculativa per proteggere la prima dagli effetti distruttivi della seconda. 

Guardate l’aumento del debito pubblico in percentuale del PIL dopo la privatizzazione della Banca di Francia con la legge Pompidou-Giscard-Rothschild del 1973, vale un intero poema:

Il finanziamento dell’attuale debito pubblico francese costa circa 35 miliardi. Tutte le nuove emissioni potrebbero quindi essere riacquistate, ma per il momento, sarebbe preferibile riacquistare il debito a più alto tasso d’interesse sul mercato secondario per cancellarlo. Il margine di bilancio così ottenuto sarà molto utile per migliorare la Previdenza sociale e intervenire nell’economia produttiva. Questa cancellazione comporterà un trasferimento di fondi ai creditori. Allo stesso tempo, sarà necessario prevedere leggi che regolino la quota di proprietà degli investitori nelle imprese nazionali dell’economia reale che dovrà essere detenuta dal settore privato. Così facendo investiranno nel mercato azionario e nell’economia speculativa. Nel frattempo, questa banca pubblica permetterà anche di riprendere il controllo delle imprese strategiche che devono essere rinazionalizzate e inserite in una buona pianificazione indicativa e incentivante, la cosiddetta pianificazione di tipo francese.

Sottolineo che l’Articolo F. 3, 3b del Trattato di Maastricht permette le imprese pubbliche e i monopoli naturali; questa è stata una concessione fatta al presidente Mitterrand che altrimenti non avrebbe avuto alcuna possibilità di vincere il referendum. L’unica sfumatura è il principio di sussidiarietà. Questo principio non permette di imporre la rottura dei monopoli pubblici contro la volontà degli Stati sovrani con il pretesto che la concorrenza deve essere introdotta a tutti i costi. Il trattato di Maastricht non è stato modificato su questo punto dal trattato sul funzionamento dell’UE, un TFUE la cui legittimità democratica lascia a desiderare. Tuttavia, i trattati o le costituzioni non parlano invano.  In ogni caso, il principio deve essere riaffermato con forza poiché da esso dipende la pianificazione socio-economica. In contrasto con la logica della “governance privata globale” con i suoi campioni privati “nazionali” mal definiti, sarà necessario ritornare alla “cooperazione rafforzata“, preferibilmente con altre imprese pubbliche. Questo permetterebbe lo sviluppo di una migliore divisione internazionale del lavoro, reciprocamente vantaggiosa per tutti i partner. I paesi emergenti, mercati potenziali da sviluppare e rendere accessibili, accelererebbero così il loro decollo industriale ed economico.

Alcune vie d’investimento sicure possono tuttavia essere offerte agli investitori privati per accelerare l’eliminazione del debito pubblico al di sopra del 20-30% del PIL, vale a dire lo swap debito-equity che ho proposto nel mio Tous ensemble nel contesto della creazione dei Fondi Operai, che rimangono tuttavia pertinenti, tanto quanto la nuova RTT. Ciò richiederà la creazione di consorzi pubblico-privati per accelerare la riqualificazione delle infrastrutture esistenti e la costruzione di nuove. Questo scambio debito-azioni sarebbe volontario, ma nell’attuale contesto di fragilità finanziaria sarebbe molto redditizio per il settore privato, poiché queste azioni avrebbero un tasso d’interesse dello 0,5% o 1% garantito dallo Stato per 5 o 10 anni. Questo è molto meglio dei Bund tedeschi.

Lo Stato gestirà quindi la sua economia reale – riprendendo il controllo scientifico sulle equazioni del PIL e quindi sulle proprie entrate. La tassazione e la nuova definizione di antidumping possono essere anticipate da una piccola sovrattassa sulle importazioni per integrare i necessari contributi sociali, mettendoli così al riparo dalla deflazione salariale imposta dall’attuale definizione di antidumping del WTO. Sappiamo che quest’ultima esclude automaticamente qualsiasi riferimento ai diritti del lavoro e alla protezione della salute umana e dell’ambiente. In questo contesto, la BCE potrà continuare a sostenere l’economia speculativa, Monopoly o Casinò, ma senza contare su nessun’altra forma di aiuto da parte dello Stato.

Infatti, riprendendo il controllo della sua economia reale e quindi della sua tassazione, lo Stato potrà prendere ulteriori entrate dall’economia speculativa, non per necessità ma per aggiungere un grado di regolamentazione. Oggi si prendono solo le briciole per equilibrare i bilanci nel quadro del Fiscal Compact per far credere che il percorso di consolidamento fiscale è razionale e che l’austerità permette di risanare l’economia. È il caso della Tobin tax, mal fatta, o dei prelievi ridicolmente piccoli sul Gafam. Questa è una bufala incredibile che solo gli economisti di ruolo possono ingoiare intera…

D’altra parte, in caso di fallimento che mette in pericolo i risparmi delle famiglie e delle imprese, lo Stato interverrà proprio come ha fatto il Regno Unito all’inizio della crisi dei subprime per Northern Rock. Questo è stato un caso emblematico, poiché Northern Rock era una “cooperativa di credito” che si è poi trasformata in una banca speculativa. È stata rapidamente nazionalizzata e ricapitalizzata dallo Stato britannico, il che è stato molto meno costoso dei salvataggi di altri Stati – tedeschi e altri – che, peraltro, non richiedono nemmeno il controllo degli azionisti proporzionale alla ricapitalizzazione pubblica, e molto meno costoso dei salvataggi ricorrenti tramite la BCE.   

Nel mio Libro III, ho concluso che i paesi socialisti, e in particolare la Cina, dovrebbero evitare di seguire questo percorso debilitante e imperiale di internazionalizzazione della loro moneta. Il prezzo da pagare e le conseguenze sono sempre le stesse. Invece, dovrebbero scegliere di preservare la loro economia reale attraverso la pianificazione e il credito pubblico. Come dimostrato nelmio Compendio, questo credito pubblico è concepito come un’anticipazione degli investimenti voluti dalla pianificazione e soggetto a verifiche trimestrali per evitare il superamento dei costi e la corruzione. In questo modo, si trasforma in valore di scambio concreto – in massa salariale che contribuisce al Moltiplicatore e in capitale fisso e circolante che contribuisce alla crescita qualitativa della SF.

Il credito pubblico socialista è gestito da una banca pubblica socialista: i suoi uffici sono direttamente collegati ai settori, sottosettori e rami di cui sono responsabili nel quadro dell’assegnazione delle risorse attraverso la Riproduzione Allargata. La banca centrale socialista non ha quindi bisogno di tassi centrali uniformi se non per regolare il consumo individuale – a parte il consumo a medio e lungo termine sostenuto dal risparmio istituzionalizzato nei programmi sociali pubblici.

Questi uffici moduleranno i loro rispettivi rapporti prudenziali secondo le equazioni RS-RA, eliminando così ogni possibilità sistemica di crisi per espansione incontrollata in alcuni rami accompagnata da contrazione in altri, che è la norma in un regime capitalista dominato dalla “mano invisibile” e dal profitto individuale. I tassi capitalisti uniformi riflettono ciò che Marx chiamava il “comunismo del capitale”, vale a dire che a tutti è data uguaglianza formale di accesso al credito, ma solo in base alle rispettive dimensioni.

Per quanto riguarda il commercio estero, in attesa che l’attuale regime di cambi fluttuanti si stabilizzi sulla base di cambi nazionali basati sulla competitività macroeconomica di ogni SF, i paesi socialisti o semplicemente quelli che tengono alla loro indipendenza, potranno semplicemente gestire le loro importazioni-esportazioni pianificando i loro volumi sul medio e lungo termine, e facilitandoli attraverso scambi di linee di credito bilaterali scambiate dalle rispettive banche centrali. È infatti del tutto assurdo dover assoggettare la propria economia agli USA per guadagnare dollari USA per commerciare con altri paesi, tra cui Cina, Russia, ecc. In attesa di ancorare il sistema ad un FMI riformato e ai suoi Diritti Speciali di Prelievo – vedi Tous ensemble su questo tema – la flessibilità di un tale sistema bilaterale potrebbe venire dalla creazione di un paniere multilaterale di valute che permetta la convertibilità marginale che può essere desiderata. In realtà, le eccedenze o i deficit commerciali saranno semplicemente assorbiti da ricorrenti correzioni intermedie nella pianificazione dell’import-export. Un tale sistema renderà il commercio più fluido nel rispetto della sovranità monetaria e garantirà per via negoziale, se non per definizione, l’equilibrio delle bilance esterne.           

L’attuale aumento temporaneo dei prezzi e il disastroso aumento perenne dovuto al catechismo borghese-ecologico filo-semita nietzschiano.

Si scopre che gli attuali aumenti dei prezzi delle materie prime, degli alimenti e dei chip elettronici potrebbero essere temporanei. Le banche centrali sono quindi perfettamente giustificate ad abbandonare l’ossessione di un tasso d’inflazione del 2% – nessun economista borghese vi dirà perché il 2% piuttosto che il 3% o il 6% – per un controllo dell’inflazione media a medio termine intorno al 2%, che permette loro di concentrarsi su altri problemi molto più salienti.

Tuttavia, ci sono due fattori che ostacolano l’azione delle banche centrali occidentali. (8) In primo luogo, i paraocchi ideologici della doxa accademica, in particolare quelli dei neoliberisti monetaristi dominanti. In secondo luogo, la temporalità che oppone – come aveva già notato Keynes – il tempo monetario ed economico a quello governativo, soggetto a scadenze elettorali e quindi a programmi più politici che razionali.

Così, Mr Powell ha iniziato un reset progressivo e razionale con grande sensibilità. La sua azione di risanamento dell’economia e del bilancio della FED si è conclusa quando il presidente Trump gli ha tagliato le gambe lanciando un altro piano di stimolo brutalmente ispirato all’inettitudine dell'”equivalenza ricardiana“, cioè ai tagli delle tasse per i più ricchi. Questa contraddizione era già stata prevista e segnalata nel mio saggio “The FED dilemma” (9).

Oggi si alzano molte voci per denunciare “l’inflazione” che, secondo la doxa dominante, dato il “lag” economico, equivale a chiedere che la FED alzi i tassi di interesse per rompere il presunto ciclo inflazionistico prima che diventi una realtà. Il tempo necessario alla FED di Powell – o alla BCE – verrebbe cancellato di nuovo politicamente ma in modo assurdo. Infatti, abbiamo visto che l’aiuto federale di 1,9 trilioni di dollari andrà principalmente ai più ricchi e quindi alla speculazione. Per le altre parti sappiamo già che non hanno creato alcuna inflazione in senso stretto. Per quanto riguarda l’annunciato pacchetto di stimolo alle infrastrutture, deve ancora essere adottato dal Congresso. Il suo impatto economico reale, i suoi moltiplicatori settoriali, dipenderanno dai settori pubblici o privati in cui andranno gli investimenti. Così l'”equivalenza ricardiana” di Barro, oltre a confondere il Moltiplicatore generico con i Moltiplicatori settoriali, è una “profezia che si autoavvera” che si taglia corto: più si smantella il Welfare State, più si abbassa il Moltiplicatore della spesa sociale. A questo si aggiunge la barbara inettitudine della contabilità nazionale – il PIL – utilizzata per queste valutazioni. Secondo questa contabilità marginalista, le spese sociali, che contribuiscono potentemente a stabilire la competitività macroeconomica del FS, che a sua volta sostiene la produttività microeconomica delle imprese, sono contate solo come costi senza aggiungere nulla al “valore aggiunto”. Al contrario, questi stessi servizi privatizzati e socialmente dannosi sono contabilizzati come se avessero un “prezzo di mercato” e quindi “contribuiscono” al PIL!!! Guardate il caso della privatizzazione degli ospedali o dell’educazione. Capirete allora la profondità abissale di questa assurdità marginalista. (Sul PIL vedi: http://rivincitasociale.altervista.org/pil-uno-strumento-narrazione-marginalista-benessere-dei-popoli-la-prosperita-degli-stati-nazionali-24-maggio-2020/ )

Concretamente, sappiamo che il piano di stimolo di Obama ha indotto un Moltiplicatore molto alto, oscillante intorno a 3, quando gli investimenti sono andati ai settori pubblici, ma solo 1 o meno – secondo le teorie fasulle di Barro, Akerlof-Rogoff e Co. – quando sono andati ai settori privati, compreso il settore privato che vive di esternalizzazione e deregolamentazione dei servizi pubblici come l’istruzione, la sanità, la mobilità ecc.

In un simile contesto, in assenza di credito pubblico legato all’economia reale, un aumento dei tassi d’interesse peggiorerebbe il potenziale di stimolo con i suoi noti problemi, cioè il basso Moltiplicatore nel settore privato e la quasi impossibilità di riassorbire quasi 10 milioni di lavoratori a causa delle fusioni e ristrutturazioni in corso, così come la robotizzazione, l’AI ecc. Questo sarebbe controproducente e totalmente assurdo dal punto di vista della scienza economica, che non va confusa con le farneticazioni neoliberiste monetariste dominanti.

Si dà il caso che questi fenomeni di aumento dei prezzi non inflazionistici, attualmente transitori, rischiano di diventare permanenti a causa dell’assurdità anti-economica derivante dagli impegni di decarbonizzazione e dalla gestione amministrativa del prezzo del carbonio, che si propone di accelerare la transizione, mentre si impone una carbon tax alle frontiere con l’obiettivo piuttosto futile di impedire la delocalizzazione offshore.

Perché vano? Semplicemente perché gli impegni presi nell’ambito dell’Accordo di Parigi si basano sull’ipocrisia delle “mitigazioni” e delle “compensazioni“. L’ultima, che io sappia, mira a sostituire l’ossessione per la CO2 con la considerazione di altri gas serra valutati in CO2 equivalente, in modo da allargare i margini di compensazione. Tutto questo accelera l’uso delle tecnologie innovative esistenti e, naturalmente, i cambiamenti tecnologici utili per l’ambiente e la salute umana, grazie a succosi sussidi verdi e altri crediti d’imposta. Perché questi altri gas sono davvero dannosi mentre la CO2 è benefica per la vegetazione, le colture e il fitoplancton, che in realtà … immagazzinano la CO2. Mi riferisco qui al mio saggio: “Accordo di Parigi, clima, decarbonizzazione e problemi ETS: il crimine climatico contro i paesi emergenti e la stragrande maggioranza dell’umanità da congelare al livello iniquo del 1990” in http://rivincitasociale.altervista.org/accordo-di-parigi-clima-decarbonizzazione-e-problemi-con-lets-il-crimine-climatico-contro-i-paesi-emergenti-e-contro-la-stragrande-maggioranza-dellumanita-da-congelare-al-livello-di-sviluppo-in-2/  

Vedi anche questa constatazione:

“Inoltre, come discusso sopra, le tecnologie a bassa emissione di carbonio aumenteranno notevolmente la domanda e la produzione di un grande gruppo di minerali industriali in tutto il mondo. Secondo le proiezioni della Banca Mondiale, entro il 2050, la domanda globale di litio aumenterà del 965% rispetto al 2017. Nello stesso periodo, il cobalto vedrà un aumento del 585%, la grafite del 383%, l’indio del 241%, il vanadio del 173%, il nichel del 108%, l’argento del 60%, il neodimio del 37%, il molibdeno dell’11%, l’alluminio del 9%, il rame del 7% e il manganese del 4%. Di tutti i minerali che sono intensamente coinvolti nelle industrie a basse emissioni di carbonio, il litio ha la più alta crescita della domanda prevista. Fonte: Banca Mondiale

Un’analisi geo-economica ben attenta deve prendere in considerazione la proiezione della domanda mondiale in relazione alla produzione di questo minerale strategico, ma anche, e fondamentalmente, in relazione alle riserve mondiali, nella misura in cui è necessario assicurare una produzione a lungo termine, lunga quanto la durata stimata dei cicli tecnologici ai quali questo minerale è articolato, fino alla sua sostituzione con nuovi materiali.

(…)

Abbiamo cercato di mostrare in questo articolo che la decarbonizzazione dell’economia a partire dalla transizione energetica implica un aumento colossale della domanda globale di minerali non energetici coinvolti nei cicli tecnologici e nei processi industriali a bassa emissione di carbonio. Se in cima alla catena di produzione (energia e trasporto) l’obiettivo è quello di ridurre l’impatto ambientale e raggiungere la neutralità climatica, in fondo alla catena di produzione (fase di estrazione), la devastazione ambientale e tutte le conseguenze socio-economiche che ne derivano saranno enormemente amplificate.  (p 24) in « EL PACTO VERDE EUROPEO Y LAS PERSPECTIVAS DE AMÉRICA LATINA », Monica Bruckmann, https://rosalux.org.br/wp-content/uploads/2021/05/El-Pacto-Verde-y-las-perspectivas-de-Ame%CC%81rica-Latina-1.pdf  (cité dans https://rebelion.org/el-pacto-verde-europeo-y-las-perspectivas-de-america-latina , 14-05-2021)

Bisogna aggiungere che il bilancio del carbonio deve tenere conto del bilancio del carbonio di tutti gli input, per esempio, per le batterie o le turbine eoliche,

La realtà socio-economica del capitalismo – o di qualsiasi modo di produzione – è soggetta all’emergere di contraddizioni. Queste contraddizioni sono più o meno ben mediate secondo lo stato della scienza economica. Abbiamo visto sopra che la scienza economica borghese è una falsificazione per cui le sue mediazioni sono fatte in modo pratico al servizio degli interessi dominanti, nonostante il catechismo predicato alle masse e agli studenti e professori della “scienza lugubre”.

Fisher o Volcker o le banche centrali attuali illustrano bene questa pratica: infatti Fisher, il falsificatore cosciente dei tre redditi di base, salario, profitto e affitto con il suo “flusso di reddito” o income stream informe, sapeva perfettamente che doveva darsi strumenti pratici per mantenere il controllo, anche se ciò significava correggerli lungo la strada. Fino alla sua rovina e anche dopo, aveva una forte ossessione per gli indici economici, tra cui quello che sarebbe diventato il CPI e la Catena di Fisher. Fisher conosceva bene il consiglio dato dal loro Gran Maestro Nietzsche in Così parlò Zarathustra. Secondo lui, nel creare narrazioni per le masse della “moltitudine”, i falsificatori devono stare attenti a non crederci essi stessi, perché allora perderebbero il controllo della realtà e correrebbero verso la loro rovina. Nietzche punteggia queste pagine di avvertimenti con le tipiche esclamazioni asinine, “Hihan!”. Oggi, a parte alcuni che sono meglio iniziati, nonostante tutti gli evidenti disastri socio-economici che si svolgono sotto i nostri occhi, i più sono convinti che la loro “dismal science” sia una vera scienza! Anzi, l’unica. Hihan!

 Ho detto altrove che l’assegnazione dei premi Nobel segue questa pratica fischeriana obbligata: per conservare la falsificazione marginale soggettiva originale, bisogna adattarsi lungo la strada per conservare una certa plausibilità alla teoria e alla realtà che pretende di catturare. Questo è peggio del Credo dopo il Concilio di Nicea. Più questo è fatto in modo incomprensibile per le masse, meglio è. Per esempio, l’apparato teorico matematico del pittore Tirole e la sua applicazione alla deregolamentazione finanziaria hanno prodotto la crisi dei subprime che ora viene profusa in un’economia comportamentale interamente soggettiva… come se non bastasse il comportamentista Boulding degli anni ’50! Meglio ancora, fu Jules Ferry, di formazione letteraria, che si preoccupò di congratularsi con Léon Walras, che era stato esiliato a Losanna perché la facoltà di Parigi non lo aveva voluto (si pensi anche a Poincaré che licenzia Bachelier … se non a Mandelbrot l’altro pitre che prendeva i dati del Dow Jones per fatti concreti su cui imporre l’analisi stocastica, ecc, ecc ) Ferry non si congratulava con Walras per il suo sforzo di superare la legge socialmente pericolosa del valore della forza-lavoro, ma soprattutto per il suo sforzo – oggi elementare – di algebrare la disciplina, mentre A. Marshall, più visuale, aveva proposto le sue curve intersecanti.

Nella sua prefazione al Libro I del Capitale, Marx si premura di affermare di aver scritto il suo libro in un linguaggio il più chiaro possibile, accessibile a tutti i lavoratori. A partire dai Comunardi e da Peter Josef Dietzgen – a cui Lenin rende un bellissimo omaggio critico – tutti i lavoratori capirono che Marx aveva ragione.

Marx notò anche l’errore commesso in buona fede dalla Comune di Parigi che, per eccesso di onestà, non volle prendere il controllo della Banque de France. Dobbiamo tutti impegnarci a capire il capitale in tutti i suoi aspetti, compresi quelli monetari e finanziari. (Rimando qui al bel testo scritto recentemente da Romaric Godin “Pourquoi la Commune de Paris s’est arrêtée aux portes de la Banque de France”, 6 aprile di Romaric Godin, http://www.cadtm.org/Pourquoi-la-Commune-de-Paris-s-est-arretee-aux-portes-de-la-Banque-de-France  

Le mediazioni non scientifiche non fanno che peggiorare le cose, portando ad altre mediazioni ancora meno rilevanti, fino a quando la crisi finalmente pulisce la lavagna… il più delle volte sulle spalle dei lavoratori, ma non sempre.

Si possono immaginare le contraddizioni mal mediate che sorgeranno se le banche centrali e i governi gestiranno questi aumenti ecologicamente borghesi come inflazione monetaria. Vedo già un perfetto premio Nobel per il pitre di qualità che avrà la brillante idea di correlare questi aumenti con il mercato amministrato dei certificati di carbonio e con la carbon tax alle frontiere, specialmente all’interno della UE e degli USA.

In breve, il neoliberismo monetarista deve essere seppellito per sempre. Non avrebbe mai dovuto osare uscire dal circolo fascista della Società Mont Pelerin, né da quello dell’Università di Chicago. È stata una regressione mentale e di civiltà che oggi deve essere cancellata d’urgenzai. Fu sperimentata per la prima volta dai Chicago Boys nell’inferno barbarico di Pinochet, ora vomitata dalla maggior parte dei Cileni. Ora è usata in tutti i paesi filo-semiti nietzschiani, comprese le nostre ex democrazie occidentali, nate dalla Resistenza. È questa la banalizzazione del male?

La politica monetaria deve limitarsi alla gestione della moneta, mentre la politica fiscale ed economica deve gestire le Equazioni RS-RA basandosi sulla tassazione e sul credito pubblico, che non deve mai essere altro che un’anticipazione controllata della crescita qualitativa dinamica reale del sistema nel suo insieme.

Paolo De Marco

Note:

1 ) Un exemple:   « No inflation? Even used car prices are soaring », by TDB,  Tuesday, May 11, 2021 – 14:34, by Simon Black via Sovereign Man, https://www.zerohedge.com/news/2021-05-11/no-inflation-even-used-car-prices-are-soaring

“And It’s Gone!” – Nasdaq Erases ‘Fake CPI’ Gains, by Tyler Durden, Wednesday, Mar 10, 2021 – 10:44 https://www.zerohedge.com/markets/nuts-stocks-explode-higher-after-fabricated-cpi-print

Vedi pure :

2  ) « Les fusions-acquisitions explosent après la crise », Par Juliette Vilrobe, AFP  |  12/05/2021, 7:21 | 677 mots Lecture 4 min. https://www.latribune.fr/entreprises-finance/banques-finance/industrie-financiere/les-fusions-acquisitions-explosent-apres-la-crise-884451.html

3 ) ” Il tasso di inflazione annuale negli Stati Uniti è salito al 4,2% nell’aprile del 2021 dal 2,6% di marzo e ben al di sopra delle previsioni del mercato del 3,6%. È la lettura più alta dal settembre del 2008, in mezzo a un’impennata della domanda con la riapertura dell’economia, l’impennata dei prezzi delle materie prime, i limiti dell’offerta. C’è anche un effetto base che pesa in quanto la pandemia di coronavirus ha intaccato l’attività economica portando il tasso di inflazione allo 0,3% nell’aprile 2020. I maggiori aumenti sono stati registrati per la benzina (49,6% vs 22,5% a marzo), l’olio combustibile (37,3% vs 20,2%) e le auto e i camion usati (21% vs 9,4%). L’inflazione ha anche accelerato per l’alloggio (2,1% vs 1,7%) e i veicoli nuovi (2% vs 1,5%) e ha rimbalzato per l’abbigliamento (1,9% vs -2,5%), ma ha rallentato per i servizi di assistenza medica (2,2% vs 2,7%) e il cibo (2,4% vs 3,5%). Nel frattempo, rispetto a marzo, i prezzi sono aumentati dello 0,8%, il massimo dal 2009, mentre l’inflazione core consumer mensile è aumentata dello 0,9%, il massimo dal 1996″ Fonte: U.S. Bureau of Labor Statistics , in https://tradingeconomics.com/united-states/inflation-cpi  (Tradotto)

 4 ) « Another Market Paradox: Wall Street Struggles To Explain Record Equity Inflows Amid Stock Turmoil », by Tyler Durden, Monday, Mar 08, 2021 – 3:55, https://www.zerohedge.com/markets/another-market-paradox-wall-street-struggles-explain-record-equity-inflows-amid-stock et JP Morgan : JPM Now Expects Wave Of Stimmy Buying To Offset Massive $316BN In Month-End Selling, by Tyler Durden,  Wednesday, Mar 10, 2021 – 11:04, https://www.zerohedge.com/markets/jpm-now-expects-wave-stimmy-buying-offset-massive-316bn-forced-month-end-selling

 See pure le tabelle qui : « Hey Fed, Explain Again How Making Billionaires Richer Creates Jobs », by Tyler Durden, Monday, May 10, 2021 – 05:00 AM, Authored by Charles Hugh Smith via OfTwoMinds blog, https://www.zerohedge.com/economics/hey-fed-explain-again-how-making-billionaires-richer-creates-jobs

5 ) Vedi la versione inglese di questo saggio in  Another America is possible : http://rivincitasociale.altervista.org/another-america-possible-feb-1-2017 . The original version  « Les conséquences socio-économiques de Volcker-Reagan et Cie » mars 1985 dans la section Economie Politique Internationale de mon vieux site jurassique www.la-commune-paraclet.com .

 6 )  « Stock Buyback Monster Apple Commits To Invest $430BN In The US Over Five Years » , by Tyler Durden, Monday, Apr 26, 2021 – 08:10 AM, https://www.zerohedge.com/markets/stock-buyback-monster-apple-commits-invest-430bn-us-over-five-years

7 ) Voir The Fed finally admits: it does not know what inflation is, Sept-21-2017/ http://rivincitasociale.altervista.org/the-fed-finally-admits-it-does-not-know-what-inflation-is-sept-21-2017/

8 ) Ho spiegato nel mio Compendio di Economia Politica Marxista il ruolo dei tassi d’interesse uniformi delle banche centrali capitaliste. Servono solo a far credere al “comunismo dei capitalisti”, cioè alla loro uguaglianza formale per l’accesso garantito al credito… Ma questo avviene secondo le necessità decretate dalla “mano invisibile” che favorisce i più grandi attori. Questo spiega perché l’equilibrio capitalista non è mai un equilibrio sociale virtuoso, dato che i bisogni essenziali che non sono degni di denaro non trovano un’offerta accessibile. Su questo punto si veda anche il breve riassunto fornito qui: http://rivincitasociale.altervista.org/la-pseudo-scienza-economica-borghese-perche-dobbiamo-cambiare-paradigma-al-piu-presto/

Nel mio Compendio mostro come una Banca Centrale socialista legata alla Pianificazione gestirebbe l’accesso al credito attraverso uffici dedicati – o banche pubbliche specializzate. Queste modulerebbero i loro rapporti prudenziali e quindi i volumi di credito disponibili secondo le necessità specifiche dei settori loro assegnati. In questo modo, l’equilibrio proiettato dal processo di pianificazione – le equazioni RS-RA – sarebbe mantenuto, anche in un contesto dinamico. Il credito sarebbe assegnato secondo le necessità o la crescita prevista del ramo e del settore in questione. Sarebbe così trasformato in crescita reale – sia in termini di massa salariale che di capitale fisso.  In un tale contesto, il tasso d’interesse unico centrale avrebbe una funzione marginale relegata alla gestione dell’accesso ai prestiti estesi agli individui e alle famiglie. Ma questa sarebbe fortemente incorniciata dalla maggiore istituzionalizzazione del risparmio – previdenza sociale e fondi per il lavoro e la produttività, ecc. – e dalla necessità di garantire che questi risparmi non vengano utilizzati per altri scopi. Per esempio, la gestione dei prestiti ipotecari alle famiglie dipenderà fortemente dalle politiche sociali e da altre politiche di fornitura di alloggi a valle. 

9 ) Voir The Fed dilemma, or how the Marginalists are now trapped into their own shameful narrative (Sept/Oct., 2015) dans la Section Economie Politique Internationale de www.la-commune-paraclet.com

Et http://rivincitasociale.altervista.org/new-normal-either-big-depression-or-prolonged-recession-or-new-of-prosperity-thanks-to-new-anti-dumping-and-reduction-of-the-work-week-october-12-2018/ 

xxx

 * ) Critical Appendix of March 3, 2021

« Pourquoi la perspective d’une inflation incontrôlée n’est plus à exclure », Par Marc Guyot et Radu Vranceanu (*)  |  03/03/2021. Marc Guyot et Radu Vranceanu (Crédits : Reuters) OPINION.

Commento rapido: L’inflazione per loro è :

A ) L’offerta di denaro – senza specificare quale. Quindi la pioggia monetaria di Hume, essenzialmente sui redditi delle famiglie, prende la forma del QE e della liquidità della banca centrale. Non si accorgono che gli strumenti finanziari, ormai speculativi, non sono nel CPI, o lo sono molto poco (CPI che infatti mostrerebbe un’inflazione delle famiglie dal 7 al 9% secondo shadowstats. )

B ) Inflazione dettata dalla domanda. (“demand lag”, cioè argomento Summers – Blanchard analizzato dal capo economista del Tesoro.

B1 ) Aspetto primario/descrittivo: I container vengono scaricati al minimo e il reddito disponibile mediano aumenta grazie ai pagamenti dell’IU. Tuttavia, questo non crea inflazione – max 0,3 o 0,5% sembra

B2 ) Output gap vs stimolo. Mutatis mutandis, i due opinionisti dello “zero lower bound” pensano che il PIL sia ancora a -4% rispetto a prima della Covid e lo stimolo è del 9%. Ergo, questi “economisti” del serraglio pensano che c’è il 5% di troppo, ergo che porterebbe all’inflazione. Hanno semplicemente dimenticato la differenza tra CPI e rapporti P/E. Idem per il risparmio che, come la Francia ma peggio, va al 10% più ricco (Possiamo dirlo in attesa dei dettagli ma anche in base ai risultati dello stimolo di Obama – pubblico contro privato.

Dato che: “Il piano dei democratici include assegni da 1.400 dollari per milioni di americani, così come 350 miliardi di dollari in aiuti ai governi statali e locali. Include anche miliardi di dollari per combattere la pandemia, compresi 49 miliardi di dollari per test e ricerca, oltre a 14 miliardi di dollari per la distribuzione di vaccini. “

Quindi 63 miliardi in assistenza sanitaria privata. Moltiplicatore meno dell’1

350 agli stati, alle contee ecc. pubblici o privati. La maggior parte va al privato – sanità privatizzata, istruzione ecc. – quindi moltiplicatore inferiore a 1.

1400 per le famiglie sotto i 400.000 dollari – controllare le bilance per 75-80.000 dollari? Ergo, il reddito disponibile viene mantenuto a brevissimo termine. Ma siccome sarà una ripresa senza posti di lavoro o meglio una ripresa che distrugge posti di lavoro, si mette male. Tra 3 mesi gli americani staranno rimasticando il “reddito annuale garantito” di Friedman, nella sua seconda formulazione, cioè la versione riveduta e corretta dopo la caduta dell’URSS … Il salario minimo a 15 dollari è stato per il momento sacrificato dal Congresso anche se era solo un salario orario …

Ma sembra che con i robot, l’IA, le piattaforme ecc, 10 milioni di americani non troveranno lavoro neanche dopo la ripresa. Anche i camerieri vengono sostituiti dalle macchine … Quindi non ci sarà un’inflazione strutturale.

B3 ) Inflazione importata, ma attraverso maggiori costi di produzione – materie prime ecc. Ora, se guardiamo ai guadagni di produttività, questi non sono condivisi negli Stati Uniti da più di 40 anni, e lo stesso vale in Francia da 25 anni, più o meno. Resta il fatto che la CICE ha dimostrato – e che io avevo previsto – che i dipendenti non ne hanno beneficiato. La maggior parte è andata ai margini di profitto delle imprese. Allo stesso modo, l’aumento dei costi di produzione sarà deflazionato dalla deflazione salariale e dall’aumento della parte speculativa del flusso di cassa aziendale – i piccoli saranno cacciati o dovranno ricorrere alla spremitura della loro forza lavoro, proprio come fece la rendita agricola quando dovette confrontarsi con il profitto agricolo capitalista nel passaggio dal feudalesimo al MPC.  Per il carrello della spesa questo significherà un aumento degli acquisti da Wal-Mart. (Nel mio libro 3 ho chiamato questa abrogazione delle leggi del mais al contrario la “wal-martyrizzazione” della forza lavoro statunitense. Questo dovrà essere osservato da vicino nella Nuova Guerra Fredda con la Cina, la Russia ecc… I socialisti americani hanno un futuro luminoso davanti a loro, per la seconda volta dai tempi della CIO e della One Big Union).

(Immaginate che il costo generale di produzione aumenti e la massa salariale rimanga la stessa, i prezzi aumenteranno ma non ci sarà una virgola di inflazione, ci sarà infatti una povertà crescente. Un fenomeno che si sta verificando oggi sotto i nostri occhi in Italia, Francia, ecc.)

Conclusione: dal discorso di Powell di fine agosto 2020, la deflazione è stata riconosciuta e visto che Trump ha fatto fallire il reset della FED con la sua sfrenata politica fiscale regressiva , il QE viene mantenuto e per tenere bassi i tassi, i repo salgono di una tacca. (con flussi in azioni…)

Questo è quello che probabilmente farà la Lagarde, per sostenere Draghi e lo spread italiano senza preoccupare i tedeschi, continuando i suoi acquisti fuori quota sul mercato secondario. Ma Draghi intende il MES.

Insomma, non si può discutere di inflazione senza tener conto della modifica della struttura della forza lavoro e quindi del salario differito e della politica fiscale neoliberista. Ora, anche smantellato, lo Stato sociale si basa ancora sul salario differito e sulle tasse, i principali circuiti del capitale non speculativo. I contributi sociali tendono a scomparire con la disoccupazione di massa e così le entrate fiscali – il reddito di cittadinanza o garantito è dunque un’assurdità degna di un Friedman, di una Yolande Bresson, di un Friot, di un Tirole – il Contrat unique e il Jobs Act e la Loi Travail ecc – un Boeri all’INPS o un Poletti. Non solo sarebbe 350-450 mensili – ma “means tested” per le famiglie !!! Come in Italia, inducendo così una perenne trappola di povertà per i lavoratori declassati ad essere completamente subordinati – ma, problema maggiore, si baserebbe sulle evanescenti entrate fiscali generali nell’attuale “politica pubblica”. E siccome l’ideologia è che deve essere comunque sotto la soglia di povertà per non creare ozio, ecc. ecc.

Le nostre costituzioni affermano, al contrario, il diritto al lavoro e il dovere di dividere equamente il lavoro socialmente disponibile tra tutti coloro che sono in grado di lavorare. Gli americani e i cittadini di lingua inglese potrebbero voler controllare i diritti dell’uomo di Thomas Paine sull’argomento.  Il lavoro è la base del dominio della necessità su cui poggia il dominio della libertà repubblicana, egualitaria e fraterna, e quindi basata sulla solidarietà socialmente organizzata. Per la riduzione della settimana lavorativa, è necessario sostenerla con una piccola sovrattassa sulle importazioni per compensare ciò che manca al salario differito che finanzia la Previdenza Sociale, data la competitività macroeconomica della formazione sociale, almeno in attesa dell’adozione del mio antidumping – vedi Appello in http://rivincitasociale.altervista.org  

E le spese fiscali continuano con le privatizzazioni. Che aumenteranno l’output marginalista ma speculativo quindi senza sufficiente creazione di posti di lavoro!!! Quindi speculazione, riacquisti ecc.

Paolo De Marco)

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