Commenti disabilitati su « Il pianeta B è per chi ha i soldi per comprarselo.» Chapeau bas ai giovani compagni di OSA-Opposizione Studentesca d’Alternativa. 3 – 11 ottobre 2019

Pensare con la propria testa … « Chapeau bas » ai giovani compagni di OSA-Opposizione Studentesca d’Alternativa. Vedi : « Questione ambientale e movimenti studenteschi », di OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa http://contropiano.org/documenti/2019/09/28/questione-ambientale-e-movimenti-studenteschi-0119109

Letture suggerite :

1 ) « Global Warming Fraud Exposed In Pictures » , by Tyler Durden , Tue, 10/01/2019 – 12:25 Authored by Mike Shedlock via MishTalk, https://www.zerohedge.com/geopolitical/global-warming-fraud-exposed-pictures (Sono tabelle; per i brevi commenti si può utilizzare il traduttore Google.)

2 ) « Sono uno scettico climatico, Si, ma perché? » di Franco Zavatti in http://www.zafzaf.it/clima/sono_scettico.pdf

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Introduzione

Links essenziali brevemente commentati sull’aspetto scientifico dei cambiamenti climatici

L’aspetto economico dall’Accordo di Parigi – 2015 – passando dal Rapporto Stern, a Larrouturou, Gaël Giraud, Lagarde ecc.

Il discount rate vs l’ecomarxismo.

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Introduzione.

Non è la prima volta che si cerca di indottrinare i bambini e i giovani, rovinandoli poi la vita. Nel Medio Evo ci furono le Crociata dei Fanciulli e dei Pastorelli (https://it.wikipedia.org/wiki/Crociata_dei_fanciulli e https://it.wikipedia.org/wiki/Crociata_dei_pastori.)

All’epoca, la pressione demografica si faceva sentire. Per spopolare le campagne e le città furono predicate varie crociate non tanto per liberare il Sansepolcro ma per dominare lo sbocco mediterraneo della Via della Seta. Alle famiglie partecipe, usualmente tramite i cadetti, venivamo cancellato i debiti. La più cinica di queste crociate fu certamente quella dei Fanciulli. In breve, se ci fosse realmente un drammatico riscaldamento climatico antropogeno si dovrebbe rifare le infrastrutture pubbliche a preservazione della salute dei cittadini e della salvaguardia del territorio, senza discorsi vani sul CO2, benefico all’agricoltura, alla vegetazione e al fitoplancton. Ma il capitale speculativo a corto termine che si agirà attorno a 250 000 o 300 000 miliardi non può permetterselo. E apparentemente gli Stati, schiavi, tramite il debito pubblico creato da questo mostro speculativo, neanche … Rimane dunque inventarsi una narrazione per mettere quello che rimane delle finanze pubbliche al servizio della speculazione verde con la scusa della decarbonizzazione.

La vita sulla Terra è a base carbone. Uno degli apostoli della demonizzazione del CO2, Jancovici, ha avuto l’onesta intellettuale di chiarire che si doveva scegliere tra CO2 e PIL (vedi « Jancovici : CO2 ou PIB, il faut choisir – Sciences Po – 29/08/2019, https://www.youtube.com/watch?v=Vjkq8V5rVy0  ». Il progetto degli climatologi è sempre stato l’imposizione della decrescita alle masse. Forzando un poco le cose si può argomentare a favore di una crescita qualitativa e socialmente orientata del PIL nei paesi del Centro. Ma per quelli della Periferia e della Semi-Periferia? Chi oserebbe difendere una crescita zero o negativa? Non a caso uno dei fondatori del Giec, Maurice Strong, conosciuto anche come ideatore dei certificati verdi per inquinare, era un neo-malthusiano dichiarato. La biografia di questo dubbioso personaggio, molto presente in tutti i progetti globalisti, in particolare quelli portati avanti dall’Occidente nelle Agenzie delle Nazioni Unite, illumina i veri motivi dietro queste narrazioni oscurantiste e imperialistiche occidentalo-centriste. Basta leggere il Report from the Iron Mountain, i rapporti del Club di Roma, quelli della Commissione Trilaterale e quelli del IPCC/GIEC. (vedi Meet Maurice Strong: Globalist, Oiligarch, “Environmentalist” in https://www.corbettreport.com/meet-maurice-strong-globalist-oiligarch-environmentalist/ . Vedi pure « Survival of Spaceship Earth 1972 », https://www.youtube.com/watch?v=KCHyP8sj92g )

Sin dall’inizio del Modo di produzione capitalista, i possessori dei Mezzi di produzione predicano il controllo della popolazione per restringere il livello di ridistribuzione delle risorse disponibili necessario per legittimare il loro sistema dominate. Per raggiungere questo risultato la solita strumentalizzazione della paura e del senso di colpevolezza delle masse rimane il metodo prediletto. Ci rinvia alla vecchia storia del peccato originale. In modo gattopardesco, non importa se è il regime capitalista a devastare il Pianeta, la colpa deve essere risentita e interiorizzata da ogni singolo cittadino, anche bambino o giovane studente, in modo da potere preservare i profitti e l’impronta ecologica del 10 % e più ancora quella del 1 % al vertice della piramide socio-economica.

Eppure sin dalla sua origine la narrazione del controllo dei mutamenti climatici era legata ad una presunta necessita di frenare la sovrappopolazione del Pianeta per assicurarne la sopravvivenza. La contraddizione logica di questo ragionamento inizia con il darwinismo sociale di Malthus per il quale le risorse aumentavano secondo una progressione aritmetica mentre la popolazione cresceva in modo geometrico. Marx aveva già smontato questa asinata puntando alla crescita della produttività e del benessere socio-economico delle masse dei cittadini.

Ma le narrazioni disugalitarie non sono fondate su ragionamenti logici ma bensì su la loro calcolata plausibilità e il loro impatto emotivo. Il XX secolo dimostrò che la densità umana, ad esempio nei Paesi Bassi, non poneva nessun problema dato la ricchezza del Paese e la sua modesta ma reale ridistribuzione tra i cittadini. Si nota che invece di gargarizzarsi con l’aumento del livello del mare, oggi in realtà annualmente molto modesto, i Paesi Bassi non hanno aspettato per costruire nuove gigantesche e spesso artistiche dighe.

La modernizzazione delle società andò pure di pari passo con la stabilizzazione naturale del tasso di fecondità sintetico. Ecco un riassunto della crescita demografica mondiale in miliardi di abitanti : 1 in 1800; 1,65 in 1900; 2,5 in 1950; 3,6 in 1970; 5,3 in 1990; 6 in 2000; 7,5 in 2017. Possiamo concludere che « … il tasso medio di fertilità nel mondo è diminuito da 5 figli per donna nei primi anni ’50 a meno di 2,5 entro la fine del 2010. » (Rapporto Ramses 2019, p 46) Il Rapporto aggiunge che la transizione demografica è completa al livello mondiale tranne che in Africa e in alcuni paesi dell’America Latina e dell’Asia, con un tasso di crescita della popolazione del 1,5 in media. Alcuni paesi hanno addirittura un tasso di crescita demografico negativo. Sono la Spagna, l’Italia, la Grecia, la Bulgaria, la Romania, la Slovenia, la Croazia, la Bosnia-Erzegovina, il Montenegro, la Serbia, l’Ucraina, la Moldavia, la Polonia, la Lettonia, la Lituania, la Bielorussa, la Russia, la Georgia, l’Azerbaijan, il Libano, Porto Rico, e il Giappone. Da notare che a parte la Spagna, l’Italia, la Grecia e il Giappone tutti gli altri paesi furono vittime di guerre o di brutali cambiamenti di regime. In tutti questi paesi un autentico programma di sviluppo sostenibile avrebbe come priorità una forte politica natalizia appoggiata sulla riduzione del tempo di lavoro, sulla creazione di asili nidi pubblici nazionali universalmente accessibili, sul ripristino della sanità e dell’educazione pubbliche e sulla riabilitazione dei sistemi di previdenza e di assistenza nazionali senza trascurare le infrastrutture pubbliche.

Il malthusianismo nacque in reazione all’esodo rurale indotto dalle « enclosures » care ad Adam Smith e dalla rapida industrializzazione delle città inglesi dove si sviluppò il proletariato moderno subito risentito come « classe pericolosa » dai possessori capitalisti dei mezzi di produzione. La fine della Seconda Guerra Mondiale accelerò il movimento di decolonizzazione in concomitanza con la crescita demografica mondiale. Per le potenze ex-colonialiste e imperialiste si poneva il problema della spartizione più ugualitaria delle risorse del Pianeta tra nazioni sovrane. La rinascita del malthusianismo imperialista fu mascherata in diverse forme tali i programmi di aiuto del tipo USAID-CIA per finire con la promessa mai mantenuta dei paesi ricchi di consacrare il 0,7 % del loro PIL in aiuto ai « paesi in via di sviluppo », in realtà per conservarli nella loro sfera di influenza. Le prediche a favore del controllo della sovrappopolazione permettevano di mascherare le vere cause della povertà e di conseguenza della forte natalità al livello mondiale.

Oggi, come abbiamo accennato sopra, non esiste più nessun pericolo di sovrappopolazione, al contrario. Caso mai il rischio è l’invecchiamento delle popolazioni con scarso rinnovamento delle generazioni. Perciò le potenze imperialiste si sono inventato una nuova narrazione, cioè il riscaldamento climatico antropogenico centrato sulla favola della nocività del CO2 e di conseguenza delle fonti energetiche fossili. L’energia è vitale per la modernizzazione delle società. Lo scopo reale è di bloccare lo sviluppo economico delle nuove potenze rivali e dei paesi in via di sviluppo. In effetti, questi dispongono di una manodopera a costo imbattibile se utilizzata con identici macchinari e identici modi di organizzazione dei processi di produzione.

La carbon tax rivela questa logica imperialistica. Mentre si imporrerebbe lo smantellamento delle barriere tariffare con il libero-scambio a tutte le nazioni sovrane, per di più con dei tribunali internazionali incaricati di proteggere i privilegi delle imprese multinazionali in maggioranza originarie dei paesi ricchi, si eleverebbe a protezione delle classi dominanti occidentali delle nuove barriere commerciali come la carbon tax. Questa andrebbe proprio a colpire l’uso dell’energia necessaria per tutti i processi economici classici – industrie – o moderni – ad esempio le energivori data farm. A questo si aggiungerebbe il monopolio del capitale, delle tecnologie e dei brevetti, incluso le OGM per i semi – cereali ecc –, i pesticidi e i fertilizzanti associati e via discorrendo. L’inettitudine di questa politica di decarbonizzazione o di non-definita neutralità carbone – per il 2030 o 2050? A partire di quale criterio soglia ? – diventa sempre più evidente negli ultimi anni. Questo non solo perché la Cina domina già il mercato dei panelli solari e delle terre rare necessarie per le batterie elettriche oppure per la fabbricazione delle istallazioni eoliche, ma anche perché depone più brevetti annualmente che i Stati Uniti oppure che la UE.

Per l’imperialismo non è solo il proletariato estero il nemico ma anche la massa dei lavoratori cittadini domestici. Anche questi furono promessi al « ritorno » filosemite nietzschiano verso una società della nuova domesticità e della nuova schiavitù secondo il Report from the Iron Mountain, il documento secreto dell’Establishment US pubblicato nel dopo guerra – 1966/67 – con la prefazione di John Galbraith che ne sanciva l’autenticità. Questo rapporto si iscriveva nella vecchia logica del controllo delle popolazioni con il malthusianismo socio-economico e con la strumentalizzazione della guerra come modo di organizzazione delle società fortemente gerarchizzate. Nel dopo-guerra si aggiunse la teoria del giurista nazi Carl Schmitt del dominio delle masse tramite la creazione artificiale di un « nemico ».

Questo pensiero regressivo brevemente archiviato con il New Deal fu subito spolverato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Prima ci fu la sconfitta del rooseveltiano Wallace contro il reazionario Truman apostolo della Guerra Fredda. Il maccartismo tradusse Carl Schmitt in inglese yankee. La guerra di Corea, banco di prova catastrofico del tentativo di sostituire il roll-back alla politica di contenimento, fu scatenata da Washington in parte per rilanciare la produzione della siderurgia americana. Big Steel era allora in presa con la prima crisi di sovraproduzione del dopo guerra. Durante la guerra del Vietnam, L. B. Johnson cercò di mantenere il consenso domestico contro il crescente dissenso dei studenti, degli operai e di una gran parte dei cittadini di colore, con il progetto di Just Society. Questo provocò la reazione incarnata nei rapporti della Commissione Trilaterale fondata nel giungo 1973 con la spinta di Rockefeller. Con Samuel Huntington, il tizio degli « strategic hamlets » in Guatemala e in Vietnam, poi teorico dei conflitti di civiltà – clash of civilisations – e dunque delle crociate pro-sioniste moderne, questo portò alla Dottrina della Guerra Preventiva e, al livello domestico, al liberticide Patriot Act.

La Trilaterale, fortemente rappresentata nell’Amministrazione di J. Carter teorizzò la fine « delle rising expectations » dei lavoratori cittadini – concretamente la fine della scala mobile americana o clausola Cola e della democrazia industriale –, il controllo dei « flussi di comunicazione autorizzati » e il ritorno alla « deferenza verso l’Autorità » – auto-designata. Immaginarsi, gli operai americani si vedevano allora come una « middle class » intitolata ai diritti sociali, ad esempio la capacità di finanziarsi l’accesso all’educazione, alla sanità ecc, in breve intitolata alla perpetuazione del dispendioso standard di vita americano degli anni 50 e 60!!! E questo in un mondo liberato dalla guerra in Vietnam e dunque dalla paura come mezzo di organizzazione militare-poliziesco della società … Che pericolo per gli epigoni dell’esclusivismo, il fantasma della forza del Numero contro i privilegi di pochi così temuta da Nietzsche e da tanti altri filo-semitici nietzschiani. Seguì il trionfo aperto dei Chicago Boys con l’arrivo di Volcker alla presidenza della Fed e di R. Reagan alla presidenza dei Stati Uniti. Dietro questo ultimo c’era tutta l’estrema destra incluso il Committee on the Present Danger. Questi misero fine alle politiche di ridistribuzione e ai diritti sociali crescenti, incluso le convenzioni collettive negoziate dai sindacati. Dietro i Chicago Boys ed i loro associati universitari mainstream c’era l’ebreo-austriaco fascista von Mises, quello che continuava imperturbabilmente a predicare l’eugenetica con la pretensione che la causa diretta delle malattie, o dell’indebolimento della Specie, era il sistema di Sanità pubblico, dunque da smantellare. ( Vedi la « Nota 11 » del mio saggio sulla Sanità disponibile qui: http://rivincitasociale.altervista.org/la-sanita-tra-tagli-e-corruzione-una-vittima-eccellente-del-federalismo-fiscale/ )

Per valutare il progetto neoliberale monetarista di disumanizzazione, in nome di un « mercato Re » composto da semplici fattori di produzione, sempre più liquefatti in termini monetari anche speculativi, basta considerare la percentuale di « gig » o « shitty jobs » nei Stati Uniti dove la popolazione attiva – incluso in modo ultra-precario secondo le statistiche officiali – si aggira attorno a 63 % della popolazione totale. Le statistiche contano i jobs non i lavoratori … In Italia, siamo attorno al 59 % astrazione fatta degli oltre 5 milioni dei nostri attivi scapati via sin dal 2007. In Calabria, il tasso di occupazione oscilla attorno a 40 % in una nazione sviluppata nella quale l’ISE per l’assistenza sociale è fissato a 3000.00 euro di reddito annuo familiare con 5000.00 euro di beni immobiliari, cioè un invito istituzionale forzoso a ricorrere al lavoro nero per sopravvivere! (vedi la Categoria « Comitato Cittadino per il Lavoro Dignitoso » in questo medesimo sito.) Il progetto di fare indietreggiare le masse occidentali verso condizioni socio-economiche e culturali sparite sin dalla XIX secolo è quasi compiuto, anche nei Stati Uniti. Ci vuole solo un piccolo sforzo in più con le narrazioni appropriate. In un mondo globalizzato l’ambiente e il clima concernano ciascuno di noi. Per il resto, come sapiamo l’industriale nazi Schindler fu dichiarato un « Uomo giusto tra le Nazioni » – gentili – e il suo contabile ebreo Stern apparteneva alla razza auto-eletta esclusivamente di diritto divino.

In effetti, nonostante gli innocenti e meno innocenti proponenti del Green New Deal, la posizione di Trump è comprensibile. La grossolana inettitudine economica del Green New Deal dovrebbe essere finanziata con altri QE sotto forma di Modern Monetary Policy – MMT. Questo andrà bene per la finanza speculativa per i scopi propri ma molto meno per la società in generale con il progetto tanto rovinoso quanto irrealistico di ottenere tra 11 anni nei Stati Uniti – un anno è già passato – 100 % di energie da fonti falsamente dette « pulite » ( vedi « Understanding Why The Green New Deal Won’t Really Work » , by Tyler Durden, Thu, 10/03/2019 – 21:25 , Authored by Gail Tverberg via Our Finite World blog, https://www.zerohedge.com/geopolitical/understanding-why-green-new-deal-wont-really-work . 100 % di energia non solo di elettricità con il solare e l’eolico sarebbe un orrore economico, estetico e ambientale. E pure un obbiettivo lunatico in semplice termini aritmetici se questo 100 % deve essere raggiunto nel 2050 come affermano certi proponenti del Green New Deal americani. « « In qualche modo, il mondo dovrebbe sostituito l’equivalente dell’energia contenuta nelle 2.4 navi grezze ultra massicce (di oltre 1,2 Km). Ogni Singolo Giorno. Per 11000 giorni di fila, senza perdere un solo giorno. Un treno merci lungo 7.000 miglia di queste navi ultra-pesanti ritorato al ritmo di 2,4 al giorno per i successivi 30 anni. » in : « Getting Real About Green Energy , by Tyler Durden,Fri, 10/11/2019 Authored by Chris Martenson via PeakProsperity.com, https://www.zerohedge.com/health/getting-real-about-green-energy . Un bouquet di fonti energetiche è auspicabile per tante ragioni – vulnerabilità nazionale, salute, localizzazione, produttività delle imprese, competitività generale della Formazione sociale ecc – ma le narrazioni ideologiche a-sociali vanno sempre scartate … applicando il principio di precauzione!

Forse per provocazione alcuni hanno concluso che per rispettare questa scadenza così vicina rimaneva solo « mangiarsi i figli » !!! LaRouche PAC Exposed As Ocasio-Cortez Troller Behind “We Must Eat The Babies” Viral Video », by Tyler Durden  Fri, 10/04/2019 – 20:58 https://www.zerohedge.com/political/woman-aoc-town-hall-insists-we-must-eat-babies-stop-climate-change )

Trump non ignora che furono proprio gli imperialisti americani e associati ad inventare la favola dei cambiamenti e poi del riscaldamento climatici. Sa pure che questa narrazione non è più utile per proteggere i Stati Uniti imperialisti contro l’emergenza delle nuova potenze rivali – quelle economiche e militari come la Cina, la Germania, l’Eurozona, la Russia ecc. Cioè propri quelli rivali potenziali che molti documenti secreti, prima della formulazione della Dottrina della guerra preventiva, destinavano alla distruzione preventiva. A cominciare da 66 paesi culturalmente musulmani.

A dire vero l’odierna strategia americana è confusa. E non solo per la volontà di influire sul mercato del petrolio con le sue produzioni fondate sul ambientalmente discutibile « fracking » o fratturazione idraulica. Sembra volere sostituire la difesa della finanza speculativa, oggi arrivata a fin ciclo, alla difesa degli interessi superiori dei Stati Uniti in quanto grande nazione in declino. Questo è facilmente evidenziato dalla distruttiva guerra dei dazi mentre la risoluzione di questi problemi economici necessita semplicemente l’adozione di una nuova definizione dell’anti-dumping capace di proteggere i tre componenti del « reddito globale netto » dei focolari – vedi il mio « Appello » in http://rivincitasociale.altervista.orgassieme al ritorno al credito pubblico ed alla regolazione bancaria del tipo del Glass Steagall Act disastrosamente abrogato nel 1999.

La strategia delle COP in particolare quella difesa da Macron – e peggio ancora da gente come Hulot – è solo demagogia di classe mirata a preservare e aggravare le disuguaglianze attuali con un nuovo « vangelo climatico ». (Vedi « Nicolas Hulot, un ministre de l’Ecologie qui possède six voitures (pas toutes propres) », Outre ses six voitures, le ministre possède un bateau, un scooter électrique et une moto. https://www.francetvinfo.fr/politique/moralisation-de-la-vie-politique/nicolas-hulot-un-ministre-de-l-ecologie-qui-possede-six-voitures_2517797.html . In causa qui non è tanto il numero di veicoli ma la faccia tosta di predicare la decrescita alle masse dei cittadini …Vedi pure « L’empreinte écologique à l’épreuve des inégalités » , 23 février 2017 https://designer-s.org/revue-de-presse/lempreinte-ecologique-a-lepreuve-des-inegalites/ .

Questa strategia fa poco senso. Astrazione fatta dei discorsi, le misure realmente adottate prendono più in considerazione la difesa della competitività nazionale e della produttività delle imprese nazionali, nonché le fasulle e drammatizzate soglie del GIEC. Ad esempio, l’ultimo piano annunciato dalla Germania comporta alcuni investimenti per le ferrovie e le infrastrutture oggi fatiscenti, aiuti per accelerare la transizione energetica delle automobili, il grande settore industriale e di esportazione del paese, e alcuni gesti per i più poveri costretti al Kürtzarbeit per vietare rivolte del tipo dei Gilets jaunes oppure degli agricoltori dei Paesi Bassi. (vedi « Climat: les manifestations massives poussent l’Allemagne à débloquer plus de 100 milliards d’ici 2030 », Par Isabelle Lepage, AFP 20/09/2019, https://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/climat-les-manifestations-massives-poussent-l-allemagne-a-debloquer-plus-de-100-milliards-d-ici-2030-828583.html . Vedi « Un piano detto “ambientalista” per favorire imprese e finanza tedesche » di Claudio Conti in http://contropiano.org/news/ambiente-news/2019/09/21/un-piano-detto-ambientalista-per-favorire-imprese-e-finanza-tedesche-0118912 . Vedi pure: « Rivolta nei Paesi Bassi : contadini contro il “ Fascismo verde “» in https://scenarieconomici.it/rivolta-nei-paesi-bassi-contadini-contro-il-fascismo-verde/ .

Queste lotte sociali rendono necessario la distinzione scientifica-marxista tra potere di acquisto – indice per valutare le inflazioni – e standard di vita il quale rimanda ai tre componenti del « reddito globale netto » dei focolari, vedi : http://rivincitasociale.altervista.org/pouvoir-dachat-niveau-de-vie-temps-de-travail-socialement-necessaire-et-revenu-global-net-des-menages-2-31-dec-2018/ )

C’è da scommettere che il Green Neal Deal in salsa italiana produrrà ancora più sovvenzioni a favore di parassiti nazionali – e non parlo solo dei rei mafiosi dell’eolico -, più aumenti delle bollette e ingenti rincari dei costi energetici. Come sappiamo questi sono poi ricuperati dalla deflazione salariale poco ammortita dagli ormai nuovi miseri tagli al cuneo fiscale – si paventano meno di 3 miliardi di euro nella Nadef – per i lavoratori dipendenti, comunque sempre privi della loro contrattazione sindacale nazionale costituzionalmente dovuta – Art. 99 in particolare. (Vedi « Fotovoltaico e dintorni. Perché conta anche come si fa la riconversione ecologica », di Niccolò Ricciotti http://contropiano.org/news/ambiente-news/2019/10/03/fotovoltaico-e-dintorni-perche-conta-anche-come-si-fa-la-riconversione-ecologica-0119230 . Vedi pure https://www.ilmessaggero.it/italia/vito_nicastri_mafia_condanna_oggi_1_ottobre_2019-4769872.html )

La demonizzazione del CO2 fu scelta perché coinvolge il ruolo centrale dell’energia nell’economia e nella vita moderna quotidiana. Sapiamo che i « credo » della « nuova alleanza » filo-semite nietzschiana giocano anche su altri tasti. Ad esempio, il tentativo di rendere il consumo della carne tabù ai proletariati destinati ad essere trasformati in nuovi docili Dalits. Vedi http://rivincitasociale.altervista.org/une-nouvelle-strategie-de-la-peur-les-viandes-et-le-cancer-au-nom-de-la-desincitation-ecologique/.

E il marchio della regressione etico-politica indotta dal neoliberalismo monetarista costatare che i dirigenti e i mass media si mobilizzano per una lotta fittizia al CO2 invece di cercare ad assicurare l’accesso di tutti gli abitanti del Pianeta all’acqua potabile – che invece viene privatizzata – o per garantire il diritto al cibo, alla salute, all’educazione, all’alloggio sociale ecc (Per il diritto al cibo vedi la tabella « Countries that committed to the right to food by ratifying the International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights (160). » in https://en.wikipedia.org/wiki/Right_to_food . Si nota che i Stati Uniti non sono firmatari mentre l’Occidente si inventa altre urgenze planetarie. « Nel 2006, più di 36 milioni di persone sono morte di fame o di malattie a causa di carenze di micronutrienti[5].  » in https://it.wikipedia.org/wiki/Malnutrizione . Quasi 7 ogni secondo ! Vedi pure Suplemento elaborado por la FAO (Naciones Unidas) La influencia de los precios internacionales de los productos básicos en el hambre, FAO, 10-10-2019 https://www.rebelion.org/noticia.php?id=261295 . Nel moi Livre-Book III ho opposto la sovranità alimentare e l’ecomarxismo alla sicurezza alimentare neoliberale da raggiungere con i derivati … vedi sezione livres-books di www.la-commune-paraclet.com )

Sappiamo che nelle società capitaliste moderne si opera un spostamento dai diritti dei lavoratori ai diritti inquadrati dei consumatori. Uno metodo utilizzato dai poterei forti e dai loro governi per arrivare a questo fine consiste nel pretendere giocare un ruolo di « arbitro » nei negoziati tra padroni e sindacati o forze sociali ed a finanziare i gruppi di pressione e varie ONG. Certe di queste organizzazioni sono oramai delle aziende multinazionali con fini altri di quelli delle loro origini grassroots. La cooptazione delle ONG e dei gruppi di interessi, certo non tutti, nel « mind set » mainstream fa parte della costruzione del consenso borghese (per Greenpeace vedi ad esempio « La vera storia di Greenpeace » in http://www.pieroiannelli.com/la-vera-storia-di-greenpeace oppure « Patrick Moore: Why I Left Greenpeace » in https://www.youtube.com/watch?v=ZRlYHF9Bqps Vedi « Patrick Moore – The Sensible Environmentalist » in https://www.youtube.com/watch?v=UFHX526NPbE )

La questione che vorrei indirizzare agli ambientalisti del mio Paese è la seguente: Che responsabilità accettati per la sparizione di tutti gli oliveti della Puglia fine a Brindisi malgrado vari avvertimenti, incluso da parte della UE? La criminale inazione prevale tutt’oggi. In modo che, se non cambia niente, in un anno la Basilicata subirà lo stesso destino e poco dopo la Calabria e verso il Nord fine alla Toscana. Più facile parlare del CO2, non è vero ?

Queste narrazioni sono diventate cosi poco credibili e oscene che la frode del GIEC in salsa macronista ed europea sta girando alla farsa grazie alla giovane, credula ma volonterosa Greta . Al contrario di quella truppa di meschini che l’attacca tipicamente nei media senza ascoltare quello che dice, Greta è molto seria per quello che riguarda i calcoli delle quantità di CO2 e l’agenda di riduzione messa in opera. Come le sue compagne/i studenti Greta insista giustamente sulla questione della giustizia sociale. Peccato pero che non sappia ancora che la vita su Terra è a base carbone e che il CO2 è benefico.

Guardate l’intero discorso : « WATCH: Greta Thunberg’s full speech to world leaders at UN Climate Action Summit » in https://www.youtube.com/watch?v=KAJsdgTPJpU » La Signorina Greta sottolinea che – stando ai numeri dello stesso GIEC la speranza di ridurre di meta le emissioni di CO2 in 10 anni da solo 50 % di chance di rimanere sotto un aumento di temperatura di 1.5 gradi Celsius. Sempre secondo l’ultima narrazione del Giec, questo implicherebbe disastrosi cambiamenti irreversibili. Per avere 67 % di chance di rimanere sotto 1.5 gradi, il budget di CO2 ad oggi rimanente calcolato dal GIEC stesso sarà esaurito in 8 ½ anni!!! Da qui la rabbia contenuta e educata della coraggiosa adolescente, la quale afferma – abbiamo visto qui sopra a torto – di non credere che i leader mondiali e quelli del GIEC possano essere « evil ». Non sa ancora di essere strumentalizzata, non ha notato che le scadenze cambiano secondo i centri di potere e secondo le circostanze. Quando avrà capito la presa in giro, forse sarà educatamente più arrabbiata di prima … Nella UE si usa la scadenza del 2030 per la mobilizzazione dei studenti e delle masse più creduloni ma quella fluttuante del 2050 per la reale transizione su basa volontaria.

( Vedi ad esempio : « La Pologne attise la querelle sur le coût et la signification de la neutralité carbone » Par Sam Morgan, Euractiv , 06/10/2019, https://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/la-pologne-attise-la-querelle-sur-le-cout-et-la-signification-de-la-neutralite-carbone-829898.html )

Intanto, prendendoli alla lettera, la Signorina Greta fa bene di portarli in Corte. Il povero Macron non sa più come sfilarsi!! E tutto un poco strano dato che la Francia risulta il secondo paese più virtuoso per le emissioni di CO2 grazie al suo parco nucleare. Oggi, Macron e il suo entourage filo-semitico nietzschiano vogliono smantellarlo malgrado il fatto che il grande fisico francese, Gérard Mourou, Premio Nobel per la Fisica 2018, abbia sviluppato un laser capace di eliminare la radioattività dei rifiuti nucleari. Sembra tutto una farsa, tragica e a-sociale …Vedi « MACRON SLAMS GRETA THUNBERG AFTER TEENAGE ACTIVIST SUES 15 COUNTRIES OVER CLIMATE » https://www.zerohedge.com/geopolitical/macron-slams-greta-thunberg-after-teenage-activist-sues-15-countries-over-climate .

In conclusione, non possiamo fare altro che sottolineare il crudele cinismo dei globalisti climatologi e dei media mainstream e di tanti altri che non esistano indottrinare bambini e adolescenti per fare adottare i loro programmi più regressivi. Questo è forse il loro peggiore crimine, contro la deontologia scientifica e contro l’Umanità.

Vediamo ora alcuni argomenti scientifici prima di analizzare gli aspetti socio-economici.

Links essenziali brevemente commentati sull’aspetto scientifico dei cambiamenti climatici

1 ) « Questione ambientale e movimenti studenteschi », di OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa http://contropiano.org/documenti/2019/09/28/questione-ambientale-e-movimenti-studenteschi-0119109

2 ) « Clima e indottrinamento » in http://rivincitasociale.altervista.org/clima-indottrinamento-14-18-marzo-2019/ Questo articolo rimanda ad un bel articolo scientifico di sintesi in italiano intitolato « Sono uno scettico climatico, Si, ma perché? » di Franco Zavatti in http://www.zafzaf.it/clima/sono_scettico.pdf . Si dimostra, in particolare, che tutti i modelli di simulazione climatica del GIEC, a parte quello russo, sono lontani dai fatti realmente osservati. Ho fatto notare che non prendono in conto il permafrost, perciò non c’è da stupirsi se le oscillazioni del CO2 non precedono, e dunque non causano, ma seguono le oscillazioni climatiche osservate. Con il Giec il modello si sostituisce senza vergogna alla realtà.

3 ) « Global Warming Fraud Exposed In Pictures » , by Tyler Durden , Tue, 10/01/2019 – 12:25 Authored by Mike Shedlock via MishTalk, https://www.zerohedge.com/geopolitical/global-warming-fraud-exposed-pictures Questo bellissimo articolo in inglese con grafici di facile lettura mette in luce l’uso fraudolente dei dati da parte del GIEC e dei climatologi non-realisti. (Si può, al limite, utilizzare il traduttore Google per i brevi commenti in inglese.)

4 ) « Riscaldamento globale | innalzamento-record del livello degli oceani » in https://www.zazoom.it/2019-09-26/riscaldamento-globale-innalzamento-record-del-livello-degli-oceani-la-minaccia-per-venezia/5830311/. Oppure: « Océans : pour le Giec, “l’avenir est encore entre nos mains” » Par Giulietta Gamberini 25/09/2019, https://www.latribune.fr/entreprises-finance/industrie/energie-environnement/oceans-pour-le-giec-l-avenir-est-encore-entre-nos-mains-828849.html . Le conoscenze sugli Oceani sono ancora parcellari come pure i dati della chimica di bassa e alta atmosfera. Possiamo pero notare l’inettitudine del Giec quando afferma che l’acidificazione degli Oceani sarebbe dovuta al CO2. La prima pagina del libro di chimica ci dice invece che con il riscaldamento l’Oceano esala CO2, non ne immagazzina. Le cause dell’acidificazione vanno cercate altrove. Vedi http://rivincitasociale.altervista.org/acidification-des-oceans-et-changement-climatique-9-nov-2017/ . Vedi pure: https://www.climato-realistes.fr/retractation-dun-article-de-nature-sur-le-rechauffement-des-oceans/

Il livello del mare aumenta da più di 20 000 anni, ma sin da attorno 8 000 anni l’aumento è stabilizzato, l’aumento medio essendo solo di pochissimi millimetri all’anno ( Vedi la tabella « Sea level rising for 20 000 years » in https://www.zerohedge.com/geopolitical/global-warming-fraud-exposed-pictures .) Non di meno oggi certi esperti, incluso nelle Nazioni Unite, spingono gli abitanti di isole come Tuvalu a portare i paesi che non rispettano gli obbiettivi – vaghi – dell’Accordo di Parigi in corte, in modo da drammatizzare ancora la favola climatologica!!! Pero, in questo caso, nessuno si pone la domanda essenziale di sapere se siamo in presenza di atolli, i quali hanno un’evoluzione naturale di nascita e di sommersione nell’Oceano secondo un ciclo di alcuni secoli ancora poco conosciuto. (Vedi le tabelle del paragrafo « Formation » in https://en.wikipedia.org/wiki/Atoll ) Comunque a Tuvalu la costruzione di aeroporti e di hotels ecc conosce un boom dato la necessità – comprensibile – di attingere alle risorse turistiche oltre che alle risorse finanziarie. Alla piccola nazione del Pacifico non sono risparmiati i problemi della modernità come l’accesso a l’acqua potabile o il riciclaggio dei rifiuti. Problemi ben più seri ed attuali rispetto al presunto riscaldamento climatico. (Vedi https://www.adb.org/sites/default/files/publication/42659/solid-waste-management-tuvalu.pdf )

5 ) Il CO2 e la meccanica dell’effetto serra. Ad esempio, nei lavori di Jancovici. Il fatto che il CO2 sia una molecola stabile non implica che contribuirebbe di più all’effetto serra, come pretende a torto uno come Jancovici. ( Credo pure che Jancovici non abbia mai capito che quello che importa nella produzione di energia sia la magnitudine del bilancio positivo …ovviamente nel rispetto della salute umana. Il nucleare civile attuale fu scelto per ragioni militari, cioè il reattore doveva produrre il plutonio per la Bomba A ed essere compatibile per la propulsione dei sottomarini della American Navy. Già all’epoca centrali civili al rodio– molten salt – che non producono sostanze radioattive con una emivita più lunga di 30 giorni e che non possono esplodere, furono concepite. Oggi la loro fattibilità è in fase di dimostrazione, ad esempio in Cina. La disponibilità del rodio è quasi illimitata a prezzo basso ed il bilancio energetico è tra i migliori oggi possibili – dato che la fusione nucleare non è ancora per domani.)

A parte il « radiative forcing » ( discusso ad esempio da Zavatti v. nota 2 qui sopra ) la stabilità molecolare del CO2 non impedisce varie combinazioni, incluso chimiche. ( Vedi ad esempio « Creato il sistema low cost per trasformare la CO2 in carburante » in http://www.rinnovabili.it/innovazione/trasformare-co2-in-carburante/ ) Il gas a effetto serra più importante rimane il vapore di acqua, il quale ha un effetto raffreddante. I realtà, Jancovici funziona con vari presupposti a-scientifici – la stabilità di una molecola non dice niente sulle sue combinazioni possibili e sulla sua partecipazione nella dialettica della Nature. Funziona pure con una meccanica puerile – « simpliste » – dell’effetto serra. Così, se ho capito bene il suo argomento, 60 % del CO2 liberato nell’atmosfera sparisce, ma il 40 % rimane intrappolato nella meccanica riflessiva o yo-yo dell’effetto serra secondo Jancovici … Ignorando allegramente il permafrost, la torba irlandese e di altrove, il fitoplancton ecc Sapiamo invece che il CO2 contribuisce alla crescita della vegetazione etc, etc. Jancovici è purtroppo il più « serio » tra questi climatologi!!!

Importa forse spiegare brevemente quello che si intenda qui con dialettica della Natura. Nel suo libro Gaïa Lovelock sottolineò il fatto che la Terra era un essere vivente con vari meccanismi di auto-regolamento cibernetici. E pure iscritta in una meccanica astronomica – anni fa avevo sottolineato l’importanza essenziale per le variazioni climatiche della precessione degli equinozi, della forza di Coriolis ecc. Ci sono vari cicli intrecciati e di varia lunghezza. Pero come direbbero Gioacchino da Fiore o Giambattista Vico si tratta di cicli dinamici non circolari. La legge della dispersione dell’energia – entropia – non è una legge universale. Viene rovesciata dalla vita biologica. E questo è determinante per l’evoluzione del nostro Pianeta. I cicli naturali su Terra ne sono sovra-determinati in modo che cambiano e si adattano sul lungo termine anche i meccanismi cibernetici. Ad esempio, la vita biologica sostenuta dalla forte concentrazione del CO2 ne modificò man mano il suo ciclo di assorbimento e di restituzione nell’atmosfera. Questo esempio, per definizione il più significante di tutti, ci permette di affermare che i cicli terresti, come pure i loro meccanismi, sono dinamici. In oltre, lo sviluppo della coscienza umana cambia la logica naturalistica semplicistica, ad esempio di Rodinescu-Roegen, sull’adattamento all’ambiente e sulla sparizione delle specie. L’adattamento naturale è lento e, a volte, porta all’estinzione. Spesso, quando il tempo lungo lo permette, implica la trasmissione di mutazioni favorevoli tramite le gamete. La coscienza umana da una potenza di adattamento più rapida e più ragionata. Come sottolineò Karl Marx, l’Uomo, essere naturale e storico, si riproduce nel seno della Natura e della Storia. Questi elementi dovrebbero interpellare i studiosi del clima, se non quelli del GIEC, richiamando tutti a più modestia almeno nelle affermazioni. Gli Anziani, ad esempio Eraclito, sapevano che non si ritorna mai totalmente indietro.

6 ) Il CO2 è benefico per la vegetazione e per l’agricoltura, in particolare la coltura dei cereali; è similarmente benefico per il fitoplancton e dunque per tutta la catena alimentare oceanica fine alle balene e a … l’Uomo. Di fatti, oggi il Pianeta è più verde di prima, anche nel Sahel, mentre i fuochi in Amazzonia non hanno niente a che vedere con il presunto riscaldamento climatico. Si tratta di aggressione al territorio del capitalismo agricolo per le colture intensive, spesso OGM, e per l’allevamento di bestiame. E marginalmente di colture tradizionali « taglia e brucia ». Vedi « La Terra è più verde di 20 anni fa, secondo la NASA », https://www.pianetablunews.it/2019/03/18/la-terra-e-piu-verde-di-20-anni-fa-secondo-la-nasa/. Rispetto ai fuochi nell’Amazonia . « What Satellite Imagery Tells Us About the Amazon Rain Forest Fires » in https://www.nytimes.com/interactive/2019/08/24/world/americas/amazon-rain-forest-fire-maps.html?smid=tw-nytimes&smtyp=cur . Vedi pure: https://www.climato-realistes.fr/amazonie-fake-news-desinformation-et-manipulation/ . Per una analisi delle compagnies presenti in Amazonia vedi « La posta in gioco /4 » , di Alexik * http://contropiano.org/interventi/2019/10/09/la-posta-in-gioco-4-0119428

Se, come dice la scienza, da non confondere con le narrazioni spesso oscurantiste, il CO2 di origine antropogena non ha un impatto misurabile, allora tutta la narrazione del GIEC risulta una frode criminale – se non altro perché il permafrost non è incluso nei modelli del GIEC mentre il livello di CO2 dato a 410 ppm risulta da una sola misura presa sul Mauna Loa, uno dei 16 vulcani più attivi del Pianeta a Hawaii– vedi http://rivincitasociale.altervista.org/question-urgente-au-giec-sur-la-mesure-du-co2-6-dec-2018/ . Come pure la carbon tax, oppure l’obbiettivo di una « neutralità carbone » mal definito e che, in oltre, non basterebbe per raggiungere l’obbiettivo – sciocco – di 1,5 o 2 gradi centigradi al massimo in 11 anni – o di più – stando ai dati fabbricati dello stesso GIEC! La carbon tax aveva un scopo iniziale, cioè agire come una barriera tecnologica/commerciale invisibile contro i paesi emergenti ai quali si imponeva il libero-scambio. Oggi pero alcuni di questi paesi dominano le tecnologie ed i brevetti per le energie dette rinnovabili – solare e eolico in particolare! La strategia, già discutibile, non fa può senso dal punto di vista economico.

Più grave ancora, la demonizzazione del CO2 fa dimenticare i veri problemi di polluzione atmosferica, tale le polvere fine, lo zolfo ecc. Ma giustifica sovvenzioni per alternative più inquinanti. Ad esempio certi sudi ci dicono che i camion al gas sono 5 volte più inquinanti, vedi: « Des essais sur route démontrent que les camions au gaz sont jusqu’à 5 fois plus nocifs pour la pollution de l’air » Les camions circulant au gaz naturel liquéfié (GNL) polluent l’air jusqu’à 5 fois plus que les camions diesel, conformément aux essais sur route sollicités par le gouvernement des Pays-Bas. Les résultats vont à l’encontre des déclarations des fabricants de camions, indiquant que les camions à gaz diminuent les émissions de NOx (Oxyde d’azote) de plus de 30 % [1] [2]. Transport & Environnement (T&E), qui publie aujourd’hui les résultats de l’essai, demande aux gouvernements de l’UE d’arrêter d’encourager l’acquisition de camions GNL en mettant fin aux taux d’imposition extrêmement bas dont bénéficie le secteur du gaz fossile dans la plupart des pays. Eoin BannonSeptember 18, 2019 – 18:09 https://www.transportenvironment.org/press/des-essais-sur-route-d%C3%A9montrent-que-les-camions-au-gaz-sont-jusqu%E2%80%99%C3%A0-5-fois-plus-nocifs-pour-la (cité par https://www.lemonde.fr/planete/article/2019/09/19/les-camions-roulant-au-gaz-polluent-jusqu-a-cinq-fois-plus-que-les-diesels_5512124_3244.html )

7 ) La transizione all’automobile elettrica o ad idrogeno è probabilmente diventata auspicabile non tanto per abbassare il CO2 quanto per abbassare le particelle fine e gli altri inquinanti che contribuisco alla formazione dello smog nelle aree urbane sempre più numerose e popolate ovunque sul Pianeta. (Personalmente preferivo la tecnologia ad aria compressa più adiuvante di Guy Nègre anche perché permetteva di garantire una parte del reddito dei piccoli agricoltori con la produzione del biofuel necessario, nel quadro di una rigorosa protezione delle terre destinate all’agricoltura ed all’allevamento classici. Una tale politica permetteva pure la cura del territorio altrimenti abbandonato.)

Detto questo, le batterie dovranno essere ricaricate. Per fortuna, se il CO2 è benefico, le fonti fossili possono essere riabilitate con una rigorosa insistenza sui filtri di ultima generazione ecc. Ecco un episodio che merita riflessione : « Watch: Porsche Taycan Laps Broken Down Tesla Model S At Nurburgring » by Tyler Durden Sat, 09/21/2019 – 08:45 https://www.zerohedge.com/technology/watch-porsche-taycan-laps-broken-down-tesla-model-s-nurburgring . Citazione : « First, the company installed a Supercharger at the Nurburgring that appeared to be hooked up to a diesel generator ». Questo non significa che si deve trivellare in Italia anche perché le poche risorse fossili disponibili dovrebbero essere protette come riserve strategiche.

Notiamo che il bilancio ambientale delle batterie elettriche non è convincente. Non il bilancio calcolato sul CO2, ma con riferimento agli altri inquinanti e alle quantità di acqua mobilitate nella produzione delle terre rare necessarie ecc. Per non parlare dei pericoli di esplosione, combustione ecc moltiplicati dal numero messo in circolazione mentre il comportamento delle batterie elettriche deve ancora essere studiato. Vedi « 11 Tons Of Water And “Special Container” Used To Extinguish Burning Tesla In Austria », by Tyler Durden Sat, 10/05/2019 – 13:40 https://www.zerohedge.com/energy/11-tons-water-and-special-container-used-extinguish-burning-tesla-austria . Notiamo, in oltre, che non si discute tanto della questione del riciclaggio di questi nuovi prodotti paventati come meno inquinanti. Ad esempio, oggi, nessuno sa come riciclare le pale delle eoliche e di fatti i vecchi parchi, ad esempio in California o in Hawaii sono lasciati ad arrugginire sul posto della loro istallazione! Immaginiamo già quello che succederà da noi … Vedi ‘Green’ Energy’s Toxic Legacy: Millions of Wind Turbine Blades Destined for Landfills, September 27, 2019 by stopthesethings https://stopthesethings.com/2019/09/27/green-energys-toxic-legacy-millions-of-wind-turbine-blades-destined-for-landfills/.

8 ) Fin qui il solare e l’eolico furono utilizzati per privatizzare le reti di produzione e di distribuzione e per creare una classe di im-prenditori verdi parassiti e poudjadisti che vivono di enorme sovvenzioni. Il costo dell’intermittenza delle energie solare ed eoliche è pagato dalle reti, cioè dai cittadini quando pagano le bollette. Senza queste sovvenzioni dirette e indirette il loro costo sarebbe proibitivo. E non parliamo nemmeno del costo del riciclaggio delle istallazioni. Ultimamente il governo francese ha imposto a EDF non solo la privatizzazione voluta dalla UE ma anche un rialzamento artificiale del volume ed a un costo normativamente più basso di prima della sua elettricità comprata dalle imprese di fonti alternative e di distribuzione private, modifiche senza le quali queste ultime andavano in bancarotta. Siamo proprio a questo tipo di assurdità da me già denunciate, vedi http://rivincitasociale.altervista.org/diffuser-amplement-s-v-p-energies-renouvelables-le-casse-du-siecle-gilles-balbastre-12-27-nov-2018/ . Vedi pure « L’incroyable arnaque de la hausse du prix de l’électricité » in https://www.youtube.com/watch?v=jiRLz4MQk7Y&list=PLXJa1eyN_t2nT3kXaxms-JgwX9dpwFl2F&index=6&t=0s

Il tutto succede nel contesto di una fiscalità regressiva per i beneficiari privati, in particolare le detrazioni dall’Irpef per quelli che pagavano abbastanza Irpef per rendere l’istallazione dei panelli solari o delle eoliche profittevole. Vedi: « Fotovoltaico e dintorni. Perché conta anche come si fa la riconversione ecologica », di Niccolò Ricciotti http://contropiano.org/news/ambiente-news/2019/10/03/fotovoltaico-e-dintorni-perche-conta-anche-come-si-fa-la-riconversione-ecologica-0119230 . Questa scelta fa si che le bollette di elettricità – oltre alla beffa dei 28 giorni – sono più che raddoppiate sin da 6 anni per i focolari mentre il nostro Paese non può nemmeno garantire un contratto stabile di 10 anni per l’industria – altamente riciclabile – dell’alluminio in Sardegna e altrove! Il KWh costa quasi un terzo di più nel nostro Paese rispetto ai vicini. L’Italia spende decine di miliardi ogni anno per comprare elettricità ai nostri vicini nel quadro del mercato europeo e delle cosiddette « smart grids » (smart greed?) che non garantiscono protezione contro i blackout – visto la privatizzazione e l’intermittenza di certe fonti – ma che sono certamente smart per garantire ingenti profitti alle imprese private.

I climatologi venalmente venduti alla decarbonizzazione come Legambiente – che, ad esempio, non si spiega sul disastro indotto agli oliveti ultracentenari in Puglia – si sono inventati dei sussidi da togliere alle industrie energetiche fossili per trasferirli alle fonti solari e eoliche. La lotta agli oltre 300 miliardi annui di evasione fiscale le interessa molto meno. Si parla di 12,1 miliardi di euro nel 2013, oggi di 17 miliardi. Ma si arriva a questa cifra in un strano modo contando l’uso delle energie fossili. Ad esempio : « Eppure stiamo parlando di 4,4 miliardi di sussidi diretti distribuiti ad autotrasportatori, centrali da fonti fossili e imprese energivore, e di 7,7 miliardi di sussidi indiretti tra finanziamenti per nuove strade e autostrade, sconti e regali per le trivellazioni, per un totale di 12,1 miliardi di Euro a petrolio, carbone e altri fonti che inquinano l’aria, danneggiano la salute, e che sono la principale causa dei cambiamenti climatici.» https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/dossier_stop_sussidi_fonti_2013_legambiente.pdf .

A parte l’inetta demonizzazione del CO2, si tratta solo di rendere redditizie le alternative che altrimenti non lo sono. E che ci costano quasi 7 miliardi annui solo per l’elettricità, somma trasferita sulla bolletta. In realtà, il costo di produzione del petrolio è di 6 a 12 euro secondo che sia un petrolio leggero o meno. Il peso annuo delle accise sulla benzina e sui prodotti derivati è di oltre 35 miliardi di euro in Italia. In effetti, dato che il CO2 è benefico, si dovrebbe smettere di sovvenzionare le energie alternative almeno quando non sono redditizie senza sovvenzioni perché altrimenti contribuiscono solo ad rincarare il costo di produzione del nostro Sistema Italia, poi scioccamente recuperato con la deflazione salariale che a sua volta distrugge la domanda interna. Sarebbe più saggio tagliare 30 miliardi di accise per riabilitare la nostra competitiva industriale ed economica e per ridare un margine ai budget dei focolari. Ho già spiegato che questa operazione sarebbe a costo zero purché si tagliasse la stessa somma dalle inefficace tax expenditures al capitale. Come evidenziato dai pessimi risultati del Jobs Act e dal piccolo surplus dei conti correnti. Questo ultimo è ricavato da un calo superiore delle importazioni sulle esportazioni e per di più in totale astrazione della posizione internazionale netta del nostro Paese apparentemente positiva solo quando non si tiene conto degli quasi 500 miliardi di euro di debito italiano interno nella UE con Target 2. Al contrario di quello che certi vorrebbero pretendere il debito Target 2 non è un semplice « jeu d’écriture » ma un pesante segnale della scarsa competitività del nostro Paese.

Queste tax expenditures non hanno l’efficacia a loro attribuita ideologicamente nel quadro della public policy neoliberale monetaista. Secondo la Corte dei conti le tax expenditures erano di 250 miliardi nel 2011 per 720 agevolazioni –Rapporto 2017, p 106 – e di oltre 300 miliardi nel 2015 – Rapporto 2016, p 98. Poi la Corte si mise in fase con le valutazioni del Senato. Così che altre fonti più recenti indicano solo 75 voci per attorno a 80 miliardi di euro … http://francofichera.it/wp-content/uploads/2016/03/Agevolazioni_fiscali_4_2012.pdf . Come si sa, la definizione di quello che viene contabilizzato influenza spesso i risultati ottenuti. Ci vorrebbero studi più approfonditi. Anche perché le tax expenditures, fiore all’occhiello della public policy neoliberale monetarista, hanno il pregio – per i capitalisti e i loro governi – di sparire dai radar dei budget una volta conferite. In modo che si possa sempre presentare un budget sull’orlo del precipizio per legittimare la perpetuazione dell’austerità.

9 ) Per il costo diretto di questa scelta privatistica in Italia, attorno a 7 miliardi annui, vedi « Fotovoltaico e dintorni. Perché conta anche come si fa la riconversione ecologica », di Niccolò Ricciotti http://contropiano.org/news/ambiente-news/2019/10/03/fotovoltaico-e-dintorni-perche-conta-anche-come-si-fa-la-riconversione-ecologica-0119230 . Vedi pure https://www.ilmessaggero.it/italia/vito_nicastri_mafia_condanna_oggi_1_ottobre_2019-4769872.html ). Abbiamo visto che la demonizzazione del CO2 serve a sovvenzionare im-prenditori verdi parassiti che vivono di sovvenzioni statali senza le quali il solare e l’eolico non sarebbero redditizi, trasferendo il costo elevato della loro intermittenza alle reti di produzione/distribuzione, di conseguenza al cittadino-utente-cliente. A parte il loro bilancio carbone non realmente convincente, abbiamo pure visto sopra la difficoltà, oggi taciuta in tipico modo venale, del riciclaggio dei panelli solari, dell’eolico e delle batterie elettriche.

10 ) Dobbiamo aggiungere un elemento chiave, cioè la trasformazione di una gran parte dei flussi inter-settoriali delle materie prime, non solo la grande quantità di terre rare necessarie con gli enormi volumi di acqua associati, ma anche l’intensità acciaio, rame ecc, e dunque pure i volumi di energie necessari per estrali e trasformarli, senza ovviamente dimenticare l’impatto sull’ambiente … Vedi questo bello e importante studio :–« Énergie versus matières premières : La transition est-elle réellement possible ? » — Olivier Vidal https://www.youtube.com/watch?v=TxT7HD4rzP4 ). Non si tratta qui dell’argomento semplicistico delle « risorse finite » del Club di Roma il quale, come dimostrato già allora dall’università di Cambridge USA, abusava della funzione di crescita geometrica facendo astrazione di variabili intervenienti di peso. Ad esempio, i noduli di minerali nei fondi marini, che sono molto più vasti della superficie terreste e ancora meno conosciuti; il ricorso ai sostituti, oppure il necessario ma ancora negletto riciclaggio.

Siamo probabilmente qui nel cuore di questa narrazione climatologica. Normalmente, nel quadro di una pianificazione socio-economica indicativa e incitativa similare a quella praticata in Francia, in Italia e altrove, particolarmente nella UE, durante i 3 decenni del dopo-guerra, la riorganizzazione dei flussi settoriali e industriali, incluso la mobilità della manodopera, era concettualizzata come una posta strategica necessaria per conservare e migliorare il livello qualitativo di inserimento della Formazione Sociale nella Economia Mondiale. Con il trionfo del neoliberalismo e del monetarismo, completo con la predominanza data alle aziende transnazionali private sulla sovranità nazionale, non è più così. I climatologi rinforzano i privilegi della proprietà privata nel diritto internazionale proprio all’epoca attuale nella quale i trattati di libero scambio armonizzano i protocolli sanitari verso il basso – incluso la UE vs gli USA – e danno predominanza giuridica alle transazionali private in tribunali internazionali speciali. La crescita delle cause portate davanti questi tribunali in nome dei cambiamenti climatici non è certo uno sviluppo necessariamente positivo per il « diritto delle genti » e per la democrazia! ( Vedi http://www.rinnovabili.it/ambiente/cambiamento-climatico-tribunale/ )

La pianificazione nazionale abbandonata all’opera misteriosa della « mano invisibile » mossa dallo spirito acquisitivo per ottimizzare l’accumulazione privata, oggi globale, non può coincidere con la preservazione degli interessi superiori dei paesi sovrani, nemmeno con la golden share. Peggio ancora se l’accumulazione privata è nelle mani della finanza speculativa, in realtà di pochissimi fondi speculativi. (Vedi « Piketty fait l’impasse sur le trou noir du vrai pouvoir financier », Par Olivier Passet, Xerfi 08/10/2019, Citazione « Dietro a questo, c’è lo sviluppo accelerato di gestori di fondi la cui dimensione e il grado di concentrazione stupiscono, con alcuni risultati sorprendenti. Con la leadership di BlackRock 5251 miliardi di risorse gestite nel 2018, Vanguard 4257, State Street 2200 ecc. Da soli, i primi 10 gestori rappresentano oltre un terzo della capitalizzazione totale dei fondi gestiti. Per avere un’idea, BlackRock, detiene una quota di circa il 5% nella capitale dei principali flagship del CAC 40 o DAX. Insieme, BlackRock + Vanguard + State Street, sono l’azionista di maggioranza del 90% delle società quotate nel S & P 500. » in https://www.latribune.fr/opinions/tribunes/piketty-fait-l-impasse-sur-le-trou-noir-du-vrai-pouvoir-financier-830060.html )

Se la transizione energetica e industriale dei narratori climatologi avverrà secondo queste linee di forza allora sarà peggio di quello che successe con il Protocollo di Montreal 1987 per i CFC. Vi ricorderete che nell’economia matura di allora la vendite di elettrodomestici serviva sollo per il rinnovamento dei parchi esistenti. Dupont de Nemours disponeva di nuovi brevetti per il raffreddamento – frigoriferi, condizionatori ecc. Fu inventata la paura per il Buco di ozono in modo da ottenere un quadro legale idoneo per rinnovare tutti i parchi esistenti di questi prodotti. Del famoso Buco non parla più nessuno anche se non si sa tuttora quali siano le cause delle sue fluttuazioni. Alcuni studi puntano verso un maggiore inquinamento prodotto dalle sostanze di sostituzione dei CFC anche se oggi la maggioranza dei studi non fa la distinzione. (Vedi https://www.notre-planete.info/environnement/trou-couche-ozone.php . Tipicamente questo tipo di articolo è apologetico. Per leggerlo bene si deve tenere conto di due dati : a ) Secondo l’articolo stesso, 1995 è la data di osservazione della concentrazione massima di sostanze nocive tali i CFC e HCFC. Pero l’evoluzione constatata non conferma l’ottimismo dell’articolo ; b ) L’articolo fa bene menzionare le cause naturali. Allora conviene dare una occhiata – ignorando i commenti convenuti – alla curva che inizia nel 1979 disponibile qui https://www.youtube.com/watch?v=LVrQ601nPXo. Il livello era ben più alto nel 1979 rispetto al 1995. Al minimo possiamo concludere che i scienziati attuali nella maggioranza non convincono … )

La 5G provocherà un rinnovo dei parchi esistenti per molti prodotti, in modo che non serve aggiungere falsi motivi climatici tanto inutili quanto potenzialmente più inquinanti e certamente poco benefici in termine di crescita dello standard di vita dei cittadini. Da questo punto di vista è vero che il capitalismo è poco compatibile con la preservazione dell’ambiente, e meno ancora con la preservazione della qualità di vita dei cittadini …

Il peggio è ancora a venire, nel futuro prossimo. Oltre alle narrazioni dubbiose, i climatologi attuali si sono abituati a sparare somme stravaganti come se fossero banchieri centrali al servizio della dozzina di grandi banche primarie private, tra le quali la Goldman Sachs. Si parla di 1 % de PIL mondiale subito, di 1000 miliardi euro annui subito e cosi via. Lagarde, nuova dirigente della BCE, sembra già convinta della necessità dei QE verdi. L’unico suo problema sarà di trovare un trucchetto per aggirare lo statuto della BCE che impedisce programmi che discriminano tra le frazioni del capitale. Ma non sembra un ostacolo impossibile da negoziare tra capitalisti. Si può comunque già prevedere un disastro peggiore di quello indotto dai QE e dai Tltro ricorrenti di Draghi.

Prima di analizzare questa inflazione speculativa dei discorsi dominanti e dei prodotti derivati implicati, prendiamo il tempo di ribadire la criminale ipocrisia di questa strategia climatologica speculativa rispetto ai paesi emergenti. In effetti, alla COP di Copenhagen 2009 – durante la quale furono rivelate certe e-mail falsificatori del GIEC anche rispetto al ghiaccio sull’Himalaya – furono promessi a questi paesi 100 miliardi di dollari per ottenere l’adesione dei loro dirigenti compradori. Ad oggi, di questi 100 miliardi ne furono effettivamente offerti solo 10.3 miliardi e effettivamente recepiti 5.3 miliardi, vedi https://www.greenclimate.fund/what-we-do/portfolio-dashboard .

Niente di sorprendente in questo comportamento dei paesi capitalisti ricchi. Il Presidente Rafael Correa ne aveva già fatto la prova con la sua generosa proposta riguardo al rinuncio dello sfruttamento delle riserve di petrolio del Parco Yasuni contro un giusto compenso. I Fondi promessi dall’Occidente non si sono mai realizzati .Vedi https://en.wikipedia.org/wiki/Yasun%C3%AD-ITT_Initiative . Dei 3.6 miliardi di dollari paventati, nel 2012 solo 200 milioni furono effettivamente promessi, forzando l’Ecuador a cambiare la sua politica prendendo pero le misure necessarie per proteggere l’ambiente generale del parco.

Per fortuna per i paesi delle cosiddette Periferie e Semi-Periferie – terminologia di Galtung – è emersa l’alternativa della Via della Sete, possibilmente con il recupero nazionale del credito pubblico e con la negoziazione di joint-venture tra imprese statali per accelerare lo sviluppo socio-economico, ovviamente nel rispetto della salute dei cittadini e dell’ambiente.

L’aspetto economico dall’Accordo di Parigi – 2015 – passando dal Rapporto Stern, a Larrouturou, Gaël Giraud, Lagarde ecc.

Non si tratta dunque solo questionare le basi scientifiche sui presunti cambiamenti climatici e le loro presunte conseguenze nefaste. Al limite, detto senza ironia, un poco di calore in più in Patagonia, nelle Prairies o nelle Terre nere di Ucraina o in Siberia, con un po più di CO2, fattore benefico per le colture, non sarebbe poi così catastrofico. Le bollicine del champagne e del spumante sono prodotte dal CO2. Per sfortuna, se il riscaldamento climatico globale non è scientificamente bene accertato, i cambiamenti locali lo sono ancora meno. Paradossalmente il presunto riscaldamento non si verifica in modo uniforme.

Sappiamo che il costo delle energie solare ed eoliche non è competitivo nel momento in qui le sovvenzioni cesserebbero assieme al trasferimento del costo della loro intermittenza alle reti di produzione-distribuzione e dunque ai cittadini sulla bolletta. Sappiamo che il loro bilancio carbonio – comunque una sciocchezza – non è probante una volta preso in conto il loro ciclo di vita relativamente più corto che oggi paventato – una decina di anni invece di 20 o 25 -, il loro riciclaggio e la sovraproduzione istallata necessaria per garantire una minima affidabilità a causa della loro intermittenza – problemi moltiplicati quando si considera il passaggio al 100 % solare-eolico. Si comincia in oltre a riflettere sulle trasformazione intersettoriali devastatrici come pure sull’intensità acciaio, terre rare, le quali necessitano molto acqua per la loro produzione, materiali compositi ecc – vedi « Énergie versus matières premières : La transition est-elle réellement possible ? » — Olivier Vidal https://www.youtube.com/watch?v=TxT7HD4rzP4

Sappiamo pure che le classi dirigenti desiderano creare dei parametri legali coercitivi in materia e particolarmente per quello che riguarda la transizione energetica e la folle interdizione delle energie fossili. Mentre si parla di gas a effetto serra, i modelli del GIEC che informano le varie COP sono ossessionati con il CO2, proprio per creare un razionale popolarmente interiorizzato contro le fonti fossili, mentre al limite bastava rafforzare i criteri ambientali per la loro estrazione e sviluppare filtri di nuova generazione, cosa che la UE sa già fare con un certo successo. Ad esempio, con le normi applicati alle automobili.

Questa ossessione narrativa, normativa e legalistica si ritrova dal Protocollo di Montreal – 1987 – al famigerato Accordo di Parigi – 2015 – e alle sue sequele. La rivolta dei Gilets jaunes e quella dei contadini neerlandesi rappresentano la prima confutazione pratica dovuta di queste oscurantiste narrazioni climatiche, perché sono nemiche di ogni progresso qualitativo socio-economico. Questo senza tenere conto che, per colpa del neoliberalismo e del monetarismo, viviamo in una epoca nella quale il futuro delle giovani generazioni si annuncia peggiore di quello dei genitori.

La dimissione del pitre Nicholas Hulot è una buona notizia. Da ministro Hulot voleva accelerare unilateralmente la proibizione delle fonti fossili in Francia e l’uscita del nucleare civile mentre tutta una batteria di misure, non realmente ammortite per i focolari meno agiati, colpiva il budget delle famiglie per creare la desincitazione al consumo cara agli epigoni della decrescita di classe. Abbiamo già sottolineato l’oscena « impronta ecologica » di tizi come Hulot e Al Gore e altri moralizzatori climatologici del genere. (Vedi PLAN CLIMAT https://www.gouvernement.fr/argumentaire/paquet-solidarite-climatique-quatre-mesures-concretes-pour-les-foyers-modestes ; TRANSITION ENERGETIQUE https://www.ecologique-solidaire.gouv.fr/loi-transition-energetique-croissance-verte )

Al limite, anche se una parte della sinistra non ha ancora capito, i dirigenti neoliberali capitalisti, all’immagine di uno loro gran maestro Jean Cocteau, sanno « fine a che punto non spingersi troppo avanti » (« jusqu’où ne pas aller trop loin » ) Ma lo fanno soltanto per i loro interessi di classe portando comunque la loro strategia regressiva climatica avanti. Basta solo qui sottolineare di nuovo la recente drammatizzazione demagogica del GIEC per tentare un passaggio in forza con le due scadenze ormai note del 2030 e del 2050 dell’Accordo di Parigi. Sappiamo già oggi che queste scadenze non saranno rispettate, ma non è questo il più importante per il capitale. Chi sa cosa inventeranno dopo queste scadenze …

I parametri della discussione governativa e mediatica attuale furono formalizzati in GB alla domanda del governo di Gordon Brown. Fu il Rapporto di Stern che per prima drammatizzò il fasullo problema della transizione energetica in nome della necessita – inventata a questo scopo – di rallentare o invertire la tendenza – inventata e drammatizzata – del riscaldamento climatico globale. Fu già detto altrove che questo Rapporto si fondava sempre sui peggiori scenari del presunto riscaldamento dovuto al CO2 e che contava le cose doppio. Un professore americano disse addirittura che gli dava « a D for diligence » e un « F for fail » ( vedi STERN REVIEW: https://en.wikipedia.org/wiki/Stern_Review ) Non si dice pero che i dirigenti della GB si credono sempre al tempo di Kipling e perciò, con l’esaurimento del petrolio del Mare del Nord, dovevano inventare un’urgenza globale per ridare competitività al Paese. Speriamo in un presto « ritorno » dello spirito di Gerard Winstanley, dei Levellers e dei Diggers …

Il Rapporto Stern del 2006 fu uno dei primi studi che cercò di valutare il costo della transizione ecologica. Valutò il costo dell’inazione tra 5 % e 20 % del PIL mondiale. Questa forchetta non stupisce con studiosi del genere di Stern o di tanti altri climatologi. Basta guardare le predizioni sempre false dei vari e numerosi modelli del GIEC sulle quali questi studiosi di regime si basano. In questa ottica, il Rapporto Stern valutò il costo della transizione energetica a 1 % del PIL mondiale annuo per rimanere sotto 500 ppm di CO2 nell’atmosfera. Per la GB questo significava un investimento di £14 miliardi ogni anno. Visto la propensione a drammatizzare appoggiandosi sui dati del GIEC, Stern affermava nel 2008 che questo 1 % stava diventando un 2 % e forse anche un 10 % . Con sempre la stessa precisione … Vedi: https://www.theguardian.com/environment/2008/jun/26/climatechange.scienceofclimatechange .

Detto questo. notiamo che la logica del Stern Report è fondata sulla demonizzazione del CO2, dunque delle risorse fossili per giustificare miliardi e miliardi di euro di investimenti per la transizione energetica. Se, invece, il CO2 è benefico e se i filtri sono efficienti, di tutto questo discorso rimane solo la beffa imperialista, speculativa e per parlare chiaro neo-burkeana e filo-semitica nietzschiana.

Come abbiamo visto, il sofisma (Socrate-Platone) o la para-logica (Kant) del Rapporto Stern ha fatto scuola con l’Accordo di Parigi 2015. Notiamo pero la tendenza sempre più affermata di coinvolgere la finanza speculativa oggi messa in pericolo dalla crisi economica-finanziaria più grave sin dalla Grande Depressione e dal recente fallito tentativo di ri-normalizzazione o « reset » reso necessario per risanare i bilanci delle banche centrali dopo la gigantesca iniezione di liquidità nel sistema bancario-finanziario sin dal 2007-2008, in particolare dalla FED e dalla BCE.

I due esempi più parlanti sono quelli del gesuita Gaël Giraud e di Larrouturou. L’economista Gaël Giraud ha potuto osservare le cose dall’interno essendo fine al 31 luglio 2019 capo economista della Agence française de développement. (Vedi https://fr.wikipedia.org/wiki/Ga%C3%ABl_Giraud ) « Gaël Giraud è stato molto attivo durante la preparazione della legge Moscovici sulla separazione delle banche, denunciando (tra altri) con Alain Grandjean e Olivier Berruyer la prevedibile inefficienza delle nuove disposizioni regolamentari. » (Idem. Traduzione mia) In uno interessantissimo video al 55:00:00 mn narra del suo incontro con vari rappresentanti della City alla Royal Academy of Science. Le presenta come blasés e poco pronti ad adottare le misure necessarie per assicurare la transizione energetica malgrado l’accordo sulla gravità della situazione. La ragione sarebbe la volontà di difendere lo status quo ed i privilegi acquisiti dal mondo della finanza nell’attuale quadro neoliberale monetarista. A 1:04:00 mn, G. Giraud valuta il costo della transizione necessaria per rimanere attorno ad un aumento di 2 gradi – obbiettivo dell’Accordo di Parigi 2015 – tra 50 000 e 90 000 miliardi di euro per 15 a 20 anni, cioè l’equivalente del PIL mondiale. Secondo lui questa somma può essere creata o prelevata sulle somme esistenti. Nota che le liquidità iniettate nel sistema finanziario si aggirano attorno a 240 000 miliardi di euro, 90 % dei quali fanno l’oggetto di transazioni tra finanziari senza nessuna relazione con l’economia reale. Tassando la speculazione si potrebbe secondo lui reindirizzare questi soldi verso la transizione energetica. (I 17 000 miliardi di dollari di capitali a tasso negativo nel mondo non sembrano confermare questo ottimismo … il corto termine e la struttura della speculazione egemonica non hanno nemmeno consentito alla FED di effettuare il suo « reset » …) A 1:06:00 approva la proposta di Jouzel-Larrouturou –vedi sotto – ricordando che, 7 o 8 anni fa, lui stesso con il suo amico Alain Grandjean aveva proposto qualcosa di simile.

Segue il pezzo più importante a mio avviso del video, cioè il salvataggio del sistema finanziario francese – le 4 più grandi banche del Esagono – nel novembre 2008 dalla Société de financement de l’économie française (SFEF), una società di diritto privato ma con garanzie dello Stato francese creata in una notte per levare fondi sul mercato senza che siano contabilizzati nel debito pubblico secondo Maastricht. Così la SFEF mise a disposizione del sistema bancario 70 miliardi di euro prima della St Sylvestre, somma senza la quale questi 4 giganti bancari sistemici non avrebbero sopravvissuto. Con le conseguenze sistemiche facili da intuire …

E possibile che Gaël Giraud sia ben intenzionato quando ci parla di reindirizzare i capitali speculativi verso l’economia reale ma rimane profondamente iscritto nella logica della proprietà privata e del capitalismo, al meglio regolato dalla forza pubblica. La quale logica tramite altri attori, e fra poco con Lagarde, concepisce sempre di più la finanza verde come l’unico modo per salvare la finanza speculativa, oggi vittima dei propri meccanismi a-economici e a-umani.

E ovviamente il caso per Jouzel-Larrouturou. Jean Jouzel è forse il più conosciuto dei climatologi di Francia. Fa parte del gruppo scientifico del GIEC, il Gruppo 1, ma senza adottarne la prudenza predittiva dovuta visto le incertezze che emergono dei fasulli modelli del GIEC stesso. Il suo interesse per i cambiamenti climatici ha subito preso una piega decisamente politica. La sua caratteristica e quella dell’uomo che « ha la fede del carbonaio » (« la foi du charbonnier » ) anche se è capace di cambiare opinione. Cosi nel 1970, come la maggior parte dei scienziati d’allora, era convito che, secondo un ciclo di 10 000 anni, la Terra stava per entrare in una nuova era glaciale. Jouzel è un glaciologo. Poi cambiò idea in seguito a dei lavori di scienziati russi del 1983-1984 : « Secondo Jouzel, l’analisi dei nuclei di ghiaccio “mostra che durante i periodi freddi c’è meno CO2 e che durante i periodi caldi ce ne di più. Confermiamo quindi che ciò che governa le fasi principali è l’astronomia, la posizione della Terra rispetto al Sole, ma che durante il riscaldamento il CO2 amplifica il fenomeno “. » https://fr.wikipedia.org/wiki/Jean_Jouzel . Pero ancora oggi – forse perché i modelli del GIEC non tengono conto del permafrost tra tanti altri fattori cruciali – dell’aspetto astronomico non se ne parla affatto e per il resto Jouzel non ha ancora capito che l’aumento di CO2, benefico per le colture e la vegetazione, segue e non precede le fasi di riscaldamento.

Larrouturou si occupò di riduzione del tempo di lavoro secondo le formule – di legittimazione ? – di de Robien in opposizione alla pratica concreta e altamente probante della RTT implementata dalla « gauche plurielle ». E affascinante la somma di 1000 miliardi iniziale quasi sempre buttata li da questi nuovi Millenaristi … Vale pure per Larrouturou come per Stern o per Gaël Giraud. Dove trovare questi soldi ? Creando una banca europea per il clima, cioè continuare i QE ma in salsa verde ( vedi https://www.youtube.com/watch?v=vtMQeCdwZiQ ) Pretende essere economista ma non sembra cosciente della crisi economica-finanziaria creata dall’egemonia della finanza speculativa e nemmeno del fallito tentativo della FED o della BCE di portare a termine il « reset » . Al meglio, sembra una « fuite en avant » inconsiderata. ( Vedi il mio « The FED dilemma » in https://www.la-commune-paraclet.com/EPI%20TWOFrame1Source1.htm )

In riassunto : « Secondo Pierre Larrouturou, la Corte dei conti europea ha stimato che occorrerebbe circa “1 000 miliardi (mille miliardi ) di euro all’anno, divisi tra finanziamenti pubblici e privati, per salvare il clima” [83]. Propone dunque di trasformare la Banca europea per gli investimenti (BEI) in una banca per lo sviluppo sostenibile, che potrebbe mettere a disposizione degli Stati membri dell’Unione europea prestiti a tasso zero interamente utilizzati per la transizione energetica, fino al 2% del loro PIL annuale, per 30 anni. Questo dispositivo, ad esempio, consentirebbe alla Francia di avere 45 miliardi di euro di prestiti a tasso zero ogni anno. Altre fonti di finanziamento della transizione energetica proverebbero da un’imposta del 5% sugli utili delle imprese non reinvestiti, da un’imposta sulle transazioni finanziarie e da un’imposta sul CO2 [84], [85]. ” » (traduzione mia )  https://fr.wikipedia.org/wiki/Pierre_Larrouturou

Non sorprende allora che questo duo si concepisse come ferro di lancia – sempre con la solita inenarrabile « foi du charbonnier » -, per agire sul fronte politico in modo da creare un quadro regolatore coercitivo pubblico capace di imporre la transizione energetica e la decarbonizzazione alle società, drammatizzando le ipotesi fasulle dei modelli del GIEC. La divisione del lavoro tra i due è convenuta, Jouzel giustifica i parametri climatici e l’economista Larrouturou formula le sue proposte millenariste in questo quadro. Sempre riempiendosi la bocca di lotta contro le disuguaglianze crescenti, certo non con programmi concreti – accesso all’acqua, diritto al cibo, alla salute e all’educazione pubbliche universalmente accessibili ecc – ma tramite l’urgente lotta contro il riscaldamento climatico, ed in particolare contro il CO2. Per la loro narrazione: “Pour éviter le chaos climatique et financier” – Jean Jouzel et Pierre Larrouturou https://www.youtube.com/watch?v=Wl9iKlcwokQ

Intanto i climatologi si affrettano per dare una nuova vita ai certificati per inquinare, cioè i certificati verdi, i quali permettono di esentare attività molto inquinanti come le imprese di produzione del cimento ecc compensando con questi certificati, sempre centrati sul CO2!!! La giustizia neoliberale-monetarista implicava che il giusto prezzo del certificato fosse stabilito dal mercato, fu dunque creata una borsa speciale. E così con le varie COP fu rilanciata la borsa verde fin qui soggetta a varie e drammatiche cadute. https://fr.wikipedia.org/wiki/Certificat_vert

Una delle nuove parole del vangelo climatologo nella solita lingua è il Green Bond. Con l’appoggio normativo e presto finanziario della UE. « Il mercato delle obbligazioni verdi ha registrato una crescita molto forte in tutto il mondo sin dal 2013: da allora sono stati emessi quasi 275 miliardi di dollari in obbligazioni verdi, di cui oltre 100 miliardi quest’anno. Le obbligazioni verdi totali in circolazione raggiungono quasi 900 miliardi se includiamo obbligazioni climatiche senza etichetta, secondo la ONG britannica Climate Bonds Initiative. Tuttavia, ciò rappresenta solo una percentuale dei mercati obbligazionari (90.000 miliardi di dollari).(…) La Francia è il secondo emittente di “obbligazioni verdi”, dietro la Cina, davanti agli Stati Uniti. » Vedi : « Qu’est-ce qu’un green bond ? » Par Delphine Cuny 08/12/2017, https://www.latribune.fr/entreprises-finance/banques-finance/qu-est-ce-qu-un-green-bond-760714.html .

L’UE ha integrato il clima nelle sue politiche.

« Obiettivi chiave dell’UE per il 2030

Ridurre almeno del 40% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990

Portare almeno al 27% la quota delle energie rinnovabili nel consumo totale di energia

Aumentare almeno del 27% l’efficienza energetica

Obiettivo a lungo termine

Entro il 2050, l’UE intende ridurre le proprie emissioni in misura sostanziale – dell’80-95% rispetto ai livelli del 1990 nell’ambito degli sforzi complessivi richiesti dai paesi sviluppati.

Trasformare l’Europa in un’economia ad elevata efficienza energetica e a basse emissioni di carbonio stimolerà anche l’economia, creerà posti di lavoro e rafforzerà la competitività dell’Europa.

Sostegno finanziario

Almeno il 20% del bilancio dell’UE per il periodo 2014-2020 (180 miliardi di euro) dovrebbe essere speso per proteggere il clima. Questa somma si aggiungerebbe ai finanziamenti dei singoli paesi dell’UE.

L’UE finanzia progetti di dimostrazione delle tecnologie energetiche a basse emissioni di CO2 mediante la vendita di certificati di emissione. Sono comprese le tecnologie per catturare l’anidride carbonica emessa dalle centrali elettriche e da altri impianti industriali o stoccarla nel sottosuolo (la cosiddetta tecnica di cattura e stoccaggio della CO2. » in https://ec.europa.eu/clima/citizens/eu_it

Per un riassunto e una valutazione pessimista dei risultati fin qui raggiunti, vedi « Clima: Ue e Italia, vicini a Greta, lontani dagli obiettivi » 1 Apr 2019 – Luca Bergamaschi in https://www.affarinternazionali.it/2019/04/clima-italia-ue-greta/ (L’articolo menziona 80 000 morte premature legati all’inquinamento ma senza menzionare che il CO2 non c’entra proprio niente … anidride carbonica o diossido di carbonio (CO2) non è il velenoso monossido di carbonio. )

E sintomatico della nostra epoca che la Signora von der Leyen sia stata eletta Presidente della Commissione europea in gran parte grazie alle sue promesse sul rinforzamento delle politiche climatiche per la prossima programmazione 2021-2027. Comunque si tratterà più di obbiettivi e di direttive da interpretare dato che il budget europeo rimane limitato e sottomesso a forti vincoli ad esempio la politica agricola.

Sappiamo già che gli obbiettivi di Kyoto non furono rispettati e che quelli dell’Accordo di Parigi sono già così poco credibili da spingere il GIEC a crearsi un orizzonte di 12 anni – oggi 11 – prima della catastrofe, cioè prima del superamento di 2 gradi Celsius di riscaldamento globale. Il GIEC ha una fortuna, la pessima credibilità delle sue proiezioni statistiche rispetto ai dati osservati. Ma cosa si inventeranno dopo ? (Vedi la « Fig.6: Media globale delle variazioni (media su 5 anni) della temperatura della media troposfera (6 km di altezza circa) per 32 modelli (linee) che rappresentano 102 simulazioni individuali. I cerchi (palloni stratosferici) e i quadrati (satelliti) rappresentano le osservazioni. Il modello russo (INM-CM4) e l’unico vicino alle osservazioni.» in http://www.zafzaf.it/clima/sono_scettico.pdf , p 41)

Importa ora passare all’essenziale, cioè capire la logica economica neoliberale-monetarista climatologica rispetto alla logica socio-economica e ambientale fornita dell’ecomarxismo. 

Discount rate o ecomarxismo?

Conviene ora analizzare la logica finanziaria proposta perché questo ci permette di sottolineare il fraudolente aspetto marginalista neoliberale e monetarista da paragonare con la logica scientifica dell’ecomarxismo. Il Rapporto Stern del quale abbiamo parlato sopra è sintetizzato qui: The Stern Review on the Economics of Climate Change https://www.youtube.com/watch?v=AII69k0mhQY . Oltre a contare doppio scegliendo i peggiori scenari, questo Report usa del concetto di discount rate per fondare le sue predizioni e arrivare ad una valutazione dei costi.

Abbiamo tutti imparato con Marx e Karl Polanyi che il mercato marginalista capace di dare il giusto prezzo dei beni e dei servizi non esiste. Esistono vari mercati topologici e dunque a raggio limitato – emporio, fiere, mercato dei pesci per la criée di Léon Walras – e i vari mercati istituzionali, ad esempio le Borse, oggi in parte trasformate in piattaforme con trading ad alta frequenza. Il mercato capitalista, come il mercato dei Green Bond, è una creazione coercitiva normativa e legale. Si può inventare il mercato che si vuole, ad esempio per rendere redditizie le energie dette pulite privatizzando EDF e imponendoli il trasferimento di un certo volume ad un presso fisso basso verso le imprese private del settore. Ho dimostrato che il prezzo giusto del mercato vale quello che vale l’incrocio della Curva della Domanda tracciata sulla base di una tabella della Curva dell’Offerta, data in prezzi (!) e vice-verso. Hi-Han! (vedi « La pseudo-scienza economica borghese: ecco perché dobbiamo cambiare paradigma al più presto » in http://rivincitasociale.altervista.org/la-pseudo-scienza-economica-borghese-perche-dobbiamo-cambiare-paradigma-al-piu-presto/.

Il Modo di produzione capitalista è fondato sul profitto, cioè sull’accumulazione privata. Come armonizzare il profitto privato e l’interesse generarle visto che, come diceva Adam Smith, il capitalista « ama raccogliere la dove non ha mai seminato ? » (Wealth of nations, Ed Sutherland, 1993, p 47 ) Come, secondo lui, il profitto deriva dal lavoro umano, Smith non capiva più la sua genesi. In effetti, il lavoro di un manager o di un proprietario non poteva essere smisuratamente più grande di quello del lavoratore. E nemmeno la ricompensa per quel lavoro. Spiegare il profitto col il ricorso al rischio gli sembrava similare alla prostituzione (idem, p 103 ) Alla fine propose la magia della « mano invisibile » per armonizzare l’interesse individuale e l’interesse generale della nazione ma in quando buon fisiocrate nel rispetto del diritto naturale dei filosofi (p. 392), vale a dire nel rispetto della giustizia più perfetta, della libertà più perfetta e dell’uguaglianza più perfetta (p 286), rispetto da solo in grado di garantire la massima prosperità delle tre classi in presenza – e per estensione delle loro tre forme di reddito: stipendio, profitto e rendita della terra.

Per la teoria economica scientifica, cioè marxista, esiste in oltre una distinzione essenziale tra profitto e interesse. Il secondo è necessariamente dedotto dal primo. D’altronde, prima della fase attuale di egemonia del capitale speculativo, questa distinzione era empiricamente ovvia: le banche commerciali prestavano denaro agli imprenditori attivi nell’economia reale per permetterli di effettuare investimenti oltre al limite permesso dai soli profitti reinvestiti. E vero che nessuna teoria economica borghese, meno di tutte le variati marginalisti, è capace di distinguere profitto e interesse. Perciò, sulla base del loro paradigma gli economisti borghesi non sono ontologicamente capaci di dare conto della speculazione. Di fatti, con afferma la teoria dell’efficienza del capitale, la speculazione dovrebbe accelerare il ritorno all’equilibrio … Rimandano lo studio dei Trade cycles alla parte storica o meglio narrativa della loro « dismal science ».

In realtà, la dove le teorie borghesi parlano di equilibrio stazionario o dinamico, la teoria scientifica-marxista analizza i flussi intersettoriali dell’intero sistema. Fu Karl Marx il primo a presentare le Equazioni della Riproduzione Semplice – stazionaria – e della Riproduzione Allargata – Vedi il mio Compendio di Economia politica marxista nella sezione Livres-Books del mio vecchio sito www.la-commune-paraclet.com )

Sappiamo che il Modo di produzione capitalista – MPC – transitò in varie fase storiche a dominanza di una frazione del capitale, capitale mercante, bancario, finanziario, fase dell’internazionalizzazione del capitale produttivo – multinazionali – e oggi capitale speculativo egemonico globale – firme transnazionali finanziarie e non-finanziarie nelle quali i CFO hanno preso il passo sigli CEO. I rapporti tra l’economia reale e il capitale bancario e speculativo non furono mai armoniosi visto che l’interesse è sempre dedotto dai profitti. Vedi, ad esempio, l’odio dell’industriale H. Ford contro la Casa Morgan in https://archive.org/details/TheInternationalJew_655 .

Con l’emergenza del capitale bancario e finanziario si potenziavano gli investimenti ma secondo l’allocazione dettata dalla ricerca della massima accumulazione privata contando sulla magia « mano invisibile » per conciliare la miro-economia – interesse privato – e la macro-economia – interesse generale. Questo disequilibrio settoriale degli investimenti – espansione/contrazione settoriale – si traduce in speculazione poi purgata con dalle crisi ricorrenti o Trade cycles. La crisi è organica al MPC, ne costituisce il meccanismo cibernetico naturale di auto-regolamento. Ecco perché Keynes militava per la regolazione statale « per salvare il capitalismo dei suoi propri spiriti animali ».

Con l’egemonia della finanza speculativa le cose sono abbastanza peggiorate, non si fa più nessuna distinzione tra profitto, interesse classico e interesse speculativo. Peggio ancora questo ultimo si pone legalmente come profitto settoriale – del settore speculativo delle banche dette universali – cannibalizzando cosi il profitto estratto nell’economia reale. Ad esempio con il ROE oppure con i prestiti senza collaterale ottenuti per procedere a varie LBO e OPA più o meno amicali. Come «settore » autonomo la banca e la finanza speculativa può paventare volumi di profitti ultra-competitivi perché i suoi investimenti in capitale fisso è molto inferiore a quelli necessari nell’economia reale. Basta aggiungere che le normi e le leggi neoliberali hanno tolto tutte le barriere tra banche di deposito e banche commerciali ecc e quindi anche tra economia reale e economia speculativa, un fenomeno che conosciamo tutti sotto il nome di finanziarizzazione dell’economia.

In oltre, sin dalla crisi del 2007-2008 il MPC, sotto egemonia del capitale speculativo, si è inventato un modo di funzionamento contro natura, negando la concorrenza capitalista e la purga ciclica della speculazione come conseguenza necessaria delle crisi. Le grandi banche – dette universali – con tutto il loro shadow banking – money fund , ecc – furono dette « too big too fail ». A questo punto, l’unico meccanismo regolatore tra settore bancario-finanziario e economia reale, cioè il ratio prudenziale bancario spariva essendo de facto sostituito con le liquidità della banca centrale sotto varie forme, Facility 1 e 2, FSEF, MES, QE, Tltro 1,2, 3 ecc . A questo punto le bolle speculative possono solo crescere accumulandosi l’una sopra l’altra. E strangolando il reddito del lavoro e la fiscalità generale dello Stato

Oggi la speculazione finanziaria si aggira attorno a 250 000 o 300 000 miliardi di dollari. Il tentativo della FED e della BCE di normalizzare la situazione con il « reset » è fallito. La fragilità del mondo bancario-finanziario è evidenziato dal « credit crunch » paradossalmente indotto dalle liquidità e dai QE: Le banche, particolarmente le grandi banche sistemiche, sono cosi vulnerabili da non prestarsi più tra loro sul mercati interbancario. Per proteggersi hanno adottato due grande strategie. Primo conservano le loro liquidità in modo difensivo spesso scegliendo di deporle a tasso negativo presso la banca centrale, annullando così la credenza illusoria dei banchieri centrali nella trasmissione delle loro liquidità all’economia reale, almeno in parte. Secondo, comprano obbligazioni statali sicure – Bund tedesco, ecc – anche a tasso negativo. Oggi ci sono oltre 17 000 miliardi di dollari di queste obbligazioni a tasso negativo. Con la guerra dei dazi e il rallentamento economico globale, le banche sono costrette a mantenere i loro presti a tante imprese oramai zombie solo per non dovere iscrivere le perdite nei loro bilanci. La vulnerabilità generale del sistema fu rivelata recentemente con la crisi del mercato inter-bancario rivelato dal drammatico intervento della FED sul mercato overnight – repurchase agreement. In pochi giorni furono concessi alle banche 278 miliardi di dollari « The Repo Market Incident May Be The Tip Of The Iceberg », by Tyler Durden Mon, 10/07/2019 – 05:00, Authored by Daniel Lacalle via dlacalle.com, https://www.zerohedge.com/markets/repo-market-incident-may-be-tip-iceberg .

Il ratio prudenziale delle banche determina il volumi di credito che possono concedere alle imprese rispetto ai loro fondi propri. Questo ratio le lega dunque teoricamente all’andamento dell’economia. Se l’economia va bene, i prestiti rientrano con interesse e le banche possono prestare di più. Se l’economia va male, con prestiti in sofferenza, le banche devono riorganizzare le loro attività per rispettare il ratio. In breve, oggi, l’unico ratio prudenziale del mondo speculativo attuale è la creazione ex nihilo di credito dalla banche centrali, e dietro queste liquidità e altri QE, il bailout ricorrente sulla pelle dei Stati e dei cittadini contribuenti. Perciò nel 2007 avevo proposto la categoria analitica di « credito senza collaterale » – vedi https://www.la-commune-paraclet.com/MandelbrotFrame1Source1.htm . Bernanke, PHD sull’inflazione al singolare (!), aveva inventato i QE con la speranza di creare inflazione in modo da fare pagare il debito pubblico ai creditori degli Stati-Uniti, in primis la Cina e il Giappone. Creò invece un tremende « credit crunch ».

Oggi visto le difficoltà rapidamente presentate qui sopra ma nel contesto aggravante del peggioramento dei debiti pubblici, i quali esplodano in termini assoluti come in termini di percentuale del PIL, fu immaginata la strategia detta del Zero bound – vedi in particolare Blanchard-Smmuers, 2019 . Cioè la speranza di ridurre tendenzialmente il peso del finanziamento dei debiti pubblici con tassi di interessi reali bassi o negativi sulle obbligazioni di Stato, comunque inferiori alla crescita reale del PIL. Lasciamo qui da parte la falsificazione contabile del PIL nel 2013 nei USA e in ottobre 2014 nella UE con la quale si aggiungeva artificialmente 3 % o 3.5 % contabilizzando la prostituzione, la droga, l’evasione, certi armamenti e certi diritti di proprietà intellettuale – Vedi http://rivincitasociale.altervista.org/debito-pubblico-sciocchezze-marginaliste-caso-italiano-3-marzo-2017/ . E chiaro che con banche sistemiche già vulnerabili e oltre 17 000 miliardi di obbligazioni statali forse sicure ma con tassi negativi, questa strategia può solo comprimere i « profitti » del settore e portare a un rincaro dei costi di intermediazione bancari e all’aggravio del « credit crunch » rivelato dalla recente crisi dei repos.

La finanzia speculativa è cosi arrivata al termine del suo devastante ciclo. Ma i dirigenti capitalisti cercano altre mediazioni per salvarsi la pelle. Cosi fra poco nasceranno i QE verdi. I quali aggiungeranno la speculazione alla speculazione ma tramite la transizione energetica scioccamente fondata sulla decarbonizzazione, la quale rovinerà i costi di produzione e dunque la competitività delle nazioni così sciocche da imboccare questa strada funeste.

Dato che il capitale speculativo funziona a corto termine, il problema più grande di questa transizione è il suo finanziamento. Come per le autostrade,gli aeroporti, l’acca, il Colosseo ecc, il capitale sa gestire le infrastrutture pubbliche per il beneficio degli azionisti ma non sa farne la manutenzione e meno ancora sa costruirle.

Il discount rate è solo la narrazione soggettiva per il tasso di interesse capitalista. Essendo soggettivo non può essere più preciso e fondato della criée nel mercato dei pesci walrasiani. Le sue inevitabili fluttuazioni non portano a nessuno possibile ancoraggio economico reale nemmeno dopo una seria di « tâtonnements », visto il problema ontologico riassunto come problema di coerenza ex ante-post hoc, la cui più rapida dimostrazione fu fornita qui sopra alludendo all’incrocio delle curve di offerta e di domanda. Un ancoraggio pratico è fornito dal tasso di interesse garantito sulle obbligazioni statali, che pero è anch’esso determinato dal « mercato » capitalista. L’attuale mercato speculativo a corto termine non permette il finanziamento di progetti infrastrutturali a lungo termine. E proprio per questo che gli epigoni della transizione ecologica discussi qui sopra desiderano un quadro legale coercitivo per re-indirizzare gli investimenti oppure il ritorno al credito pubblico messo al servizio del capitale speculativo!!!

Il credito necessario agli investimenti è sempre una anticipazione della crescita. Questo non pone problema per il credito pubblico quando la crescita è valutata oggettivamente dalla pianificazione centrale oppure dalla pianificazione indicativa e incitativa. Il credito privato ricorre a valutazioni per definizione individuali e soggettive che confluiscono sempre in modo ex post alla formazione del tasso di interesse.

Peggio ancora, il discount rate è fondato sulla falsificazione economica di Irving Fisher. Discepole del falsificatore del marxismo Böhm-Bawerk, Fisher si era messo in testa di contribuire alla narrazione marginalista falsificando la logica del Libro 3 del Capitale, il quale distingueva tra rendita, profitto e salario, le tre principali fonti di reddito alla base delle tre principali classi sociali e dunque della lotta di classe. Fisher cancellò queste distinzioni essenziali inventandosi uno uniforme « income stream » ( vedi la mia Introduzione metodologica nella sezione livres-books di www.la-commune-paraclet.com ) In questo modo si cancellava pure la distinzione tra profitto e interesse. Su questa base falsificata, tutti gli attori economici, operai, casalinghe, impiegati o manager e capitalisti erano presentati come seguendo la stessa logica di ottimizzazione dei loro guadagni. Erano tutti trasformati in investitori perennemente preoccupati da due strategie. Cioè la preferenza temporale – time preference – per gli investimenti – a corto, medio o lungo termine – e la preferenza in termini di rischi – risk preference – per i loro investimenti più o meno rischiati.

Il discount rate è utilizzato secondo questa logica. Cosi un investimento a lungo termine viene considerato più rischioso e implicherà un tasso di interesse più alto. E evidentemente una sciocchezza dato che investire qualche euro al mese – ad esempio in un fondo pensione – non è la stessa cosa che investire un paio di milioni in un hedge o equity fund. Sopratutto, non si tiene conto della struttura economica e finanziaria. In realtà poi, il discount rate oscilla prosaicamente attorno al cosiddetto « tasso di interesse naturale » dato dalle obbligazioni statali a medio e lungo termine cioè, banalmente, dai tassi garantiti dal governo – anche se oggi la vulnerabilità del sistema fa preferire termini inferiori a 10 anni …

Sopratutto, questo ragionamento suppone l’egemonia del credito privato con banche centrali e banche private che dominano anche il mercato primario delle obbligazioni governative. Se si ritornasse alla situazione prevalente in Europa prima della meta degli anni 70 – e in Italia prima della privatizzazione di Bankitalia nel 1981-1983 – le cose apparirebbero abbastanza diverse.

Di fatti, se la banca centrale è pubblica, se le banche sono in gran parte pubbliche e differenziate tra loro – depositi, commerciali, assicurazioni, casse di risparmio –; se, in oltre, la banca centrale finanza il debito pubblico e le banche pubbliche finanziano le imprese pubbliche e para-pubbliche, allora questa logica del discount rate marginalista speculativa non regge più. Le banche pubbliche – centrali o no – non hanno necessita di estrarre profitto dalle loro attività di prestito a parte quello che necessita per finanziare i costi di amministrazione e la costituzione di un fondo di sicurezza tramite il bank provisioning. Cosi gli investimenti pubblici a corto, medio o lungo termine possono essere finanziati a costo bassissimo. Questo vale anche per il finanziamento del debito pubblico direttamente sul mercato primario. Tuttalpiù, come da me dimostrato, un tale sistema potrebbe eliminare le crisi cicliche ricorrenti allocando gli investimenti secondo la logica della simmetria settoriale proporzionale data dalle Equazioni della Riproduzione Semplice e Allargata, cioè da una pianificazione almeno indicativa e incitativa.

Con l’allocazione marginalista dei capitali effettuata secondo la logica della « mano invisibile » e del profitto individuale è chiaro che questi investimenti a-nomici creeranno una espansione in certi settori a scapito di una contrazione in altri settori, cioè una situazione di crisi risolvibile solo con la purga effettuata dalla rottura delle bolle speculative settoriali. Oggi, i bailout ricorrenti – bailout indiretti con il provisioning a 100 % deducibile dalle tasse, bailout diretti con le liquidity, i QE, i Tltro ecc – rimpiazzano il dovere bancario di rispettare il ratio prudenziale nel contesto del sistema frazionario, i bailout sono oramai istituiti come ratio prudenziali de facto. Si nega la legge capitalistica della concorrenza distruggendo così la possibilità del sistema di riaggiustarsi tramite la purga delle bolle speculative.

Ritorneremo su questo argomento più in dettaglio in futuro. Per ora basta sottolineare che la logica del Rapporto Stern – scelta dei scenari più pessimisti e uso del discount rate soggettivo per valutare i costi della transizione – informa, in un modo o un altro, tutte le proposte di finanziamento della transizione energetica messe in avanti dai dirigenti e dai loro consiglieri e alleati climatologi narratori filo-semitici nietzschiani. Questi sono comunque sempre figli del Report from the Iron Moutain o del Club di Roma ed oggi del GIEC ( vedi : DÉFI AUX ÉCOLOGISTES, AU GIEC ET A TOUS LES APÔTRES DU RÉCHAUFFEMENT CLIMATIQUE (14 juin 2007) : nella sezione Commentaires d’actualité del mio vecchio sito https://www.la-commune-paraclet.com/ )

La logica dell’ecomarxismo implica di prendere in considerazione i dati scientifici avverati e criteri economici solidi. Anche se come notato da Simon et Cyert del MIT anni fa, negli affari umani un problema non è necessariamente risolvibile con una sola soluzione ma spesso richiede dei « trade offs ». Prima ancora Vico e Marx avevano spiegato le scelte di società ricorrendo alla lotta di classe.

Criteri scientifici accettabili considererebbero lo studio dei mutamenti climatici come un processo ancora da capire. Lacererebbero da parte la strumentalizzazione della paura e del senso di colpevolezza delle masse in realtà non coinvolte nei processi di degrado capitalistico del Pianeta. Sposterebbero lo sguardo via della redditività del capitale speculativo impiegandosi più modestamente sui programmi concreti necessari per preservare i territori dal disseto idrologico e dagli inquinamenti industriali e comunali – zone Seveso, discariche, depuratori, plastica ecc. Darebbero la priorità a questi programmi sociali invece di fare portare il peso dei cambiamenti agli individui, sopratutto con la tecnica coercitiva della desincitazione al consumo in una società di deflazione salariale e di precarietà dilagante. Sposterebbero lo sguardo sulle infrastrutture necessarie ad una vita civile degna del nome. Vedi ad esempio, lo scandalo dei depuratori nel nostro Paese con le varie conseguenze sulla salute e anche sul turismo. Secondo Luca Pagni (in https://www.repubblica.it/economia/2017/02/01/news/acquedotti_la_ue_ci_multa_in_arrivo_stangata_sulle_bollette-157317592/ : « l’Italia ha già subito due procedure di infrazione da parte dell’Unione europea che a dicembre ha comunicato di avere deferito l’Italia, chiedendo una multa pari a 62,7 milioni di euro, a cui andranno aggiunti 346mila euro per ogni giorno fino a quando non verranno sanate le irregolarità. » Il Commissario straordinario dispone di 1,6 miliardi di euro per affrontare la situazione. Secondo le sue stime ci vorranno attorno a 5 anni per risanare la situazione portando le multe ad un totale di oltre 500 milioni di euro.» » (vedi http://cotroneinforma.org/credito-debito-pubblico-e-tagli/ . Questo paragrafo fu tagliato dall’articolo per mancanza di spazio).

Servono la redazione ed il rispetto dei piani regolatori regionali e nazionali del territorio nel rispetto del principio di precauzione. Quest’ultimo è già implementato in modo pragmatico e con successo, ad esempio nei protocolli di igiene pubblico, nei protocolli di produzione e di commercializzazione dei prodotti e dei farmaci – oggi sotto attacco nei trattati di libero scambio – e nella designazione delle zone a rischio, ad esempio le zone Seveso. Il resto è un « semplice » affare di credito pubblico per finanziare le infrastrutture pubbliche necessarie. I fuochi di foresta riflettano l’abbandono del territorio in particolare nelle zone periferiche. In Italia, paese di montagna, fu recentemente abolita la Guardia forestale! Le inondazioni riflettono la cementazione abusiva – si spreca 4 volte più terreni in costruzione in Calabria rispetto alle regioni del Nord Italia !!! –, riflettano la deforestazione e l’abbandono delle dighe, dei canali e degli acquedotti e spesso delle vecchie vie mulattiere e della sentieristica. E così discorrendo.

In breve, per tutelare l’ambiente, la salute e il livello di vita dei cittadini, demonizzare il CO2 è controproducente. Peggio è una beffa.

La realtà è che il capitale speculativo a corto termine può permettersi di rovinare i Stati nazionali via la privatizzazione del debito pubblico ma non può permettersi di finanziare progetti infrastrutturali a lungo termine. Le liquidità emesse dalle banche centrali – QE, Tltro ecc – per salvare le banche speculative private non hanno avuto nessuno effetto di trasmissione all’economia reale, al contrario hanno peggiorato il « credit crunch ». Questa tendenza deleteria peggiorerà ancora con i QE e gli investimenti verdi abbandonati ai privati.

Si può già intravedere il credit crunch gigantesco che risulterà della logica del discount rate oscillante attorno al presunto « tasso di interesse naturale » nel quadro di tassi di interessi bassi o anche negativi. Vedi ad esempio l’ultima crisi nei repurchase agreements nei Stati Uniti a dimostrazione che il sistema bancario americano e mondiale è cosi fragile le banche non possono più prestarsi mutualmente neanche overnight, vedi We Finally Understand How Destructive Negative Interest Rates Actually Are », by Tyler Durden , Thu, 10/03/2019 – 05:00 Submitted by Tuomas Malinen is a Chief Economist of GnS Economics and an Adjunct Professor of Economics at the University of Helsinki. https://www.zerohedge.com/markets/we-finally-understand-how-destructive-negative-interest-rates-actually-are

E una assurdità pretendere che il giusto prezzo del mercato possa essere rispettato lasciando lo Stato finanziare le infrastrutture per poi trasferirle alla gestione dei privati che assicurerebbero il giusto prezzo di « mercato » !!! (Vedi la discussione del Modello californiano versus il modello British-colombiano nel capitolo sui beni pubblici in Tous ensemble sezione Livres-Books di www.la-commune-paraclet.com ) Il caso di Autostrade in Italia dimostra quello che succede: La gestione privata favorisce il versamento massimo di dividendi agli azionisti anche a scapito della manutenzione necessaria e della sicurezza pubblica.

A parte il fatto che non esiste nessuna necessità per una transizione energetica fondata sulla demonizzazione del CO2, rimane che le infrastrutture pubbliche realmente necessarie per servire gli interessi superiori dei Stati e dei cittadini – non certo della finanzia speculativa – necessitano al minimo la riabilitazione della pianificazione strategica, incluso i piani regolatori dei territori, il ritorno al credito pubblico e una nuova definizione dell’anti-dumping capace di proteggere i tre componenti del « reddito globale netto » dei focolari, cioè il salario individuale netto, il salario differito e la tax area necessaria per finanziare i servizi sociali e le infrastrutture pubbliche. (Vedi l’Appello in questo medesimo sito)

In una nota a piè di pagina poi sparita dalle edizioni ulteriori del suo libro Eléments il marginalista Léon Walras riconosceva che la scarsità è socialmente prodotta. Pero né lui né Schumpeter né nessuno economista marginalista o borghese è capace di dimostrarlo. Semplicemente perché nessuna teoria economica borghese è capace di coniugare la microeconomia e la macroeconomia. (vedi il mio Livre-Book III, nella sezione Livres-Books di www.la-commune-paraclet.com ; oppure il testo più breve in italiano disponibile qui http://rivincitasociale.altervista.org/la-pseudo-scienza-economica-borghese-perche-dobbiamo-cambiare-paradigma-al-piu-presto/ )

Joseph Schumpeter era cosciente dell’impossibilità per il marginalismo di risolvere questa contraddizione letale. Tentò di abusare del suo prestigio universitario per pretendere che si trattava di una dicotomia ontologica e metodologica specifica alla disciplina. Se fosse così, non ci sarebbero più critiche possibili contro il marginalismo. Ho smontato tutti questi meccanismi falsificatori già nel mio Tous ensemble 1998 – sezione livres-books del mio vecchio sito – dimostrando pure che il marxismo ristabilito da me grazie alla dimostrazione della legge della produttività reinserita in modo coerente nelle Equazioni della RS-RA, ero l’unico paradigma scientifico capace di risolvere questa falsa contraddizione. E di tare i termini economici simultaneamente in quantità e in qualità – valore, tempo di lavoro ecc.

La teoria dell’ecomarxismo elaborata nell’Introduzione e nell’Appendice del mio Livre-Book III menzionato qui sopra, suppone la risoluzione del problema della rendita assoluta e differenziale, cioè la dimostrazione della legge scientifica della produttività coerentemente reinserita nelle Equazioni della Riproduzione semplice e allargata; implica anche la distinzione tra moneta e credito e tra credito privato e credito pubblico. Su queste basi si può allora concepire il calcolo economico del costo di produzione secondo l’ecomarxismo. In breve, la pianificazione includerebbe la problematica della ricostituzione naturale o artificiale delle materie prime necessarie, nel rispetto dei criteri ambientali, come pure lo sviluppo di sostituti massificabili. A questo si aggiungerebbe il riciclaggio massimo dei prodotti secondo una pianificazione a monte e a vale del ciclo di vita dei prodotti. Questi calcoli entrerebbero nella nuova definizione dell’anti-dumping tenendo conto della necessaria divisione internazionale del lavoro e della produzione.

E tutto il contrario della proposta imperialista della carbon tax che ha come unico obbiettivo quello di creare una barriera artificiale alle importazioni dei paesi emergenti. Pretendere produrre a chilometro zero è spesso una assurdità arcaica per tutti i prodotti non rapidamente deperibili. Non permetterebbe nemmeno di assicurare i redditi dei piccoli produttori. Invece una nuova definizione dell’anti-dumping capace di preservare il « reddito globale netto » dei focolari – cioè lo Stato sociale avanzato in transizione verso il socialismo – porterebbe rapidamente ad una divisione internazionale del lavoro molto più razionale e benefica per tutti i paesi ricchi o poveri. Scatenerebbe un era di prosperità e di pace mondiale senza precedente.

In oltre ci risparmierebbe la vergognosa ipocrisia delle varie COP con il mantenimento dell’interdipendenza asimmetrica economica e tecnologica tra i paesi del Centro, della Semi-periferia e della Periferia con l’oscena promessa di un fondo di 100 miliardi di dollari per i paesi emergenti, promessa che vale quella fatta al Presidente R. Correa per il Parco Yasuni. In effetti, di questi 100 miliardi di dollari paventati a Copenaghen 2009 ne furono effettivamente promessi solo 10.3 e recepiti 5.3 miliardi fin qui. https://www.greenclimate.fund/what-we-do/portfolio-dashboard . Anche con il versamento integrale, questo fondo avrebbe come unico risultato quello di rilegare questi paesi alla povertà economica e al sotto-sviluppo tecnologico. Questa somma globale per tutti i paesi in sviluppo è da mettere in confronto con quei millenaristi « 1000 miliardi annui » proposti da tanti climatologi occidentali, da Stern a G. Giraud a Larrouturou-Jouzel et al. Per i paesi in via di sviluppo l’alternativa più ragionevole consisterebbe in girare le spalle a questi osceni narratori per implementare la teoria dell’ecomarxismo, incluso la sovranità alimentare, integrandosi nella Via della Sete.

Paolo De Marco

Copyright © La Commune Inc, 3-11 ottobre 2019

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